Con Francesco, a Mosorrofa una preghiera per il mondo del lavoro

di PASQUALE ANDIDERO – Le parrocchie gemellate di San Demetrio in Mosorrofa e di San Sperato hanno organizzato per il 30 aprile, una veglia di preghiera per il mondo del lavoro dal titolo “Donaci o Dio la sapienza del cuore”.
Alla vigilia della festività del 1° maggio, utilizzando un canovaccio proposto dal Movimento Lavoratori nazionale di Azione Cattolica (MLAC), le due parrocchie che vivono al loro interno, come del resto tutta la Calabria, l’enorme disagio della mancanza di lavoro e del lavoro sfruttato e sottopagato che costringe molti dei loro giovani all’emigrazione si ritroveranno nella Chiesa di San Domenico a Sala di Mosorrofa per pregare ma anche per riflettere.

Il ritorno alla casa del Padre di Papa Francesco ha indirizzato la veglia anche verso una preghiera di suffragio per questo nostro fratello che tanto ha dato in termini di riflessioni e di esempio a tutto il popolo di Dio e al mondo intero.

La veglia prende spunto proprio dal messaggio che il Santo Padre Francesco aveva indirizzato per la Giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2024 con tema l’intelligenza artificiale e le sue ricadute sulla vita delle persone e sul mondo del lavoro. Tema ribadito nel messaggio per la 58a Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali di quest’anno.

Lo schema della preghiera parte dalla contemplazione e presa di coscienza del cuore di Pietra nel quale un uso spersonalizzante della tecnologia ci può portare.

«L’utilizzo stesso della parola “intelligenza” è fuorviante. Le macchine possiedono certamente una capacità smisuratamente maggiore rispetto all’uomo di memorizzare i dati e di correlarli tra loro, ma spetta all’uomo e solo a lui decodificarne il senso», (Papa Francesco).

Se le macchine si sostituiscono all’uomo, al suo essere relazionale ecco che c’è il rischio che il suo cuore si inaridisca.

Attraverso l’invocazione della discesa dello Spirito Santo, simboleggiato nella veglia da una lampada accesa, affinché la rivoluzione digitale ci porti ad una maggiore libertà e non nel buio della prigionia degli schemi o di algoritmi, ci inoltreremo verso la scoperta di un cuore nuovo.

«L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione», (Papa Francesco).

Nella terza parte si contemplerà la riscoperta di un cuore di Carne, l’umanità.

«Il cuore, inteso biblicamente come sede della libertà e delle decisioni più importanti della vita, è simbolo di integrità, di unità, ma evoca anche gli affetti, i desideri, i sogni, ed è soprattutto luogo interiore dell’incontro con Dio. La sapienza del cuore è perciò quella virtù che ci permette di tessere insieme il tutto e le parti, le decisioni e le loro conseguenze, le altezze e le fragilità, il passato e il futuro, l’io e il noi», (Papa Francesco).

Una veglia, dunque, che alla luce della scomparsa di Papa Francesco assumerà ancor di più per tutt’è due le comunità un significato di ringraziamento e di impegno. Il grazie a Papa Francesco per tutto quello che ci ha lasciato e l’impegno a continuare nel solco da Lui tracciato. Impegno a vegliare e operare affinché il progresso ci porti ad un maggiore sviluppo lavorativo e ad una contemporanea crescita umana che parta dall’attenzione agli ultimi, ai più bisognosi.

Ci piace chiudere questa nota con un’altra frase di Papa Francesco pronunciata a Casa Santa Marta nell’omelia di una messa quotidiana il 1° maggio 2020 che esprime bene il Suo pensiero sul lavoro:

«L’uomo è coinvolto nel lavorare. È la prima vocazione dell’uomo: lavorare. E questo dà dignità all’uomo». (pa)

[Pasquale Andidero  è presidente ACI Mosorrofa]

L’OPINIONE / Pasquale Andidero: Le speranze mortificate a Mosorrofa

di PASQUALE ANDIDEROMosorrofa, un paese collinare a soli 7 km dal centro cittadino di RC. Un paese dove i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti e gli anziani non hanno spazi o strutture dove poter vivere decentemente la relazionalità che aiuta la crescita della persona nella sua totalità. I bambini e i ragazzi sono costretti a giocare in mezzo alla strada zigzagando tra le macchine. I giovani prendono la via della città. Adulti e anziani bivaccano negli angusti spuntoni che riescono a ricavarsi. 

A Mosorrofa ci sono due aree già spianate, l’ex campo sportivo e Bufano. Bufano è un’area ricavata dall’estirpazione di ulivi bisecolari per fare spazio ad un costruendo campo sportivo, abortito; ad un centro ludico-ricreativo, abortito; ad un’area verde attrezzata, abortita. Area che il comitato di quartiere Mosorrofa, sentiti i cittadini, ha indicato agli assessori competenti per un possibile sviluppo di progetti per dare ristoro agli abitanti del borgo.

Bufano, mentre la cittadinanza aspettava che prendesse forma qualche soluzione, e mentre tanti assessori e consiglieri si stracciavano le vesti assicurando che in quell’area ci sarebbe stato un futuro, qualcuno al comune la pensava diversamente. Prima è stato dato il permesso, ad un’associazione privata, caratterizzata da una chiara scelta politico partitica, composta da pochi cittadini e senza l’avallo della comunità che si aspettava altro in quella zona, di piantumare alberi.

Una bella soluzione laddove si erano sradicati ulivi bisecolari. Ora, un altro insulto alla comunità mosorrofana: al centro dell’area vocata, si è dato il permesso di installare una centrale elettrica. Detto fatto, la centrale è già in bella mostra al centro dello spiazzo. Questo è sicuramente un indice che in quella zona il comune non intende realizzare le opere tanto attese dai cittadini oppure che, involontariamente chi ha dato il permesso per la cabina elettrica, non si è reso conto che con questa installazione si sarebbero mortificati gli eventuali progetti futuri.

Questa installazione è arrivata tra capo e collo proprio mentre, dopo anni di attesa, avevamo avuto due belle notizie: il prossimo/imminente inizio della ristrutturazione della San Sperato-Mosorrofa e la riapertura, anche se solo due giorni al mese, della possibilità di fare i documenti nella delegazione municipale di Mosorrofa.

I cittadini di Mosorrofa sentendosi abbandonati e vilipesi da quest’amministrazione comunale, memori di brutte esperienze passate, attendono la realizzazione delle opere per gioire, intanto si ritengono presi in giro e mortificati nell’attesa di una vera riqualificazione dell’area di Bufano.

È di due giorni fa la presentazione in pompa magna del Masterplan del comune di Reggio. Una visione della città del futuro, che come detto dagli stessi proponenti “deve cominciare da subito”. Una visione che dovrebbe abbracciare costa e colline e rendere vivibile e attraente questa città per contrastare il continuo spopolamento e calo demografico. Calo che a dire il vero si concretizza soprattutto nelle zone collinari e montane. 

Mosorrofa è passata negli ultimi trent’anni da una popolazione di circa 2450 ad una attuale di circa 1800. Chiediamoci perché una famiglia dovrebbe restare a vivere a Mosorrofa, quando i bambini non hanno dove andare, i giovani devono emigrare verso la città per avere qualche sfogo, gli anziani bivaccare non si sa dove? Chiediamoci cosa ha fatto quest’amministrazione per venire incontro alle necessità più volte manifestate dai cittadini e comunque cosi evidenti da non lasciare dubbi su cosa è più urgente fare?

Diamoci una risposta: invece di creare spazi per i bambini, giovani e anziani, il comune mette cabine elettriche, che potevano essere situate in altro posto, proprio dove queste opere di ristoro per il paese potevano e dovevano nascere. Una bella visione miope del futuro.

Purtroppo, se non si hanno santi in paradiso non si ottiene niente. La frase che più mi son sentito dire in questi ultimi cinque anni di Comitato è: “non avete nessuno al Comune?”. Forse Mosorrofa paga il non avere nessuno nei palazzi del potere o forse di essere andata in piazza a chiedere quanto gli spettava invece di legarsi mani e piedi a qualche carro per poi restituire elettoralmente.

Io sono convinto che non è tutto marcio. Sono certo, per esperienza personale, che anche al comune c’è gente perbene che fa con coscienza il suo lavoro ma la zizzania ha abbondantemente oscurato il grano e all’orizzonte si vedono solo erbacce.

Chiediamo a questa amministrazione comunale di far rimuovere subito quella cabina elettrica, di riposizionarla in altro posto più consono e meno impattante sullo sviluppo futuro della città in generale e di Mosorrofa in particolare, sperando che a Bufano, e anche nell’ex campo sportivo, possa nascere qualcosa di buono e utile per i cittadini mosorrofani. Speriamo che la città futura presagita nel Masterplan comprenda pure Mosorrofa. (pa)

[Pasquale Andidero è presidente del Comitato di Quartiere Mosorrofa]

MOSORROFA (RC) – Si presenta il progetto “Mosorrofa borgo della musica”

Domani pomeriggio, a Mosorrofa, alle 17, nel Salone del Plesso Scolastico “G. Verga”, sarà presentato il progetto “Mosorrofa Borgo della Musica”.

Il progetto, risultato vincitore nel bando nazionale di Progettazione Sociale “Idee in Movimento” edito dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica (Mlac), mira alla riqualificazione urbana e sociale del borgo di Mosorrofa, un centro periferico del comune di Reggio Calabria afflitto da degrado sociale, spopolamento e mancanza di opportunità lavorative.

Attraverso la creazione di murales, si vuole stimolare il senso di comunità e appartenenza, promuovendo il coinvolgimento attivo della popolazione, in particolare dei giovani, oltre che  trasformare il borgo in uno spazio più bello e vivibile, risvegliando il desiderio di rimanere o tornare a vivere in questa comunità. Ul progetto punta, dunque, a rafforzare l’identità culturale e la coesione sociale, creando un impatto positivo di lungo termine sulla qualità della vita.

Tre le fasi in cui si articola il progetto: coinvolgimento della comunità: Organizzazione di un convegno e di un concerto per presentare l’iniziativa alla popolazione e stimolare la partecipazione; realizzazione dei murales: Produzione di opere artistiche a tema musicale, coinvolgendo studenti e docenti del Liceo Artistico, dell’Istituto Comprensivo Catanoso-De Gasperi-San Sperato-Cardeto e i cittadini di Mosorrofa; diffusione e presentazione: Convegno finale per presentare i risultati e celebrare il lavoro svolto.

A Mosorrofa la Marcia della Pace

di PASQUALE ANDIDERONel giorno celebrativo della 58esima Giornata Mondiale della Pace e all’inizio dell’Anno Giubilare, Papa Francesco ha voluto inviare un messaggio di conversione a tutti gli uomini della terra dal titolo: Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace.

La parrocchia San Demetrio in Mosorrofa (RC) e l’Azione Cattolica locale, come fanno ormai da tantissimi anni, hanno indetto una marcia silenziosa, intervallata da riflessioni sul messaggio del papa per dire “No alla guerra”. Una discreta porzione del popolo mosorrofano si è riunito nella piazza antistante la chiesa di San Domenico a Sala di Mosorrofa dove, dopo un momento molto toccante di preghiera per tutti i popoli e le persone che stanno vivendo una situazione di guerra, il presidente dell’AC, Andidero Pasquale ha messo in evidenza il perché del titolo No alla guerra. Tutti parlano di pace, gli stessi governanti belligeranti, tutti i capi di stato, tutti i politici si dicono favorevoli alla pace.

Nel concreto poi, si aumentano le spese per la produzione di armi, non si cercano negoziati che possano portare alla cessazione dei conflitti, si paventa una pace figlia della deterrenza, della paura che l’aumento del proprio arsenale può incutere al “nemico”. L’Italia è al quarto posto mondiale nella produzioni di armi. Per cui noi diciamo no alla guerra e no alla produzione di armi.

Comincia il cammino verso Mosorrofa con in testa due cartelloni con le scritte Basta produzione di armi e No alla guerra. Nelle soste durante il cammino si medita sull’invito rivoltoci dal Santo Padre, «ciascuno di noi deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune, a partire da quelle azioni che, anche solo indirettamente, alimentano i conflitti che stanno flagellando l’umanità… Mi riferisco, in particolare, alle disparità di ogni sorta, al trattamento disumano riservato alle persone migranti, al degrado ambientale, alla confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, al rigetto di ogni tipo di dialogo, ai cospicui finanziamenti dell’industria militare».

Prosegue, papa Francesco, esortandoci:  «Basterebbe fermarsi un attimo, all’inizio di quest’anno, e pensare alla grazia con cui ogni volta (DIO n.d.a.) perdona i nostri peccati e condona ogni nostro debito, perché il nostro cuore sia inondato dalla speranza e dalla pace». Indica tre azioni per il raggiungimento della stessa. Primo, mutuando San Giovanni Paolo II,  «pensare a una “consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni“; secondo,  “chiedo un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita“; terzo, richiamandosi a San Paolo VI e a Benedetto XVI, “Oso anche rilanciare un altro appello per le giovani generazioni, in questo tempo segnato dalle guerre: utilizziamo almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico»

Giunti in piazza San Demetrio c’è stato un momento di condivisione dell’esperienza vissuta, ed è emerso che è necessario che i potenti della terra abbiano un cuore disarmato che cerca la pace vera e non la propria supremazia, che si devono impegnare a diminuire la produzione delle armi perché non possono essere sicuramente queste foriere di pace.

Con la recita corale della preghiera proposta da papa Francesco, «Rimetti a noi i nostri debiti, Signore, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e in questo circolo di perdono concedici la tua pace, quella pace che solo Tu puoi donare a chi si lascia disarmare il cuore, a chi con speranza vuole rimettere i debiti ai propri fratelli, a chi senza timore confessa di essere tuo debitore, a chi non resta sordo al grido dei più poveri» davanti al presepe che adorna Piazza San Demetrio, abbiamo concluso il nostro cammino.

Ci si e diretti, quindi, ognuno alle proprie case, contenti di aver donato un po’ del proprio tempo per dire no alla guerra, consapevoli che non sarà certamente questo esile gesto a cambiare il mondo ma anche che ognuno nel suo piccolo deve lottare perché tutto ciò avvenga. (pa)

LA RIFLESSIONE / Don Domenico Labella: Una giornata della Disabilità, ma non a Mosorrofa

di DON DOMENICO LABELLA – Il 3 dicembre si è celebrata la Giornata Mondiale della disabilità. La Giornata internazionale delle persone con disabilità è indetta dalle Nazioni Unite dal 1981.

La Giornata mira ad aumentare la consapevolezza verso la comprensione dei problemi connessi alla disabilità e l’impegno per garantire la dignità, i diritti e il benessere delle persone con disabilità.

La parrocchia San Demetrio a Mosorrofa (RC) ha, da sempre, un grosso problema di barriere architettoniche. Per entrare nella Chiesa di San Demetrio si devono superare circa 13 gradini dalla porta centrale e altrettanti da quella laterale, alla quale si può accedere anche attraverso una salita molto ripida e spesso scivolosa. Insieme all’Azione Cattolica parrocchiale, coadiuvato dal Comitato di Quartiere Mosorrofa, da anni ormai ci battiamo per consentire a disabili e anziani di poter accedere più agevolmente in chiesa.

Ci si è rivolti più volte e con diversi interlocutori al Comune di RC, titolare del suolo antistante la chiesa, chiedendo di venire incontro attraverso i fondi ABA alle esigenze della popolazione mosorrofana e dei tanti visitatori esterni che, se in condizioni precarie, non riescono ad accedere liberamente se non attraverso enormi disagi e con l’obbligo di essere aiutati.

L’ingegnere Domenico Suraci ha volontariamente e gratuitamente progettato e donato alla parrocchia una possibile soluzione, abbastanza semplice. Essendo il suolo dove deve sorgere questa passerella di proprietà del Comune di RC abbiamo pensato di donare gratuitamente all’amministrazione comunale il suddetto progetto, chiedendo un celere intervento in merito. Quel progetto giace nelle stanze dell’amministrazione comunale da oltre tre anni.

Ci siamo rivolti personalmente a tanti assessori e consiglieri comunali oltre che ai sindaci che si sono succeduti e tutti hanno dato il loro assenso ma sono rimaste solo parole.  

Sempre ieri (il 3 dicembre ndr) il sindaco Falcomatà inaugurando la nuova piazza davanti al museo, ci ha tenuto a sottolineare che l’inaugurazione il 3 dicembre non era casuale, ma voluta perché questa nuova piazza è totalmente priva di barriere architettoniche e tutti vi possono accedere indipendentemente della disabilità o handicap di cui sono portatori e ha sottolineato che è un segno di libertà.

Una libertà che alla popolazione di Mosorrofa è negata e che questa Amministrazione, per dolo o per colpa, sembra non volersene occupare. (dl)

[Don Domenico Labella è parroco della Chiesa di Mosorrofa]

Mosorrofa e Morigerati, due comunità unite da San Demetrio

Mosorrofa e Morigerati sono due comunità unite da San Demetrio. Lo scorso 25 agosto, infatti, la Comunità Parrocchiale di San Demetrio di Mosorrofa, guidata dal parrocco Domenico Labella, con l’organizzazione dell’Azione Cattolica, si è recata a Morigerati che, quel giorno, festeggiava il patrono, San Demetrio.

Ad attenderli nella piazza principale di Morigerati il sindaco Guido Florenzano, il vice parroco don Marco Nardozza e una folta rappresentanza della popolazione del luogo. L’occasione della visita è la celebrazione della festa patronale che in questo luogo si svolge in agosto per consentire a tutti gli emigranti del posto di partecipare. Il Giornale del Cilento titolando Gemellaggio religioso tra Morigerati e Mosorrofa scriveva: «A Morigerati San Demetrio è un guerriero con l’armatura e la lancia. A Mosorrofa di Reggio Calabria, invece, il santo è a Cavallo. Nell’iconografia due diverse raffigurazioni, ma nella fede un’unica e intensa devozione per il Martire di Tessalonica, patrono di entrambe le comunità».

 È stato un gemellaggio molto riuscito. Sono stati due giorni molto intensi di preghiera ma anche di conoscenza dei luoghi. Molto arricchente la visita al museo Etnografico che ha messo in evidenza come si svolgeva la vita a Morigerati, gli usi, i costumi e, soprattutto, i lavori che consentivano alla popolazione di vivere bene. L’escursione alle grotte del Bussento ha impreziosito il gemellaggio; panorami di rara bellezza grotte, cascatelle, muschi pendenti e la rara novità del mulino con ruota orizzontale, una vera meraviglia.  Il culmine religioso è stata, il 26 agosto, la solenne concelebrazione Eucaristica presieduta da don Mimmo Labella, durante la quale le due comunità si sono fuse in un unico corpo nel Corpo di Cristo. Molto toccante l’omelia di don Mimmo che ripercorrendo le gesta di San Demetrio ha lasciato i presenti con una domanda che ognuno deve rivolgere a se stesso: quanto mi sento Santo? Quanto la mia vita è specchio della santità a cui mi invita il Megalomartire di Tessalonica? Alla fine della celebrazione Pasquale Andidero, presidente di Azione Cattolica, in rappresentanza della comunità mosorrofana ha porto il saluto e a consegnato dei segni di fratellanza.

In primis, a don Antonino Savino, parroco di Morigerati, colui che ha avviato l’iter per questo gemellaggio, assente per motivi di salute e a seguire al sindaco Guido Florenzano, a don Marco Nardozza, viceparroco,  e a don Fernando Barra, sacerdote nativo di Morigerati, devoto e studioso di San Demetrio,  sono stati donati due volumetti uno “San Demetrio di Tessalonica tra storia e leggenda” scritto dal mosorrofano Demetrio Pellicanò e l’altro “I mie ottantanni di vita” del Canonico Antonino Caridi parroco a Mosorrofa per 52 anni dal 1911 al 1962, che ne ripercorre tutta la storia in quegli anni. Poi ha consegnato alla Chiesa di Morigerati e al Comune due tegole lavorate con impressa l’immagine di San Demetrio, realizzate dall’artista per passione Crucitti Carmela, meglio nota come Cacà.

Il viceparroco don Marco ha consegnato a don Mimmo e a Pasquale il volumetto “Memorie della vita e del culto di San Demetrio di Tessalonica” del Padre Gioacchino Taglialatela che la parrocchia di Morigerati ha ristampato nel 50° anniversario dell’arrivo in parrocchia della reliquia di San Demetrio, un femore, donato dalla Chiesa di San Lorenzo in Campo. Dopo la celebrazione si è svolta per le vie del paese la processione sotto un caldo asfissiante. Era presente tutto il paese, la banda musicale, dei ceri votivi molto particolari, le autorità civili e il tutto accompagnato anche dai canti della popolazione, anche la delegazione mosorrofana ha avuto modo di intonare il proprio Inno a San Demetrio ed anche in questo c’è stata la fusione delle due comunità. Il Santo è stato portato a spalle sia dai morigeratesi che dai mosorrofani e prima di entrare in chiesa anche dai due sacerdoti don Marco e don Mimmo.

Nel pomeriggio, dopo una foto di gruppo sotto la statua di San Demetrio e i saluti con la meravigliosa e ospitale gente del posto, la delegazione mosorrofana ha ripreso il cammino del ritorno. Sul pullman si respirava già un’aria di nostalgia per le meravigliose e arricchenti ore trascorse a Morigerati e qualcuno azzardava “dobbiamo ritornare”. Certo è che le due comunità hanno deciso di incontrarsi ancora e Mosorrofa sta già aspettando con gioia la visita dei morigeratesi. 

Con San Demetrio e per San Demetrio si è reso gloria a Dio per il dono della vita e della fratellanza. In San Demetrio le due comunità si sono riscoperte un solo popolo. (rrc)

REGGIO CALABRIA – Famiglie unite per la Tavola di San Giuseppe

Si è tenuto giovedì 21 marzo, dalle ore 19 presso la sala parrocchiale A. Caridi, si è svolta la cena tra le famiglie degli aderenti all’Azione cattolica e gli immigrati a Mosorrofa. Si tratta di immigrati per lavoro, soprattutto badanti insieme ai loro assistiti ma anche persone che si sono costruite una famiglia e vivono stabilmente in paese.

La Tavola di San Giuseppe è il titolo dell’incontro e si pone in continuità con quanto fatto lo scorso anno, sempre nella festa dedicata al papà di Gesù, ed anche con lo spettacolo estivo dedicato a immigrati ed emigrati. L’accoglienza, la crescita delle relazioni e delle condivisioni, il tentativo di creare una piena integrazione. Questo l’obbiettivo che si sono posti la comunità della parrocchia San Demetrio e l’Azione cattolica locale.

Le famiglie di Ac hanno preparato una cena che hanno condiviso con gli immigrati che si trovano in paese e con le loro famiglie. Un momento esaltante, preceduto da incontri e inviti personali che hanno dato modo di instaurare un dialogo con queste persone, iniziato con un momento musicale di accoglienza. A tavola, le tante diversità culturali e linguistiche si sono annullate nel dialogo raccontando e condividendo le proprie esperienze di vita. Per tutta la serata, canti, balli, barzellette e la condivisione del cibo hanno creato una magica armonia.

Una cena condivisa da più di 70 persone tra cui 13 immigrati con le loro famiglie o i loro assistiti. La comunità più numerosa proveniva dalla Georgia, ma erano presenti anche bielorussi, polacchi, rumeni, brasiliani, ucraini; mancavano i musulmani, impegnati nel Ramadan. Agli ucraini è stato dedicato un momento di particolare commozione date le note vicende di guerra che stanno devastando la loro patria.

Una splendida serata di vita vera, con la felicità che si coglieva negli sguardi di tutti. Tali sentimenti erano già sufficienti a ripagare le fatiche dell’organizzazione di quest’evento, che non rimarrà isolato. I migranti, si vedeva chiaramente, erano e si sentivano a casa propria.

In contemporanea a piazza Italia, c’era un incontro per sensibilizzare ed educare alla pace, all’accoglienza e alla solidarietà. «Questo nostro evento si poneva in continuità – è scritto in una nota che racconta l’evento – perché la comunità di Mosorrofa crede e si spende affinché i migranti, (che spesso arrivano stremati da lunghi e rischiosi viaggi sulle nostre coste e che in prima istanza è urgente soprattutto consentir loro di sopravvivere), possano avere una qualità di vita degna di questo nome. Bisogna cercare di farli sentire a casa propria, creando uno stile di condivisione e integrazione, come hanno fatto Mimmo Lucano e gli abitanti di Riace. Mosorrofa è su questa strada e vuole continuare a percorrerla». (rrc)

REGGIO CALABRIA – A Mosorrofa un convegno sulle origini

Si è tenuto presso la Chiesa parrocchiale San Demetrio a Mosorrofa (Rc) il 1 marzo il convegno Mosorrofa al tempo dei bizantini.

«La grecanicità del borgo e di tutta la Calabria Ulteriore non è sicuramente una novità ma non è mai stata pubblicizzata a dovere per farne volano di sviluppo culturale e anche economico» dice il presidente dell’Azione cattolica Pasquale Andidero nell’introduzione. La presenza di San Demetrio a Mosorrofa e l’origine greca di molti cognomi, ad esempio Andidero dal greco Antidorom significa “pane benedetto”, ne sono segni evidenti.

Nel desiderio di conoscere meglio questa storia, l’Ac e la parrocchia hanno chiesto al prof. Daniele Castrizio, professore ordinario di Numismatica all’Università degli Studi di Messina e direttore del Polo museale di Bova, di mettere sotto la lente la nascita di questo paese.

Un canto, invocazione a San Demetrio, magistralmente interpretato da Demetrio Russo alla chitarra e Alessia Brancati voce, ha aperto i lavori. Il testo è stato scritto da Paolo Cotrupi (giovane e promettente studioso laureato in lettere classiche) nell’occasione della messa in scena della IIa edizione della Rievocazione storica di Mosorrofa nel 2022 appena usciti dalla crisi pandemica da covid19. Il riferimento alla guerra e alla pandemia era ed è tutt’ora di pungente attualità.

In quella rappresentazione il paese di Mosorrofa ha rievocato una delle più famose leggende legate al culto del martire Demetrio, secondo la quale durante una delle ultime pestilenze il Santo in persona avrebbe protetto Mosorrofa dalla “morte nera” personificata in una vecchia strega. Il testo è scritto e cantato in dialetto ed in greco, le due lingue di origine del borgo, ed è un’invocazione per chiedere a San Demetrio aiuto e protezione dal morbo in arrivo.

Il prof. Castrizio ha incantato l’uditorio con il suo racconto del come si è arrivati, presumibilmente nel 7° secolo, alla nascita di Mosorrofa. Ha prima fatto un excursus storico sulla presenza greca nella Calabria Ulteriore che si era sviluppata soprattutto nelle fasce costiere. Molto interessante è la notizia che lo sviluppo in “Rhegium” di questa civiltà era dovuto soprattutto al fatto che Reggio per la sua posizione al centro del Mediterraneo era punto focale di “transhipment” e questo ha portato un enorme ricchezza alla città.

Un «Bollo con Reginum vinum su anfore Dressel 1, trovate a Roma, databili tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C.» e la scoperta che «la Calabria è tra le prime e più grosse produttrici di anfore Dressel 1, che si trovano in tutto il bacino occidentale del mediterraneo e in Inghilterra», ci fa capire come la produzione di vino era fonte di enorme ricchezza. In particolare si fa menzione al Bianco Passito greco.

Ha poi sottolineato come, nel momento in cui le aree costiere non erano più sicure per le incursioni di conquistatori, la popolazione è stata spostata verso le aree collinari-montane. Nasce così l’insediamento a Mosorrofa.

Il prof. fa risalire il nome da Messòchora, paese di mezzo, al fatto che, presumibilmente, stava tra altri due insediamenti che si ipotizza potrebbero essere Cataforio (più in basso) e Cardeto (più in alto).

Si sviluppò enormemente la produzione di seta, la coltura dei gelsi bianchi per l’allevamento del baco da seta, che era la vera ricchezza di quel tempo, crescevano rigogliosi solo in queste zone. Nacquero fortificazioni per difendere questa ricchezza e, verosimilmente, Mosorrofa era una di queste. Il nucleo originario, Strapunti, si trova proprio su un promontorio roccioso da dove si dominava tutta la vallata fino al mare, adatto per una fortificazione. Per avere conferma bisognerebbe trovare il forte, i resti, per poter fare uno studio adeguato.

Dal presumere che erano fortificazioni di guerrieri per difendere la ricchezza che si produceva si fa anche risalire la presenza di San Demetrio. San Demetrio era un guerriero ed è stato martirizzato perché, avendo abbracciato la fede in Dio, si rifiutava di uccidere, come San Giorgio ed altri santi guerrieri del tempo. Verosimilmente è stato indicato Santo protettore dei guerrieri che si trovavano a Mosorrofa.

Molti e qualificati sono stati gli interventi. Dal prof. Agostino Sorgonà, professore associato Dipartimento di Agraria all’Università Mediterranea di Rc, al prof. Orlando Sorgonà, storico, studioso, tra i massimi esperti della storia di Motta Sant’Agata; da Demetrio Sorgonà, capo redattore dell’Eco di Mosorrofa, giornale parrocchiale con oltre 50 anni di attività, a Giuseppe Marino, consigliere comunale da poco nominato presidente della IIa commissione, Affari istituzionali; da Carmelo Nucera, già sindaco del Comune di Bova e, oggi, presidente del circolo culturale Apodiafàzzi, che ha attivato gli sportelli linguistici per la promozione e la valorizzazione della lingua e della cultura dei greci di Calabria, al prof. Pasquale Nucara, autore di diversi libri, ultima sua fatica, che presenterà il 9 c.m., “Dizionario bibliografico degli sportivi eccellenti di Rc e della sua provincia”.

Dagli interventi è emersa la corale voglia e necessità di continuare gli studi su quel periodo e approfondire le tematiche. Gli intervenuti spaziavano tra la necessità di capire se c’è la possibilità di estrarre il Dna dalle antiche colture di vino a quella di valorizzare la cultura greco bizantina che ci contraddistingue a quella di dare certezza alle tante ipotesi, seppur molto verosimili, sulle nostre origini.

Il presidente Andidero, anche a nome del parroco della parrocchia di San Demetrio, sac. Domenico Labella, assente per impegni di salute, ha tenuto a sottolineare che questo convegno non vuole essere un momento isolato, che non ci si fermerà qui. Ci saranno altri appuntamenti, altri studiosi, tra i quali sicuramente anche i nostri compaesani Orlando Sorgonà e Paolo Cotrupi, si continuerà ad approfondire l’argomento attraverso l’aiuto di tutte le competenze che saranno disponibili creando rete.

Il prof. Daniele Castrizio, tirando un po’ le somme, ha sottolineato che le verità possono essere certificate solo attraverso l’archeologia, che vanno ricercati i siti e, attraverso gli scavi, vanno indagati. Ha confessato che il suo impegno nella ricerca della conoscenza del passato non è fine a sé stesso, per solo amore di cultura, ma soprattutto perché attraverso questa conoscenza si possa progettare il futuro. Se la Calabria, Reggio in particolare, è stata per lunghissimi secoli tra le terre più ricche e rigogliose dell’intero pianeta, il conoscere quel periodo ci può aiutare a capire qual è la sua vocazione di sviluppo.

Il Prof. Castrizio nella sua relazione ha indicato Platone come il primo turista della storia. Si era spostato perché aveva trovato da “mangiare bene” e, anche, per godere della vista dell’Etna e di Stromboli. Oggi, questa nostra terra è di nuovo punto focale di transhipment, pensiamo al porto di Gioia Tauro; è il luogo, pressoché esclusivo, della produzione di Bergamotto; offre sicuramente paesaggi ineguagliabili; è tra le migliori cucine al mondo, pensiamo alla dieta mediterranea; è, in aggiunta, un tesoro di storia e cultura di cui i Bronzi di Riace sono solo l’apice. Questo dovrebbe far arrivare a Reggio tutto il mondo. Dobbiamo lavorare affinché ciò si avveri. (rrc)

A Mosorrofa la visita dell’arcivescovo Fortunato Morrone

A Mosorrofa si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ammalato con un ospite speciale, mons. Fortunato Morrone, arcivescovo della Diocesi Reggio Calabria-Bova, che ha presieduto la celebrazione eucaristica.

Mons. Morrone nell’omelia, prendendo spunto dalla Parola di Dio e dalla presenza delle famiglie in attesa o con bambini piccoli, ha messo in evidenza che la celebrazione della vita non riguarda solo la vita nascente, ma riguarda tutti, anche gli anziani. Ha invitato la comunità ad «affidarsi a Gesù, e chiedere il Suo intervento, ma solo dopo che ciascuno avrà fatto la propria parte». Ha poi fatto capire che «peccare significa mancare l’obbiettivo, e che l’obbiettivo è volersi bene. Ha plaudito l’impegno della comunità per la ricerca di una soluzione ai problemi socio – politici – culturali del paese perché questo vuol dire amare il territorio. Si vince solo insieme, si fa goal solo con gioco di squadra, tutti devono collaborare. Con-vincere, vincere insieme».

Durante il saluto iniziale il Presidente dell’Azione Cattolica, Pasquale Andidero, presentando in grandi linee la parrocchia, oltre ad averne indicato le origini e le positività ha messo in evidenza le criticità irrisolte che condizionano negativamente la vita degli abitanti di Mosorrofa e Sala di Mosorrofa e la lontananza dell’Amministrazione Comunale nonostante la presenza di un Comitato di Quartiere molto attivo.

«Abbiamo la strada che lei ha percorso per venire qui che non viene asfaltata integralmente dal 1980, con delle protezioni, guardrail, inesistenti; i nostri ragazzi non hanno un metro quadro dove poter esprimere la loro esuberanza, nonostante ci siano due ampi spazi, un ex campo sportivo e un ex uliveto bisecolare spianato, che giacciono, per volere del Comune, inutilizzati da sempre; non c’è un posto dove gli anziani possono ritrovarsi; ci sono discariche a cielo aperto che spesso vanno in combustione con gravi rischi sia per il decoro che per la salute, più volte denunciate, ma il comune non se ne occupa; è difficile pure venire in Chiesa, ha visto Lei stesso quanti gradini si devono fare per potervi accedere, ma nonostante la nostra reiterata insistenza per l’abbattimento di queste barriere architettoniche, le nostre richieste sono sempre rimaste lettera morta», ha detto Andidero, invitando l’Arcivescovo a rendersene conto di persona.

Alla celebrazione, erano presenti anche i carabinieri della Stazione di Cataforio, nella persona del suo Comandante Romeo Renzo. Presente anche la dirigenza del Comitato di Quartiere, per chiedere all’Arcivescovo un sostegno, sfiduciata ormai dalle promesse disattese dell’Amministrazione comunale.

Mons. Morrone ha preso atto della difficile situazione che sta vivendo Mosorrofa e ha invitato il presidente del Comitato ad avere un rapporto non conflittuale con l’Amministrazione comunale, nella speranza che si possa muovere qualcosa.

La comunità di Mosorrofa ha ringraziato il proprio Pastore per la vicinanza, non solo spirituale ma anche umana e per l’invito, testimoniato, a non scindere mai la cura dell’anima da quella del corpo, ed infine, per la solidarietà manifestata riguardo le critiche condizioni di vita nella quale versano i cittadini di Mosorrofa e Sala di Mosorrofa.

«L’Azione Cattolica, la Parrocchia San Demetrio e il Comitato di Quartiere Mosorrofa – si legge in una nota – ringraziano Mons. Fortunato Morrone anche per l’invito ad esperire a tutte le possibilità di colloquio con l’Amministrazione Comunale. A tal proposito, segnalano che hanno chiesto via Pec, già da novembre 2023, di essere ricevuti dal sindaco Giuseppe Falcomatà, di aver ribadito la richiesta più volte anche con incontri personali o attraverso la segreteria ma ancora senza alcun risultato. Comunicano, che ci si è rivolti anche la Prefetta di Reggio Calabria, Vaccaro Clara, chiedendo di farsi promotrice di un incontro in Prefettura con lo stesso Sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana al fine di avviare dei tavoli di confronto per la risoluzione, almeno di qualcuno, dei tanti problemi che assillano Mosorrofa e Sala di Mosorrofa».

«Si spera così, di riuscire a “convincere” l’Amministrazione comunale – conclude la nota – a prendere seriamente in considerazione le criticità delle due frazioni: avere la strada asfaltata e i guardrail sistemati, costruire spazi ludico- sportivi per i ragazzi, i giovani e gli anziani del paese, bonificare le discariche abusive e consentire agevolmente, anche ad anziani e disabili, di accedere alla Chiesa di San Demetrio. Questo parafrasando, l’omelia di Mons. Morrone , vorrebbe dire vincere insieme”». (rrc)

REGGIO CALABRIA – A Mosorrofa ci si prepara a sventare le truffe di ogni tipo

A Mosorrofa ci si prepara a sventare le truffe di ogni tipo. Nel salone parrocchiale A. Caridi a Mosorrofa strapieno si è svolto il convegno “Più informati più sicuri” organizzato da Parrocchia San Demetrio e Azione Cattolica di Mosorrofa con la collaborazione di Comitato di Quartiere e Stazione dei Carabinieri di Cataforio. Si comincia con il saluto del parroco sac. Domenico Labella che ringrazia l’arma dei carabinieri per la loro presenza in questo convegno e soprattutto per la costante vigilanza delle vie del paese che fa sentire la popolazione più protetta.

Nell’introduzione il Presidente di Azione Cattolica Pasquale Andidero ha messo in evidenza come la coralità e la compattezza dei cittadini del paese Mosorrofa ha consentito di uscire indenni dall’attacco massivo che mercoledi 10 c.m. i truffatori hanno perpetrato nei confronti di circa una quarantina di famiglie. La prontezza del Comandante Romeo Renzo nel comunicare il rischio e la velocità con la quale è stata girata la comunicazione a tutta la comunità sono state le armi vincenti. Questo convegno, continua Andidero, reso possibile dalla disponibilità dei Carabinieri della caserma di Cataforio, come si legge nel titolo mira a far sì che l’informazione possa servire a preservare o comunque a ridurre i rischi di future minacce. Ha ringraziato il Comandante Romeo Renzo e il Vicecomandante Catalano Giovanni e ha ceduto loro la parola.

Il Comandante Romeo ha sottolineato la pericolosità di questi truffatori che è gente professionista, che arriva verosimilmente dalla Campania, che opera soprattutto nelle ore diurne, tra le 10 e le 15.30, perché sono le ore in cui anziani e indifesi si trovano più spesso soli in casa. Sgombra il campo dal fatto che esistano basisti locali, generalmente acquisiscono le notizie facendo telefonate anche settimane prima spacciandosi per istat o indagini varie o al momento parlando a mezze parole. Usano anche l’Intelligenza Artificiale. Nel suo intervento ha raccomandato più volte di non aprire a nessuno e di non far entrare nessuno in casa. Ha assicurato la costante presenza delle forze dell’ordine e il loro vigile presidio del territorio. Ha invitato, anche in caso del solo dubbio, di chiamare subito il 112 o la stazione dei carabinieri.

Il Vicecomandante Catalano, nella sua sapiente esposizione, ha enumerato i diversi modi come si pongono i truffatori spacciandosi per Carabinieri o Avvocato o incaricati delle poste, della telefonia, dell’Enel, ecc… Ha spiegato bene come col sistema di parlare a mezze parole si fanno dire dalle ignare vittime le notizie che servono per creare poi quello stato di agitazione che porta a cedere alle richieste; con quale tecnica riescono a isolare il malcapitato bloccando sia il telefono fisso che il cellulare; che riescono anche a imitare, attraverso l’Ia, anche la voce dei congiunti.

Anche il Vicecomandante ha invitato a non fidarsi mai, a non richiamare i numeri che vengono forniti dai sedicenti carabinieri, avvocati, ecc… ma usare solamente i numeri 112 e quello della Caserma o quello dei propri cari. A poi rassicurato dicendo che i Carabinieri non andranno mai a casa loro se non in divisa e con la macchina di servizio e anche avvocati o altri non hanno il diritto di entrare nelle case per nessun motivo se non accompagnati da Carabinieri in divisa.

Molti sono stati gli interventi. In sala erano presenti almeno 15 vittime che hanno raccontato le diverse modalità dell’attacco, lo shock che questo ha creato e come fortunatamente non è andato a buon fine.
È stato distribuito alla fine un vademecum illustrativo preparato dalla Parrocchia e dall’Azione Cattolica che riporta i numeri da chiamare in caso di necessità.

Il convegno “Più informati più sicuri” che ha preso spunto dalla campagna sull’attività di contrasto dei reati in danno degli anziani e persone in difficoltà dell’arma dei carabinieri si è chiuso con il corale e convinto plauso della bontà dell’iniziativa e con una maggiore consapevolezza che l’informazione, la maggiore conoscenza e la collaborazione siano prodromi di maggiore sicurezza per tutti. (rrc)