L’OPINIONE / Carmelo Gullì: La Calabria regione con pensionati più poveri

di CARMELO GULLÌ  – L’ennesima beffa, l’ennesimo schiaffo dato da questo governo ai più deboli e ai più fragili, l’aumento di un euro e ottanta centesimi sulle pensioni minime.

Avevamo già ampiamente manifestato contro l’ipotesi dell’aumento di tre euro, abbiamo portato in piazza a Catanzaro centinaia di pensionati da tutta la Calabria, stufi di essere l’ultima ruota del carro, ma non rassegnati a farsi schiacciare da una politica completamente miope e senza visione.

Viviamo in un Paese che va verso l’inverno demografico, eppure mancano servizi primari, welfare, strutture ospedaliere e tutto ciò che possa migliorare la qualità di vita degli anziani. Ora chi guida il Paese pensa di potere “vantare” l’aumento delle pensioni minime mettendo nella tasca di 4,8 milioni di italiani solo un euro e ottanta, cifra che in molte città non permette nemmeno l’acquisto di un caffè”.

Veniamo alla Calabria che,secondo il XXIII Rapporto Annuale Inps, registra gli importi pensionistici più bassi d’Italia con una cifra media inferiore a 1100 euro.Pensioni povere con le quali spesso i pensionati si trovano costretti a fronteggiare anche le prestazioni sanitarie presso privati visto che sono inaccessibili nelle strutture pubbliche sono inaccessibili.

Pensioni con le quali i pensionati devono decidere se fare la spesa o comprare le medicine. Lo venga a dire a loro la premier Meloni che l’aumento di un euro e ottanta al mese è un successo, specie dopo il fallimento dei centri di detenzione in Albania costati tre milioni di euro.

Serve un cambio di passo, un impegno concreto da portare avanti non solo con una rivalutazione “reale” delle pensioni minime, ma anche capendo che lavoro povero genererà pensioni povere e che il Paese rischia un drammatico collasso se non si investirà concretamente sull’occupazione e non si sosterranno gli anziani che, fino ad ora, sono stati l’unica forma reale di welfare in questo paese per le famiglie. (cg)

[Carmelo Gullì è segretario generale Spi Cgil Calabria]

Sbarra (Cisl): Su pensioni Governo è ancora in tempo per migliorare la misura

«Il governo sulle pensioni è ancora in tempo di migliorare le misure annunciate in queste ore con le ultime bozze». È quanto ha detto Luigi Sbarra, segretario nazionale della Cisl, nel corso dell’assemblea nazionale organizzativa della Fai Cisl.

«Si assicuri la piena indicizzazione delle pensioni – ha ribadito – si investa sulla previdenza dei giovani e delle donne, si rafforzino le flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, si incentivi l’adesione alla previdenza complementare. Sbagliato ridurre aliquote e rendimenti per i pensionati pubblici».

«Sono ore decisive in cui chiediamo al Governo di essere coerente con gli affidamenti sociali dando, con opportuni interventi e pur nelle ristrettezze delle dotazioni, un convinto impianto sociale al Ddl Bilancio – ha concluso –. In caso contrario incasserà su queste materie la netta contrarietà della Cisl. E di certo non staremo con le mani in mano». (rrm)

De Biase (Uilpensionati Calabria): La legge di bilancio non ci convince

Francesco De Biase, segretario generale di Uilpensionati Calabria, ha sottolineato come «dalle prime valutazioni fatte sul testo fornito dal Governo, possiamo affermare che la legge di bilancio non ci convince».

«Le idee del Governo in materia pensionistica cozzano con le nostre idee in materia – ha evidenziato – e rischiano di minare i bisogni di anziani, pensionati e non autosufficienti. Stiamo parlando della platea più ampia di calabresi, di donne e di uomini che vivono in una regione, così come cristallizzato dall’Inps nel suo ultimo rapporto, dove il ricambio generazionale si è fermato e dove quei pochi che hanno la fortuna di lavorare percepiscono mediamente il reddito più basso rispetto ai cittadini delle altre regioni».

«In questo contesto, purtroppo – ha spiegato – qualcuno pensa in maniera poco prudente di mettere le mani in tasca ai pensionati, non considerando le ripercussioni di una scelta così sbagliata e senza riflettere sugli effetti devastanti di una nuova misura, che ancora una volta affama la classe media ed in particolare mette in ginocchio i pensionati con il mancato adeguamento e con i tagli alla rivalutazione. Qualcuno non ha compreso che in tanti,  oggi, non sono più nelle condizioni di provvedere ai bisogni minimali, alle cure personali, perché sopraffatti da aumenti inflattivi e carovita».

«Noi, abbiamo deciso di alzare il livello del confronto – ha proseguito – avviando già una serie di cause pilota con l’obbiettivo di fare dichiarare incostituzionale con una pronuncia di legittimità da parte della Corte Costituzionale, il meccanismo della rivalutazione applicato. Lo diciamo da tempo, la perequazione automatica delle pensioni, deve esser volta a garantire nel tempo l’adeguatezza dei trattamenti pensionistici e a salvaguardare il potere d’acquisto rispetto alla pressione inflazionistica che trascina i propri  effetti di perdita di potere d’acquisto non solo nell’immediato, ma anche nel tempo, rendendoli definitivi e penalizzanti».

«Quello che emerge dai dati Istat, poi – ha detto ancora – è che la spesa certificata dei Comuni, dimostra chiaramente quanto sia aumentata l’area di povertà e il disagio nei territori. Assistiamo a forti divari territoriali anche nella spesa dei servizi sociali. Mediamente la spesa sociale dei comuni del Sud, in particolare della Calabria, è pari alla metà della media nazionale ed un terzo rispetto al Nord-est del paese».

«Pretendiamo politiche di coesione, mirate a garantire lo sviluppo, l’occupazione, il miglioramento dei servizi – ha ribadito –. Bisogna assicurare alle persone e alle famiglie, un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuovere politiche per garantire la qualità della vita, pari opportunità, contro discriminazione e diritti di cittadinanza, per prevenire, eliminare o ridurre le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia».

«Tutto questo ci obbliga a non abbassare l’asticella delle rivendicazioni – ha concluso – perché non possiamo accettare che si possano generare politiche che fomentano le divergenze le disuguaglianze. Semmai in coerenza con il nostro mandato, dobbiamo promuovere tutte le prestazioni destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno, ed assicurare un sistema di welfare complessivo, a partire anche dalla da finanziamento effettivo della legge sulla NonAutosufficienza, che qualcuno vorrebbe dimenticare in qualche cassetto». (rcz)

Uilp Calabria: Inflazione e carovita stangate pesanti per le pensioni

L’88% dei pensionati, a causa del carovita e dell’inflazione, ha dovuto far rinunce per arrivare a fine mese. È il drammatico bilancio dall’indagine condotta dalla Uilp Calabria, per analizzare quanto il carovita abbia inciso sulla vita quotidiana delle pensionate e dei pensionati italiani.

«I risultati dell’indagine – si legge – dimostrano che per il 95% degli intervistati il carovita ha inciso negativamente sullo stile di vita: per il 14,9% ha inciso moltissimo, per il 56% ha inciso molto, per il 25,8% ha inciso poco. Ma non solo. Oltre l’88% sostiene di aver dovuto fare rinunce e sacrifici per arrivare a fine mese. Circa il 28% dichiara di aver dovuto risparmiare sull’acquisto di generi alimentari e prodotti per la casa, oltre il 10% ha risparmiato sull’acquisto di farmaci, il 36% ha risparmiato sia sui farmaci sia sui prodotti alimentari».

«A causa del carovita, poi – si legge ancora – oltre il 57% delle pensionate e dei pensionati intervistati ha rinunciato al caffè al bar e l’80% alle cene al ristorante. Oltre il 53% ha smesso di praticare hobby e sport e il 49% ha rinunciato alla cura personale, ad esempio al barbiere o al parrucchiere. Il 69% non va più al cinema, a teatro o ai concerti. Ben l’83% dichiara di non poter più permettersi di fare viaggi».

«Quella che è stata scattata è l’immagine in chiaro scuro di una fascia sociale – si legge nell’analisi del sindacato – quella più numerosa della nostra popolazione, che è in sofferenza Anche sul fronte dell’energia i pensionati hanno dovuto tirare la cinghia: il 90% degli intervistati ha dovuto spegnere o abbassare il riscaldamento in casa e l’88% ha ridotto fortemente il consumo di elettricità. Inoltre, il 55% ha dovuto rinunciare all’uso quotidiano dell’automobile».

«Nonostante la perdita del potere d’acquisto – continua la Uilp – il 70% delle pensionate e dei pensionati intervistati continua ad aiutare a livello economico un familiare, molto spesso un figlio o una figlia».

«Questi dati – ha dichiarato il segretario generale Uilp, Carmelo Barbagallo – sono la conseguenza non solo dell’inflazione galoppante, ma anche e soprattutto del taglio alla rivalutazione delle pensioni. L’ennesima operazione di cassa fatta sulle spalle dei pensionati. Continuiamo a chiedere al Governo di ripensarci. Si tratta di un danno economico permanente e destinato ad aumentare con il tempo».

«Contrazione delle spese che, naturalmente, ha interessato – ha concluso il Segretario generale della Uilp Calabria, Francesco De Biase – anche la vasta platea della terza età calabrese che, come rilevato da diversi istituti di analisi statistica, sta soffrendo per i risvolti di una crisi senza fine, amplificata dalle ricadute della pandemia da Covid-19, che ha reso sempre più sottile il margine fra una vita pienamente vissuta ed un quotidiano fatto di rinunce e scelte sempre più sofferte». (rcz)

 

L’OPINIONE / Raffaele Malito: Landini populista e la sedia lasciata vuota da Draghi

di RAFFAELE MALITO – Dopo due ore concitate di riunione, Mario Draghi si è alzato e ha lasciato vuota la sedia dalla quale ascoltava le richieste dei tre leader sindacali Landini, Sbarra e Bombardieri. La rottura, clamorosa, non dichiarata,  era nei fatti. Una plastica conferma dell’impossibilità di trovare un’intesa tra governo e sindacato su questioni cruciali come le pensioni, gli ammortizzatori sociali, le tasse. Temi e problemi che impattano sul varo del Bilancio e che agganciano le riforme dalle quali dipende la grande sfida del Recovery Fund e la credibilità dell’Italia e delle sue istituzioni di governo. Perché la traduzione in opere e progetti per la crescita e l’ammodernamento dello Stato del PNRR è strettamente legata alla sessione di bilancio in corso di approvazione.

Il punto delle incompatibilità e della rottura si concentra sulla questione caldissima delle pensioni. Quando Landini prova a fare un salto in avanti, mettendo in dubbio la sostenibilità del metodo contributivo, incompatibile con il precariato, Draghi risponde piccato che il sistema contributivo non si  può e non si deve cambiare, non si può tornare al sistema contributivo: si deve, cioè, evitando gli scaloni traumatici – con quote progressive, 102- 103- 104- ritornare alla riforma Fornero.                                                                                                                                                               Ci si sarebbe aspettato che il Sindacato si facesse carico del destino del Paese e uscisse dalle miopie e dal corto respiro della propaganda populista incarnata da Salvini: era prevedibile  e si auspicava che dalla grande manifestazione  del 19 ottobre venisse una “spinta” ben oltre le motivazioni antifasciste di giornata. E  che questo cambio di fase  partisse da un leader che nell’epoca della crisi – politica e di rappresentanza- dei partiti, si è posto come colui che colma un vuoto, nella versione aggiornata  di una sorta di “pansindacalismo”, con più di una venatura populista. Duole a chi scrive, che per quaranta anni ha scritto e seguito con passione le infinite battaglie sociali del  Sindacato per la difesa del lavoro, dove c’era, e quello promesso e rivendicato, dove non c’era, rilevare, oggi, quanto  si è lontani dall’assunzione di responsabilità generali rispetto al Paese  -basterebbe solo ricordare il patto Agnelli-Lama sulla scala mobile del 1975 che contribuì a salvare l’economia e i salari- e quanto si è vicini a torsioni “culturali”  che portano a un passo da derive politiche da sempre lontane dal mondo sindacale e dalle sua scelte di lungo respiro. È il caso del leader del maggior sindacato italiano, la CGIL, scivolato sul Green pass, sui tamponi gratis pagati da pantalone e, in questi giorni, sulle pensioni.

Sulla parola d’ordine “abolizione della legge Fornero”, conquistò la segreteria: oggi si preoccupa di non farsi scavalcare dalla Lega nella difesa dei pensionandi. Alla radicalità di Salvini, risponde con la radicalità di una spirale che gli fa ignorare  la ragione di fondo dell’intervento del governo: il fallimento della quota cento, misura inutilmente costosa che non ha prodotto alcun turnover nel mondo del lavoro, uno dei mantra del Conte 1, insieme con l’abolizione della povertà con il reddito di cittadinanza. È rimasta la povertà, sono rimaste le storture del mondo del lavoro.

Le proposte delle tre Confederazioni sindacali riguardano gli 11,3 milioni di iscritti ma peccano di miopia e di occhi strabici, se si prendono in considerazione l’intero mondo del lavoro e, soprattutto, chi, dai precari ai disoccupati, alla pensione ci arriverà tardi con pochi soldi in tasca o con niente.                                                                                                                                                              La manovra sovranista diceva che era necessario rivedere il sistema pensionistico per garantire il lavoro ai giovani: via, prima, i lavoratori anziani , dentro i giovani. Il titolo di Salvini recitava: il diritto alla pensione di un 62enne  vale un posto di lavoro e mezzo  in più per un giovane.

È stata un’illusione. La Corte dei Conti  ha stimato un tasso di sostituzione del 40%, quindi meno di un assunto ogni due pensionati, con una caduta dell’occupazione  dello 0,2 per cento. Per la Banca d’Italia l’effetto è stato ancora più negativo: 0,4 per cento. Ma c’è un risvolto ancor più negativo: ci sono aziende che sfruttano gli scivoli  degli anticipi per ridurre il numero dei dipendenti o, peggio,per aggravare la mole di lavoro su chi resta.  A smentire la teoria del turnover si possono aggiungere i dati di alcuni Paesi europei: laddove il tasso di occupazione dei lavoratori anziani è più alto, l’indice dell’occupazione giovanile è più elevato. Insomma la sostituzione deve prendere in considerazione la produttività,  le competenze e altri fattori che non fanno, della staffetta, un’operazione matematica.

Adesso il Sindacato,  che quota cento  non l’avversò più di tanto, propone non un negoziato  dentro le maglie della legge Fornero ma di smontarla, rischiando, così, una fase conflittuale che lascia alla storia del passato, quel famoso Patto per l’Italia, benedetto anche da Draghi, da ricordare, forse,  solo come una  buona intenzione.

La questione è, dunque, se debba prevalere la propaganda salviniana “alla Fornero non si torna” o la saggezza e la lungimiranza di chi guarda davvero al futuro delle nuove generazioni  con progetti credibili e concreti per la crescita e nuove occasioni  di sviluppo e di lavoro.

Ed è proprio Elsa Fornero che, attraverso La Stampa, ha rivolto a Landini un appello a pensare ai giovani: “con un tasso di disoccupazione, tra i più alti d’Europa, sono costretti a cercare altrove le opportunità. Cosa ha a che fare  questa loro condizione – gli ha chiesto l’economista Fornero – con l’uscita da quota 100 e con la ripresa di un percorso di innalzamento dell’età pensionabile? Impossibile non vedervi il venir meno di un patto economico tra le generazioni“.

“Uscire da quota 100 e con qualche gradualità e  rispettando l’equità che impone di trattare meglio i più sfortunati, è possibile. Richiedere un nuovo passo indietro  – le conclusioni della Fornero –sarebbe  ancora una miope scelta di declino”.

La sedia lasciata vuota  da Draghi, davanti ai leader sindacali, è un chiaro richiamo a guardare al futuro.  (rma)

Cgil, Inps Calabria e Area Vasta a confronto sulle pensioni

Domani pomeriggio, a Catanzaro, alle 15, al Grand Hotel Paradiso, l’iniziativa pubblica di Cgil Area Vasta Catanzaro, Crotone Vibo Valentia sul tema Cambiare le pensioni adesso. La vertenza continua.

Un confronto voluto dalla CGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, guidata dal segretario generale Enzo Scalese, per fare il punto su una questione tanto attuale – proprio perché molti temono che a fronte delle nuove priorità del Governo dettate dal Covid-19 , il capitolo pensioni sia ormai chiuso – . quanto aperta, alla presenza di Roberto Ghiselli, segretario nazionale Cgil.

Il confronto sarà presieduto da Scalese, e dopo l’introduzione di Ernesta Taverniti, segretaria confederale Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, interverranno Elisa Maria Spagnolo, dirigente Inps Calabria, e il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato. (rcz)