PIANTE CURATIVE, UNA GRANDE RICCHEZZA
SERVE UNA FILIERA BIOLOGICA CALABRESE

di FRANCO BARTUCCI – La Calabria possiede una biodiversità di piante officinali tra le più varie del Mediterraneo, di cui si stima circa 3000 ettari, anche se è enormemente superiore, se si includono oltre cedro e bergamotto, tutte quelle piante medicinali che non sono utilizzate come tali, e i circa 1200 ettari di liquirizia, di cui 200 coltivati, ed altri ettari, non stimati, ricoperti da piante officinali spontanee. Di questa importante biodiversità, che cresce in tutto il territorio calabrese montano, collinare e di pianura, è di sicuro importante – se non fondamentale – che la Regione Calabria si impegni a realizzare una filiera di produzione di qualità, che punti a massimizzare le caratteristiche nutrizionali e non delle specie spontanee mangerecce tipiche del patrimonio delle piante officinali calabresi. L’agrumicoltura calabrese, sostenuta da un territorio particolarmente vocato, avrebbe bisogno di un impianto legislativo di supporto per realizzare un costante dialogo diretto con gli enti di ricerca, i quali debbono affiancare le aziende attraverso il trasferimento tecnologico. Resta poi il dovere di creare e valorizzare  le eccellenze calabresi della produzione agrumicola, facendo in modo di avere  riscontri positivi anche presso realtà industriali a respiro europeo in settori diversi da quello alimentare, ma di grande interesse come quello salutistico.

A suggerire questa idea innovativa, lo studio dei ricercatori Filomena ConfortiGiancarlo Statti dell’Università della Calabria che, in seno al progetto europeo di tipo Erasmus+ KA2 Management of Diabetics Diseade Using Hypoglycemia Foods and Plant Extracts, che vede coinvolte anche la Banat’s University of Agricultural Sciences and Veterinary Medicine “King Michael I of Romania” di Timisoara (Romania), e il Department of Pharmacodynamics and Biopharmacy dell’University of Szeged (Ungheria), hanno contribuito alla pubblicazione di un libro dove sono evidenziate le proprietà salutistiche di molte specie alimentari, e officinali più in generale, di Calabria, che possono curare il diabete di tipo 2, che è chiamato anche diabete mellito non insulino-dipendente o diabete dell’adulto, ed è una malattia metabolica, caratterizzata da glicemia alta in un contesto di insulino-resistenza e insulino-deficienza relativa.

Oltre, infatti, ad essere particolarmente apprezzati per le proprietà organolettiche, cipolla, aglio, fichi e olio di oliva, ma anche agrumi e piante alimurgiche hanno avuto un’importante validazione scientifica delle loro proprietà salutistiche, legate alla particolare composizione di succhi ed estratti particolarmente ricchi di phytochemicals in grado di svolgere significative attività biologiche. Nello specifico, si tratta di piante edibili spontanee dalla cui radice si ottiene l’insulina, un fructo-oligo-saccaride che, oltre ad essere un apprezzato prebiotico, ha proprietà ipoglicemiche. Molti, recenti studi hanno evidenziato come l’introduzione di fibre nell’alimentazione serva ad aumentare la sazietà, migliorare la motilità intestinale e controllare i parametri metabolici (glicemia e colesterolo). In particolare, l’insulina consente di miglioramento la resistenza insulinica permettendo la riduzione dell’insulina e il raggiungimento dell’omeostasi glucidica. Similmente anche Sonchus oleraceus L. e Picris hieracioides L., che vengono raccolte e consumate in alternativa al Cichorium Intybus L. presentano proprietà salutistiche similari.

Anche l’estratto degli asparagi (Asparagus officinalis L.) controlla la glicemia, migliorando la secrezione di insulina e la funzione delle cellule beta, così come molto interessante è anche l’attività del nopal, il succo ottenuto dalle giovani pale di fico d’india (Opuntia ficus indica), sulla glicemia postprandiale, e più in generale sui fattori di rischio della sindrome metabolica.

Un patrimonio, dunque, quello delle piante officinali calabresi, che può trovare riscontro positivo anche nelle realtà industriali a respiro europeo, in settori diversi da quello alimentare, ma di grande interesse come quello salutistico, specie se sostenuta da un territorio particolarmente vocato (come il nostro), da un impianto legislativo di supporto e da un dialogo diretto con gli enti di ricerca che, per la loro terza missione, affiancano le aziende attraverso il trasferimento tecnologico. (fba)