Verso la costruzione dell’Ospedale di Comunità di Bova Marina

È stato redatto il verbale e consegnate simbolicamente le chiavi dell’area ex Aism (Seminario Arcivescovile) al delegato dell’Asp di Reggio Calabria Roberto Mittiga, per la costruzione dell’Ospedale di Comunità di Bova Marina, le cui procedure sono in stato avanzato.

All’incontro erano presenti il sindaco di Bova Marina, Saverio Zavettieri, l’assessore comunale ai LL.PP Elvira Tuscano, l’ingegnere Rosa Greco, responsabile dell’Ufficio Tecnico e l’architetto Mittiga.
«L’area è stata messa in sicurezza con il completamento della recinzione da parte del Comune che ha posto fine all’uso improprio come parco rifugio delle vacche sacre adibito fino ad oggi», ha sottolineato il primo cittadino.
La costruzione dell’Ospedale di Comunità inserito nel programma nazionale, evidenzia un risultato importante per l’intera Comunità della Bovesìa che allarga l’offerta sanitaria nel territorio e rafforza il ruolo centrale dell’Ospedale di Melito Porto Salvo. Ma anche, rimarca la sinergia tra i Sindaci dell’Area Grecanica, dell’Asp, l’attenzione del Presidente Occhiuto e, soprattutto, la tempestiva messa a disposizione degli immobili da parte del Comune di Bova.
Entusiasta l’assessore comunale perché «l’utilizzo di questo immobile, al momento disponibile, fornirà alla popolazione un servizio fondamentale offrendo una risposta assistenziale a quelle persone dimesse dall’ospedale che, per diverse ragioni, ancora non possono fare ritorno al proprio domicilio».
«Questo intervento si inserisce a pieno nel solco che abbiamo tracciato con i progetti già finanziati sia grazie alle risorse regionali sia a quelle del Pnrr– ha aggiunto Tuscano –. Un altro importante passo avanti per il territorio di Bova Marina che potrà usufruire di una struttura sanitaria territoriale adeguata alla crescenti esigenze dei cittadini. La salute della nostra comunità è un bene prioritario e l’offerta di qualità del sistema pubblico è condizione strategica di Reggio Calabria». (rrc)

CON IL CIS SANITÀ NASCONO IN CALABRIA
LA CASA E L’OSPEDALE DELLA COMUNITÀ

di FILIPPO VELTRI – Anche la Regione Calabria ha di recente stipulato con lo Stato il Cis (Contratto Istituzionale di Sviluppo) per la realizzazione del piano sanitario predisposto dal presidente della regione nonché commissario ad acta, Roberto Occhiuto.

Sulla base delle prescrizioni dettate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono previste Case della Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali (C.O.T.).

Si recepisce un caposaldo essenziale indicato dall’Europa. E cioè, il passaggio da un concetto “ospedalocentrico” dell’assistenza sanitaria ad una nuova filosofia che vede al centro il paziente, soprattutto quello fragile, anziano e con malattie croniche.

La Casa della Comunità (CdC) è il luogo fisico di riferimento per la comunità nella quale la stessa si colloca. Un luogo di prossimità e di facile individuazione dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria al fine di trovare risposta ad un proprio bisogno di salute. La CdC introduce un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso un’équipe multiprofessionale territoriale.

«Costituisce la sede privilegiata per la progettazione e l’erogazione di interventi sanitari, tenendo conto delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio al fine di favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali, nel pieno rispetto del principio di prossimità».

Alle Case della Comunità sono ricomprese tutte le aggregazioni dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta, avendone in esse la sede fisica oppure a queste collegate funzionalmente; alle Case della Comunità accederanno anche gli specialisti ambulatoriali.

Standard di personale per una Casa della Comunità: 7-11 Infermieri, 1 assistente sociale, 5-8 unità di Personale di Supporto, (Sociosanitario, Amministrativo).
La Centrale Operativa Territoriale (COT) è un modello organizzativo che svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza.

L’Ospedale di Comunità (OdC) è una struttura sanitaria di ricovero che afferisce alla rete di offerta dell’Assistenza Territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio.
Più specificamente, l’OdC assolve ai bisogni assistenziali dei pazienti: – anziani a rischio di non autosufficienza o temporaneamente non autosufficienti; – affetti da patologie croniche ad alto fabbisogno assistenziale, durante i periodi di riacutizzazione o nelle fasi post-acute; – oncologici e terminali (non affetti da immunodeficienza acquisita); – non sostenuti o con scarso supporto familiare, in alternativa all’assistenza domiciliare integrata; – in fase di pre-ospedalizzazione o di recupero successivo al momento acuto ospedaliero.
Sono garantiti gli esami diagnostici ed i supporti terapeutici di non elevata complessità tecnologica. L’attività di ricovero è svolta in regime h24 e h12.

L’OdC eroga prestazioni assistenziali avvalendosi dei medici di medicina generale, degli specialisti, del personale infermieristico, dei tecnici della riabilitazione e dei medici del Distretto socio-sanitario.
L’accesso è programmato ed avviene mediante specifica richiesta di ricovero formulata dal medico di medicina generale o dal medico ospedaliero, la quale deve essere rivolta al medico responsabile della struttura.

Standard di personale per 1 Ospedale di Comunità dotato di 20 posti letto: 9 Infermieri, 6 Operatori Sociosanitari, almeno 1-2 unità di altro personale sanitario e un Medico per almeno 4,5 ore al giorno 6 giorni su 7.
Come si vede, le strutture sanitarie di prossimità modificheranno radicalmente l’approccio verso il paziente, privilegiando la prevenzione delle malattie, soprattutto quelle croniche, ed evitando che gli ospedali sede di pronto soccorso siano congestionati con ricoveri impropri.

Un rapporto familiare tra la struttura di prossimità ed il paziente, ed innovazioni come la telemedicina favoriranno servizi sanitari immediati, la risoluzione di problemi con interventi a bassa intensità clinica e degenze non lunghe. Tutto questo farà sì che il personale della rete ospedaliera (hub, spoke, etc.) possa pianificare ed attuare gli interventi più complessi e difficili con maggiore tranquillità e raziocinio. (fv)

Ospedale di Comunità di Soriano, Lo Schiavo: Ottima notizia, vigileremo sulla sua realizzazione

Il consigliere regionale di De Magistris PresidenteAntonio Lo Schiavo, ha evidenziato come sia un’ottima notizia «l’inserimento dell’ospedale di Soriano Calabro tra le 16 strutture calabresi destinate a divenire Ospedali di comunità, grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza».

Una notizia, per il consigliere regionale, che «ripaga degli sforzi quanti, da tempo, rivendicano il giusto diritto alla salute in una porzione del territorio vibonese, quello dell’Alto Mesima, lasciato colpevolmente ai margini in termini di servizi alla popolazione».

«Questo primo risultato, in particolare – ha aggiunto Lo Schiavo –, ripaga i tanti sforzi compiuti dal Comitato per l’ospedale dell’Alto Mesima e mi convince della bontà di una battaglia che ho sposato da tempo nell’interesse esclusivo della comunità. Le dotazioni di cui la struttura fruirà, l’incremento di posti letto e l’innalzamento dell’offerta sanitaria che ne deriveranno, costituiranno una prima risposta alla richiesta di salute per quel territorio».

«Da esponente dell’opposizione – ha proseguito – non posso che accogliere dunque con favore l’indicazione giunta dal presidente della Regione Roberto Occhiuto, garantendo al contempo la massima attenzione e l’attenta vigilanza sull’iter che dovrà portare al potenziamento della struttura, affinché i buoni propositi non restino sulla carta ma si realizzino effettivamente e compiutamente».

«Auspico, al tempo stesso – ha concluso – che a questo primo impegno se seguano altri, considerando quanto il territorio vibonese necessiti ancora di una rete di sanità pubblica idonea e coerente con le esigenze della popolazione. A partire dal nuovo ospedale di Vibo Valentia la cui realizzazione stenta a decollare». (rvv)