Credibilità e fiducia: Provenzano, figlio del Sud
lancia la sfida per far rinascere il Mezzogiorno

di SANTO STRATI – Credibilità e fiducia sono i due elementi che contraddistinguono il Piano per il Sud presentato a Gioia Tauro dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte insieme con il ministro per il Sud Peppe Provenzano e il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina. La credibilità riguarda la serietà del documento programmatico (87 pagine), la fiducia è quella che occorre dare sia a Conte (che ci ha messo la faccia ed è venuto appositamente a Gioia Tauro) che al ministro Provenzano, entrambi figli di quel Sud che produce tanta ricchezza intellettuale e, purtroppo, la esporta senza contraccambio. Conte ha ribadito l’impegno della riserva del 34% di tutti gli investimenti a favore del Mezzogiorno «anche quando avremo finito il nostro mandato, dovranno cambiare la legge quelli che verranno dopo» e ha voluto marcare il fatto che per la prima volta si tratta di un impegno decennale che servirà a far germogliare le idee necessarie a scuotere il Meridione. Sia il presidente Conte che il ministro Provenzano hanno parlato al cuore del Sud, con convinto ottimismo e senza finalità di natura elettorale: il voto in Calabria è passato, non c’è bisogno di mostrare di essere più bravi degli altri, soprattuto a promettere. Ma questa volta, la sensazione è che non si tratti di promesse ma specifiche azioni con reale efficacia, che tengono conto che non c’è più tempo da perdere. Conte ha capito che il Mediterraneo è il vero motore della crescita e il Mezzogiorno, per la sua posizione geografica, è assolutamente idoneo a guidare la ripartenza. Il porto di Gioia Tauro ne è l’esempio più importante: in crescita e con grandi prospettive di sviluppo, per riaffermare la sua centralità nel Mediterraneo e la capacità di attrarre le mega navi container che hanno bisogno di profondità che a Gioia non mancano. E poi c’è la Zes, con le sue contraddizioni alimentate dall’Agenzia delle Entrate che ha tentato di smontare l’entusiasmo degli operatori della logistica, escludendoli dai benefici: «provvederemo a sistemare ogni stortura – ha replicato Provenzano a un giornalista – perché la Zes è parte importante di questo Piano». Una nuova politica territoriale per il rilancio delle periferie e delle zone costrette a una ingiusta marginalità, la rigenerazione dei contesti urbani con grande spazio alla cultura, motore della promozione dell’Italia nel mondo. Per fare tutto ciò serviranno professionalità e una task force in grado di soffocare qualsiasi accenno di burocrazia: la snellezza dovrà essere l’elemento distintivo di questo impegno. Senza ritardi , senza rinvii, con una politica decisionista che dia energia e vigore alle iniziative.

Perché dare fiducia, dopo i tantissimi proclami che dal 1970 ad oggi questa terra ha dovuto ascoltare speranzosa e persino intimidita dai vari personaggi politici che via via si succedevano? Semplice, perché, per la prima volta concorrono due cose che lasciano intravvedere elementi di concretezza: prima di tutto, il Piano per il Sud non è una nuova legge, ma il programma di attuazione di leggi già esistenti (a partire da quella Finanziaria) e poi, cosa non meno rilevante, i soldi ci sono, sono disponibili, bisogna solo spenderli. 100 miliardi in dieci anni, cui aggiungere altri 23, tra risorse comunitarie e interventi statali. Una ventata di novità, inaspettata, per certi versi, frutto di un lungo concertare durato quattro mesi tra Provenzano, Conte e una marea di consulenti, esperti e consiglieri giuridici.

Siamo, forse, davvero a una svolta per il Mezzogiorno e, a maggior ragione, per la Calabria. Occorre riconoscere al premier Conte che ha sempre sostenuto che se non riparte il Sud non riparte l’Italia. Conte ha sottolineato ai ragazzi dell’Istituto Severi di Gioia Tauro, che sono rimasti ad ascoltare per oltre tre ore, attenti e per niente annoiati, che occorre mantenere vivo l’orgoglio delle proprie origini. Lui viene da un paesello di 300 anime, in provincia di Foggia: è andato via, come tantissimi altri, ma non dimentica il profumo della sua terra, mantiene vivo il senso di appartenenza che è quello che ha suggerito ai ragazzi di Gioia di mantenere, come ha indicato l’importanza della cultura e dell’impegno: il futuro dei giovani è nelle loro mani, i politici – ma questo lo diciamo noi – si devono solo impegnare a non rubarglielo. E parte di questo futuro sta scritto in queste 87 pagine che non racchiudono poteri magici, ma offrono indicazioni di sviluppo e insieme di crescita sociale ed economica per tutte le popolazioni del Meridione. A cominciare dall’alta capacità ferroviaria che permetterà – ha detto il presidente Conte – di fare il tragitto Roma-Reggio in 4 ore.

A proposito del Piano, non si tratta di una legge, ha fatto presente il ministro Provenzano, quindi non ci sono tempi tecnici di approvazione, modifica, promulgazione: è un piano operativo, di attuazione, che spiega come utilizzare le risorse e come pianificare gli interventi. «C’è bisogno – ha detto Provenzano – di recuperare credibilità e fiducia nelle politiche di sviluppo e coesione. La credibilità che deriva dalla capacità di realizzare gli interventi programmati e di produrre cambiamenti tangibili e miglioramenti nella vita dei cittadini. La fiducia nella costruzione di un Sud che, nel prossimo decennio diventi la grande opportunità per un Paese che vuole ritrovare ruolo e collocazione internazionale. Il Piano Sud 2030 prova a fare tutto questo, individuando le risorse da attivare e le missioni da perseguire, i bisogni da affrontare e le opportunità da cogliere, le prime azioni con cui intervenire e i risultati da raggiungere, le procedure da migliorare e i processi da monitorare, gli strumenti da utilizzare e i soggetti da coinvolgere».

È un piano che copre un decennio dal 2020 al 2030. A breve termine l’obiettivo, nel triennio 2020-2022, è «la massimizzazione dell’impatto delle misure previste nella Legge di Bilancio 2020, che consenta di incrementare gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno, agendo sul riequilibrio della spesa ordinaria e l’accelerazione della spesa aggiuntiva, sia in termini di competenza che di cassa. Tale obiettivo si può conseguire mediante: il riequilibrio delle risorse ordinarie, con l’effettiva applicazione della clausola del 34%; il recupero della capacità di spesa della politica nazionale di coesione (FSC); il miglioramento dell’attuazione della programmazione dei Fondi Strutturali e di Investimento europei (SIE)».

Parte integrante del Piano – ha detto il ministro per il Sud – «sarà l’attività di nuova programmazione per il periodo 2021-27, delle risorse della politica di coesione nazionale ed europea. L’ammontare complessivo di risorse aggiuntive per il Sud è notevole, circa 123 miliardi di euro». La destinazione di maggiori risorse per investimenti al Sud, però, «rappresenterebbe un’operazione debole e inefficace se non fosse accompagnata dall’indicazione di una strategia – un’idea di Sud al 2030 –  chiara e riconoscibile per i cittadini».

La Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza – ha spiegato Provenzano – individua cinque “missioni” nazionali della coesione, in vista della chiusura del negoziato dell’Accordo di Partenariato sul post 2020, oltre che della riprogrammazione del FSC. Le “missioni” sono state ulteriormente definite dal Piano Sud 2030, anche in aderenza con l’Agenda ONU 2030, e sono così articolate:

1) Un Sud rivolto ai giovani: investire su tutta la filiera dell’istruzione, a partire dalla lotta alla povertà educativa minorile, per rafforzare il capitale umano, ridurre le disuguaglianze e riattivare la mobilità sociale.

  • Scuole aperte tutto il giorno
  • Contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica
  • Riduzione dei divari territoriali nelle competenze
  • Potenziamento dell’edilizia scolastica
  • Estensione No Tax area (senza penalizzare le Università)
  • Attrazione dei ricercatori al Sud

2) Un Sud connesso e inclusivo: infittire e ammodernare le infrastrutture, materiali e sociali, come fattore di connessione e di inclusione sociale, per spezzare l’isolamento di alcune aree del Mezzogiorno e l’isolamento dei cittadini in condizioni di bisogno.

  • Un Piano Sud del MIT di oltre 33 miliardi
  • Emergenza viabilità secondaria
  • Il Fondo infrastrutture sociali per comuni medi e piccoli
  • Nuovi nidi al Sud
  • Inclusione abitativa per cittadini e lavoratori svantaggiati
  • “Case della salute” per l’assistenza integrata
  • Rinnovo della dotazione tecnologica sanitaria

3) Un Sud per la svolta ecologica: rafforzare gli impegni del Green Deal al Sud e nelle aree interne, per realizzare alcuni obiettivi specifici dell’Agenda ONU 2030 e mitigare i rischi connessi ai cambiamenti climatici.

  • Un “reddito energetico” per le famiglie
  • Una sperimentazione di economia circolare
  • Potenziamento del trasporto sostenibile
  • Contratti di filiera e di distretto nel settore agroalimentare
  • Gestione forestale sostenibile

4) Un Sud frontiera dell’innovazione: supportare il trasferimento tecnologico e il rafforzamento delle reti tra ricerca e impresa, nell’ambito di una nuova strategia di politica industriale.

  • Credito d’imposta in ricerca e sviluppo al Sud
  • Rafforzamento degli ITS al Sud
  • Potenziamento del “Fondo dei Fondi”
  • Space Economy Sud
  • Startup tecnologiche al Sud

5) Un Sud aperto al mondo nel Mediterraneo: rafforzare la vocazione internazionale dell’economia e della società meridionale e adottare l’opzione strategica mediterranea, anche mediante il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali (ZES) e i programmi di cooperazione allo sviluppo.

  • Rafforzamento delle Zone Economiche Speciali (ZES)
  • Piano Export Sud
  • Sostegno al sistema portuale
  • La Difesa per un Sud frontiera e ponte del Mediterraneo

«A finanziare queste prime azioni – ha fatto presente Provenzano – concorreranno le risorse ordinarie in conto capitale derivanti dall’applicazione della clausola del 34%, i Piani Sviluppo e Coesione, riprogrammati ai sensi dell’art. 44 del decreto-legge n. 34 del 2019, come modificato dalla Legge di Bilancio 2020, che potranno finanziare ulteriori azioni coerenti, sulla base dell’avanzamento dei progetti e della loro cantierabilità. Infine, alcune azioni potranno beneficiare delle risorse provenienti dalla rimodulazione dei Programmi operativi nazionali e regionali».

Il ministro per il Sud, chiudendo, ha voluto citare Leonardo Sciascia, siciliano come lui: «il nostro peccato più grande è non credere che le idee possano cambiare le cose». I figli del Sud Conte e Provenzano (ma anche la Azzolina è meridionale, è nata in Sicilia) hanno mostrato di crederci. Lo scopriremo nei prossimi mesi. (s)

N.B. Il Piano per il Sud merita un’attenta lettura da parte di chi ha a cuore la crescita e lo sviluppo di questa terra. Chi avesse voglia di studiarselo, lo può scaricare integralmente da qui