Domani, alle 17, al Polo Museale di Soriano Calabro s’inaugura la nuova sezione espositiva I tesori della Santa Casa, curato dal prof. Mario Panarello, presidente onorario del Polo Museale in collaborazione con la direttrice Mariangela Preta, in cui sono raccolte le testimonianze artistiche più rilevanti proventi dall’antico complesso religioso domenicano distrutto dal terremoto del 1783 e ad oggi superstiti.
Ciò è stato possibile grazie alla nuova convenzione firmata dalla direttrice Mariangela Preta con l’Ordine dei Padri Domenicani e il Comune di Soriano Calabro.
L’esposizione sarà suddivisa, fondamentalmente, in tre sezioni articolate in dipinti, tessuti e argenti, contenendo anche alcune originali testimonianze di arte decorativa e artigianale. Fra i dipinti esposti si segnalano i due grandi ovali con i pontefici domenicani riferibili ai primi del XVIII secolo ed attribuibili all’ambito di Luca Giordano, in cui si colloca anche la Maddalena in estasi.
Fra le testimonianze legate alla raffigurazione della sacra effigie di San Domenico, la sezione museale accoglie l’originale stampa su seta applicata su tavola, riproduzione dell’immagine acheropita dell’incisore attivo a Napoli Nicolas Perrey.
La sezione dei tessuti, nella quale trovano collocazione anche alcune opere di argenteria, sono resi fruibili paramenti liturgici e preziose cortine ricamate destinate a ricoprire la tela miracolosa del Santo di Guzman. Si annoverano tessuti databili fra Cinque e Settecento in damasco, broccatello, laminato, taffetas ed altri generi, con fili in oro e argento di manifattura non solo italiana, ma anche spagnola e francese. Originali una pianeta e una dalmatica del Seicento il cui tessuto risulta decorato con motivi a foglie d’ulivo il cui stemma, appartiene a D. Pedro Alvarez de Toledo y Colonna (1546-1627).
Tra gli argenti spiccano alcuni pezzi del Sei e Settecento fra cui il calice d’oro di Terenzio Frezza del 1784 con alla base Santi domenicani; il tronetto eucaristico in legno e lamina d’argento dell’argentiere Filippo Frezza del 1739 ed inoltre diversi calici, reliquiari ed altre suppellettili liturgiche, unitamente a un considerevole crocifisso in avorio del Seicento. (rvv)