È stata riaperta, a Catanzaro, l’ala di Palazzo Fazzari, «un simbolo del centro storico sta per tornare parte integrante della vita sociale di Catanzaro e dei catanzaresi».
«Riqualificando questi locali – ha dichiarato il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo – l’Amministrazione ha creato un altro, importante e suggestivo contenitore di iniziative innanzitutto sociali, ma anche culturali e artistiche, in quel grande incubatore a cielo aperto che sta sempre più prendendo corpo nella parte antica del capoluogo».
«Il Palazzo – ha aggiunto – sarà il luogo dedicato all’innovazione sociale al servizio dei processi di riqualificazione del centro storico stilati con Agenda urbana».
Il sindaco ha ripercorso l’iter che ha permesso la definizione e l’esecuzione dei lavori grazie a un’operazione di recupero del finanziamento resa possibile attraverso il programma Agenda urbana. L’ala del Palazzo è stata ricevuta in comodato d’uso decennale dalla Regione e ristrutturata a proprie spese dal Comune.
«Dopo il ritiro dei fondi da parte del Mibac – ha spiegato – per il ritardo nelle procedure di aggiudicazione dell’appalto, dovute anche ai ripetuti interventi della Sovrintendenza, Agenda urbana ha garantito la possibilità di intervenire ugualmente trattandosi di riqualificazione di un immobile degradato nel centro storico”, ha proseguito Abramo sottolineando l’impegno di Antonio De Marco, dirigente all’attuazione del programma Agenda urbana, e di Giovanni Laganà, dirigente del settore Grandi opere del Comune».
L’ipotesi di inserimento in Agenda urbana è del dicembre 2018, il passaggio formale è di fine marzo 2019, il collaudo finale dell’agosto 2020. «Dopo quella che possiamo definire rimodulazione il Comune non ha perso tempo», ha fatto notare ancora il primo cittadino.
La ristrutturazione è costata 500mila euro dei quali 400mila di opere strutturali e 100mila per l’acquisto degli arredi e delle attrezzature tecniche, la cui procedura è ancora in corso e si concluderà entro un paio di mesi. L’opera sarà pienamente attiva e funzionale entro quest’estate.
Con l’inserimento in Agenda urbana è imposto all’amministrazione di destinare in via prioritaria l’immobile a una funzione di inclusione sociale in linea con gli obblighi imposti dal Por 2014/2020 (misura Fesr 9.6.6.).
Palazzo Fazzari diventerà, dunque, la sede della costituenda Agenzia comunale per l’housing sociale, preposta a coordinare e gestire tutte le iniziative connesse agli interventi di social housing previste da Agenda urbana su Catanzaro, nonché sede del Laboratorio di partecipazione sociale alla progettazione sul centro storico, che potrà coincidere con l’Urban center aperto al contributo di associazioni, ordini professionali e organismi culturali.
Palazzo Fazzari, nei suoi locali mansardati, ospiterà anche gli uffici dell’Unità di progetto responsabile del coordinamento di Agenda urbana.
Gli spazi ristrutturati sono composti da un salone attrezzato di adeguate tecnologie multimediali per eventi o convegni e per la formazione; tre locali che ospiteranno le iniziative dell’Agenzia e del “Laboratorio di partecipazione”; quattro locali uso ufficio nel piano mansardato.
A breve sarà anche allestita l’esposizione permanente delle sculture del maestro Silvio Amelio, artista che ha donato al Comune una importante collezione di sculture e quadri.
All’apertura hanno partecipato anche il presidente del Consiglio comunale Marco Polimeni, gli assessori Concetta Carrozza e Alessio Sculco, i consiglieri Giuseppe Pisano e Antonio Ursino, i dirigenti Antonio De Marco, Giovanni Laganà, Simona Provenzano, Antonino Ferraiolo, Andrea Adelchi Ottaviano.
Situato nell’antico quartiere della Giudecca, ove un tempo sorgeva la sinagoga ebraica, Palazzo Fazzari è uno dei simboli della città e rappresenta un esempio importante di architettura eclettica nel panorama locale e della Calabria in genere.
Il Palazzo fu voluto dal generale garibaldino Achille Fazzari e costruito tra il 1870 e il 1874 su disegno dell’architetto fiorentino Federico Andreotti. Lo stesso architetto, insieme al fratello Enrico, realizzò nei saloni del piano nobile uno splendido ciclo di affreschi con motivi a grottesca. La costruzione fonde perfettamente caratteri toscani, presi in prestito dai palazzi Medici-Ricciardi, Gondi e Antinori di Firenze – in particolare per l’uso della pietra e del bugnato al posto dell’intonaco e per il coronamento del tetto a larghi spioventi -, con caratteri calabresi inerenti alla scelta dei materiali, come la pietra di Stalettì, e le particolari soluzioni compositive d’angolo poste in facciata, che riprendono quelle più antiche di Palazzo Cavalcanti a Cosenza o di Palazzo Di Francia a Vibo Valentia.
Importanti sono anche l’interno, con l’ampio scalone decorato in finto marmo a stucco; le sale con arredi ottocenteschi e l’elegante affresco liberty del salone principale, realizzato da Alfonso Frangipane.
Il salone principale del Palazzo presenta uno splendido camino monumentale in maiolica colorata, opera dello scultore umbro Leoncillo Leonardi su commissione della famiglia Sandoz-Talarico nel 1953. (rcz)