Sabato a Reggio arriva Enrico Letta insieme a Bersani e Speranza

Sabato 17 settembre, a Reggio, alle 17.30, a Piazza Duomo, è in programma l’incontro promosso dal Partito Democratico calabrese a cui parteciperà Enrico Letta insieme a Pier Luigi BersaniRoberto Speranza.

Al centro dell’incontro, le proposte del PD per il Mezzogiorno, la lotta al caro energia, i programmi sul lavoro ed il salario minimo, il sostegno all’occupazione giovanile, il tema della parità salariale, della sanità, della transizione ecologica, l’attività di rilancio infrastrutturale della Calabria attraverso i fondi del Pnrr.

Saranno presenti, insieme al Segretario regionale del Partito Democratico Nicola Irto, capolista nel collegio plurinominale al Senato, i candidati alle elezioni politiche del Pd Mimmo Battaglia, Nico Stumpo e Francesco Pitaro, oltre ai Dirigenti del Partito Democratico provinciale e cittadino di Reggio Calabria. (rrc)

Caro bollette, Battaglia (PD): In campagna elettorale si parli dei temi che interessano la comunità

Domenico Battaglia, candidato al collegio Reggio-Jonica alla Camera dei Deputati per il Partito Democratico, è intervenuto in merito al caro bollette, ribadendo che «le nostre proposte sono sempre state sul tavolo» e che «mi piacerebbe che in campagna elettorale si parlasse di questi temi che interessano la comunità, tralasciando invece alchimie elettoraliste e personalismi che certamente non hanno alcuna utilità per la vita quotidiana delle persone».

Per Battaglia, infatti, «bene hanno fatto i commercianti reggini ad abbracciare la protesta nazionale: quella che viviamo è una condizione indegna della quale è necessario occuparsi da subito. Noi siamo per la serietà e la coerenza, lo abbiamo sempre detto. E la cosa più assurda è che proprio quelle forze politiche del centrodestra che si sono permesse di staccare la spina al Governo Draghi, gettando il Paese nel mezzo della bagarre elettorale mentre è in corso una grave crisi internazionale, sono le stesse che in queste ore si stracciano le vesti chiedendo al Governo di intervenire. Come Partito Democratico abbiamo sempre anteposto il senso di responsabilità nei confronti degli italiani agli interessi di bottega. E non accettiamo atteggiamenti demagogici da parte di chi ha preferito i calcoli elettorali alle legittime istanze della cittadinanza».

«In queste ore – ha poi spiegato Battaglia – il Pd è ancora impegnato a chiedere con forza un tetto europeo al costo del gas, in modo da limitare i rincari dovuti all’aggressione russa di Putin e la grave crisi che ne è derivata in tutta Europa. Una proposta sulla quale le forze politiche di destra continuano a non convergere, probabilmente in imbarazzo a causa dei legami, più o meno palesi, con la Russia di Putin che ne subirebbe un danno economico. Una situazione assurda che ricade, come sempre, sulle spalle e sulle tasche degli italiani».

«La nostra posizione sul caro bollette è sempre stata chiara – ha ribadito – cosi come sulla necessità di rinforzare il processo di transizione ecologica, per imprese e famiglie, calmierando i costi dell’energia e sfruttando la strada delle rinnovabili. Oltre al tetto europeo al prezzo del gas, sul quale stiamo già lavorando, su questo tema abbiamo alcune proposte chiare: un piano di risparmio energetico che incentivi gli investimenti per l’efficientamento energetico di imprese e abitazioni, semplificando le procedure per la produzione di energia da fonti rinnovabili; un tetto nazionale al costo delle bollette elettriche, con l’obiettivo di prevedere un controllo sui prezzi dell’energia, con l’introduzione in via transitoria per 12 mesi di un regime massimale dei prezzi per imprese ed utenze domestiche; un nuovo contratto da fonti rinnovabili diretto a microimprese e famiglie con redditi medi e bassi, con fornitura gratuita fino ad un massimo anno di 1350 KWh/anno per famiglia (metà del consumo medio) con prezzi ridotti sulla parte eccedente ed infine il raddoppio del credito d’imposta alle aziende per compensare gli extra-costi delle imprese per gas ed elettricità».

«Su questi temi – ha concluso Battaglia – mi piacerebbe aprire un dibattito anche con chi si candida a rappresentare il nostro territorio in Parlamento, anche se in queste ore appare affaccendato in tutt’altre questioni». (rrc)

COSENZA – Lunedì l’incontro del PD “Calabria: Emergenza sanità”

Lunedì 29 agosto, a Cosenza, alle 18.30, nella Terrazza Caffè Top Flight, è in programma l’incontro Calabria: Emergenza Sanità organizzato dal Partito Democratico Calabria.

A introdurre i lavori il presidente della Commissione Sanità del Comune di Cosenza, Giuseppe Ciacco. Saranno presenti: Francesco Masotti (Fp Cgil Medici Calabria), Francesco Esposito (Segretario nazionale FISMU), Roberto Pititto (Consigliere nazionale SMI). Interverranno il segretario provinciale del Partito Democratico di Cosenza, Vittorio Pecoraro, e la deputata Enza Bruna Bossio. Concluderà il responsabile Pd Sanità per il Mezzogiorno, Carlo Guccione(rcs)

Mammoliti (PD): Per tutela patrimonio boschivo servono almeno 2mila assunzioni

Il consigliere regionale del Partito DemocraticoRaffaele Mammoliti, ha evidenziato che «se si vuole difendere il patrimonio boschivo, l’ambiente ed evitare il rischio di dissesto idrogeologico in Calabria, e lo si vuole fare seriamente, è necessario assumere almeno 2 mila persone: giovani, operai, tecnici, per almeno 6 mesi all’anno».

«Bisogna fare presto se si vuole seriamente preservare lo straordinario patrimonio boschivo calabrese e garantire un’adeguata manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio» ha aggiunto Mammoliti, che ha presentato una interrogazione a risposta immediata per richiamare le responsabilità del Governo regionale.

«Migliaia di roghi l’anno scorso – ha ricordato – hanno flagellato la Calabria mandando in fumo migliaia di ettari di bosco oltre ad un insopportabile tributo di vite umane. Dobbiamo evitare in ogni modo che la storia si ripeta – aggiunge Mammoliti -. Siamo quasi alla metà del mese di giugno e ancora del piano antincendio boschivo non se ne appalesa una concreta attuazione, nonostante l’assessore Gallo abbia tempestivamente parlato di almeno 1.500 assunzioni in “Calabria Verde”, l’Azienda regionale che si occupa della forestazione in Calabria».

«In merito a tale problematica – ha proseguito – ho apprezzato l’incontro di lunedì scorso a Reggio Calabria tra le Organizzazioni Sindacali CGIL CISL UIL, l’assessore Gallo e il Presidente Occhiuto che oltre a proseguire un positivo confronto sul piano antincendio, ha anche affrontato la problematica del rilancio del comparto. È arrivato, dunque, il momento di decidere tempestivamente, considerato che stiamo entrando nel pieno della stagione estiva, che già si annuncia rovente, superando titubanze e/o divergenze: al primo posto devono esserci la difesa del patrimonio boschivo e una necessaria e improcrastinabile manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio. In tale direzione, ho presentato un’apposita interrogazione a risposta immediata per richiamare a responsabilità il governo regionale sulla necessaria tutela e difesa dell’ambiente, del territorio, dello sviluppo sostenibile».

«Ormai diventa inderogabile procedere all’effettuazione di assunzioni di giovani, tecnici, dotandoli di tecnologie avanzate. Un intero settore che ha svolto un’azione fondamentale nella difesa e nel presidio del territorio rischia, per evidenti colpe, inesorabilmente, tra qualche anno di scomparire. Solo attraverso scelte coraggiose, innovative si potrà finalmente realizzare una forestazione produttiva – ha concluso Mammoliti – mitigando e prevenendo il rischio idraulico oltre ad arrestare il preoccupante spopolamento che sta pervadendo interi territori soprattutto delle zone interne della regione». (rrc)

Sistema Bibliotecario, il Pd alla Regione: Riemanare il bando del 2019 rimettendo in circolo i 2 mln

I consiglieri regionali del Partito DemocraticoNicola Irto, Raffaele Mammoliti, Domenico Bevacqua, Franco Iacucci e Ernesto Alecci, hanno lanciato un appello alla Regione, affinché affronti il problema degli operatori del sistema bibliotecario calabresi, «da anni privi di fondi e personale, con gravi ripercussioni sull’intero sistema e sulla rete culturale della Regione».

«Si stanno susseguendo da mesi – hanno spiegato – gli appelli degli operatori del sistema bibliotecario calabrese, che non possono rimanere inascoltati. Da ultimo è stato il direttore del sistema bibliotecario di Lamezia Terme lanciare un nuovo grido di allarme in ordine alla carenza di personale e alle difficoltà provocate dal fatto che l’ultimo bando per le biblioteche calabresi è datato 2018».
«Nel 2019 il bando regionale – dicono – è stato revocato e poi mai più ripubblicato gettando, letteralmente nel panico gli operatori del settore che, legittimamente, avevano cominciato un’attività di programmazione delle attività future e si sono ritrovati senza mezzi economici adeguati. E gli operatori del comparto riferiscono che, senza il bando straordinario del 2018, le biblioteche calabresi non sarebbero nelle condizioni di potere comprare neanche un solo libro».

«Serve dunque – hanno concluso i consiglieri regionali del gruppo del Pd – che venga riemanato il bando del 2019 rimettendo in circolo di due milioni di euro che erano stati previsti per dare nuova linfa al sistema». (rrc)

L’OPINIONE/ Raffaele Malito: Massimo D’Alema, l’eterno che ritorna

di RAFFAELE MALITO  Con l’arrivo del nuovo anno mi ha sorpreso la rivelazione che, qualche tempo fa, quando ero ancora iscritto al Pd, sono stato seriamente malato. Una malattia grave, quella che aveva colpito il Pd, al tempo di Matteo Renzi.

Non me ne ero accorto, non avevo avvertito i sintomi: il 41% alle elezioni europee del 2014, l’approvazione, dopo un’intelligente mediazione politica, della legge sulle unioni civili e, ancora, meno tasse sul lavoro e sull’impresa con Industria 4.0, un provvedimento che ancora c’è, ed è stato rifinanziato,  il primo governo con parità di genere, un milione di nuovi occupati, 17 Regioni su 20, governate. Non mi pare che tutto questo, per un partito, sia da  diagnosticare come sintomo di grave malattia o di deriva disastrosa.

L’Eterno che ritorna, Massimo D’Alema, ha detto sì, mentre brindava al nuovo anno: la fase renziana del Pd- ha esclamato- è stata una malattia che, fortunatamente, è guarita da sola. Già il ricorso all’espressione della malattia come diagnosi  di scelte, opinioni, progetti, e conseguenti ruoli leaderistici non condivisi, fa venire i brividi: sono evidenti categorie mentali e culturali ineliminabili dal Dna di comunista di D’Alema.

La diversità, o dissidenza, di opinioni e scelte politiche fuori dai dogmi indiscutibili di chi possiede la verità e il dominio della corretta via, erano, per i bolschevichi  spiegabili solo come malattia. Chi sbagliava o proponeva progetti diversi, non importa se vincenti- esattamente come Renzi- era affetto da grave malattia, quella  grave, da inquadrare  nella categoria psichiatrica uilizzata per  mistificare i motivi della lotta politica. La delicatezza, del resto, con la quale ha fatto fuori i suoi avversari è storia: lo sanno Occhetto, Veltroni, Cofferati nel sindacato, Prodi, al Governo.  Rimossa la malattia,  dunque, niente più impedisce che gli exDs,  fondatori del periclitante Art. 1, possano tornare a casa per imprimere al Pd una svolta verso una sinistra  dura e pura, la stessa che non riesce a vincere in nessun paese europeo, uno dei quali, simbolico per ottusità di visione, la Gran Bretagna di Corbyin, allontanato a viva forza dalla guida del partito laburista. Si è aggiunto a dar man forte, il “non vincente” Bersani che ricordiamo, vergognandocene, umiliato e deriso, in streaming, dai 5 stelle, mentre, nel 2013, chiede alleanza per il governo, dopo” la non vittoria”, si dice pronto a tenere viva l’idea di una grande forza plurale della sinistra. Esattamente ciò che non  è riuscito a fare quando era segretario del Pd.                                                                                                                                                              

Adesso, si può immaginare che il plurale sia da intendersi come il “campetto” largo con protagonisti  i 5stelle Conte-Casalino, Bonafede, Toninelli, Morra, Raggi, Taverna. Ma la svolta vera  sarà data dall’Eterno che ritorna: perché, per D’Alema, il Pd è tale se è quel che pensa D’Alema. Una qualche preoccupazione la deve aver fatta scattare, se gli attuali dirigenti, ex-renziani e non, hanno risposto stizziti e, in alcuni casi, con durezza all’uscita del superamento del male renziano.                                                                                                                                           

D’Alema è risultato fragoroso e preoccupante per chi, come Il segretario Enrico Letta,  non nasconde il sostegno a Draghi, quando, ha lanciato una freccia avvelenata, oltre che a Renzi,  al presidente del Consiglio. “Che si autoelegga capo dello Stato – ha detto D’Alema – e nomini un alto funzionario del Tesoro al suo posto, mi sembra inadeguato per un grande Paese. Non contento, ha bollato il governo guidato da Draghi come una sospensione della democrazia, subordinato alla grande finanza internazionale. Preoccupazioni che non mostra di avere quando esalta i grandi traguardi raggiunti da quel grande paese democratico che è la Cina. Illuminanti le sue considerazioni sullo “straordinario salto verso la modernità e il progresso compiuto dalla Cina che ha fatto uscire almeno 800 milioni di persone dalla povertà”. 

Di qui l’esaltazione: “un risultato straordinario. Mai nessun paese, nella storia dell’umanità, è riuscito a realizzare  una così immensa trasformazione della vita delle persone”.  Nessuno cenno a come questi ipotizzati risultati siano stati raggiunti: lo spaventoso inquinamento ambientale, un mercato del lavoro con aziende che operano in regime di semi-schiavitù, con lavoratori  senza diritti, senza sindacato, senza alcuna possibilità di protesta, con prodotti di livello spazzatura che invadono i nostri mercati e con l’arte del plagio che crea seri problemi di concorrenza sleale per le eccellenze occidentali. E per quanto riguarda i principi e i valori della libertà e della democrazia, senza riandare al passato del massacro degli studenti di piazza Tienammen, il regime del partito-Stato senza libere istituzioni democratiche?

Nulla. D’Alema pensa che uno stomaco pieno e una testa vuota siano la stessa cosa. Su questi grandi temi aveva parlato, di recente, Draghi a proposito degli obiettivi dell’alleanza atlantica:”affrontare- aveva detto-tutti coloro che non condividono i nostri stessi valori e il nostro attaccamento all’ordine internazionale basato sulle regole e che sono una minaccia per le nostre democrazie”. Draghi aveva anche preannunciato di metter mano al memorandum con cui l’Italia di Conte e dei 5Stelle avevano aperto fortissimamente a un’intesa con il regime di Xi Jinping.  Altro che un Draghi – secondo D’Alema –  subordinato alla finanza internazionale e di insufficiente affidabilità democratica.

Il prestigio e il rispetto, mai tanto riconosciuti e declamati, che l’Italia ha guadagnato, in questa fase della  sua storia politica, a livello internazionale oltre che in Europa, per D’Alema non conta nulla. Draghi, nella sua conferenza stampa di fine d’anno, si era, semplicemente, e, con  grande dignità e finezza di spirito, dichiarato a disposizione delle istituzioni.                                   

In realtà, questo rientro a piedi uniti di D’Alema è il sintomo di una malattia tutta italiana per cui i protagonisti, di destra o di sinistra, sono sempre gli stessi, sia se hanno fatto grandi cose, sia se sono stati cacciati per scelte e atteggiamenti sbagliati: questo riguarda D’Alema, ma anche Berlusconi, Prodi, Renzi, anche se ancora giovane, e molti altri. Pochi, che hanno perso, hanno lasciato il campo: Veltroni, Rutelli, Alfano, Fini, per ricordarne alcuni. Altrove, in Europa e nel mondo, se perdi te ne vai.

E l’elenco sarebbe lungo. Non si può prevedere – si può solo ipotizzare il rischio – se il ritorno degli ex-Ds imprimerà al Pd una svolta netta a sinistra lasciando decadere, a solo tentativo, la scelta di un orizzonte riformista e gradualista, smarrendo, così, la costruzione di quel campo che, per essere largo deve essere davvero inclusivo, senza veti e pregiudizi, basato sui principi dell’equità sociale, della non discriminazione, della sostenibilità ambientale, della difesa della nostra democrazia costituzionale e, perché no?, di un internazionalismo solidale. (rm)

Elezioni regionali, Oliverio: Pronto a passo indietro se lo fanno anche Bruni e De Magistris

Mario Oliverio, si è detto pronto a «ritirare la mia candidatura e sedermi attorno ad un tavolo con la Bruni e De Magistris, se loro faranno altrettanto, ricercando poi la candidatura capace di unire su basi pluralistiche e democratiche le diverse anime del centrosinistra e per mettere a disposizione ogni energia e progettualità per definire una strategia vincente rispetto al centrodestra».

«Il tutto – ha dichiarato Oliverio – nello spazio di pochissimi giorni, in maniera da non concedere margini a furbizie o a tornaconti strumentali. In merito alle candidature, anche queste non vanno affidate all’arbitrio di nessuno ma a un codice etico oggettivo, poggiante su regole e leggi applicabili in ogni stato di diritto, rifuggendo da fondamentalismi fuorvianti e liberticidi».

Oliverio parla agli altri due candidati di centrosinistra: «A chi, come Amalia Bruni  sostiene che l’unico obiettivo per i progressisti calabresi debba essere quello di rimettere in piedi la Calabria, rispondiamo, senza se e senza ma, che questo dovrebbe essere per ciascuno di noi, tutti, nessuno escluso, la priorità delle priorità».

A questo proposito,  «mi preme ricordare come, da sempre – ha detto ancora – questo sia stato l’assillo, che ha rappresentato l’anima di tutte le mie dichiarazioni, assieme al carattere inclusivo, democratico e pluralistico su cui doveva, e comunque dovrà, poggiare l’unità del centrosinistra. La candidatura a Presidente doveva essere espressa ricorrendo alle elezioni Primarie, come fortemente e inascoltatamente richiesto da più voci».

«Sottolineo, infine, come la mia decisione – ha spiegato ancora – di scendere in campo e quindi affrontare, congiuntamente ad una vasta area del centrosinistra che condivide con me questa scelta, da protagonisti la competizione elettorale, è arrivata buon’ultima e distante nel tempo rispetto alle altre, dopo aver verificato che le mie parole rimanevano non solo senza risposta, ma addirittura senza interlocuzione».

Poi Oliverio fa riferimento al sindaco di Napoli: «De Magistris affida la sua risposta ad una replica in cui sostiene che non basta evitare la polverizzazione delle candidature ma occorre dare un carattere effettivamente alternativo al progetto progressista anche facendolo sostenere da persone credibili».

«Ora, malgrado tutto – ha concluso Oliverio – voglio prendere positivamente ed estremamente sul serio le affermazioni di Amalia Bruni e di Luigi de Magistris». (rcz)

L’OPINIONE/ Filippo Veltri: La tragedia del centrosinistra in Calabria e a Cosenza

di FILIPPO VELTRI – Quello che in queste ore sta avvenendo nel campo del centro sinistra per le regionali e le comunali di Cosenza è un’autentica tragedia. Che ha un colpevole in primo luogo che si chiama Pd e nella fattispecie il suo segretario nazionale Enrico Letta.

I fatti sono arcinoti: tre candidati alla presidenza della Regione e un numero imprecisato a sindaco di Cosenza. Come dire: sconfitta già certa nel primo caso e assai probabile nel secondo. Ora alla presentazione delle liste mancano tre settimane, poco ma in tempo per cercare di arginare questa slavina annunciata. Ma il pallino è nelle mani di Letta che ha sin qui mostrato di non tenere molto in conto la Calabria.

Un cumulo di errori come se si giocasse per perdere già in partenza, ma in politica questo è un errore capitale. Ovviamente in questa tragedia politica ci sono anche altre responsabilità ma sono tutte riconducibili agli errori marchiani di Letta e dei suoi emissari in Calabria.

Che cosa si può ora fare? Un ultimo appello è quello lanciato da Jasmine Cristallo, che in tempi e condizioni normali non avrebbe fatto perdere altro tempo nell’essere raccolto: Amalia Bruni, Luigi De magistris e Mario Oliverio facciano un atto di generosità politica. Loro tre non portano alcuna responsabilità ma il popolo del centro sinistra (che ancora esiste) sarebbe loro grato sempre, se però da Roma (o da Pisa, non lo sappiamo) Letta dia un segnale chiaro e inequivocabile.

Il centrodestra insegna che alla fine il valore dell’unità paga. In Calabria in assenza di quel segnale Roberto Occhiuto può risparmiarsi anche i soldi per fare i manifesti elettorali di propaganda. Se ci sei caro segretario Letta batti un colpo. (fv)

Lettera aperta al segretario Letta da un elettore calabrese sulle elezioni regionali

di PINO TASSI – Sono un grande sostenitore dell’alleanza tra Pd, M5s, Leu, e metteteci pure verdi e civismo democratico. Ho accolto positivamente l’accordo raggiunto in Calabria. Più volte vi ho sentito sottolineare che l’alleanza tra le forze progressiste  deve avere come fondamento e cemento unitario la buona politica, la trasparenza e l’essere al servizio degli interessi collettivi.

La candidata alla presidenza della giunta regionale, Maria Antonietta Ventura, ha preannunciato che si dimetterà dalla presidenza del Cda della società di famiglia, la Francesco Ventura costruzione srl. La domanda che vi pongo, è se siano sufficienti queste dimissioni per fugare ogni tipo di sospetto di un eventuale conflitto d’interessi.

Nessuno mette in discussione le qualità morali, l’onestà e il rigore personale di Maria Antonietta Ventura. Nessun accostamento c’è nella mia riflessione sulle vicende giuridiche del fratello, le eventuali colpe del fratello non possono ricadere sulla sorella, anche se alcune questioni andrebbero chiarite, come la vociferata interdittiva mafiosa emessa in Puglia verso una società del consorzio di cui fa parte la Ventura Costruzione.

Quello che vi pongo è la questione del conflitto d’interessi. Sappiamo tutti che in Italia c’è una pessima legge in materia, voluta dal centro destra per coprire e permettere l’attività politica di Silvio Berlusconi. Voi, oggi, siete i massimi rappresentanti di quelle forze, Il Pd, il M5s, la sinistra, che hanno denunciato sempre questa carenza e hanno chiesto più volte una legge più rigorosa.

Oggi, siete, quindi, chiamati ad esprimervi se c’è o se si potrebbe manifestare un conflitto d’interesse tra la Ventura, il suo ruolo di presidente o di consigliere regionale e l’attività della Ventura costruzione.

Dal sito della Francesco Ventura costruzione  apprendo che nel corso di questi anni hanno eseguito:

  • la realizzazione dell’Alta Velocità sulla linea Roma-Napoli…
  • La realizzazione del collegamento ferroviario del Porto di Gioia Tauro;
  • L’ammodernamento dell’intera rete a scartamento ridotto non solo delle Ferrovie della Calabria ma anche delle Appulo Lucane…

Nei prossimi mesi, e nei prossimi anni, inizieranno ad arrivare i miliardi del Recovery Plan, al cui centro c’è l’alta velocità ferroviaria, la linea jonica, e tante altre infrastrutture. Per la realizzazione di questi progetti, delle gare relative, un compito importante verrà svolto dalla regione Calabria.

Lo scenario che si preannuncia, è di uno strisciante conflitto di interesse su cui la destra batterà ogni giorno. Se la Francesco Ventura andrà a vincere degli appalti, chi toglierà il venticello malevole che non sia stata aiutata, se perderà che non sia stata penalizzata, se avrà dei subappalti poi il venticello malevole diventerà una tempesta. E, poi, sul ventilato Ponte di Messina qual è l’idea e la posizione che prenderà Maria Antonietta Ventura?

Fare politica e amministrare in Calabria non è facile, qui più che altrove serve che il candidato delle forze progressiste sia come la moglie di Cesare. Cesare disse che sua moglie non doveva essere nemmeno toccata dal sospetto.

Ecco perché vi chiedo un’ulteriore riflessione. Maria Antonietta Ventura può essere una ottima candidata al Parlamento, alle Europee, ma non credo che sia la migliore scelta per la presidenza della Calabria. E, quello che più mi preoccupa, è che in questo modo si forniscono argomenti a iosa ai nemici dell’alleanza tra i vostri partiti e movimenti. Datemi argomenti convincenti per andare a votare e non essere costretto, per la prima volta nella mia vita, ad andare al mare o in montagna. (pt)

Lettera aperta di Pino Greco ai vertici del centrosinistra e sinistra calabresi

di PINO GRECO* – Carissimi, rimango stupito della proposta del PD di spostare il centro decisionale per le questioni calabresi fuori dalla nostra regione, ma addirittura di indicare chi e come deve rappresentare l’intero Centrosinistra della Calabria al tavolo romano come se non bastasse il commissariamento.

Ancora una volta, i vertici del PD preferiscono una via solitaria e tutta in salita. Evidentemente, non è servita la dura lezione delle elezioni del Gennaio 2020. Non ci si rende conto di come alla nostra gente nulla interessa delle grandi manovre di palazzo. Mentre i vari TanDem si sfaldano con accuse che vanno dall’inaffidabilità a quella di avere nelle liste “indagati”, e per di più “comunista” (a tal proposito rivolgo a Mimmo Lucano la nostra solidarietà), diventa chiaro come la Calabria sia diventata terreno di scontro di battaglie che si svolgono fuori dalle mura della nostra Regione.

Eppure, è bastato che si  avanzasse una possibile candidatura di un illustre calabrese, autenticamente di sinistra, rigoroso, serio, equilibrato, competente, che ha dedicato la sua vita all’impegno totale per l’affermazione dei valori della legalità e della lotta alla mafia senza per questo essere un giustizialista, affinché ritornasse a battere il cuore di molta gente, di tanti militanti, dirigenti di base e non solo, professionisti, per il ritrovato gusto dell’impegno politico, sociale, civile in poche parole la voglia di andare a votare. Mi permetto di dire che occorre ascoltare tutti, confrontarsi Senza Paura.

Avviare, finalmente, il processo di Pacificazione a partire dai gruppi dirigenti sempre più lontani dai territori : unire e non dividere. La Calabria non può più essere sotto protettorato e sorvegliata speciale. Ascoltare la forze sociali è un dovere non un’elargizione. Proporre la via per uscire dai drammatici problemi che la nostra gente vive quotidianamente deve essere la bussola per chi è dirigente del Centrosinistra, della Sinistra nella nostra bellissima, difficile, complicata terra.

Deve essere chiaro che non si è interessati ad avere uno “strapuntino” in questo o quel Consiglio, e per questo allearsi con chiunque a prescindere, nella logica “dell’accattonaggio” del voto. Il candidato alla Presidenza della Regione Calabria, per il Centrosinistra, deve essere il garante di una ritrovata unità, di una coalizione ampia che coinvolga la Sinistra, il Centrosinistra, il Mondo Cattolico, i Movimenti, l’Associazionismo, quelle soggettività politiche che oggi vengono inspiegabilmente escluse da ogni discussione e contributo. Se si prestasse più orecchio alle questioni calabresi scevri da altre dinamiche, forse la soluzione potrebbe essere già a portata di mano.

Si vuole di nuovo consegnare la Calabria alle destre? Distintamente e con immutata passione. (pg)

*Dirigente ArticoloUno