L’Associazione Petrusinu: Che fine ha fatto il nuovo Ospedale di Catanzaro? E il secondo pronto soccorso?

«Occhiuto ci dica che fine hanno fatto i fondi per il nuovo ospedale di Catanzaro». È quanto ha chiesto l’Associazione Petrusinu, ricordando che si tratta di «una struttura che, da 17 anni, aspetta di vedere la luce».

«Tutto era rimasto in stand-by – ha aggiunto l’Associazione – in attesa della fusione tra le due strutture ospedaliere della città capoluogo, ma ora che la fusione è diventata realtà, chiediamo al governatore della Calabria: A che punto è la costruzione del nuovo ospedale? A che punto è la creazione del Pronto Soccorso al Policlnico Universitario?».

Domande che arrivano dopo l’annuncio, da parte del presidente della Regione, che a breve la sanità calabrese uscirà fuori dal commissariamento.

«Le buone parole, però – si legge nella nota – lasciano sul “campo sanitario” tantissimi problemi e disservizi che vengono vissuti in prima persona dai calabresi, che però hanno bisogno di fatti concreti e soprattutto di strutture efficienti».

«È possibile vedere un progetto? – viene chiesto –. Abbiamo una data sull’inizio dei lavori? I fondi a disposizione sono aumentati o diminuiti a favore di altre strutture? Proprio subito dopo la fusione delle due aziende ospedaliere l’Inail ha inviato diverse missive ad Occhiuto. La prima nelle settimane successive alla nascita dell’azienda ospedaliero-universitaria Dulbecco confermando la disponibilità delle risorse, finora rimaste bloccate a causa della mancata integrazione tra le due aziende».

«E la seconda, più recente – prosegue la nota – con la quale ha richiesto una progettazione da mettere a base di gara per la realizzazione del nuovo ospedale di Catanzaro. Occhiuto, invece, sembra interessato a spingere sul Policlinico Universitario della sua Cosenza. L’ulteriore domanda è: ma Occhiuto è il presidente dell’intera regione Calabria o il sindaco di Cosenza? In una scala di importanza e di priorità, il nuovo ospedale di Catanzaro dovrebbe essere il primo pensiero di Occhiuto».

«L’hub sanitario regionale, fino a prova contraria – viene rilevato – si trova a poche centinaia di metri da dove Occhiuto amministra ogni giorno la Calabria e dove qualche mese fa è stato operato. Tuttavia nelle sue recenti dichiarazioni a stento parla del nuovo ospedale di Catanzaro così come del secondo pronto soccorso che dovrebbe trovare ubicazione al’interno del policlinico universitario “Mater Domini”». 

«È bene ricordare ai calabresi e al “distratto” Occhiuto – continua l’Associazione – che il Policlinico di Catanzaro proprio per la sua collocazione nel cuore della Calabria è facilmente raggiungibile non solo dai cittadini della provincia di Catanzaro ma anche dalla provincia di Crotone, Vibo, dalla locride e da gran parte della provincia di Cosenza. Un bacino d’utenza di quasi 1 milione di abitanti, più della metà dei cittadini calabresi. Nell’area del nuovo ospedale di Catanzaro si trova la più importante facoltà di medicina della Calabria nonché la sede regionale della Protezione Civile. Il nuovo ospedale lascerebbe libera la grande struttura del Pugliese,  presso la quale si potrebbe creare il nuovo Campus giuridico e umanistico».

«Un vecchio progetto dell’Associazione Cara Catanzaro che facciamo nostro. Spazi immensi che potrebbero ospitare case dello studente e nuovi corsi di laurea. Tra l’altro adiacente al Parco della Biodiversità, diventerebbe un Campus modernissimo e soprattutto integrato fisicamente alla città. Basterebbero queste semplici considerazioni affinché la realizzazione di questa nuova e strategica struttura sanitaria avesse la priorità su tutto. Invece – ha concluso l’Associazione Petrusinu – il “distratto” Occhiuto sembra aver “dimenticato” il “cuore” della Calabria. Occhiuto deve mettersi in testa una cosa: senza un Capoluogo e un‘area centrale forte la nostra regione non avrà futuro e di lui si ricorderanno solo tante inutili parole». (rcz)

 

Il presidente Occhiuto: Useremo specializzandi per guardie mediche e pronto soccorso

«Metterò anche gli specializzandi a fare le guardie mediche, in modo che possano parallelamente lavorare e finire il loro corso di specializzazione». È quanto ha annunciato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in un’intervista a TgCom24, sottolineando come la difficoltà di trovare medici per le guardie mediche e il pronto soccorso sia «un problema gigantesco, e merita di essere affrontato a livello nazionale».

«Per troppi anni, occupandoci di sanità, abbiamo parlato soltanto delle risorse – che sono importanti e necessarie – ma mai delle riforme, soprattutto di quelle che riguardano il lavoro: perché è, ad esempio, sempre più difficile trovare medici che siano disposti a lavorare nell’emergenza urgenza – ha detto il Governatore –. In Calabria stiamo facendo bandi ogni mese, e continueremo a farli e a pubblicizzarli. Ma, su 159 medici che cerchiamo per l’emergenza urgenza, al momento solo 13 hanno risposto al bando».

«Ci sono zone interne – non solo in Calabria ma in tutta Italia – dove è difficile trovare le guardie mediche – ha detto Occhiuto –. Nella mia Regione io avrei necessità di 574 medici per le guardie mediche delle zone interne: hanno risposto ai bandi in 28 a novembre e in 16 a dicembre. Troppo pochi. E, ogni mese, faccio manifestazioni di interesse per medici disponibili a fare le guardie mediche».

Il presidente della Regione, poi, ha ricordato come «già da tempo ho chiesto al governo di fare nella sanità quello che per esempio si fa per le forze di polizia o per i magistrati. Quando si mandano i magistrati o i poliziotti in zone disagiate, si dà loro un’integrazione salariale e si danno anche dei vantaggi di carriera».

«Perché non fare così anche per i medici? – si è chiesto Occhiuto –. Questo sarebbe utile non solo per le zone interne della Calabria, ma anche per le zone interne di tutte le Regioni che faticano a trovare per esempio guardie mediche».

«E, poi – ha aggiunto – bisogna intervenire sulla retribuzione dei medici. Una guardia medica guadagna un terzo di un medico di medicina generale, un medico ospedaliero guadagna un terzo di un medico di medicina generale. Nessuno vuole andare sulle ambulanze, non si trovano medici disposti a stare nell’emergenza urgenza, perché hanno grandi responsabilità e guadagnano molto di meno».

«Io non mi perdo d’animo, e vado avanti – ha proseguito –. Governo una Regione complicata, per cui quando le soluzioni sembrano impossibili, poi con la fantasia, con l’intraprendenza, con la creatività, trovo delle soluzioni, come quando ho preso i medici cubani per non chiudere gli ospedali e i reparti.

«Però, sarebbe utile che su questo tema ci fosse una presa di coscienza a livello nazionale – ha concluso – perché altrimenti il sistema sanitario – non solo in Calabria ma in tutta Italia – non riesce più ad assicurare la qualità del servizio e i diritti ai cittadini». (rrm)

LETTERA APERTA / Storia di una giornata di malasanità tra disservizi e attese disumane

di GIOCONDA CACCIA – Ci sono giornate destinate ad entrare negli annali dei ricordi, purtroppo anche di quelli spiacevoli. Nella giornata del 5 agosto, di buon mattino, ho portato mia mamma, 90enne, al policlinico di Germaneto per effettuare dei prelievi.

Mentre ci accingevamo ad entrare nella struttura sanitaria, la porta automatica si è chiusa all’improvviso causando una rovinosa caduta di mia mamma, la quale ha sbattuto  violentemente il capo a terra, con esiti imprevedibili. Anche su suggerimento di quanti hanno prestato i primi soccorsi, abbiamo pensato di approfondire gli effetti della caduta facendo ricorso al pronto soccorso dell’Ospedale di Soverato. Qui siamo giunti alle 14 circa, ed il triage ha assegnato a mia mamma il codice arancione (secondo le linee guida ministeriali si riferisce ai casi di urgenza indifferibile, ed il cui tempo massimo di attesa, per la presa in carico, è fissato 15 minuti). 

All’arrivo in pronto soccorso dell’ospedale di Soverato abbiamo trovato una sala d’attesa con  circa 10 pazienti, in buona parte alle prese con problematiche di cadute e, che quindi, avrebbero avuto necessità di essere portati in tempi celeri nei servizi appositi (radiologia ed ortopedia) per i necessari approfondimenti diagnostici. Non sempre, però, ciò che appare scontato, specie nelle nostre strutture sanitarie, viene utilizzato per snellire tempi e procedure.

Con il passare del tempo, sebbene non si siano, fortunatamente, registrati accessi per incidenti stradali o altre calamità, i tempi di attesa si sono inspiegabilmente dilungati a dismisura. Le visite dei medici del pronto soccorso hanno viaggiato a passo di lumaca, circa 1 paziente ogni 70 minuti. Alle comprensibili rimostranze di quanti (pazienti e familiari) erano in sala d’attesa, la risposta delle figure sanitarie presenti era  sempre la stessa: «dovete attendere stiamo lavorando».

Non è nostra intenzione sindacare sul lavoro altrui,  ma  quando si parla di interventi di pronto soccorso pare evidente che la variabile tempo debba avere priorità assoluta per misurare la qualità del lavoro dei medici ed infermieri coinvolti. Per l’esperienza da noi vissuta, pare quanto mai opportuno intervenire sul corretto utilizzo delle risorse, umane e tecnologiche di cui anche l’ospedale di Soverato dispone.

Spesso dietro la frase fatta, non c’è personale a sufficienza, si tende a mascherare anche forti limiti organizzativi che dovrebbero essere invece superati. A conferma di tale osservazione, non appena alle ore 20 è scattato il cambio dei professionisti, la squadra subentrante è stata quanto mai celere nel visitare i pazienti e predisporre gli interventi diagnostici entro poco tempo. Anche mia mamma ha fatto parte di questo gruppo e, dopo oltre 8 ore di attesa, è stata visitata da una dottoressa, gentile e competente.

Siamo usciti dal pronto soccorso dopo le ore 22, un tempo disumano per chiunque, ma specie per persone fragili, su cui sarebbe doveroso intervenire. In Calabria non deve vincere la rassegnazione, e chi ha responsabilità faccia la propria parte. (gc)

Il Pronto Soccorso di Polistena dotato di nuova apparecchiatura per la diagnostica

«Il Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero di Polistena è stato dotato di una nuova apparecchiatura: l’immunoanalizzatore Pathfast». È quanto ha reso noto l’Asp di Reggio Calabria, spiegando come si tratta di «uno strumento di ultima generazione e unico nel suo genere», oltre al fatto che l’Ospedale di Polistena è l’unico ad avere in dotazione l’apparecchiatura.

Ciò è stato possibile «grazie anche alla disponibilità della Direzione Strategica dell’Asp di Reggio Calabria – si legge – che ha immediatamente aderito alla richiesta del Direttore del Pronto Soccorso, Francesco Moschella e all’ulteriore disponibilità dell’Unità Operativa Complessa Provveditorato, Economato e Gestione Logistica diretta da Gianfranco Ielo, che ha provveduto in tempi brevi all’espletamento della procedura per la fornitura dell’apparecchiatura, già presente, da alcuni mesi, presso l’Unità Operativa di Pediatria del Presidio Ospedaliero di Polistena».

L’apparecchiatura, infatti, ha una vasta «gamma di parametri che analizza con un minimo campione di sangue, che consente, in 15 minuti, di effettuare il dosaggio di diversi marcatori biologici quali: troponina ad alta sensibilità, utilizzata nella diagnostica dell’infarto miocardico, Bnp utilizzato per lo scompenso cardiaco, d-dimero utilizzato nella diagnostica dell’embolia polmonare, pro-calcitonina per la diagnostica della sepsi, proteina C reattiva».

«L’utilizzo di tale apparecchiatura – viene spiegato – velocizza la diagnostica di Pronto Soccorso per le principali patologie tempo-dipendenti e contemporaneamente diminuisce la pressione sul Laboratorio di Analisi, con notevole risparmio di risorse economiche e umane».

«Tale apparecchiatura – prosegue la nota – unitamente alle recenti forniture di elettrocardiografi, emogasanalizzatori, defibrillatori, sistemi di monitoraggio multiparametrico, completa la dotazione tecnologica del Pronto Soccorso e dell’Osservazione Breve Intensiva del Presidio Ospdaliero di Polistena e dimostra la particolare attenzione del management tecnico e clinico dell’Asp di Reggio Calabria nei confronti dei cittadini che afferiscono nella struttura ospedaliera di Polistena». (rrc)

Sanità, il consigliere di CZ Capellupo: Ineludibile la creazione del secondo PS

Il consigliere comunale di Catanzaro, Vincenzo Capellupo ha evidenziato come «nella complessa vicenda della neonata azienda Dulbecco, il rispetto del timing è condizione irrinunciabile affinché, dopo il lungo e travagliato percorso che ha portato alla sua istituzione, quest’ultima produca effetti concreti e le conseguenti ricadute in termini di reale servizio ai cittadini».

«In questo senso, bene ha fatto il sindaco Nicola Fiorita – ha aggiunto – a ricordare che il management della nuova Azienda ha l’obbligo di avviare tutte le procedure entro 90 giorni, per come stabilito dal protocollo d’intesa Regione-UMG. E altrettanto bene ha fatto a evidenziare che si potrà dire di essere partiti con il piede giusto solo quando verrà attivato il secondo pronto soccorso presso il policlinico. Due punti sui quali si potrà riscontare davvero la portata storica della fusione per incorporazione tra Mater Domini e Pugliese-Ciaccio».

«La risposta rapida, efficace ed efficiente al cittadino – ha proseguito – al di là del codice con cui egli viene inquadrato, è la misura di un sistema rispettoso del diritto alla salute sancito in Costituzione. In caso contrario, non solo quel diritto deve considerarsi negato ma si deve prendere atto che siamo lontani dalla civiltà della salute».

«Fino ad ora, purtroppo – ha detto ancora – è stato così e l’unico pronto soccorso attivo in città si è rivelato essere esso stesso un paziente su cui agire in regime di emergenza urgenza. Può sembrare un paradosso, ma è la realtà con cui tutt’ora devono fare i conti quotidianamente i cittadini; una realtà della quale, d’altra parte, ha dovuto prendere atto lo stesso commissario della Dulbecco, Vincenzo La Regina, che apprezzabilmente ha dimostrato di possedere il giusto approccio al problema».

«Il commissario, tuttavia, non è il solo attore con un ruolo in questa vicenda. Perché attivare il secondo pronto soccorso non significa certo limitarsi ad affiggere un’insegna luminosa. Nessuno lo pensa, per fortuna, ma allora si tenga ben presente che pronto soccorso significa poi avere reparti in grado di accogliere chi vi arriva – ha concluso –. In altre parole, la presa in carico del paziente non può che essere globale. Lo tengano presente il commissario ma anche il resto delle figure che su questa delicata materia hanno voce in capitolo, a cominciare dal presidente Occhiuto che è ben consapevole, credo, che sulla normalizzazione del servizio sanitario regionale, si gioca la sua partita forse più importante».

Il Comitato Spontaneo a tutela della Salute: Asp RC intervenga per ps di Polistena

Il Comitato Spontaneo a tutela della salute ha denunciato la gravissima situazione che si sta vivendo al pronto soccorso dell’Ospedale di Polistena, chiedendo al commissario straordinario dell’Asp di Reggio, Lucia Di Furia, di trovare, con urgenza, delle contromisure per gestire una situazione ormai insostenibile.

« l’arrivo dei medici cubani – dice il Comitato – ha dato una boccata di ossigeno, ma dopo pochi mesi, fra malattie, ferie, trasferimenti e, aggiungiamo noi, la mancanza di direttive aziendali mirate a fronteggiare l’emergenza si è ripiombati nel totale caos, si sono create delle condizioni certamente non idonee ad offrire un servizio adeguato ai tantissimi utenti del territorio, pensiamo nel primo trimestre dell’anno in corso gli accessi al Pronto Soccorso sono stati circa 5000 (cinquemila)».

«Una direzione sanitaria che non riesce a trovare la quadra per gestire questa emergenza – continua il Comitato – che non riesce a innescare la tanta auspicata collaborazione fra i reparti, nell’attesa che si attivino i servizi territoriali che diano respiro al pronto soccorso e non solo».

Il Comitato, rivolgendosi alla dott.ssa Di Furia, ha ricordato come «non si può stare alla riva del fiume a contare i cadaveri, imputando alla sola mancanza di personale il caos e il relativo disservizio, questo atteggiamento è controproducente, pericoloso, e soprattutto irresponsabile».

Da qui l’appello per gestire la situazione insostenibile, «facendo leva sul personale umano a disposizione, certamente di livello, ma che puntualmente, è inevitabilmente, viene travolto dalle tante problematiche esistenti, in un clima di rassegnazione che non fa presagire nulla di buono», ha detto il Comitato, rimarcando che «questo è l’inizio della fine».

«Bisogna tirare fuori gli attributi – ha detto ancora – avere il coraggio delle scelte, scelte che non siano condizionate dalla paura di scontentare qualcuno, che sia esso un collega o politico. Qui c’è l’emergenza e, come tale, va trattata. Serve personale medico, non sta a noi dirvi come e dove reperirlo, ma sta a noi, questo sì, dirvi di intervenire con urgenza, prima che succeda l’irreparabile. Cerchiamo di ridare la giusta dignità alla gente, che altro non chiede che i propri diritti». (rrc)

Il sindaco Fiorita: Ci sono le condizioni per aprire secondo PS al Policlinico di Catanzaro

Per Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, «ci sono le condizioni per istituire, entro la fine del 2023, il secondo Pronto Soccorso generale al Policlinico universitario».

«Quella che era una richiesta dettata dal buon senso – e che più volte ho richiamato in campagna elettorale – può diventare realtà – ha evidenziato il primo cittadino – e diventare uno dei punti più qualificanti della nuova Azienda unica ospedaliero-universitaria “Renato Dulbecco”».

«Le resistenze e gli ostacoli si stanno indebolendo – ha proseguito –. L’istituzione del Pronto Soccorso generale al Policlinico risolverebbe in prima battuta il problema della super pressione sul Pronto Soccorso dell’ospedale “Pugliese”, quotidianamente preso d’assalto dagli utenti di tutta la provincia e perfino delle province limitrofe di Crotone e Vibo Valentia. Ovviamente, continuo a chiedere anche un potenziamento del Pronto Soccorso “storico” che svolge un lavoro encomiabile e ai limiti del sacrificio per fare fronte all’impressionante numero di accessi».

«Ritengo che il problema – ha spiegato – sia stato analizzato con grande serietà e competenza dalla Commissione paritetica Università-Regione che si occupa del protocollo d’intesa per la nascita dell’Azienda “Renato Dulbecco” e credo , dunque, che stiano maturando le necessarie convergenze politiche e tecniche per dotare il Policlinico universitario di un grande Pronto Soccorso generale che, unito alle straordinarie competenze e professionalità del Pronto Soccorso del “Pugliese”, costituirà il più grande Polo dell’emergenza-urgenza in Calabria, distribuito su due sedi».

«Ritengo, altresì – ha detto – che questa istituzione, che ripeto potrebbe avvenire entro la fine del 2023, possa  aprire la strada ad una specializzazione universitaria per medici dell’emergenza/urgenza». 

«Si tratta di una figura medica molto importante – ha evidenziato – che necessità di specifiche competenze, perché deve essere in grado di inquadrare in tempi rapidissimi le diagnosi e operare il primissimo trattamento delle urgenze, oltre che indirizzare correttamente i casi più gravi ai vari reparti ospedalieri».

«Ringrazio i componenti della Commissione Paritetica – ha concluso – per il delicato e difficile lavoro che stanno svolgendo, chiedendo loro uno sforzo ulteriore per spianare la strada all’istituzione del Pronto Soccorso al Policlinico, oltre ovviamente alle altre previsioni che riguardano il futuro dell’Azienda “Renato Dulbecco”, a cominciare dal numero dei posti/letto”». (rcz)

Saccomanno (Lega): Bene completamento lavori pronto soccorso di Polistena

Il commissario della LegaGiacomo Saccomanno, ha espresso soddisfazione per il completamento dei lavori al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Polistena.

«Un’azione immediata – ha detto Saccomanno –  che dimostra che spesso la voce del popolo è migliore di quella di tanti politici. Bisogna dare atto, quindi, al Commissario Di Furia ed al Presidente Occhiuto di un’azione celere e che, quanto meno sotto l’aspetto edilizio, hanno reso maggiormente presentabile l’unico pronto soccorso dell’intera Piana di Gioia Tauro, con oltre 185.000 abitanti».

«Ora è necessario imprimere – ha evidenziato – un’accelerazione alla struttura sanitaria cercando di dare risposte concrete alle richieste dei medici e del Comitato spontaneo che è riuscito a mettere insieme tante anime diverse ed a far sentire la voce dei cittadini. Sicuramente il Presidente Roberto Occhiuto e il Commissario Lucia Di Furia sapranno fornire con la stessa celerità quelle risposte che la cittadinanza attende». (rrm)

Tavernise (M5S): Occhiuto adotti tutte le iniziative per potenziare il pronto soccorso dello Spoke di Corigliano Rossano

Il consigliere regionale e capogruppo del Movimento 5 StelleDavide Tavernise, ha chiesto, in una interrogazione al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, di adottare «ogni utile iniziativa per potenziare il pronto soccorso dello spoke di Corigliano Rossano dotandolo di tutte le unità necessarie, aggiungendo urgentemente nuovi medici e agendo per aumentare la sicurezza del personale sanitario».

«Il pronto soccorso dell’ospedale Giannettasio di Rossano è al collasso – ha proseguito –. Diversi sono i pazienti in attesa di ricovero e a causa dell’alto numero di malati che arrivano a bordo delle ambulanze il personale sanitario, già sotto organico, è costretto a turni estenuanti per sopperire anche alla mancanza di operatori sanitari dovuto alla diffusione della nuova variante Covid. Una situazione esplosiva che sottopone il personale in organico a un maggiore carico di lavoro e a pressioni incessanti da parte dei cittadini che chiedono, a giusta ragione, di essere visitati e sottoposti alle cure del caso. Mentre risultano essere stati inviati una decina di operatori socio sanitari e poche unità di infermieri per tamponare la situazione, anche se non sufficienti a risolvere la cronica situazione di sotto-organico, il numero di medici disponibili nel pronto soccorso dell’ospedale Giannettasio si è ulteriormente assottigliato negli scorsi mesi, indipendentemente dalle positività al Covid, che in questo momento è solo un’aggravante, passando da otto a sei unità. Due medici, infatti, sono attualmente in malattia, poiché colpiti da problemi cardiaci. Uno di questi ha subito un’aggressione, nel pronto soccorso aggressioni verbali ed anche fisiche si perpetuano da tempo verso medici ed infermieri, mentre era in servizio nella sala medica. In ragione del procurato  grave malore è stato trasferito all’unità di emodinamica di Castrovillari, lasciando un posto vuoto e mai ricoperto».

«Ad oggi, il pronto soccorso di Rossano, unico a sottoporre a tampone molecolare, e non rapido, i pazienti costringendoli ad attese infinite prima del ricovero, nonostante la grande volontà del personale sanitario –– ha spiegato – non è più in grado di garantire la sicurezza delle prestazioni alla cittadinanza di tutto il territorio della costa ionica e dell’entroterra montano. Una responsabilità che non può non ricadere, stante il perpetrarsi nel tempo e le continue denunce degli operatori sanitari, anche sul direttore sanitario e il primario del pronto soccorso, che è anche direttore del dipartimento emergenza urgenza, assenti e per niente incisivi nella risoluzione delle problematiche, per cui necessita la loro rimozione immediata  dall’incarico».

«Con le lunghissime attese, e il rischio contagio – ha concluso – è certamente in gioco la salute e la sicurezza dei cittadini di un’ampia zona, che si vedono negati i più elementari e fondamentali presidi di tutela e la garanzia costituzionale del diritto alla salute. Lavorare in un pronto soccorso comporta maggiore responsabilità, rispetto ad altri reparti, posto che si è anche ad alto rischio denunce. E anche per questo motivo, solo aumentando il personale e sostituendo i vertici dirigenziali dell’ospedale sarebbe possibile gestire meglio i pazienti e avere meno rischi di errori». (rcs)

Sposato (Opi CS): Ospedale e Pronto soccorso di Cosenza disorganizzati

«Ao e Pronto soccorso di Cosenza disorganizzati. Si rischia il 10% in più di morte dei pazienti». È questo l’allarme lanciato da Fausto Sposato, presidente dell’Ordine degli Infermieri Cosenza, che ha ribadito che «il sistema sanitario è già saltato. Non è più possibile andare avanti in queste condizioni. Pochissimi infermieri ed operatori sanitari, reparti accorpati, graduatoria ormai esaurita senza alcun concorso all’orizzonte».

«Ed un Pronto soccorso al collasso – ha aggiunto –. Dove sono stati finora i commissari? Dov’è il nuovo? Che fine hanno fatto i Dipartimenti sanitari? Un rischio enorme, anche per i cittadini ed i pazienti. Ed una percentuale di mortalità superiore del 10%».

«Il rapporto, qui – ha spiegato Sposato – parla di un infermiere ogni 12 pazienti mentre la media europea è di uno a sei. È dunque evidente la mancanza di personale. Chi ha amministrato finora non è stato lungimirante per nulla. Al Pronto soccorso di Cosenza lavora un terzo del personale necessario. La situazione in tutta la provincia non è diversa. La sanità territoriale non riesce a fare filtro ed ai cittadini viene negato il diritto anche ad una semplice risposta».

Facile, per Sposato, ricordare le forti prese di posizione dei mesi e degli anni addietro. «Bastava seguire i nostri consigli per non arrivare ad una situazione non più risolvibile. L’innalzamento dei contagi rende più critica la quotidianità, mentre il personale non ce la fa più. Il commissario si assuma tutte le responsabilità del caso: ci sono i soldi per procedere a nuove assunzioni con avvisi pubblici? Si proceda. Devono essere pagati straordinari e premi Covid mai percepiti dai colleghi? Si faccia. Siamo stufi di pagare il malfunzionamento del sistema intero».

L’Opi di Cosenza «non ha mai fatto becero populismo ma raccontato – sempre – la realtà. Se, oggi, molti infermieri scappano letteralmente dal posto pubblico, attraverso quota 100, non è una sorpresa per noi. Se si consente di aumentare ancora l’emigrazione sanitaria verso il Nord non è più una notizia».

«La sanità – ha proseguito ancora – che non programma non serve a nulla. Persistono pazienti che hanno altre patologie che non vengono seguiti. E ci sono operatori che hanno diritto alle loro ferie e ad orari di servizio normali. Viviamo invece momenti drammatici che inevitabilmente si ripercuotono sui cittadini».

«In più – ha assicurato il presidente Opi – la rabbia maggiore è che poi gli operatori sanitari, oltre al carico di lavoro massacrante, ricevono persino minacce dai pazienti per le mancate risposte. L’errore nasce a monte: la fase di commissariamento non ha pagato né paga. Sono state messe a capo dell’intero sistema persone incapaci di gestire così tante problematiche. Noi infermieri siamo i difensori dei pazienti ma la situazione orma è sfuggita di mano».

«È tempo di cambiare e dare risposte – ha concluso –. Ci hanno definito eroi ed ora siamo diventati carne da macello e come merce di scambio per coprire questa o quella emergenza. Sul tavolo sono pronte le nostre idee ma se nessuno continua a non ascoltarci ed al timone si continua a perseverare con persone sbagliate non intravediamo nulla di buono. Per tutti». (rcs)