I DANNI ECONOMICI PROVOCATI DAL COVID
AZIENDE A PICCO, IN CALABRIA -1,2 MLD PIL

I danni provocati dal Covid a livello economico e sociale sono sotto gli occhi di tutti e, mano a mano che si va avanti, emergono altre problematiche che, se non vengono risolte con tempestività, rischiano di fare terra bruciata in quelle imprese che hanno deciso di investire in Calabria.

Tali problematiche, infatti, emergono nel primo Report sulla Crisi Covid-19 dell’Osservatorio Mpi Confartigianato Imprese Calabria, che ha fotografato una situazione poco confortante per l’artigianato in Calabria: ulteriore perdita del Pil – Prodotto Interno Lordo a causa della recrudescenza dei contagi e aumento della disoccupazione.

L’Osservatorio, nato per «offrire uno strumento puntuale e sistematico per misurare, con parametri definiti, il cambiamento dello scenario economico e sociale» è sicuramente una opportunità per progettare al meglio e con più precisione le azioni da mettere in campo elementi di supporto al lavoro  delle nostre imprese. Uno strumento attraverso cui far conoscere studi e ricerche relativi a temi di interesse per le nostre imprese, in chiave territoriale che ha «l’obiettivo di facilitare il compito di Confartigianato nel rapportarci con il decisore politico, per provare anche ad indirizzare meglio le scelte da attuare per avvicinare l’azione politica alle esigenze delle imprese, e quindi aiutarci nel ruolo di rappresentanza» ha spiegato Silvano Barbalace, segretario regionale di Confartigianato Imprese Calabria.

Si stima che in Calabria una flessione della domanda di intensità analoga a quella registrata ad aprile, porterebbe fino a 746 milioni di euro in meno di consumi nel mese di novembre: per la Calabria si registrerebbe una ulteriore perdita di Pil di 390 milioni di euro nel 2020 e di 857 milioni nel 2021. Nei due anni in esame si cumula, quindi, una ulteriore minore crescita per 1,2 miliardi di euro.

Il documento mostra, per la regione Calabria, diverse evidenze su tematiche quali: l’ulteriore perdita di Pil a causa della recrudescenza dei contagi, il calo dei consumi a novembre a seguito della classificazione della Calabria zona rossa, le perdite cumulate del settore dell’estetica a seguito del blocco dell’attività, le perdite del commercio internazionale, i segni della crisi sul mercato del lavoro e sul tessuto imprenditoriale (con focus sull’artigianato), le risorse messe in campo dal bonus 110% e la platea di imprese del sistema casa, i driver della futura ripresa (green e digitale), burocrazia, credito e politiche di coesione.

Nello specifico, viene evidenziato come a novembre, in Calabria, sono a rischio 746 milioni di euro di consumi. «Gli interventi per contrastare  la recrudescenza dei contagi si riverberano su domanda e offerta, interrompono il recupero di  fiducia e aumentano l’incertezza, generando rilevanti effetti restrittivi. Si stima che in Calabria una flessione della domanda di intensità analoga a quella registrata ad aprile, porterebbe fino a 746  milioni di euro in meno di consumi nel mese di novembre». 

L’attuale chiusura dei centri estetici, in Calabria, si legge nel report «porterà ad una perdita complessiva di fatturato del settore pari a 1,8 milioni di euro  per il solo mese di novembre, che sommata agli effetti del lockdown di primavera arriva a  12,1 milioni di euro, il 55% del fatturato annuo. Questi effetti negativi si riverberano sulle 1.114 imprese del settore, in cui lavorano 1.578 addetti.  Un settore caratterizzato da un’elevata presenza femminile (94%) e da una forte vocazione artigiana  (sono artigiane l’88% delle imprese del settore)». 

Difficoltà  anche per il commercio internazionale: le vendite oltre confine dei prodotti manifatturiero made in Calabria, nei primi sei mesi del 2020 risultano in contrazione del -10,7%. Nello specifico, per i soli  prodotti realizzati nei nove settori manifatturieri a maggior concentrazione micro e piccole  imprese si calcola una dinamica meno accentuata di quella complessiva ma comunque negativa del -1,3%.

«Quanto sta accadendo oggi negli Stati Uniti – si legge nel report – a seguito delle elezioni presidenziali, impatterà sul nostro commercio estero. Ciò presenta una certa rilevanza per la nostra regione che, pur presentando un basso profilo export oriented, ha come primo mercato di riferimento proprio quello statunitense verso cui esporta manufatti per un valore di 56 milioni di euro, pari al 14,8%  del valore complessivo dell’export manifatturiero del territorio. Tra i settori maggiormente coinvolti, ne troviamo uno a forte presenza di MPI, quello dell’alimentare: che rappresenta il 31,9%  dell’export manifatturiero totale e l’89,2% dell’export dei settori di Mpi (moda, legno, mobili,  metalli, alimentari e altra manifattura comprensiva di gioielli e occhialeria)».

La crisi Covid-19 scaglia i suoi effetti sul mercato del lavoro, seppur, ad oggi, sostenuto da ammortizzatori sociali e blocco dei licenziamenti: come rileva il report, al «II trimestre 2020 in Calabria si è perso lo stesso numero di occupati della crisi del debito sovrano (2011-2013): -45 mila  occupati, pari al -8,1% (calo percentuale più elevato rilevato tra le regioni italiane). Il calo colpisce  per lo più l’occupazione indipendente (-23 mila unità, pari ad un calo percentuale del 16,0%) e gli  occupati del settore dei servizi (-43 mila unità), flessione quest’ultima che contribuisce al 95% del  calo complessivo occupazionale». 

Gli effetti negativi sul mercato del lavoro sono dovuti anche alla forte contrazione delle nuove assunzioni: a novembre 2020 le previsioni di assunzione delle imprese con dipendenti della  Calabria scendono del -25,8%, flessione più ampia rispetto a quella registrata per il Mezzogiorno del -23,5%. 

Tra i segmenti maggiormente in difficoltà, sul fronte lavorativo, c’è quello dei giovani. Nel Mezzogiorno si osserva «come al II trimestre 2020 il numero di occupati under 35 è sceso di 12,3%,  riduzione di 9,2 punti superiore rispetto al calo registrato per gli over 34 (-3,2%). Tale risultato trova spiegazione, sul nostro territorio, nel fatto che i settori più propensi  all’assunzione di giovani sono anche quelli che attualmente presentano una maggiore quota di  imprese in difficoltà (ancora lontane dai livelli di produzione pre crisi): Commercio, Industria della  carta, cartotecnica e stampa e Servizi di alloggio, ristorazione e turistici». 

Per quanto riguarda il tessuto imprenditoriale – che in Calabria conta 188 mila imprese registrate di cui il 17% (32 mila unità) artigiane e presenta un’elevata vocazione alla micro impresa con 0- 9 addetti, che rappresentano il 97,2% delle imprese del territorio che danno lavoro al 69,5% degli occupati – il report evidenzia come ad oggi, sul fronte produttivo, si nota una contrazione della voglia di fare impresa, poiché il  numero di nuove iscrizioni registrate da marzo ad ottobre 2020 segna una contrazione del 19,3%, pari a -1.252 iscrizioni registrate rispetto al numero di un anno fa. 

Per l’artigianato, al III trimestre dell’anno, nei due settori più rappresentativi in cui operano oltre il 60% delle imprese – costruzioni e servizi alle persone – si osserva un aumento del  numero di iscrizioni e un saldo positivo (dato dalla differenza tra iscrizioni e cessazioni non  d’ufficio) più consistente rispetto a quello del III trimestre 2019, in modo particolare per il  primo. 

La dinamica tendenziale del numero di imprese artigiane registrate tra luglio-settembre 2020, rispetto a quelle dello stesso trimestre dello scorso anno, nei settori più significativi con oltre 100  imprese registrate, mostra incrementi rilevanti per Attività di servizi per edifici e paesaggio (+4,6%), Lavori di costruzione specializzati (+1,8%) e Riparazione, manutenzione ed  installazione di macchine ed apparecchiature (+1,5%); e flessioni più intense per Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (-2,1%), Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-2,1%) e Commercio al dettaglio (-2,3%).  Nel fare valutazioni di merito, che riguardano l’artigianato, «va tenuto conto – si legge nel report – che questo comparto è quello che più degli altri ha subìto, causa due passate recessioni, una selezione d’impresa più  pesante: al III trimestre 2020 difatti si contano oltre 5 mila imprese artigiane in meno rispetto al III trimestre 2009, conseguenza di una maggior perdita di imprese dell’Edilizia, dell’Autoriparazione,  della Fabbricazione di prodotti in metallo, della Lavorazione del legno e dell’Autotrasporto». 

«La pandemia lascia molte incertezze sulle previsioni future – ha affermato Barbalace – lo vediamo anche in merito ai dati della ripresa dei fatturati delle aziende inizialmente prevista per il 2021: per la Calabria si parla addirittura nel 2023. La prima considerazione da fare è quella sui dati: il 97,2% delle imprese calabresi sono di piccole dimensioni e una su 5 è artigiana, dati da dover tenere in considerazione quando si mettono in campo le azioni a sostegno delle imprese».

«Sono imprese – ha aggiunto – che stanno resistendo alla crisi stringendo la cinghia: quando chiude un’impresa artigiana chiude una storia, un bagaglio di conoscenze e di valori che per noi sono importanti. E questo che dobbiamo evitare».

«Cosa fare, quindi? Intervenire per consentire alle imprese di muoversi in un contesto favorevole, e tra gli aspetti critici – come emerge dal report – c’è sicuramente la burocrazia».

«Tra gli elementi messi in evidenza dalla pandemia – ha proseguito Barbalace – ci sono proprio i limiti di mancanza di efficienza da parte della Pubblica amministrazione, e la digitalizzazione che scarseggia nei nostri comuni (parliamo del 66%). Il dato molto preoccupante è quello relativo al calo del numero degli occupati, ed in particolare quello relativo ai giovani inattivi che è in costante aumento. Su questo, qualche giorno fa abbiamo avuto un webinar con l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Fausto Orsomarso, che annunciava un intervento per le Politiche attive da cento milioni: proprio su questo faremo le nostre proposte sulla base guardando proprio alla riduzione delle imprese artigiane e all’inattività di tanti giovani nella nostra regione».

Gli elementi positivi che emergono dal report sono «la spiccata propensione delle nostre imprese verso la sostenibilità e, soprattutto, la consapevolezza dell’importanza della digitalizzazione che oggi non è più semplicemente una opportunità, ma una necessità».

«Le nostre imprese – ha detto ancora Barbalace – sfruttano un fondo regionale per artigiani per gli investimenti innovazione tecnologica, un fondo che sta subendo una serie di ritardi dal punto di vista burocratico. E questa è proprio una criticità da risolvere per creare contesti favorevoli in cui far operare le imprese e renderle competitive».

Il presidente di Confartigianato Impresa Calabria, Roberto Matragrano, nel chiudere i lavori, ha messo in rilievo l’importanza della formazione ed in particolare dell’apprendistato.

«L’artigianato – ha concluso – è uno dei settori su cui poggia la nostra economia regionale ed è capace di creare forza lavoro che viene richiesta più fuori regione che nel territorio. La politica deve sapere che l’artigianato è all’avanguardia, una realtà da tenere in considerazione proprio per incentivare l’occupazione giovanile». (rrm)