CALABRIA, STOP AI PIROMANI D’AGOSTO
PREVENIRE IL FUOCO L’OBIETTIVO N. 1

di FRANCESCO BEVILACQUA – Non vi è anno che la Calabria non risulti fra le prime regioni italiane per numero di incendi boschivi e per superficie percorse dal fuoco. Triste primato che difficilmente perderemo anche quest’anno. Ma la stagione degli incendi, in Calabria è quasi sempre ritardata rispetto ad altre zone d’Europa. Anche quest’anno, infatti, da noi non è ancora esplosa (salvo casi localizzati), mentre i roghi già imperversano nel resto dell’Europa mediterranea, dal Portogallo alla Spagna alla Francia e, in qualche caso, anche al Nord Italia. Strano? Nient’affatto: da noi i piromani aspettano quasi sempre il mese di agosto. Sono furbi. Lasciano che le forze di spegnimento si concentrino su altre regioni e che la Calabria risulti temporaneamente sguarnita di mezzi aerei impegnati altrove, che la vegetazione si asciughi ben bene, che cominci a spirare, implacabile, lo scirocco, che i turisti si affollino nelle località più rinomate e possano trasformarsi in un pubblico d’eccezione per le loro gagliarde imprese, che ferie e malattie falcidino le squadre del sistema antincendio regionale. Per poi scatenarsi tutti in una volta, anche con effetto emulativo – quasi un passa parola o una chiamata alle armi – quando luoghi e comunità sono più fragili e indifesi. 

I piromani calabresi fanno le cose in grande. Come l’anno scorso in Aspromonte o ad Acri, a Catanzaro, a Isca sullo Ionio: non gli basta dare qualche lezione localmente. Già che ci sono vogliono fare tabula rasa per decine, centinaia, migliaia di ettari. Ma vi sono altre pericolose consuetudini tutte calabresi: la gente vuol pulire i propri terreni proprio quando si mette in ferie o quando torna in Calabria dai luoghi di lavoro fuori regione; poi ci sono i fissati che non vogliono vedere muri di spine sui margini delle strade (“mi si riga la macchina”); poi ci sono quelli che ce l’hanno con i vicini, con il Comune, con la Provincia, con la Regione etc. E ad agosto, il sistema più facile, rapido ed economico per esorcizzare queste ossessioni, è appiccare fuoco a gogò a sterpi, spine, stoppie, sfalci, resti di potature. 

Così, senza alcuna cautela e attenzione, nonostante in Calabria, ogni anno, la Regione emetta un’ordinanza che fa divieto (sanzionato) di accendere fuochi liberi su terreni boscati o prossimi ai boschi da giugno a settembre. Ne ho la riprova continuamente durante le mie peregrinazioni pedestri: più volte, quando dico a qualcuno che accendere fuochi liberi per pulire i terreni è vietato e pericoloso le risposte (se si limita a rispondere e non prova, invece, a minacciarmi o menarmi) sono sempre le stesse: “fatti i fatti tuoi, il fuoco lo controllo io”, “solo ad agosto sono libero e posso pulire il terreno”, “se non lo fa il vicino o il Comune o la Provincia o la Regione, lo faccio io”, “quando c’erano i cantonieri era tutta un’altra cosa”.

L’unico vantaggio ipotetico della consuetudine ritardataria dei calabresi è che, volendo, potremmo adoperarci per prevenire, almeno in parte, questo tipo di incendi (quelli dolosi o speculativi sono un’altra storia). 

Faccio due esempi recenti. Qualche giorno fa, proprio di fronte casa mia, dall’altro versante della Valle del Torrente Piazza, a Lamezia Terme, ho notato il fuoco partire da un lato della pendice collinare, fra gli uliveti e le macchie di querce, percorrere una vasta fascia di vegetazione, distruggere tutto e finalmente estinguersi, sul lato opposto di un appezzamento di terreno terrazzato, per il provvidenziale intervento di un gruppo di volontari. Da me interrogato, uno dei volontari (come in tante altre occasioni mi è capitato di sentire) mi ha assicurato che negli ultimi anni quel terreno si è sempre bruciato, puntualmente, ogni estate. Segno che da quelle parti c’è qualcuno che ha il vizietto; e però, evidentemente, va in ferie a luglio. Domenica scorsa, percorrendo la superstrada nei pressi del palazzo della Regione Calabria, a Germaneto, un’intera collina di stoppie ardeva senza tregua: possibile che neppure lì nessuno si è accorto di nulla? Non ho mai sentito, a mia memoria, che le forze dell’ordine siano intervenute – salvo casi rarissimi – a far rispettare il divieto regionale. Quando, invece, basterebbe che le prefetture e la stessa Regione allertassero tutte le forze dell’ordine che hanno pattuglie in giro per il territorio (Carabinieri, Polizia, Finanza, Polizie Locali) invitandole ad attenzionare anche il minimo fil di fumo proveniente dalle campagne ed a sanzionare chi viene pescato a ripulirsi il terreno con i fuochi. 

Ricordiamocelo, allora, per il futuro (anche prossimo): in Calabria gli incendi vengono sempre in agosto, quando la regione dovrebbe essere più bella e accogliente … e quando i calabresi vanno in ferie ed hanno più tempo per dedicarsi al loro passatempo preferito: scherzare col fuoco. (fbe)

(Francesco Bevilacqua è un avvocato e scrittore. Vive a Lamezia Terme)