L’OPINIONE / Pino Masciari: «Carceri, un circuito malato»

di PINO MASCIARI – Le carceri non sono più luoghi di detenzione, sono vere e proprie università del crimine. E questo si sa da tempo. È sempre stato così. Sono il luogo dove la criminalità organizzata provvede a premiare i suoi affiliati, anche conferendo “doti” nuove.

La realtà che è emersa nel carcere di Catanzaro, dove pare circolare di tutto (droga, telefoni cellulari, smartphone utili per videochiamate ecc.), non mi stupisce e di fatto non è una novità. Lo stesso tipo di “sorprese” sono emerse neanche dieci giorni fa nel carcere di Corigliano Rossano (Cs), dove sono stati trovati circa centotrenta cellulari e ancora, qualche mese fa, nel carcere di Vibo Valentia, nella sezione di alta sicurezza, dove ne vennero ritrovati circa dieci.

E chissà cosa verrebbe fuori se allo stesso tipo di indagine fossero sottoposti tutti i penitenziari e, mi verrebbe da dire, tutti i posti dove si esercita potere, dalle pubbliche amministrazioni a finire ai palazzi di giustizia! C’è poco da scandalizzarsi. Questa è solo l’ennesima conferma di quel sistema generale colluso e connesso con la “cosa unica” dal quale nessun settore, pubblico e privato, può dirsi indenne. Un sistema parassita che attecchisce ovunque trovi il terreno fertile di chi si presta ad essere strumentalizzato, per profitto personale o anche solo per paura.

Un circuito malato che fa crescere sempre più rigogliosa quella gramigna che è la criminalità organizzata. A subire sempre rimangono solo gli onesti, soffocati e strozzati da questo sistema criminale, ormai divenuto cronico e per il quale ancora non si scorge la fine. (pm)

Pino Masciari solidale con il sindaco di Botricello dopo l’intimidazione

di PINO MASCIARI – Esprimo tutta la mia solidarietà al sindaco del Comune di Botricello (Cz), Simone Puccio, per le gravi intimidazioni ricevute e per aver scelto, insieme al Direttore dell’Ufficio Tecnico, Salvatore Aiello, di contrastarle attraverso la denuncia.

L’atto stesso di ricevere un’intimidazione è un gesto distruttivo della libertà personale e lavorativa. La minaccia è un atto vile, tipico della cultura mafiosa a cui non possiamo, non vogliamo e abbiamo il dovere di non soccombere e la denuncia è l’unica arma per porre fine a questa spirale di violenza soffocante.

Contro la protervia della criminalità organizzata la risposta efficace è solo una: opporsi fermamente dicendo No alla logica della sopraffazione. Questa è l’unica strada per sgretolare progressivamente il potere della ‘Ndrangheta, costruito sull’arroganza di tenere sotto scacco tutti con la logica della paura. Un’arroganza alla quale non si può cedere e che va combattuta con gesti concreti come quello dell’Amministrazione comunale di Botricello.

La magistratura sta lavorando alacremente, ma ciò che manca ancora è una risposta collettiva, forte e decisa. Servono le denunce degli amministratori, degli imprenditori, dei commercianti: non parole generiche, ma fatti circostanziati. Questa è l’unica via per non permettere alle mafie di guadagnare ancora di più il governo del territorio. È urgente e necessario uscire dall’ambiguità e rompere il silenzio, in modo corale. (pm)

Pino Masciari: «La Calabria è devastata dalla ‘Ndrangheta»

di PINO MASCIARI – L’immobilismo del sistema politico, istituzionale, sociale, l’apparente calma nella quale viviamo alimenta l’idea che l’illegalità è inevitabile. La cronaca degli ultimi giorni si è macchiata di un omicidio, a Cetraro (CS), ma precedentemente non sono mancati atti violenti e intimidatori ai danni di amministratori, giornalisti, imprenditori, commercianti, nelle province di Catanzaro, di Vibo Valentia, di Crotone, di Reggio Calabria… la Calabria tutta è devastata dalla ‘ndrangheta! Tanti subiscono nel silenzio. Nessuno può dirsi indenne. La musica è sempre la stessa, non cambia: tutti nella morsa della paura!

Si fanno ipotesi su probabili regolamenti di conti, nuove guerre di ’ndrangheta. Ma non è possibile che serva lo spargimento di sangue, il fatto eclatante, per farci accorgere di essere costantemente soffocati e costretti ad una vita senza libertà. L’escalation della criminalità organizzata sembra direttamente proporzionale alle numerose operazioni di polizia. Si tenta di decapitarla ma anziché regredire continua a crescere e affermare il suo potere e non perde occasione per rimarcarlo.

Per arrestare questa continua ascesa è urgente un cambio di rotta, anche da parte dell’associazionismo: la memoria degli eroi non serve se non si sostiene chi continua ogni giorno a combattere per la difesa dei diritti di tutti. La superficialità, l’indifferenza e il silenzio abituano alla presenza delle mafie, rendono complici del sistema illegale, alimentano l’idea di dover convivere con questo mostro. La normalità deve essere riconoscere i fenomeni mafiosi e opporvisi, con azioni concrete, con la denuncia, che è l’unica arma efficace per sconfiggere la criminalità organizzata. (pm)

L’OPINIONE / Pino Masciari: La forza della denuncia

di PINO MASCIARI – Le operazioni da parte della DDA di Catanzaro e di Reggio Calabria si stanno susseguendo senza sosta. Il lavoro dei magistrati e delle forze dell’ordine sta portando risultati straordinari. Dalle indagini emerge chiaramente che non c’è un singolo settore dell’attività imprenditoriale, della pubblica amministrazione, dell’amministrazione degli enti locali, che non risulti pervaso dalla ‘ndrangheta, dalle sue logiche di potere esercitate ovunque attraverso la pressante presenza dei suoi affiliati.

Con un simile fotogramma della società è assai poco credibile pensare che vi siano imprenditori che non abbiano ricevuto pressione da parte della criminalità o che siano riusciti a sottrarsi ad essa senza gravi conseguenze. Per questo motivo mi sento di invitare tutti gli imprenditori a fare un passo avanti e denunciare.

È necessario rompere il muro del silenzio dietro il quale la ‘ndrangheta continua a prosperare. Un’azione compatta da parte di tutti significherebbe non solo dare un segnale forte e credibile di opposizione concreta alla ‘ndrangheta, ma anche maggiore sicurezza e tutela per ognuno. Denunciare sempre, in modo corale, è l’arma con la quale si può indebolire il loro potere intimidatorio, si rende sempre più incisiva ed efficace l’azione della magistratura e si restituisce forza e sicurezza agli onesti. (rcz)

L’OPINIONE / Pino Masciari: La strategia della ‘ndrangheta

di PINO MASCIARI – Di ‘ndrangheta, nonostante il clamore delle operazioni condotte da magistrati e forze dell’ordine, si continua a parlare troppo poco. Come troppo poco si ricorda che il fenomeno ndranghetisco è tutt’altro che lontano dallo spargimento di sangue innocente. Sono tante le stragi compiute ai danni di vittime innocenti che nulla avevano a che fare con sanguinari regolamenti di conti nei quali si sono inconsapevolmente trovate in mezzo. È bene non dimenticare che la ‘ndrangheta è pure questa, che ha affermato il suo dominio anche terrorizzando attraverso una violenza cieca e inaudita.

Si deve conoscere, si deve cambiare il modo di osservare la ‘ndrangheta, per evitare che diventi normale ciò che invece è mostruoso. Il modo di agire della ‘ndrangheta è volutamente spesso invisibile. Sembra “non dare fastidio”, sembra non essere un problema, mentre nel silenzio si infiltra e soffoca, avvelenandoli, il lavoro imprenditoriale, la politica, l’economia.

È necessario imparare a riconoscerne i segni in ogni settore della vita sociale. La ‘ndrangheta impoverisce tutti per arricchire solo sé stessa, alimentando il suo sistema criminale con dinamiche sempre più raffinate, duttili al cambiamento della società e sempre tendenzialmente invisibili. Nessuno può sentirsi al sicuro quando un mostro, come un sistema criminale quale è la ’ndrangheta, minaccia la libertà di vivere, lavorare e crescere serenamente di ciascuno. (pm)

L’OPINIONE / Pino Masciari: Restituiamo la Calabria agli onesti

di PINO MASCIARI – L’allarme lanciato dal direttore dell’anticrimine della Polizia di Stato, Francesco Messina, dopo l’ultima operazione compiuta ai danni delle cosche del vibonese, è sconfortante per diversi motivi. Dal quadro che emerge è chiaro che nessun imprenditore è libero dalle vessazioni del racket.

“La consistente attività estorsiva” insieme alle facilitazione che le cosche trovano nell’attiva e consapevole collaborazione di pubblici funzionari, è un cancro che esisteva già ai tempi delle mie denunce, con le quali ho permesso di portare alla luce proprio questo sistema, allora per lo più sconosciuto. Ma se a distanza di trent’anni non solo il meccanismo e i protagonisti sono rimasti immutati, ma nessuno denuncia, è chiaro che qualcosa non funziona.

Non funziona perché c’è la coscienza dormiente di chi piuttosto che ribellarsi subisce in silenzio, è connivente ad un sistema o addirittura lo nega. Non funziona perché la modalità di riappropriazione del territorio ad opera dello Stato, se basata sulla sola azione dei magistrati e forze dell’ordine, diventa una goccia in mezzo al mare. Per guadagnare davvero terreno serve un moto di ribellione da parte di tutti: denunciare non può essere l’evento straordinario, deve essere la normalità!

Allora sì non sarebbe più necessario che il singolo imprenditore che si oppone alla ‘ndrangheta debba essere “deportato” in località protetta, perché se tutti denunciassero la Calabria diventerebbe inospitale non per gli onesti, ma per i criminali. (pm)

L’OPINIONE / Michele Conia: Lo Stato dimentica, la ‘ndrangheta no. Ripristinate la scorta a Masciari

di MICHELE CONIA – Vogliamo capire meglio. Vogliamo capire di più. Vogliamo capire perché lo Stato decide di abbandonare uno dei suoi figli. A maggior ragione se questo figlio ha deciso da che parte stare, quando con coraggio ha rivendicato la sua appartenenza allo Stato denunciando pezzi importanti della mafia calabrese.

Non riusciamo a comprendere, dunque, come Pino Masciari sia ormai da considerare così inutile da essere abbandonato dalle Istituzioni che lui stesso ha fortemente difeso.

“Il più grande testimone di giustizia italiano”: così lo definì il procuratore generale Pierluigi Vigna.

Un testimone di giustizia che prima però è stato un uomo, un imprenditore che ha avuto il coraggio della denuncia. Che non ha arretrato e che non solo ha reso possibile l’affermazione delle regole dello Stato, ma ha dato a tutti noi il senso di una speranza che sembrava vacillare e la forza e la coscienza degli uomini liberi.

Vogliamo capire perché, dopo 25 anni di deportazione e di incertezza del domani, a questo uomo e alla sua famiglia viene revocata, dallo Stato che lui stesso ha difeso, la scorta che in questi anni lo ha giustamente protetto.

Perché, in qualche stanza di uno Stato sempre più lontano, si decide di mettere a rischio l’incolumità di Pino Masciari e della sua famiglia.

Da persone libere riteniamo doveroso esprimere la nostra totale indignazione e con forza, in ogni luogo dove il dibattito democratico sia possibile, portare la nostra protesta più forte.

Non si può svilire in questo modo una battaglia combattuta da servitori dello Stato e da cittadini onesti che non hanno indietreggiato e che sono stati assassinati.

Non vogliamo che succeda ancora. Non vogliamo che succeda a Pino Masciari e alla sua famiglia. Perché se lo Stato dimentica, la ‘ndrangheta conserva il ricordo per sempre.

Chiederemo, anche nelle sedi istituzionali, al Ministero dell’Interno, di rivalutare con urgenza e revocare tale provvedimento. Ci faremo carico di chiedere agli altri comuni calabresi di fare altrettanto.

Perché ognuno di noi, oggi, si sente meno libero e più indifeso. (mc)

[Michele Conia è sindaco di Cinquefrondi]

L’OPINIONE / Pino Masciari: Le istituzioni siano esempio di responsabilità

di PINO MASCIARI  – Ho imparato dall’esperienza maturata durante la mia vita che oltre ogni colore politico c’è un valore che fa funzionare bene le cose in ogni settore: è il senso di responsabilità, svolgere il proprio lavoro e il proprio ruolo con coscienza. Il senso di responsabilità è stato alla base della mia scelta di dire no alla ‘ndrangheta e alle sue vessazioni, esercitate anche attraverso il mondo politico-istituzionale.

Il mio è stato senso di responsabilità nei confronti dello Stato, del territorio in cui vivevo, della mia famiglia, dei miei figli, di me stesso. Volevo un presente e un futuro diversi, dove poter lavorare per la mia famiglia legalmente e serenamente. Ho espresso la mia responsabilità facendomi carico dell’onere di denunciare. Perché essere responsabili vuol dire questo: compiere la scelta giusta, secondo quanto stabilito dalla legge e dalla propria coscienza. Dovrebbe essere un sentire comune, un sentire condiviso, eppure ancora oggi a distanza di trent’anni la mia scelta porta i segni della straordinarietà.

È ancora diffusa la logica della convenienza, del clientelismo, dei percorsi facili, del far passare per normale la disonestà anziché l’onesta. Finché la mia storia non sarà la normalità, finché si continuerà ad agire per il proprio esclusivo interesse e non per il bene di tutti, ci potranno essere governi di destra e di sinistra, ma l’illegalità continuerà a crescere e prosperare, inquinando ogni angolo delle istituzioni. Per raggiungere un cambiamento radicale le istituzione devono essere responsabili nei confronti dei cittadini, devono dare l’esempio, devono agire per far diventare normale ciò che oggi è eccezionale!

Quel concentrato di valori come la giustizia, la legalità, la trasparenza, di cui tanto avremmo bisogno, deve arrivare fattivamente dal mondo istituzionale! Basta con le parole vuote e prive di significato, abbiamo bisogno di esempi concreti! (pm)

“Io ci sono”, il video ispirato al testimone di giustizia calabrese Pino Masciari

Domani, a Torino, alle 18.00, presso la Sala Rondolino del Cinema Massimo, la proiezione del video Io ci sono scritto e diretto da Monica d’Alessandro.

Interpretato da Alessandro Haber, il video è stato ispirato dalla personale esperienza di Pino Masciari, un imprenditore calabrese divenuto testimone di giustizia che, da molti anni, ha avuto il coraggio di denunciare decine di ‘ndranghetisti delle quattro province, tra cui esponenti politici e magistrati.

«Ritenendo di rilevante importanza – si legge nel comunicato stampa –  l’esperienza di Masciari nella lotta alla criminalità organizzata nel nostro paese, il video è stato realizzato dall’artista per divulgare la condizione del testimone di giustizia, con lo stesso linguaggio da essa utilizzato con le opere precedenti».

Promosso da Artegiovane, con il patrocinio di Film Commission Torino PiemonteRoma- Lazio Film Commission,dell’Associazione Legalità Organizzata, Benvenuti in Italia, dell’Associazione Museo Nazionale del CinemaIo ci sono è una è una personale lettura di un tema scottante, di carattere sociale, che non abbandona mai le cronache dei giornali e le aule dei tribunali: il testimone di giustizia.

In particolare, il video è incentrato sulla figura di Pino Masciari, le cui vicende giudiziarie, dipese dalla ’ndrangheta, hanno portato, oltre alla messa a rischio della propria vita e dei propri familiari, a condizioni di disagio e a una forma di esilio permanente.

Ricordiamo che le denunce di Masciari, a partire dal 1994, hanno consentito l’incriminazione e la condanna di decine di ‘ndraghetisti, tra cui rappresentanti dello Stato e delle Istituzioni, costringendo l’imprenditore calabrese e la sua famiglia a un programma speciale di protezione, che non sempre è risultato all’altezza della pericolosità del caso. Il racconto dell’intera vicenda si trova nel libro autobiografico, scritto a quattro mani con la moglie Marisa,Organizzare il Coraggio. La nostra vita contro la ‘ndrangheta (Add editore, Torino 2010).

Il video, tuttavia, non vuole dare solo voce a un testimone di giustizia, al suo atto di coraggio, di reazione all’illegalità e al degrado del nostro paese. Certamente, è un opera di impegno civile, ma non si limita al messaggio, pur importante, di denuncia sociale. Piuttosto, lavora sul significato della testimonianza, sul valore della parola, perché testimoniare, si sa, è alzare la mano in prima persona e impegnarsi a dire la verità.

Perciò, è una sorta di manifesto programmatico di critica del presente, dove è in gioco l’intera condizione umana. La luce verdastra e artificiale dei monitor è la patina che riveste ogni parola, gesto comportamento, che svuota di senso anche una vicenda drammatica come quella di Pino Masciari, dissolvendola in una dimensione quasi spettrale. Nel video le parole del testimone di giustizia si confondono con quelle pirandelliane del Fu Mattia Pascal, così come la presenza dello stesso Masciari, si sovrappone a quella del noto attore Alessandro Haber, nel tentativo di salvaguardare, attraverso l’azione liberatrice della parola recitata, il pathos di un’esperienza che ci fa riflettere, non solo sulla giustizia, ma sul destino dell’identità di ognuno di noi.

Presentano Stefano Boni, del Museo Nazionale del Cinema, e i critici Olga GambariPaolo Manera. A seguire, un dibattito in cui interverranno, oltre l’artista, PinoMarisa MasciariRoberto CataniGian Luca Favetto, e Luigi Roccati. Modera Alvise Chevallard, presidente Associazione Artegiovane. (rrm)