di PASQUALE AMATO – Vorrei intervenire su un argomento inconsueto, toccato da alcuni solo per la sua capienza. Il Palazzetto di Pentimele, costruito grazie all’ascesa favolosa della mitica Viola, fu ottenuto dal suo grande Presidente fondatore Giuseppe Viola, utilizzando tutta la forza induttiva della sua finissima intelligenza dedicata ad una causa superiore.
Proprio per questa sua nobile origine, il Palazzetto di Pentimele merita un grande rispetto e deve restare la casa della Viola. Merita di essere amato e frequentato, in quanto erede e testimonianza di una favola tra le più belle della nostra comunità. Dovrebbe, quindi, essere trattato come si tratta il salotto della propria casa.
Invece, ogni volta che ci vado, trovo sempre più sedili legati con un nastro di plastica perché divelti e resi inservibili da un comportamento irrispettoso, lontano da ciò che rappresenta. Sono troppi coloro che si mettono comodi poggiando i piedi sul sedile piegato davanti, accompagnando con calci le emozioni che si provano durante le varie fasi della gara. Alcune volte per esprimere gioia, altre volte per sfogare la rabbia per un canestro fallito o subito.
Confesso che mi piange ancora più il cuore quando assisto a comportamenti similari di bambine e bambini che, come sempre, tendono ad imitare gli adulti. Ogni sedile divelto, sfasciato, è un calcio inferto a un patrimonio collettivo, un colpo che fa sentire male chi è cresciuto nel rispetto della memoria storica della propria comunità, una fucilata a chi ha fatto sì che Reggio conquistasse un posto al sole facendola uscire dall’isolamento e dall’emarginazione.
A quel Palazzetto si sta tornando, poco alla volta dopo anni di delusioni per alcune disastrose gestioni societarie. Per questi motivi ho espresso perplessità rispetto ad appelli ricorrenti tipo “Riempiamo il Palazzetto” coinvolgendo anche il Coach e i giocatori. Rischiando così di provocare in essi illusioni seguite da disillusioni.
L’attuale società partita dall’iniziativa del Supporters Trust sta recuperando la credibilità degli anni d’oro comportandosi in maniera seria e corretta dopo anni di gestioni avventurose. Ho creduto e credo al grande amore che guida questo gruppo che sta risalendo la china e i cui frutti si vedono in una squadra che può anche perdere ma riesce sempre a gettare il cuore in campo e ad impegnarsi al massimo perché sa di avere alle spalle una società di gente perbene che ama la Viola, le è vicina e rispetta gli impegni.
Pertanto io spero che questo mio appello accorato coinvolga tutti coloro che sempre più numerosi seguiranno la nostra Viola e porti a una presa di coscienza che il Palazzetto – uno dei più grandi d’Italia, voluto e ottenuto con paziente, costante e silenzioso lavoro da un grande nostro concittadino come il Presidente Giuseppe Viola – è un bene collettivo identitario. E come tale merita di essere curato e rispettato come un prezioso bene di famiglia. E non bistrattato, maltrattato e preso a calci di gioia o di rabbia.
Chiedo scusa per aver trattato un argomento che potrà sembrare secondario ma che io considero primario. Amare il patrimonio collettivo è un passo decisivo per un graduale ritorno alla qualità e alla quantità dello splendido impianto di cui andare fieri e orgogliosi. Rispettandolo in ogni aspetto. (pa)