Mosorrofa e Morigerati, due comunità unite da San Demetrio

Mosorrofa e Morigerati sono due comunità unite da San Demetrio. Lo scorso 25 agosto, infatti, la Comunità Parrocchiale di San Demetrio di Mosorrofa, guidata dal parrocco Domenico Labella, con l’organizzazione dell’Azione Cattolica, si è recata a Morigerati che, quel giorno, festeggiava il patrono, San Demetrio.

Ad attenderli nella piazza principale di Morigerati il sindaco Guido Florenzano, il vice parroco don Marco Nardozza e una folta rappresentanza della popolazione del luogo. L’occasione della visita è la celebrazione della festa patronale che in questo luogo si svolge in agosto per consentire a tutti gli emigranti del posto di partecipare. Il Giornale del Cilento titolando Gemellaggio religioso tra Morigerati e Mosorrofa scriveva: «A Morigerati San Demetrio è un guerriero con l’armatura e la lancia. A Mosorrofa di Reggio Calabria, invece, il santo è a Cavallo. Nell’iconografia due diverse raffigurazioni, ma nella fede un’unica e intensa devozione per il Martire di Tessalonica, patrono di entrambe le comunità».

 È stato un gemellaggio molto riuscito. Sono stati due giorni molto intensi di preghiera ma anche di conoscenza dei luoghi. Molto arricchente la visita al museo Etnografico che ha messo in evidenza come si svolgeva la vita a Morigerati, gli usi, i costumi e, soprattutto, i lavori che consentivano alla popolazione di vivere bene. L’escursione alle grotte del Bussento ha impreziosito il gemellaggio; panorami di rara bellezza grotte, cascatelle, muschi pendenti e la rara novità del mulino con ruota orizzontale, una vera meraviglia.  Il culmine religioso è stata, il 26 agosto, la solenne concelebrazione Eucaristica presieduta da don Mimmo Labella, durante la quale le due comunità si sono fuse in un unico corpo nel Corpo di Cristo. Molto toccante l’omelia di don Mimmo che ripercorrendo le gesta di San Demetrio ha lasciato i presenti con una domanda che ognuno deve rivolgere a se stesso: quanto mi sento Santo? Quanto la mia vita è specchio della santità a cui mi invita il Megalomartire di Tessalonica? Alla fine della celebrazione Pasquale Andidero, presidente di Azione Cattolica, in rappresentanza della comunità mosorrofana ha porto il saluto e a consegnato dei segni di fratellanza.

In primis, a don Antonino Savino, parroco di Morigerati, colui che ha avviato l’iter per questo gemellaggio, assente per motivi di salute e a seguire al sindaco Guido Florenzano, a don Marco Nardozza, viceparroco,  e a don Fernando Barra, sacerdote nativo di Morigerati, devoto e studioso di San Demetrio,  sono stati donati due volumetti uno “San Demetrio di Tessalonica tra storia e leggenda” scritto dal mosorrofano Demetrio Pellicanò e l’altro “I mie ottantanni di vita” del Canonico Antonino Caridi parroco a Mosorrofa per 52 anni dal 1911 al 1962, che ne ripercorre tutta la storia in quegli anni. Poi ha consegnato alla Chiesa di Morigerati e al Comune due tegole lavorate con impressa l’immagine di San Demetrio, realizzate dall’artista per passione Crucitti Carmela, meglio nota come Cacà.

Il viceparroco don Marco ha consegnato a don Mimmo e a Pasquale il volumetto “Memorie della vita e del culto di San Demetrio di Tessalonica” del Padre Gioacchino Taglialatela che la parrocchia di Morigerati ha ristampato nel 50° anniversario dell’arrivo in parrocchia della reliquia di San Demetrio, un femore, donato dalla Chiesa di San Lorenzo in Campo. Dopo la celebrazione si è svolta per le vie del paese la processione sotto un caldo asfissiante. Era presente tutto il paese, la banda musicale, dei ceri votivi molto particolari, le autorità civili e il tutto accompagnato anche dai canti della popolazione, anche la delegazione mosorrofana ha avuto modo di intonare il proprio Inno a San Demetrio ed anche in questo c’è stata la fusione delle due comunità. Il Santo è stato portato a spalle sia dai morigeratesi che dai mosorrofani e prima di entrare in chiesa anche dai due sacerdoti don Marco e don Mimmo.

Nel pomeriggio, dopo una foto di gruppo sotto la statua di San Demetrio e i saluti con la meravigliosa e ospitale gente del posto, la delegazione mosorrofana ha ripreso il cammino del ritorno. Sul pullman si respirava già un’aria di nostalgia per le meravigliose e arricchenti ore trascorse a Morigerati e qualcuno azzardava “dobbiamo ritornare”. Certo è che le due comunità hanno deciso di incontrarsi ancora e Mosorrofa sta già aspettando con gioia la visita dei morigeratesi. 

Con San Demetrio e per San Demetrio si è reso gloria a Dio per il dono della vita e della fratellanza. In San Demetrio le due comunità si sono riscoperte un solo popolo. (rrc)

REGGIO CALABRIA – Famiglie unite per la Tavola di San Giuseppe

Si è tenuto giovedì 21 marzo, dalle ore 19 presso la sala parrocchiale A. Caridi, si è svolta la cena tra le famiglie degli aderenti all’Azione cattolica e gli immigrati a Mosorrofa. Si tratta di immigrati per lavoro, soprattutto badanti insieme ai loro assistiti ma anche persone che si sono costruite una famiglia e vivono stabilmente in paese.

La Tavola di San Giuseppe è il titolo dell’incontro e si pone in continuità con quanto fatto lo scorso anno, sempre nella festa dedicata al papà di Gesù, ed anche con lo spettacolo estivo dedicato a immigrati ed emigrati. L’accoglienza, la crescita delle relazioni e delle condivisioni, il tentativo di creare una piena integrazione. Questo l’obbiettivo che si sono posti la comunità della parrocchia San Demetrio e l’Azione cattolica locale.

Le famiglie di Ac hanno preparato una cena che hanno condiviso con gli immigrati che si trovano in paese e con le loro famiglie. Un momento esaltante, preceduto da incontri e inviti personali che hanno dato modo di instaurare un dialogo con queste persone, iniziato con un momento musicale di accoglienza. A tavola, le tante diversità culturali e linguistiche si sono annullate nel dialogo raccontando e condividendo le proprie esperienze di vita. Per tutta la serata, canti, balli, barzellette e la condivisione del cibo hanno creato una magica armonia.

Una cena condivisa da più di 70 persone tra cui 13 immigrati con le loro famiglie o i loro assistiti. La comunità più numerosa proveniva dalla Georgia, ma erano presenti anche bielorussi, polacchi, rumeni, brasiliani, ucraini; mancavano i musulmani, impegnati nel Ramadan. Agli ucraini è stato dedicato un momento di particolare commozione date le note vicende di guerra che stanno devastando la loro patria.

Una splendida serata di vita vera, con la felicità che si coglieva negli sguardi di tutti. Tali sentimenti erano già sufficienti a ripagare le fatiche dell’organizzazione di quest’evento, che non rimarrà isolato. I migranti, si vedeva chiaramente, erano e si sentivano a casa propria.

In contemporanea a piazza Italia, c’era un incontro per sensibilizzare ed educare alla pace, all’accoglienza e alla solidarietà. «Questo nostro evento si poneva in continuità – è scritto in una nota che racconta l’evento – perché la comunità di Mosorrofa crede e si spende affinché i migranti, (che spesso arrivano stremati da lunghi e rischiosi viaggi sulle nostre coste e che in prima istanza è urgente soprattutto consentir loro di sopravvivere), possano avere una qualità di vita degna di questo nome. Bisogna cercare di farli sentire a casa propria, creando uno stile di condivisione e integrazione, come hanno fatto Mimmo Lucano e gli abitanti di Riace. Mosorrofa è su questa strada e vuole continuare a percorrerla». (rrc)

REGGIO CALABRIA – A Mosorrofa un convegno sulle origini

Si è tenuto presso la Chiesa parrocchiale San Demetrio a Mosorrofa (Rc) il 1 marzo il convegno Mosorrofa al tempo dei bizantini.

«La grecanicità del borgo e di tutta la Calabria Ulteriore non è sicuramente una novità ma non è mai stata pubblicizzata a dovere per farne volano di sviluppo culturale e anche economico» dice il presidente dell’Azione cattolica Pasquale Andidero nell’introduzione. La presenza di San Demetrio a Mosorrofa e l’origine greca di molti cognomi, ad esempio Andidero dal greco Antidorom significa “pane benedetto”, ne sono segni evidenti.

Nel desiderio di conoscere meglio questa storia, l’Ac e la parrocchia hanno chiesto al prof. Daniele Castrizio, professore ordinario di Numismatica all’Università degli Studi di Messina e direttore del Polo museale di Bova, di mettere sotto la lente la nascita di questo paese.

Un canto, invocazione a San Demetrio, magistralmente interpretato da Demetrio Russo alla chitarra e Alessia Brancati voce, ha aperto i lavori. Il testo è stato scritto da Paolo Cotrupi (giovane e promettente studioso laureato in lettere classiche) nell’occasione della messa in scena della IIa edizione della Rievocazione storica di Mosorrofa nel 2022 appena usciti dalla crisi pandemica da covid19. Il riferimento alla guerra e alla pandemia era ed è tutt’ora di pungente attualità.

In quella rappresentazione il paese di Mosorrofa ha rievocato una delle più famose leggende legate al culto del martire Demetrio, secondo la quale durante una delle ultime pestilenze il Santo in persona avrebbe protetto Mosorrofa dalla “morte nera” personificata in una vecchia strega. Il testo è scritto e cantato in dialetto ed in greco, le due lingue di origine del borgo, ed è un’invocazione per chiedere a San Demetrio aiuto e protezione dal morbo in arrivo.

Il prof. Castrizio ha incantato l’uditorio con il suo racconto del come si è arrivati, presumibilmente nel 7° secolo, alla nascita di Mosorrofa. Ha prima fatto un excursus storico sulla presenza greca nella Calabria Ulteriore che si era sviluppata soprattutto nelle fasce costiere. Molto interessante è la notizia che lo sviluppo in “Rhegium” di questa civiltà era dovuto soprattutto al fatto che Reggio per la sua posizione al centro del Mediterraneo era punto focale di “transhipment” e questo ha portato un enorme ricchezza alla città.

Un «Bollo con Reginum vinum su anfore Dressel 1, trovate a Roma, databili tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C.» e la scoperta che «la Calabria è tra le prime e più grosse produttrici di anfore Dressel 1, che si trovano in tutto il bacino occidentale del mediterraneo e in Inghilterra», ci fa capire come la produzione di vino era fonte di enorme ricchezza. In particolare si fa menzione al Bianco Passito greco.

Ha poi sottolineato come, nel momento in cui le aree costiere non erano più sicure per le incursioni di conquistatori, la popolazione è stata spostata verso le aree collinari-montane. Nasce così l’insediamento a Mosorrofa.

Il prof. fa risalire il nome da Messòchora, paese di mezzo, al fatto che, presumibilmente, stava tra altri due insediamenti che si ipotizza potrebbero essere Cataforio (più in basso) e Cardeto (più in alto).

Si sviluppò enormemente la produzione di seta, la coltura dei gelsi bianchi per l’allevamento del baco da seta, che era la vera ricchezza di quel tempo, crescevano rigogliosi solo in queste zone. Nacquero fortificazioni per difendere questa ricchezza e, verosimilmente, Mosorrofa era una di queste. Il nucleo originario, Strapunti, si trova proprio su un promontorio roccioso da dove si dominava tutta la vallata fino al mare, adatto per una fortificazione. Per avere conferma bisognerebbe trovare il forte, i resti, per poter fare uno studio adeguato.

Dal presumere che erano fortificazioni di guerrieri per difendere la ricchezza che si produceva si fa anche risalire la presenza di San Demetrio. San Demetrio era un guerriero ed è stato martirizzato perché, avendo abbracciato la fede in Dio, si rifiutava di uccidere, come San Giorgio ed altri santi guerrieri del tempo. Verosimilmente è stato indicato Santo protettore dei guerrieri che si trovavano a Mosorrofa.

Molti e qualificati sono stati gli interventi. Dal prof. Agostino Sorgonà, professore associato Dipartimento di Agraria all’Università Mediterranea di Rc, al prof. Orlando Sorgonà, storico, studioso, tra i massimi esperti della storia di Motta Sant’Agata; da Demetrio Sorgonà, capo redattore dell’Eco di Mosorrofa, giornale parrocchiale con oltre 50 anni di attività, a Giuseppe Marino, consigliere comunale da poco nominato presidente della IIa commissione, Affari istituzionali; da Carmelo Nucera, già sindaco del Comune di Bova e, oggi, presidente del circolo culturale Apodiafàzzi, che ha attivato gli sportelli linguistici per la promozione e la valorizzazione della lingua e della cultura dei greci di Calabria, al prof. Pasquale Nucara, autore di diversi libri, ultima sua fatica, che presenterà il 9 c.m., “Dizionario bibliografico degli sportivi eccellenti di Rc e della sua provincia”.

Dagli interventi è emersa la corale voglia e necessità di continuare gli studi su quel periodo e approfondire le tematiche. Gli intervenuti spaziavano tra la necessità di capire se c’è la possibilità di estrarre il Dna dalle antiche colture di vino a quella di valorizzare la cultura greco bizantina che ci contraddistingue a quella di dare certezza alle tante ipotesi, seppur molto verosimili, sulle nostre origini.

Il presidente Andidero, anche a nome del parroco della parrocchia di San Demetrio, sac. Domenico Labella, assente per impegni di salute, ha tenuto a sottolineare che questo convegno non vuole essere un momento isolato, che non ci si fermerà qui. Ci saranno altri appuntamenti, altri studiosi, tra i quali sicuramente anche i nostri compaesani Orlando Sorgonà e Paolo Cotrupi, si continuerà ad approfondire l’argomento attraverso l’aiuto di tutte le competenze che saranno disponibili creando rete.

Il prof. Daniele Castrizio, tirando un po’ le somme, ha sottolineato che le verità possono essere certificate solo attraverso l’archeologia, che vanno ricercati i siti e, attraverso gli scavi, vanno indagati. Ha confessato che il suo impegno nella ricerca della conoscenza del passato non è fine a sé stesso, per solo amore di cultura, ma soprattutto perché attraverso questa conoscenza si possa progettare il futuro. Se la Calabria, Reggio in particolare, è stata per lunghissimi secoli tra le terre più ricche e rigogliose dell’intero pianeta, il conoscere quel periodo ci può aiutare a capire qual è la sua vocazione di sviluppo.

Il Prof. Castrizio nella sua relazione ha indicato Platone come il primo turista della storia. Si era spostato perché aveva trovato da “mangiare bene” e, anche, per godere della vista dell’Etna e di Stromboli. Oggi, questa nostra terra è di nuovo punto focale di transhipment, pensiamo al porto di Gioia Tauro; è il luogo, pressoché esclusivo, della produzione di Bergamotto; offre sicuramente paesaggi ineguagliabili; è tra le migliori cucine al mondo, pensiamo alla dieta mediterranea; è, in aggiunta, un tesoro di storia e cultura di cui i Bronzi di Riace sono solo l’apice. Questo dovrebbe far arrivare a Reggio tutto il mondo. Dobbiamo lavorare affinché ciò si avveri. (rrc)

A Mosorrofa la visita dell’arcivescovo Fortunato Morrone

A Mosorrofa si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ammalato con un ospite speciale, mons. Fortunato Morrone, arcivescovo della Diocesi Reggio Calabria-Bova, che ha presieduto la celebrazione eucaristica.

Mons. Morrone nell’omelia, prendendo spunto dalla Parola di Dio e dalla presenza delle famiglie in attesa o con bambini piccoli, ha messo in evidenza che la celebrazione della vita non riguarda solo la vita nascente, ma riguarda tutti, anche gli anziani. Ha invitato la comunità ad «affidarsi a Gesù, e chiedere il Suo intervento, ma solo dopo che ciascuno avrà fatto la propria parte». Ha poi fatto capire che «peccare significa mancare l’obbiettivo, e che l’obbiettivo è volersi bene. Ha plaudito l’impegno della comunità per la ricerca di una soluzione ai problemi socio – politici – culturali del paese perché questo vuol dire amare il territorio. Si vince solo insieme, si fa goal solo con gioco di squadra, tutti devono collaborare. Con-vincere, vincere insieme».

Durante il saluto iniziale il Presidente dell’Azione Cattolica, Pasquale Andidero, presentando in grandi linee la parrocchia, oltre ad averne indicato le origini e le positività ha messo in evidenza le criticità irrisolte che condizionano negativamente la vita degli abitanti di Mosorrofa e Sala di Mosorrofa e la lontananza dell’Amministrazione Comunale nonostante la presenza di un Comitato di Quartiere molto attivo.

«Abbiamo la strada che lei ha percorso per venire qui che non viene asfaltata integralmente dal 1980, con delle protezioni, guardrail, inesistenti; i nostri ragazzi non hanno un metro quadro dove poter esprimere la loro esuberanza, nonostante ci siano due ampi spazi, un ex campo sportivo e un ex uliveto bisecolare spianato, che giacciono, per volere del Comune, inutilizzati da sempre; non c’è un posto dove gli anziani possono ritrovarsi; ci sono discariche a cielo aperto che spesso vanno in combustione con gravi rischi sia per il decoro che per la salute, più volte denunciate, ma il comune non se ne occupa; è difficile pure venire in Chiesa, ha visto Lei stesso quanti gradini si devono fare per potervi accedere, ma nonostante la nostra reiterata insistenza per l’abbattimento di queste barriere architettoniche, le nostre richieste sono sempre rimaste lettera morta», ha detto Andidero, invitando l’Arcivescovo a rendersene conto di persona.

Alla celebrazione, erano presenti anche i carabinieri della Stazione di Cataforio, nella persona del suo Comandante Romeo Renzo. Presente anche la dirigenza del Comitato di Quartiere, per chiedere all’Arcivescovo un sostegno, sfiduciata ormai dalle promesse disattese dell’Amministrazione comunale.

Mons. Morrone ha preso atto della difficile situazione che sta vivendo Mosorrofa e ha invitato il presidente del Comitato ad avere un rapporto non conflittuale con l’Amministrazione comunale, nella speranza che si possa muovere qualcosa.

La comunità di Mosorrofa ha ringraziato il proprio Pastore per la vicinanza, non solo spirituale ma anche umana e per l’invito, testimoniato, a non scindere mai la cura dell’anima da quella del corpo, ed infine, per la solidarietà manifestata riguardo le critiche condizioni di vita nella quale versano i cittadini di Mosorrofa e Sala di Mosorrofa.

«L’Azione Cattolica, la Parrocchia San Demetrio e il Comitato di Quartiere Mosorrofa – si legge in una nota – ringraziano Mons. Fortunato Morrone anche per l’invito ad esperire a tutte le possibilità di colloquio con l’Amministrazione Comunale. A tal proposito, segnalano che hanno chiesto via Pec, già da novembre 2023, di essere ricevuti dal sindaco Giuseppe Falcomatà, di aver ribadito la richiesta più volte anche con incontri personali o attraverso la segreteria ma ancora senza alcun risultato. Comunicano, che ci si è rivolti anche la Prefetta di Reggio Calabria, Vaccaro Clara, chiedendo di farsi promotrice di un incontro in Prefettura con lo stesso Sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana al fine di avviare dei tavoli di confronto per la risoluzione, almeno di qualcuno, dei tanti problemi che assillano Mosorrofa e Sala di Mosorrofa».

«Si spera così, di riuscire a “convincere” l’Amministrazione comunale – conclude la nota – a prendere seriamente in considerazione le criticità delle due frazioni: avere la strada asfaltata e i guardrail sistemati, costruire spazi ludico- sportivi per i ragazzi, i giovani e gli anziani del paese, bonificare le discariche abusive e consentire agevolmente, anche ad anziani e disabili, di accedere alla Chiesa di San Demetrio. Questo parafrasando, l’omelia di Mons. Morrone , vorrebbe dire vincere insieme”». (rrc)

REGGIO CALABRIA – A Mosorrofa ci si prepara a sventare le truffe di ogni tipo

A Mosorrofa ci si prepara a sventare le truffe di ogni tipo. Nel salone parrocchiale A. Caridi a Mosorrofa strapieno si è svolto il convegno “Più informati più sicuri” organizzato da Parrocchia San Demetrio e Azione Cattolica di Mosorrofa con la collaborazione di Comitato di Quartiere e Stazione dei Carabinieri di Cataforio. Si comincia con il saluto del parroco sac. Domenico Labella che ringrazia l’arma dei carabinieri per la loro presenza in questo convegno e soprattutto per la costante vigilanza delle vie del paese che fa sentire la popolazione più protetta.

Nell’introduzione il Presidente di Azione Cattolica Pasquale Andidero ha messo in evidenza come la coralità e la compattezza dei cittadini del paese Mosorrofa ha consentito di uscire indenni dall’attacco massivo che mercoledi 10 c.m. i truffatori hanno perpetrato nei confronti di circa una quarantina di famiglie. La prontezza del Comandante Romeo Renzo nel comunicare il rischio e la velocità con la quale è stata girata la comunicazione a tutta la comunità sono state le armi vincenti. Questo convegno, continua Andidero, reso possibile dalla disponibilità dei Carabinieri della caserma di Cataforio, come si legge nel titolo mira a far sì che l’informazione possa servire a preservare o comunque a ridurre i rischi di future minacce. Ha ringraziato il Comandante Romeo Renzo e il Vicecomandante Catalano Giovanni e ha ceduto loro la parola.

Il Comandante Romeo ha sottolineato la pericolosità di questi truffatori che è gente professionista, che arriva verosimilmente dalla Campania, che opera soprattutto nelle ore diurne, tra le 10 e le 15.30, perché sono le ore in cui anziani e indifesi si trovano più spesso soli in casa. Sgombra il campo dal fatto che esistano basisti locali, generalmente acquisiscono le notizie facendo telefonate anche settimane prima spacciandosi per istat o indagini varie o al momento parlando a mezze parole. Usano anche l’Intelligenza Artificiale. Nel suo intervento ha raccomandato più volte di non aprire a nessuno e di non far entrare nessuno in casa. Ha assicurato la costante presenza delle forze dell’ordine e il loro vigile presidio del territorio. Ha invitato, anche in caso del solo dubbio, di chiamare subito il 112 o la stazione dei carabinieri.

Il Vicecomandante Catalano, nella sua sapiente esposizione, ha enumerato i diversi modi come si pongono i truffatori spacciandosi per Carabinieri o Avvocato o incaricati delle poste, della telefonia, dell’Enel, ecc… Ha spiegato bene come col sistema di parlare a mezze parole si fanno dire dalle ignare vittime le notizie che servono per creare poi quello stato di agitazione che porta a cedere alle richieste; con quale tecnica riescono a isolare il malcapitato bloccando sia il telefono fisso che il cellulare; che riescono anche a imitare, attraverso l’Ia, anche la voce dei congiunti.

Anche il Vicecomandante ha invitato a non fidarsi mai, a non richiamare i numeri che vengono forniti dai sedicenti carabinieri, avvocati, ecc… ma usare solamente i numeri 112 e quello della Caserma o quello dei propri cari. A poi rassicurato dicendo che i Carabinieri non andranno mai a casa loro se non in divisa e con la macchina di servizio e anche avvocati o altri non hanno il diritto di entrare nelle case per nessun motivo se non accompagnati da Carabinieri in divisa.

Molti sono stati gli interventi. In sala erano presenti almeno 15 vittime che hanno raccontato le diverse modalità dell’attacco, lo shock che questo ha creato e come fortunatamente non è andato a buon fine.
È stato distribuito alla fine un vademecum illustrativo preparato dalla Parrocchia e dall’Azione Cattolica che riporta i numeri da chiamare in caso di necessità.

Il convegno “Più informati più sicuri” che ha preso spunto dalla campagna sull’attività di contrasto dei reati in danno degli anziani e persone in difficoltà dell’arma dei carabinieri si è chiuso con il corale e convinto plauso della bontà dell’iniziativa e con una maggiore consapevolezza che l’informazione, la maggiore conoscenza e la collaborazione siano prodromi di maggiore sicurezza per tutti. (rrc)

REGGIO CALABRIA – Truffe ai cittadini, parrocchia e Azione cattolica si attivano per fermarle

Truffe nel reggino, la parrocchia e l’Azione cattolica si attivano per fermarle. «Nella giornata di mercoledì 10 c.m. a Mosorrofa molte famiglie sono state interessate dal triste evento delle telefonate a scopo di truffa dove dei sedicenti signori spacciandosi per maresciallo dei carabinieri o avvocato hanno cercato di raggirare degli ignari cittadini per farsi consegnare denaro e per poter accedere alle loro case per poi derubarli», è quanto scrivono in una nota congiunta il parroco Domenico Labella e il presidente dell’Azione cattolica Pasquale Andidero.

«Per fortuna – dicono i due – nessuno in paese ha abboccato ma sono state tante le angosce patite da persone anziane ed anche da giovani nel sentirsi dire che un familiare aveva avuto un incidente e versava in gravi condizioni. Alla luce di questo la Parrocchia San Demetrio e l’Azione cattolica di Mosorrofa hanno promosso, con la collaborazione del Comitato di quartiere e con la gentile e propositiva disponibilità del Comando dei Carabinieri di Cataforio, un convegno per ragguagliare i cittadini sui comportamenti da mettere in atto, qualora il fenomeno dovrebbe ripetersi, nel caso si trovassero a subire degli attacchi».

«Il convegno “Più informati più sicuri” – è ancora scritto nella nota – prende spunto dalla campagna sull’attività di contrasto dei reati in danno degli anziani dell’arma dei carabinieri. Il convegno si svolgerà nel Salone parrocchiale Antonino Caridi in via Strapunti Largo Leotta a Mosorrofa di Reggio Calabria alle ore 17.00 di giovedì 18 gennaio. Introdurrà Pasquale Andidero, Presidente dell’Azione Cattolica locale, e interverrà il Comandante della Caserma dei Carabinieri di Cataforio. Tutti i cittadini di Mosorrofa, Sala di Mosorrofa e dei quartieri/paesi vicini sono invitati a partecipare ma chiunque, anche dalla città, volesse essere presente è ben accetto». (rrc)

Mosorrofa: Un paese in marcia per la Pace

A Mosorrofa si è celebrata la consueta Marcia della Pace, all’insegna del tema proposto da Papa Francesco per la della 57a Giornata Mondiale della Pace, dal messaggio Intelligenza  artificiale e pace. Con questo, infatti, si è voluto sottolineare come non tutto ciò che è evoluzione scientifica è progresso, e non  tutte le scoperte, le innovazioni portano ad un reale miglioramento della vita umana. Una manifestazione voluta fortemente dall’Azione Cattolica locale.

La Marcia è partita all’imbrunire dalla Chiesa di San Domenico a Sala di Mosorrofa e ha attraversato i 3 km dell’ormai famosa, purtroppo per le buche, l’assenza di guardrail decenti, dell’asfalto disastroso, mezza al buio e con  lavori incompiuti, Via San Sperato Mosorrofa fino alla Chiesa Parrocchiale di San Demetrio.

 Nella prima tappa in piazza San Domenico si è pregato per la Pace e meditato sul fondamento attestato  dalla “Sacra Scrittura che Dio ha donato agli uomini il suo Spirito affinché abbiano «saggezza, intelligenza e  scienza in ogni genere di lavoro» (Es 35,31). L’intelligenza è espressione della dignità donataci dal Creatore,  che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza (Gen 1,26) e ci ha messo in grado di rispondere al suo amore  attraverso la libertà e la conoscenza”. Verità già espressa anche nel Concilio Vaticano II «col suo lavoro e col  suo ingegno l’uomo ha cercato sempre di sviluppare la propria vita». 

A ridosso del tratto di strada franata, lavori di ripristino ancora incompiuti, ci siamo soffermati sui rischi che comporta il fatto che «le tecnologie che impiegano una molteplicità di algoritmi possono estrarre, dalle tracce  digitali lasciate su internet, dati che consentono di controllare le abitudini mentali e relazionali delle persone  a fini commerciali o politici, spesso a loro insaputa, limitandone il consapevole esercizio della libertà di scelta».

Altra tappa nei pressi dei guard-rail per sottolineare che «gli sviluppi tecnologici che non portano a un  miglioramento della qualità di vita di tutta l’umanità, ma al contrario aggravano le disuguaglianze e i conflitti,  non potranno mai essere considerati vero progresso», e che bisogna avere coscienza che esiste un limite a  tutto.

«L’essere umano, infatti, mortale per definizione, pensando di travalicare ogni limite in virtù della  tecnica, rischia, nell’ossessione di voler controllare tutto, di perdere il controllo su sé stesso; nella ricerca di  una libertà assoluta». 

Nella fermata accanto all’ex campo sportivo, in totale stato di abbandono, è emerso che «Il rispetto fondamentale per la dignità umana postula di rifiutare che l’unicità della persona venga identificata con un  insieme di dati. Non si deve permettere agli algoritmi di determinare il modo in cui intendiamo i diritti umani». 

Un momento molto toccante è stato quando durante il focus particolare nel “Trasformeremo le spade in  vomeri” una signora ucraina ci ha invitati a pregare per il marito di sua figlia che, pochi giorni fa, è stato  mandato al fronte in una delle zone più a rischio dell’Ucraina.  

«Abbiamo allora – sha spiegato Pasquale Andidero, presidente di Azione Cattolica Mosorrofa – pregato non solo per lui ma per tutti i ragazzi inviati al fronte e non solo Ucraini ma anche  Russi, Palestinesi, Israeliani e in tutte le altre guerre che ammorbano l’intero pianeta. Nei pressi del cimitero ci siamo ricordati dei molti mosorrofani morti nelle guerre mondiali del 1915-18 e del  1940-45, e sostato in preghiera per tutte le vittime delle attuali guerre, soprattutto per i tanti bambini. Purtroppo oggi più che trasformare le spade in aratri si sta sviluppando soprattutto l’utilizzo bellico  dell’intelligenza artificiale. Scrive il Papa “Il mondo, insomma, non ha proprio bisogno che le nuove tecnologie  contribuiscano all’iniquo sviluppo del mercato e del commercio delle armi, promuovendo la follia della  guerra”». 

«Sempre Papa Francesco – ha continuato – ci dice che «In un’ottica più positiva, se l’intelligenza artificiale fosse utilizzata per  promuovere lo sviluppo umano integrale, potrebbe introdurre importanti innovazioni nell’agricoltura,  nell’istruzione e nella cultura, un miglioramento del livello di vita di intere nazioni e popoli, la crescita della  fraternità umana e dell’amicizia sociale. In definitiva, il modo in cui la utilizziamo per includere gli ultimi, cioè  i fratelli e le sorelle più deboli e bisognosi, è la misura rivelatrice della nostra umanità». 

«La partecipazione della gente a questa simbolica marcia – ha proseguito – ha sottolineato il desiderio di pace, il ripudio della  guerra e la presenza alla marcia di una signora Ucraina e di una Russa ha voluto testimoniare come, sempre, le guerre le fanno i potenti sulle teste dei popoli, ed è anche quello che si nota a Gaza dove le persone  israeliane o palestinesi vogliono convivere in pace ma la politica ha il sopravvento».  

In piazza San Demetrio, con un momento corale di condivisione, si è conclusa questa marcia fortemente voluta dall’Azione Cattolica locale. 

«La nostra preghiera all’inizio del nuovo anno in comunione con quella di Papa Francesco – ha concluso – è che “il rapido  sviluppo di forme di intelligenza artificiale non accresca le troppe disuguaglianze e ingiustizie già presenti nel  mondo, ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti, e ad alleviare molte forme di sofferenza che  affliggono la famiglia umana. Possano i fedeli cristiani, i credenti di varie religioni e gli uomini e le donne di  buona volontà collaborare in armonia per cogliere le opportunità e affrontare le sfide poste dalla rivoluzione  digitale, e consegnare alle generazioni future un mondo più solidale, giusto e pacifico”». (rrc)

REGGIO CALABRIA – Il difficile accesso alla chiesa di Mosorrofa

di DOMENICO LABELLA E PASQUALE ANDIDERO – Ieri 3 dicembre è la Giornata mondiale della disabilità, delle persone con disabilità. Proclamata dalle Nazioni Unite nel 1992, punta sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui bisogni e i diritti dei disabili. Anche Mosorrofa vive questo dramma: mancanza totale di marciapiedi; strade sconnesse e piene di buche; nessun luogo pubblico dove poter esercitare il proprio diritto a vivere una vita normale che possa accogliere ragazzi ma anche adulti; impossibilità ad andare in chiesa.

Ci vogliamo soffermare proprio su quest’ultimo punto. Per accedere alla chiesa parrocchiale di Mosorrofa dedicata a San Demetrio si è obbligati a percorrere 10 gradini oppure fare una salita con pendenze tra il 30 e il 40% dall’entrata laterale e 13 gradini da quella principale.

Si capisce bene che per un disabile, un anziano, è praticamente impossibile partecipare alle funzioni religiose o dare sfogo alle proprie esigenze di preghiera, si deve necessariamente essere accompagnati e aiutati a superare quegli insormontabili ostacoli.

Il parroco, sac. Domenico Labella, e l’Azione Cattolica locale hanno più volte segnalato la cosa alle autorità competenti, chiedendo di adoperarsi per l’abbattimento di quelle barriere architettoniche. Visto che nessuno prendeva in considerazione i bisogni dei residenti, e anche dei forestieri che vengono a visitare la chiesa, si è pensato di fare in proprio. L’ingegnere Domenico Suraci ha volontariamente e gratuitamente progettato e donato alla parrocchia una possibile soluzione, abbastanza semplice, gli spazi ci sono, che consentirebbe l’accesso facilitato in chiesa anche ai portatori di handicap. Purtroppo non si può mettere in atto perché il suolo dove deve sorgere la nuova rampa è di proprietà del Comune di Rc.

Circa tre anni fa la Parrocchia ha contattato l’assessore competente per chiedere di realizzare l’opera con i fondi dedicati all’Aba dichiarandosi disponibile a donare gratuitamente il progetto. Tante assicurazioni, nulla di fatto. All’inizio dell’anno in corso ci siamo rivolti, Parrocchia e Comitato di quartiere Mosorrofa, all’assessore al Welfare del Comune che ci ha assicurato il suo interessamento e ci ha chiesto di inviare richiesta e progetto all’ufficio competente che fa capo all’assessorato ai lavori pubblici. Il 2 febbraio il tutto è stato formalmente inviato, tramite Pec, all’ufficio competente e per conoscenza all’assessore al welfare. Nessuna risposta. A settembre è stato chiesto l’intervento anche della garante della salute regionale prof.ssa Stanganelli, che, pur non essendo la cosa di sua competenza, si è fatta portavoce inoltrando anch’essa progetto e richiesta alle autorità competenti.

Anche la prefettura è a conoscenza di questa mancanza di sensibilità verso i più bisognosi. Ad oggi, nonostante soldi e finanziamenti per le barriere architettoniche ci sono, tutto tace. Da anni giace presso il Comune di Rc questa richiesta ma evidentemente per Mosorrofa non solo non ci sono ristori per strade, centri ludici e sportivi, discariche, servizi idrici, luce e cimitero ma nemmeno l’attenzione minima a portatori di handicap, disabili e anziani. Oggi mentre il mondo celebra la giornata della disabilità con proclami e propositi a Mosorrofa disabili e anziani ancora non sono “liberi” di andare in chiesa. (ds e pa)

(Domenico Sabella è sacerdote della chiesa di San Demetrio, Pasquale Andidero è presidente è presidente del Comitato di quartiere Mosorrofa)

REGGIO CALABRIA – Mosorrofa torna a chiedere il “distacco” dalla città

di PASQUALE ANDIERO – I cittadini di Mosorrofa e Sala di Mosorrofa, paesi collinari di circa 2500 abitanti, facenti parte del comune di Reggio Calabria, con due manifestazioni la prima in Piazza San Demetrio a Mosorrofa (23 09 2023) e la seconda davanti al Teatro Cilea Rc (25 09 2023) hanno avviato una raccolta firme per chiedere le dimissioni di Sindaco, Giunta e Consiglio comunale della città di Rc e contestualmente una petizione per conoscere il parere dei cittadini di Mosorrofa e Sala di Mosorrofa circa l’eventualità/opportunità di distacco dal comune di Rc.

Nel divenire sono avvenuti dei cambiamenti, è finita l’era dei f.f. e Giuseppe Falcomatà, sindaco eletto, è tornato in sella; s.e. il Prefetto Massimo Mariani è stato trasferito e al suo posto arriverà, la prima donna Prefetto a Rc, s.e. la dr.ssa Clara Vaccaro. Purtroppo non è cambiato niente per le comunità di Mosorrofa e Sala di Mosorrofa, anzi la situazione è peggiorata dal momento in cui dopo 45 anni di servizio, il dr. Antonino Pellicanò, Mmg delle frazioni collinari, è andato in pensione.

La situazione della viabilità è sempre la stessa, la mancanza totale di spazi dove far giocare i nostri ragazzi e giovani è cronica (l’area di Bufano e l’ex campo sportivo sostanzialmente sono da anni sequestrati dall’amministrazione all’uso della collettività) , le discariche continuano a formarsi e bruciarsi senza alcun controllo e le attese dei cittadini di un miglioramento della qualità della vita in questi quartieri è sempre più mortificata. Per non parlare di acqua, luce, cimitero, ecc… e della richiesta di abbattimento delle barriere architettoniche per consentire a disabili e anziani di accedere in chiesa che giace ormai da troppo tempo nei cassetti dell’amministrazione comunale.

Al seguito dei cambiamenti abbiamo interrotto la raccolta firme, che in breve tempo e senza forzature, ha raggiunto circa 600 sottoscrizioni espresse per le dimissioni di Sindaco, Giunta e Consiglio comunale e più di 430 cittadini hanno manifestato il desiderio di uscire dal comune di RC. Letti senza analisi parrebbero piccoli numeri, ma per la realtà abitativa interessata alla sottoscrizione rappresentano un’altissima percentuale, e sono soprattutto fortemente indicativi di un grande disagio e della manifesta disaffezione verso questa amministrazione comunale.

Come Comitato di Quartiere e cittadini di Mosorrofa e Sala di Mosorrofa, abbiamo inviato una lettera al Prefetto Massimo Mariani augurandogli una proficua prosecuzione nella sua nuova sede di Palermo del servizio reso allo Stato e ai cittadini e manifestandogli altresì la nostra totale insoddisfazione per i risultati ottenuti (nonostante il suo impegno) a seguito dei diversi colloqui intercorsi (in sede formale e non) vista la totale mancanza di rispetto delle promesse fatte dall’amministrazione comunale. Anche al Presidente del Consiglio comunale Vincenzo Marra è stata inviata una lettera esprimendogli il pensiero dei cittadini riguardo alla lontananza dei consiglieri dai bisogni della gente, più attenti a se stessi che ai cittadini. Altra lettera è stata inviata al Sindaco reinsediato Falcomatà, nella quale è stato richiesto, in parole povere, di non voltarci nuovamente le spalle, come spesso in passato è avvenuto, e chiedendogli anche in questo terzo tempo, come da lui definito, di tenere conto delle esigenze primarie di un popolo che è allo stremo al fine di adoperarsi a cambiare la narrazione delle promesse mai mantenute con fatti concreti, con segni tangibili.

Ad esempio potrebbe asfaltare integralmente subito la San Sperato Mosorrofa, così come fatto in altre zone comunali. Potrebbe attivarsi nel brevissimo tempo a dare uno spazio sicuro ai nostri ragazzi dove poter crescere nella convivialità, l’ex campo sportivo e l’area di Bufano sono la vergogna di questa amministrazione comunale. Potrebbe accorgersi, prima che avvenga l’irreparabile, che quei guardrail devono essere sistemati definitivamente così come verificare con competenza lo stato di sicurezza dell’unica strada che collega questa periferia al centro cittadino. Potrebbe bonificare le discariche e attuare, così come da noi più volte richiesto, un sistema di sorveglianza punendo severamente i delinquenti che non rispettano le più banali regole di convivenza umana cosi da scoraggiare chi li volesse emulare. Potrebbe dar seguito alla richiesta di abbattimento delle barriere architettoniche che impediscono o rendono difficile a disabili e anziani di accedere alla Chiesa (giace da anni nei cassetti dell’amministrazione comunale un progetto in tal senso presentato dalla parrocchia).

Potrebbe… e noi ne terremo conto e se necessario gli saremo vicini, ma se non farà niente, se il terzo tempo sarà la fotocopia invecchiata del primo e secondo, se le popolazioni di Mosorrofa e Sala di Mosorrofa saranno ancora ai margini dei pensieri di questa amministrazione comunale allora scenderemo di nuovo in strada e questa volta con manifestazioni ancora più eclatanti. Al Prefetto Massimo Mariani, al Presidente del Consiglio comunale Vincenzo Marra e al Sindaco Giuseppe Falcomatà abbiamo inviato in allegato i pdf con le firme raccolte. Al Sindaco abbiamo chiesta udienza per valutare insieme i margini di una possibile futura collaborazione. (pa)

(Pasquale Andidero è presidente del Comitato di quartiere Mosorrofa)

REGGIO – Successo per la rievocazione storica a Mosorrofa

Grande successo ha riscosso la seconda edizione di Ο Άγιος Δημήτριος – San Demetrio, la rievocazione storica svoltasi nei giorni scorsi a Mosorrofa e organizzata dal Circolo Studi Vallata del Sant’Agata e dall’Associazione Culturale Attivamente, con il patrocinio della Parrocchia di S. Demetrio in Mosorrofa e del comune di Reggio Calabria.

Una rievocazione storica in costumi settecenteschi che è servita a trasmettere e valorizzare gli aspetti storici, religiosi e civili legati al culto di San Demetrio a Mosorrofa e alle leggende fiorite attorno alla sua figura. Partendo da un quadro storico ben preciso, la peste che nel 1743 colpì le città di Reggio e Messina causando decine di migliaia di morti, un centinaio di figuranti hanno rievocato la leggenda dell’apparizione di San Demetrio, patrono di Mosorrofa, che ha scacciato la “Peste”, giunta in paese sotto forma di vecchia untrice. Difatti, come ha spiegato il prof. Orlando Sorgonà a chiosa dell’evento, dagli studi effettuati dallo stesso non risulterebbe alcuna annotazione di morte riferita a cittadini di Mosorrofa e legata all’epidemia di peste. Sorte non altrettanto lieta per i vicini abitanti di Cataforio dove l’epidemia ha causato diverse vittime.

Per esprimere la propria gratitudine al santo per la grazia ricevuta, i figuranti hanno intonato canti di ringraziamento in dialetto mosorrofano e in greco e hanno inscenato un corteo che si è snodato lungo le vie più antiche di Mosorrofa e che ha visto sfilare una processione introdotta dai suonatori di tamburi e guidata dal governatore dell’antica e gloriosa città di S. Agata, di cui Mosorrofa era casale. Si sono viste le autorità accompagnate e protette dalle milizie settecentesche, i sindaci locali, il vescovo, i prelati membri della Comunia S. Agatina, e la confraternita settecentesca di S. Demetrio che ha trasportato la vara del santo, ricostruita per l’occasione.

Si sono susseguite poi le famiglie dei Melacrino, dei Sarlo, dei Borruto e dei Federico, nobili di Sant’Agata nei loro sfarzosi vestiti e con tanto di stendardi del casato di appartenenza. E poi la parte più genuinamente popolare rappresentata dalla gente comune che ha accompagnato la vara in processione a testimonianza di una fede sentita, viva e scandita dal lento pianto delle “pie donne” segno di un trasporto particolare per il martirio del santo.

Il tutto si è concluso in Piazza Chiesa, dove il governatore di Sant’Agata ha pronunciato il discorso finale di ringraziamento al santo e dove il “vescovo” ha intonato la sua benedizione al popolo di Mosorrofa.

Grande è stata la partecipazione all’evento, con la presenza in tutto il paese di una folla di persone giunte per l’occasione da diverse zone della città per ammirare il fascino dei luoghi e la bellezza e accuratezza della rievocazione.

Lo stimolo principale all’organizzazione di eventi del genere viene dalla volontà di far rivivere e perpetuare, oltre alla storia, le tradizioni e i costumi della nostra terra. È in quest’ottica che il giorno prima della rievocazione un gruppo ristretto di figuranti ha fatto visita alle scuole del territorio, trasmettendo a bambini e ragazzi le notizie storiche e spiegando gli aspetti più significativi delle tradizioni mosorrofane e del culto di San Demetrio. Il tutto con l’obiettivo di creare una continuità caratterizzata dalla conoscenza e dall’amore per la propria terra e per i suoi aspetti più significativi. Perché conoscere la propria storia è la premessa fondante per capire cosa siamo stati e per essere il meglio di ciò potremmo. (rrc)