Il Comitato No Ponte: Con i 14 mld del Ponte si poteva potenziare flotta navale dello Stretto

Il Comitato No Ponte ha evidenziato come «con solo una piccola parte dei 14 miliardi destinati al Ponte si sarebbe potuto ammodernare e potenziare la flotta navale dello Stretto e provvedere allo spostamento del porto a sud di Villa San Giovanni, decongestionando il traffico nel centro della città e tagliando i tempi di attraversamento e le code agli imbarchi».

«Ma questo non è possibile – ha aggiunto il Comitato – perché i soldi non li vogliono spendere per noi, per lo Stretto, per affrontare i bisogni reali. Basti pensare alle due moderne navi roll-on/roll-off, che avrebbero permesso di tagliare di più di un’ora i tempi di traghettamento dei treni, che dovevamo comprare con i fondi Pnrr e che abbiamo perso perché lo Stato italiano punta sul Ponte!».

«Ma tutto questo – ha aggiunto No Ponte Calabria – piano piano sta venendo fuori così come è sempre più chiaro che questo Ponte non lo sanno fare, e in fondo neanche lo vogliono fare: quello che interessa è solo aprire i cantieri e dare il via ad una speculazione ancora maggiore. E così abbiamo la Lega, il partito del Ponte e del Nord, che lancia una petizione per sostenere questa follia, come se non fossero al Governo, come se non avessero il Ministro di riferimento dell’opera, come se non avessero già imposto diversi decreti legge per poter andare avanti nonostante le criticità. E annunciano addirittura una manifestazione dei sì Ponte, magari foraggiata con i fondi della comunicazione pontista».

«Quello che è certo – viene evidenziato – è che il terreno costruito con bugie e falsa propaganda gli sta franando sotto i piedi, e cercano di correre ai ripari a colpi di decreti legge, come quello Infrastrutture e quello Sicurezza. Quello che è altrettanto certo è che sempre qui ci troveranno, giovani e vecchi, donne e uomini, a impedire che lo Stretto venga svenduto per interesse, a chiedere che i soldi per il Ponte vengano investiti per dare risposte ai nostri reali bisogni, e per chiedere la definitiva chiusura di quella macchina succhiasoldi che è la Stretto di Messina SpA». 

I No Ponte, poi, hanno evidenziato come «ad ogni manifestazione, ad ogni iniziativa, ad ogni appuntamento che vede la partecipazione colorata e festosa delle tante e dei tanti che si oppongono alla folle idea del Ponte sullo Stretto, ecco la consueta ridda di note al veleno, più o meno firmate. Innanzitutto il solito balletto dei numeri, cui quest’anno si aggiunge anche quello dell’età anagrafica dei manifestanti, a cercare di scatenare una irrealistica guerra tra vecchi cavernicoli contro giovani futuristi: purtroppo per loro siamo nell’epoca dei reel e delle dirette social, e a queste lasciamo ogni considerazione al riguardo, ché non abbiamo tempo da perdere».

«Ma è un altro il cavallo di battaglia della propaganda pontista – conclude la nota – che va per la maggiore in questo periodo, quello delle code agli imbarchi. Sorvoliamo sulla situazione infernale che viene narrata, e per la quale basterebbe monitorare le attività della Protezione Civile per avere il reale polso della situazione. È chiaro però che durante questo periodo i tempi di attraversamento si allungano, come tra l’altro avviene in ogni collo di bottiglia presente in qualsiasi rete trasportistica». (rrc)

Il movimento No Ponte ricorda Franco Nisticò a 14 anni dalla sua scomparsa

di NO PONTE CALABRIA – Sono trascorsi 14 anni da quel 19 dicembre del 2009 quando, al termine di un accorato intervento sul palco allestito nella piazza di Cannitello, Franco Nisticò ci lasciava stroncato da un malore.

Era l’ultimo degli interventi conclusivi di una grandissima manifestazione che aveva attraversato le strade di Villa San Giovanni, blindata per l’occasione. E blindata non perché ce ne fosse ragione alcuna, ma solo perché chi ha in mente il saccheggio di questi territori aveva deciso che gli abitanti dello Stretto dovevano aver paura del movimento No Ponte, di chi invece questi territori li vorrebbe difendere.

Chissà cosa penserebbe oggi Franco alla luce della situazione attuale e del quadro sempre più devastante che si profila per la nostra Calabria, destinata al triste ruolo di hub energetico per il resto di Italia e d’Europa, con terreni agricoli trasformati in enormi distese di pannelli fotovoltaici, panorami mozzafiato deturpati da migliaia di pale eoliche e con la volontà di realizzare un rigassificatore, impianto “a rischio di incidente rilevante”, nel Porto di Gioia Tauro.

Chissà cosa penserebbe oggi Franco di un presidente della Regione che dice di non essere fesso quando accetta di distogliere dal Fondo Coesione risorse destinate alla Calabria perché, a suo dire, così ci finanzieranno i lavori per l’autostrada e la SS.106. Come se la Calabria non facesse parte dell’Italia e come se non fosse un nostro diritto avere delle infrastrutture degne di un paese civile. Ma far passare l’essersi arreso ai ricatti e ai diktat dei partiti nazionali come delle vittorie, cercare di far fessi tutti i calabresi, è strategia cara al nostro Occhiuto, visto che dopo aver avallato l’infame autonomia differenziata, ci disse che così finalmente avremmo potuto definire quei Lep che è la Costituzione a prevedere, non un premio alla furbizia. E chissà cosa si inventerà per convincerci che le gabbie salariali saranno, se veramente approvate, un premio per i calabresi e non un’ulteriore motivazione da dare ai nostri figli per farli emigrare in cerca di fortuna altrove.

Allora non è vero che “ccà nisciuno è fesso” ma, al contrario, è vero chi ci stanno tanti fessi che continuano a dare credito a chi, in questi 14 anni, ha continuato ad aggravare un quadro già desolante per la nostra Calabria. Purtroppo, a fronte di questa deriva, non possiamo non denunciare l’incapacità di fare sintesi, di uscire da logiche autoreferenziali, dai particolarismi, che come un virus hanno infettato i movimenti territoriali e sociali della nostra regione.

Così vogliamo ricordare Franco, nella speranza che quelle sue parole oggi possano nuovamente fare breccia nelle menti e nei cuori e avviare una nuova fase di lotta e di riscatto.

«I molti problemi del nostro territorio, come il dissesto idrogeologico, i giovani, il lavoro, non hanno bisogno di divisione, ma hanno bisogno di unità. Dobbiamo lottare con forza e tutti insieme per sconfiggere chi marcia contro. E allora la speranza siamo tutti noi, vecchi e giovani. Per dare insieme una speranza a questa Calabria abbandonata da tutti». (npc)