Premio Sila 2024, a Vivian Lamarque il Premio alla Carriera

di PINO NANO – «Oggi posso dire chi è il vincitore del Premio alla Carriera, che quest’anno per la prima volta nella storia del Premio Sila è una vincitrice: la poetessa Vivian Lamarque, già Premio Strega Poesia 2023 con ‘L’amore da vecchia’. Vivian Lamarque – ha aggiunto – non ha bisogno certo di presentazioni e incarna i valori, la missione e l’immagine che noi vogliamo dare del Premio Sila, della Calabria e del nostro Paese».

Il Presidente della Fondazione Premio Sila, Enzo Paolini, è al settimo cielo. Ma ha ragione da vendere, la famosa poetessa e scrittrice milanese sarà infatti a Cosenza il 22 giugno per ritirare il suo “Premio Sila alla Carriera” e con l’occasione terrà anche una lectio magistralis.

«Un’occasione da non perdere – sottolinea l’avvocato Paolini – che certamente riuscirà a far vibrare gli animi dei presenti esattamente come riesce a fare da oltre mezzo secolo con le sue poesie, ma anche con le sue fiabe originali per ragazzi e con le traduzioni delle grandi fiabe classiche. Abbracciando una platea sterminata di appassionati. Con quel suo stile delicato e toccante capace semplicemente di coinvolgere tutti».

La Fondazione Premio Sila affida alle agenzie di stampa una nota ufficiale per spiegare al grande pubblico della manifestazione calabrese il vero significato di questo Premio alla Carriera.

«Le vicende personali di Vivian Lemarque hanno contribuito in maniera preponderante alla sua sensibile e originale produzione poetica. Data in adozione a nove mesi, perché figlia illegittima, i temi dell’abbandono, dell’adozione, della ricerca delle origini, oltre a quelli dell’amore per i bambini e dell’amore adulto, della famiglia, dell’amicizia e del lutto ne hanno connotato il percorso letterario. La semplicità di stile è una delle caratteristiche molto apprezzate e nella sua carriera ha ricevuto diversi riconoscimenti. Da quello del suo primo libro di poesie “Teresino” che si aggiudicò il Premio Viareggio Opera Prima nel 1981, fino agli ultimi due, la prima edizione del Premio Strega Poesia con la raccolta “L’amore da vecchia” e il nostro Premio Sila ’49 alla Carriera».

Sarà una grande festa per il mondo culturale italiano, e il Premio Sila si riconferma anche quest’anno punta di diamante di una selezione di autori, scrittori, saggisti, poeti, narratori che sono punto di riferimento nazionale e non solo. Su questo fronte l’avvocato Enzo Paolini non si smentisce neanche questa volta, ma l’uomo tradizionalmente da quando guida le sorti della Fondazione cerca soltanto il meglio del meglio. 

«Respirare la contemporaneità della vita con un’artista di grandissimo spessore è un privilegio unico. E grazie al Premio alla Carriera – dice l’illustre penalista cosentino – potremo vivere la grandezza assoluta di Vivian Lamarque». 

La motivazione del Premio alla Carriera a Vivian Lamarque l’ha scritta personalmente con le sue mani uno dei giurati,Valerio Magrelli: «L’ultima raccolta di versi pubblicata da Vivian Lamarque si intitola “L’amore da vecchia”. Ma già la sua prima, uscita oltre 40 anni fa, trattava un tema analogo, ossia l’amore da giovane. Tutto questo a riprova di quanto possa essere costante la presenza di una musa in una tra le maggiori poetesse della sua generazione…».

Ma è stata annunciata anche la “Cinquina dei Premi 2024”, ovvero i cinque libri finalisti da cui la giuria sceglierà il vincitore dell’edizione 2024. Lo hanno fatto insieme la direttrice del Premio Sila, Gemma Cestari, e il presidente della Fondazione Premio Sila, l’avvocato Enzo Paolini in una conferenza stampa seguitissima.

Eccoli, dunque, i cinque finalisti in ordine d’autore, rigorosamente alfabetico: “Un paese felice” (Mondadori) di Carmine Abate, “Grande meraviglia” (Einaudi) di Viola Ardone, “Jazz Cafè” (La nave di Teseo) di Raffaele Simone, “Una minima infelicità” (Neri Pozza) di Carmen Verde e “L’imperatore delle nuvole” (Neri Pozza) di Pierpaolo Vettori.

L’autore del manifesto di questa dodicesima edizione, con l’opera intitolata Del libro… l’oro – ha poi aggiungo Enzo Paolini – sarà il maestro Gianni Dessì, artista famoso del mondo dell’arte contemporanea.

Enzo Paolini è un fiume in piena, e i toni con cui racconta questa nuova edizione del Premio Sila sono i toni con cui lui ha sempre vissuto, pieni di energia e di entusiasmo per la vita.

«Innanzitutto, voglio testimoniare –aggiunge – la soddisfazione di prendere atto che la formula individuata e sperimentata in questi anni ha reso il Premio Sila ’49 penetrante nel contesto cittadino, perché il Comitato dei lettori, che ringrazio, è stato decisivo per la selezione della Cinquina, con un tasso di partecipazione di voto e di qualità notevolissimi. Ciò ha messo la giuria in condizioni di scegliere il vincitore in una rosa di qualità. Man mano è cresciuta la partecipazione e di questo dobbiamo ringraziare i librai di Cosenza che sono una categoria indispensabile per il nutrimento di cui abbiamo bisogno».

Un grazie speciale Enzo Paolini lo ha dedicato al sindaco della città di Cosenza Franz Caruso, che «stituzionalmente ci accompagna sempre con grande disponibilità in tutte le nostre manifestazioni, in tutti gli aspetti della nostra organizzazione». 

La cerimonia finale del Sila.

«Si terrà il 21 e il 22 giugno a Cosenza – ha annunciato Gemma Cestari – poi, il 23 giugno ci sposteremo nella sede della Fondazione di Camigliatello Silano. Stiamo lavorando agli ultimi dettagli e, a breve, diffonderemo notizie più precise».

Insomma, Cosenza almeno per due giorni ridiventa capitale del mondo dei libri. (pn)

Premio Sila, il Comune di Rende presente con la giurata vicesindaca Marta Petrusewicz

Anche quest’anno c’è un po’ di Rende al Premio Sila: tra i giurati che hanno decretato la vittoria di Maria Grazia Calandrone, con “Dove non mi hai portata” (Einaudi), c’è anche la vicesindaca Marta Petrusewicz.

«Un legame longevo che lega la nostra città al Premio Sila ’49, in particolar modo al Premio Letteratura e saggistica di cui la nostra amministrazione comunale è partner», ha spiegato l’assessora alla cultura.

Nella giuria, presieduta dall’economista Amedeo Di Maio, tanti i nomi di prestigio oltre Petrusewicz: lo storico Piero Bevilacqua, il critico letterario Romano Luperini, l’ambasciatore Francesco Maria Greco, il magistrato Renato Greco, il poeta Valerio Magrelli, lo storico dell’arte Tomaso Montanari, gli scrittori Anna Salvo ed Emanuele Trevi, l’ex senatore Massimo Veltri.

Giunto all’undicesima edizione, il Premio Sila: «in questi anni ha visto susseguirsi incontri con le più interessanti personalità della letteratura contemporanea», ha proseguito la vicesindaca.

Anche quest’anno verrà consegnato il Premio alla Carriera: ad ottenerlo per il 2023 è Silvia Vegetti Finzi. «Assegnarle il Premio alla Carriera è riconoscere innanzitutto la sua testimonianza a favore di una vita intellettuale né docile né ossequiosa. Ma è anche riconoscere il suo contributo e il suo impegno per un uso largo del pensiero psicanalitico, la sua capacità di traghettarlo oltre i confini e gli arroccamenti dentro torri d’avorio dove alla fine poco si respira», scrive la giuria a riguardo.

Inoltre sarà attribuito il premio speciale allo scrittore e giornalista Maurizio Pagliassotti per il suo libro “La guerra invisibile”.

Si partirà venerdì 23 giugno alle 18,00 nella Villa Vecchia del centro storico di Cosenza, con l’incontro con Pagliassotti, in dialogo con Valerio Giacoia.

Sabato 24 giugno alle 11,30 a Palazzo Arnone è prevista la lectio magistralis di Silvia Vegetti Finzi dal titolo “Il mito di Elena tra bellezza e conflitto”.

Sempre sabato 24 giugno, alle 18,00 a Palazzo Arnone la cerimonia di premiazione.

Domenica 25 giugno nella sede di Camigliatello Silano della Fondazione Premio Sila sarà presentato l’ultimo libro di Tomaso Montanari, “Se amore guarda” (Einaudi), che dialogherà con Emanuele Trevi, Piero Bevilacqua e Battista Sangineto. (rcs)

COSENZA – Premio Sila, Andrea Tarabbia presenta “Il continente bianco”

Questo pomeriggio, a Cosenza, alle 18, al Bak&Bros, per la decina di titoli finalisti dell’edizione 2023 del Premio Sila sarà presentato il romanzo Il continente bianco di Andrea Tarabbia, edito da Bollati Boringhieri.

All’incontro, promosso dalla Libreria Mondadori di Cosenza, sarà presente l’autore.

Lombardo di nascita, bolognese d’adozione, russista di formazione e docente di Letteratura comparata all’Università di Bergamo, già vincitore del Premio Campiello nel 2019 con “Madrigale senza suono” Tarabbia è tra i dodici candidati al Premio Strega 2023 proprio con “ll continente bianco”.

A dialogare con lui sarà Ugo G. Caruso, lettore curioso e dai gusti eterodossi, figura eclettica, saggista, già storico del cinema e dello spettacolo, ex critico cinematografico, di formazione storico contemporaneista e del pensiero politico,

Il romanzo di Tarabbia prende le mosse da un altro romanzo, L’odore del sangue, di Goffredo Parise scritto sul finire degli anni settanta ma edito postumo ed incompiuto nel 1997. Dallo stesso fu tratto un film con lo stesso titolo nel 2004, diretto da Mario Martone.

Tarabbia riscrive il romanzo di Parise entrandovi proprio da un accesso rimasto non percorso e avvalendosi di un alter ego di carta in forma di self fiction.

Ne Il continente bianco il Tarabbia “finzionale” va ad aggiungersi al triangolo costituito da P*, un affermato psicoanalista cinquantenne di origine veneta che esercita a Roma, Silvia, la moglie, una donna di estrazione alto borghese ancora attraente ed inquieta ed un venticinquenne, Marcello Croce, dotato di un fascino ambiguo e ammaliante.

Questi è un militante di estrema destra dal carattere violento che teorizza e pratica idee razziste e suprematiste insieme ad un manipolo di pericolosi sodali, taluni deliranti nostalgici del ventennio dai contorni sfumati, quasi metafisici, altri più primitivi, picchiatori animati da una violenza cieca in cui non è difficile riconoscere formazioni politiche continuamente alla ribalta della cronaca per le loro imprese ai danni di immigrati, nomadi, senzatetto, avversari politici o qualsivoglia genere di malcapitati invisi alla loro ideologia di matrice nazifascista.

L’obiettivo dichiarato è eversivo: forti di connivenze politiche nelle sfere istituzionali e del crescente allarme su certi temi nell’opinione pubblica, le cellule del movimento presenti sul territorio nazionale ma con collegamenti stabili in molti altri Paesi, sono pronte ad azioni armate volte a preservare la collettività dalla commistione con altri gruppi etnici e altre culture, anche attraverso il rovesciamento dell’ordine costituzionale.

Frattanto Silvia, da tempo incline ad allacciare brevi flirt che la distraggano dalla noia della vita coniugale con il beneplacito del marito, a sua volta coinvolto in una relazione parallela con una giovane donna che periodicamente raggiunge nella sua dimora veneta, viene sempre più irretita dal rapporto con Marcello Croce che assume via via i connotati di un giogo morboso e perverso.
Per la prima volta P* confessa, in modo anticonvenzionale, al suo assistito di essere pervaso dal sentore di un imminente evento tragico.
Ma Marcello non seduce solo Silvia: la malìa che promana da ogni suo gesto, da ogni studiato atteggiamento, fa presa anche sul romanziere/coprotagonista che – avvicinatolo casualmente mentre si reca alle sedute presso l’abitazione del dottor P* – inizia a frequentarlo, in cerca di una storia per il suo prossimo romanzo.

Assiste così, con tutti i trasalimenti e i turbamenti del caso, alle riunioni del gruppo connotate da discorsi farneticanti e alle dimostrative a danno delle loro malcapitate vittime.

In breve però i fatti precipitano verso uno scenario sempre più drammatico, sia sul versante, per così dire, privato che su quello sociale e politico…

Il continente bianco è un romanzo che esplora sulla falsariga di quello di Parise cui si ispira, i meccanismi della seduzione e i rapporti di potere, a volte funesti, che agiscono nelle zone più recondite della mente umana, regalandoci lo straordinario ritratto di alcuni personaggi indimenticabili sullo sfondo di un Paese che danza sull’abisso. (rcs)