La Camera di Commercio di Cosenza ha istituito il Premio Eccellenze “Antonio Serra”, con il duplice scopo di far conoscere la figura dell’economista e filosofo cosentino Antonio Serra e di dare lustro a quei conterranei che, come lui, si siano distinti per l’importanza delle iniziative e per l’eccellenza delle loro opere.
Il premio nato su iniziativa del presidente Klaus Algieri, sarà conferito per la prima volta in occasione della cerimonia di premiazione del Premio Imprese Storiche.
Come sottolinea il Presidente Algieri, «la valorizzazione del patrimonio culturale e, più in generale, del patrimonio immateriale di cui è ricco il nostro territorio è uno dei fini istituzionali della Camera di Commercio. L’economista Antonio Serra è uno dei nostri personaggi più illustri e il trattato di economia per il quale è noto appare pervaso d’una lungimirante modernità in un secolo come il ‘600 che fu “buio” anche per la scienza economica, in un Regno di Napoli sotto il giogo della dominazione spagnola. Per questo motivo, abbiamo pensato che non potesse esistere riconoscimento migliore per tutti quei calabresi che con passione e dedizione lavorano e si adoperano per il bene e per la diffusione delle eccellenze della nostra terra».
Antonio Serra può essere considerato il primo economista italiano, nel vero e proprio senso moderno del termine, dotato di una lungimiranza fuori dal comune e dalla sua epoca. Vissuto a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo, nel 1613 diede alle stampe a Napoli, presso il tipografo Lazzaro Scorriggio, un “Breve trattato delle cause che possono fare abbondare li regni di oro ed argento, dove non sono miniere, con applicazione al regno di Napoli”, per il quale gli è riconosciuto da più parti il merito di essere stato il primo ad aver trattato principi di economia e politica economica che si sarebbero affermati più tardi e di aver dato, così, un contributo significativo alla nascita della scienza economica.
L’opera si divide in tre parti: nella prima ricerca e determina le ragioni della ricchezza, nella seconda dimostra l’ininfluenza del cambio sulla stessa e nella terza parte esamina i rimedi che si possono porre in essere, nella sua epoca, per arginare la penuria di denaro.
Il testo fu “scoperto” dall’abate Galiani e fu introdotto in una sua opera intitolata “della Moneta” nella seconda edizione del 1780. Lo stesso affermava di averne, probabilmente, la sola copia esistente già al tempo e che rischiava di rimanere nell’oblio. Al momento ne esistono in Italia tre esemplari, uno presso la biblioteca Ambrosiana di Milano e due presso la Nazionale di Napoli, mentre un quarto si trova a Parigi.
È ragionevole pensare che il Serra scrisse altre opere che purtroppo sono andate perdute e null’altro o quasi conosciamo della sua vita e della sua formazione se non che, contemporaneo di Tommaso Campanella, secondo alcune fonti al momento senza fondamento, sarebbe stato legato alla rivolta promossa dal frate contro gli spagnoli. (rcs)