Claudio Nassisi: Next Generation Ue, il piano per la ripresa. Linee guida e obiettivi

di CLAUDIO NASSISI* – Il Next Generation Eu è lo strumento concordato dai leader dell’Ue, nel luglio 2020, per intervenire sui seguenti tre macro settori con risorse complessive pari a circa 750 MLD di euro: il mercato unico, l’innovazione e l’agenda digitale (132,8 mld); la coesione, la resilienza e i valori (377,8 mld); le risorse naturali e l’ambiente (356,4 mld).

Gli Stati, che vorranno beneficiare dei finanziamenti, dovranno presentare i propri Piani Nazionali di Recupero e Resilienza (Pnrr) alla Commissione europea entro il 30 aprile 2021. Per l’Italia, il Consiglio dei ministri ha approvato il Pnrr lo scorso 12 gennaio.

Il documento sintetizza le linee di intervento che impiegheranno i 209 mld (tra prestiti e sussidi) previsti per il nostro Paese (e che ne fanno il principale beneficiario). Il Pnrr si sviluppa secondo tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. 

Nell’ambito di questi settori, sono declinate sei missioni che rappresentano le aree “tematiche” strutturali di intervento: Missione 1: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; Missione 2: – rivoluzione verde e transizione ecologica; Missione 3: – infrastrutture per una mobilità sostenibile; Missione 4: – istruzione e ricerca; Missione 5: – inclusione e coesione; Missione 6: – salute.

Le missioni, a loro volta, raggruppano 16 Componenti funzionali a realizzare gli obiettivi economico sociali definiti nella strategia del Governo. Ciascuna di queste componenti è articolata, infine, in Linee di Intervento (per un totale di 48) per progetti omogenei e coerenti.

Mediante il raggiungimento degli obiettivi contenuti nelle missioni, il Pnrr, si propone di raggiungere anche tre macro obiettivi “orizzontali”, secondo un approccio integrato: la parità di genere, l’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, il riequilibrio territoriale e la coesione sociale (con particolare attenzione al Mezzogiorno). 

La necessità di devolvere buona parte delle risorse finanziarie verso progetti finalizzati alla tutela dell’ambiente traspare già negli “Orientamenti politici per la prossima commissione europea 2019-2024” in cui, l’attuale Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, prevedeva la necessità di attivare una sorta di Green Deal europeo attraverso il quale ridurre l’impatto climatico.

Gli strumenti previsti per conseguire questo risultato sono la minimizzazione delle emissioni di carbonio e l’avvio di una economia circolare, basata sull’uso di tecnologie pulite.

La missione con il più ampio stanziamento di risorse nel Pnrr è quella legata alla rivoluzione verde e transizione ecologica, alla quale sarà destinato più del 31% dell’ammontare complessivo del Piano (per un totale di 69,8 miliardi di euro) da spendere sulle seguenti componenti: efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, transizione energetica e mobilità locale sostenibile e, per ultima, tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica. 

Inoltre, circa 7 miliardi saranno destinati alla componente impresa verde ed economia circolare, che ha come obiettivi, da un lato la promozione della sostenibilità ambientale nella filiera dell’agricoltura e il miglioramento della competitività delle aziende agricole e, dall’altro, la realizzazione di nuovi impianti per la valorizzazione dei rifiuti per il completamento del ciclo e l’ammodernamento di quelli esistenti (per un processo di graduale decarbonizzazione). (rrm)

*Dottore Commercialista e Phd in economia e socio Aidr

50 sindaci del Sud scrivono a Draghi: Si acceleri attuazione del Recovery Fund

Sono 50 i sindaci del Sud – tra Calabria, Puglia, Sicilia, Campania, Basilicata e Molise – ad aver dato vita alla rete Recovery Sud e ad aver scritto al premier Mario Draghi per chiedere di «accelerare l’attuazione del Pnrr e di mettere i Comuni, a corto di personale e di risorse, in condizione di non perdere questa occasione storica».

«Caro presidente Draghi – si legge nella lettera – siamo 50 sindaci che non vogliono, in alcun modo, veder passare il treno del Recovery Fund senza che esso riporti nei nostri Comuni quei giovani talenti che negli ultimi anni, con un’emorragia lenta ma costante, abbiamo visto andare via. Abbiamo deciso, così, di creare una rete che ci consenta di essere partecipi e protagonisti del processo di cambiamento che, secondo quanto lei ha dichiarato, questo piano dovrà provocare».

«Non vogliamo limitarci – hanno aggiunto – a chiedere che gli obiettivi del Recovery siano all’altezza della gravità della situazione nei nostri territori. Vogliamo essere messi in condizione di svolgere bene il nostro ruolo di sindaci, chiedendo di avere in tempi rapidi un cronoprogramma e una sorta di ‘manuale delle istruzioni’ del Pnrr. Chiedendo, ad esempio, di dare concretezza al suo proposito di ‘irrobustire le pubbliche amministrazioni del Sud’ attraverso un piano di assunzioni che consenta a ogni nostro Comune di dotarsi di uno staff di almeno 4-5 giovani collaboratori pronti a lavorare sugli obiettivi del Pnrr, da selezionare a livello nazionale attraverso una procedura rigorosa che riconosca una premialita’ a coloro che hanno acquisito esperienze significative fuori delle nostre regioni».

«Solo così – hanno concluso – riportando al Sud i cervelli che abbiamo perso, attivando le risorse dei nostri territori e scommettendo sulla coesione, si può sperare di rilanciare la nostra nazione». (rrm)

Cannizzaro (FI): Grande fiducia nel Governo Draghi

Il deputato di Forza ItaliaFrancesco Cannizzaro, ha dichiarato di aver avuto un breve colloquio con il presidente del Consiglio Mario Draghi, e che da ciò «è stato sufficiente a farmi capire che pure la Calabria sarà a suo modo centrale nel piano di rilancio dell’intero Paese, che necessariamente vedrà anche il Mezzogiorno protagonista».

«La ricetta “verde-blu” – ha aggiunto – ovvero ambiente-sostenibilità, che il neo Premier ha sponsorizzato sin dall’inizio, trova fondamento proprio in quel Sud che delle coste, delle aree protette, dei suoi monti ospitali fa principali risorse. Risorse che devono però essere meglio sfruttate».

«La politica che il Governo Draghi – ha proseguito Cannizzaro – deve attuare è resa obbligata dall’emergenza in atto: sconfiggere la pandemia e sfruttare nel miglior modo possibile il Recovery Fund sono, di certo, i primissimi obiettivi. Tuttavia, ciò non può comportare disattenzione per tutto il resto, ed è proprio questa la rassicurazione emersa dal breve dialogo che ho avuto l’onore di avere. Fiscalità agevolata, rilancio del sistema produttivo, implementazione delle risorse a disposizione delle imprese, esecuzione o ammodernamento delle grandi infrastrutture, ottenere il massimo rendimento dalle potenzialità del Sud, è quanto ci si aspetta dal nuovo percorso appena iniziato».

«Io ci credo, Forza Italia ci crede – ha concluso –. Rendiamolo realtà». (rp)

 

Recovery Fund e il rischio di dimenticare le politiche di coesione

di DOMENICO ROSITANO  e FRANCESCO MOLICA – Il Piano di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è stato protagonista negli ultimi mesi di un intenso dibattito politico e mediatico.

Eppure, non sarà il solo banco di prova per il nuovo governo Draghi in fatto di finanziamenti Ue. Sotto la sua egida dovrà essere completato il processo di programmazione, e avviata l’attuazione delle risorse della politica europea di coesione 2021-2027: circa 42 miliardi di euro, escluso il co-finanziamento nazionale. Si tratta di un passaggio altrettanto cruciale per il paese.

L’obiettivo di promuovere la convergenza territoriale, proprio di questi fondi, assume un valore ancora più pregnante in periodo di crisi. Le sfide che la neo ministra per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna si troverà ad affrontare sono numerose, alcune delle quali per certi versi inedite.

Nello specifico, la declinazione suggerita dalla Commissione Europea per i sei ambiti d’intervento su cui dovranno concentrarsi i Pnrr ricalcano in buona parte delle aree prioritarie dei futuri fondi di coesione. Per questo motivo, le linee guida UE raccomandano ai paesi membri di impostare un robusto coordinamento tra i diversi finanziamenti europei in modo da garantirne la complementarietà. Il rischio è che si verifichino sovrapposizioni tra misure simili, e in casi estremi finanche forme di competizione per finanziare i medesimi progetti. Questo scenario non è peregrino, viste le storiche difficoltà delle nostre amministrazioni nel creare parchi progetti sufficientemente ampi.

Per la verità, la bozza di Pnrr messa a punto sotto il governo Conte, pur soffermandosi sull’aspetto della complementarità tra risorse del recovery plan (Next Generation Eu) e fondi di coesione, non fornisce indicazioni su come realizzarla. Al nuovo esecutivo il compito di farlo.
Un prerequisito, a nostro giudizio, è procedere ad un’ulteriore consultazione delle autorità regionali, in quanto queste programmano e gestiscono la fetta maggiore di fondi di coesione.

Un buon coordinamento avrebbe, anche, un effetto positivo sulle tempistiche di avvio della programmazione dei fondi di coesione. I ritardi registrati a livello europeo nell’adozione dei regolamenti hanno già rallentato la preparazione dei programmi. Un film già visto nella scorsa programmazione. Esiste quindi il rischio che l’attenzione politica e lo sforzo amministrativo di cui necessita la stesura e la messa a terra del Pnrr produca ulteriori ritardi sul fronte delle risorse della coesione
Per evitare ciò, il nuovo governo dovrà aggredire alcune delle tare storiche dei fondi.

Innanzitutto, quello della capacità amministrativa. L’assunzione nella pubblica amministrazione di diecimila giovani prevista dal Piano Sud 2030 deve essere accelerata. Ma non è una ricetta miracolosa. Deve essere legata ad un forte investimento sulle competenze esistenti e sulla formazione. Di più, deve inserirsi in un cambiamento di cultura amministrativa sulla gestione dei fondi che sposti l’attenzione dall’assorbimento fine a se stesso alla qualità progettuale, ridisegni il coinvolgimento di territori e del partenariato valorizzandone il contributo virtuoso a scapito dell’interesse particolare, ridimensioni la pericolosa deriva sostitutiva tra risorse ordinarie e aggiuntive che si è andata rafforzando negli ultimi anni.

Solo così il nuovo governo Draghi, nato sotto i migliori auspici, potrà vincere la sfida, non solo del Recovery Fund, ma anche delle politiche di coesione, che non sono solo fondamentali per ridurre lo storico gap tra Nord e Sud del paese, ma sono oggi un’importante leva di crescita anche per le regioni settentrionali. (rrm)

Fabio Pugliese: SS 106, neanche un centesimo dal Recovery Fun

In una lettera aperta al sindaco di Corigliano Rossano, Flavio StasiFabio Pugliese, ex presidente dell’Associazione Basta Vittime sulla Statale 106 e autore Chi è Stato? – Il primo libro sulla strada Statale 106 in Calabria, denuncia la mancanza di investimenti, con il Recovery Fund, per la Statale 106.

«Nel “Piano per il Sud” – si legge nella lettera – presentato lo scorso mese di febbraio 2020 a Gioia Tauro dall’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sono riportati gli investimenti previsti per i prossimi 20 anni in Calabria: sulla Statale 106 vi è solo il tratto già finanziato compreso tra Sibari e Roseto Capo Spulico (Megalotto 3), e basta; Nel Recovery Fund già approvato dal Consiglio dei Ministri non vi è neanche un centesimo di euro sulla Statale 106».

«In tutti gli esiti delle sedute Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) – continua la lettera – afferenti ai governi “giallo-verde” con Ministro delle Infrastrutture Toninelli del M5S e “giallo-rosso” con Ministro delle Infrastrutture De Micheli del Pd non vi è nessuna Delibera Cipe che finanzia anche solo un centesimo sulla Statale 106 in Calabria negli ultimi due anni. Sono documenti, questi, che certamente potrai trovare facilmente sui siti internet ufficiali del Governo, del Ministero delle Infrastrutture e del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), e che, quindi, potrai leggere e verificare».

«Così come potrai verificare che sul tratto Sibari – Roseto Capo Spulico (Megalotto 3) – continua Pugliese – di fatto ancora non sono partiti i lavori per la realizzazione delle 4 corsie peraltro già inaugurate dal ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli e dal viceministro Giancarlo Cancelleri, il 19 maggio scorso in una passerella offensiva della memoria delle vittime della “strada della morte” ma anche della dignità di tutti i calabresi in quanto quella stessa Opera inaugurata è oggi, da queste stesse Istituzioni dello Stato, vergognosamente commissariata. Ho appreso, lo scorso 4 febbraio, dell’iniziativa “Appello per il Sud”: il documento inviato al Presidente della Repubblica ed alle più alte cariche dello Stato oltre che alle organizzazioni sindacali nazionali dall’Associazione dei Sindaci della Locride, dal Tavolo Permanente di Concertazione, dalle Associazioni di Cittadinanza Attiva e dal Corsecom».

Ancor prima, il 29 gennaio scorso, il presidente f.f. della Provincia di Crotone, Simone Saporito, ha riunito i sindaci in un incontro molto partecipato con la volontà – ha spiegato – “di aprire e stimolare in dibattito con i Comuni della provincia di Cosenza che abbia ad oggetto il tratto Crotone-Sibari”. Tra due giorni, invece, è prevista a Corigliano Rossano l’iniziativa organizzata dall’on. Rosa Silvana Abate – la stessa che salì sui trattori della Coldiretti nella piana di Sibari nel 2018 insieme all’On. Nicola Morra – per “bloccare il treno in corsa” del progetto di ammodernamento della Statale 106 tra Sibari e Roseto Capo Spulico».

Questo attivismo, questo protagonismo e, soprattutto, questo ritrovato senso della ragione se da una parte è offensivo dell’intelligenza di tutti e di ciascuno perché non si comprendono le ragioni per le quali si interviene oggi, alle soglie della nascita di un nuovo Governo, mentre si è persa l’opportunità di farlo ieri quando, invece, si era parte attiva e determinante e, addirittura, “si aveva in mano” un Ministro delle Infrastrutture del proprio partito politico dall’altra parte è però ammirevole: perché comunque apre un dibattito su un problema che per noi tutti è importante e, soprattutto, determina di fatto un’azione».

«Direi senza dubbio un’azione risibile, demagogica, insignificante. Ammeto che sia anche offensiva, lo ripeto, e pretestuosa per certi versi. Però resta un’azione. È, quindi, già qualcosa di più rispetto al tuo immobilismo ed alla tua totale incapacità di mantenere un patto che non è mai stato siglato su un palco solo con tutti quegli elettori che nel giugno 2019 ti hanno concesso la fiducia permettendoti di diventare Sindaco di Corigliano Rossano e, ancor prima, di questo territorio».

«È un patto che hai siglato con te stesso: quando in più comizi pubblici avevi detto di voler formare un “tavolo tecnico operativo sulla Statale 106” e quando, in più comizi pubblici, hai detto che ti saresti battuto affinché la realizzazione del progetto del Megalotto 3 venisse avviato e completato al più presto. Caro amico sindaco, ti scrivo oggi questa lettera aperta non per contestarti. Sarebbe troppo facile visto e considerato che l’Amministrazione da te guidata gode di una popolarità così estremamente bassa che, credimi, non avrei fatto altro che risultare – come si dice oggi – “populista”.Tutt’altro. Ti scrivo perché restino, pubblicamente, agli atti una serie di riflessioni ed osservazioni personali che ritengo meritino rispetto e considerazione».

«Innanzitutto, fin qui, non hai mantenuto gli impegni che avevi assunto prima con te stesso e poi con i cittadini circa la Statale 106, i diritti negati alla mobilità di questo territorio e la necessità di affrontare una battaglia politica e istituzionale contro una ingiustizia e una disuguaglianza che merita rispetto, impegno e serietà. Poi, non ritengo sia opportuno che il sindaco della Terza Città della Calabria (e del territorio), partecipi ad inutili, insignificanti e demagogiche iniziative inconsistenti mortificando prima di tutto il proprio ruolo istituzionale e politico e poi i diritti negati dei cittadini…».

«Semmai, sono convito che siano necessarie azioni più stringenti e, soprattutto, serie e concrete che riescano finalmente a porre all’attenzione del Governo dello Stato una situazione che è divenuta ormai insostenibile! Questo, però, può farlo chi ha un minimo di credibilità istituzionale e politica. Può farlo chi può vantare, quanto meno, una coerenza. Deve farlo chi ha l’ambizione di lasciare un segno concreto al proprio territorio. Puoi farlo tu. Insieme, ad esempio, ai presidenti delle Province di Cosenza e Crotone ed a tutti i sindaci che sono d’accordo».

«Pretendendo da tutti i partiti politici di cui fate parte, di avere un incontro con il prossimo Presidente del Consiglio Mario Draghi. Non una delegazione!!! Ma tutti, nessuno escluso… Qui, nel nostro territorio! Al fine di far comprendere al presidente Mario Draghi quanto la Statale 106 non sia solo la famigerata e tristemente nota “strada della morte” bagnata, da oltre un secolo, dal sangue umano spesso innocente e vittima d’una ingiustizia e di una disuguaglianza, ma anche la ragione principale per la quale questo territorio è complessivamente destinato a morire nel prossimo futuro per colpa di un divario infrastrutturale non più sostenibile con le altre regioni italiane ed europee. Al fine di far comprende, soprattutto, che noi siamo stanchi delle solite passerelle e promesse risibili, demagogiche, insignificanti, offensive e pretestuose».

«Perché questa volta pretendiamo sin da subito investimenti concreti attraverso il Recovery Fund e fondi statali immediatamente impegnati attraverso Deliberi Cipe che impegnano il prossimo Consiglio dei Ministri a stanziare quanto necessario per completare la Sibari Catanzaro ed almeno uno dei tratti compresi tra Catanzaro e Roccella Jonica o tra Locri e Reggio Calabria. Insomma, caro Sindaco Stasi, ti scrivo perché ti ritengo un Amico e credo sia venuto il momento di fare appello prima che al politico, oppure al rappresentante Istituzionale, alla coscienza di una persona che reputo intelligente e che nel passato recente ha dimostrato, quando ha voluto, di saper intraprendere azioni forti, dirompenti e, soprattutto, vere…».

«Questo territorio jonico in Calabria non ha più bisogno di chi nel passato inutilmente ha cercato alleanze con i potentati politici di turno ma ha necessità di gente preparata e competente che con senso di umiltà e serietà riesca a stringere una nuova alleanza con la propria coscienza e con la gente per battersi affinchè vengano rispettati e difesi i nostri diritti e la nostra dignità! Provaci. Fallo. Evita di perdere tempo ad esporre la fascia tricolore seduto al tavolo dell’ennesima inutile ed insignificante iniziativa di propaganda e demagogia politica d’altri tempi…».

«Parla con il cuore e con passione a tutti i tuoi colleghi sindaci del territorio, coinvolgi i presidenti delle Province, l’Anci, i sindacati, le Associazioni e fai partire la più bella rivoluzione dal basso di cui abbiamo bisogno: un movimento culturale, civile e sociale che può e deve cambiare il destino inesorabile che abbiamo di fronte a noi e che stiamo tutti insieme lasciando in eredità alle future generazioni… Ti abbraccio idealmente e con sincera riconoscenza perché conoscendoti bene sono certo che destinerai non poca attenzione a ciò che ti ho scritto». (rcs)

Lega Calabria, Roy Biasi: I fondi europei base di sviluppo per il Mezzogiorno

Roy Biasi, componente della Segreteria nazionale della Lega e responsabile degli amministratori del Sud Italia, nonché membro della segreteria regionale calabrese e sindaco di Taurianova, ha auspicato che gli ingenti finanziamenti europei possano tradursi in azioni potenti di sviluppo, atte al superamento degli annosi ritardi accumulati sul fronte delle infrastrutture primarie e dei servizi essenziali.

«Il Sud – ha dichiarato Roy Biasi – anche grazie alla forte spinta della Lega, meriterà grande attenzione su scelte di natura strategica, a partire dal Ponte sullo Stretto di Messina, per passare all’alta velocità ferroviaria, alla statale jonica 106, all’elettrificazione della linea ferrata jonica, agli interventi per il dissesto idrogeologico, al sostegno reale alle piccole e medie imprese con le leve della decontribuzione, della sburocratizzazione e dell’abbattimento della pressione fiscale. Non appena l’emergenza Coronavirus lo consentirà, incontrerò, regione per regione, tutti gli amministratori leghisti meridionali per costruire una rete forte di sostegno alle grandi battaglie politiche che da anni conduce il nostro leader Matteo Salvini».

Inoltre, Biasi ha ricordato che «la Lega pensa che le elezioni siano il fondamento della democrazia, e quindi auspica che quanto prima il popolo italiano possa esprimersi sul proprio futuro. Al contempo, però, la Lega non rimane sorda all’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e si confronterà con il presidente incaricato, prof. Mario Draghi, senza pregiudizi di sorta e guardando alle azioni concrete di Governo».

«La Lega, proprio perché partito pragmatico post-ideologico – ha precisato Roy Biasi – mette sempre al centro gli interessi reali del popolo, delle aziende, dei lavoratori, degli artigiani, degli agricoltori e dei commercianti, dei professionisti, dei giovani e delle donne. Pertanto, ascolteremo con grande interesse e disponibilità le proposte che verranno dal professor Draghi al quale riconosciamo un curriculum di grande levatura, e come sempre in maniera unitaria ci muoveremo compatti nella direzione che verrà esplicitata dal segretario Matteo Salvini».

«La Lega è una, unita e forte – ha concluso – sicura di milioni di consensi reali che giungono da tutti i territori del Paese». (rrc)

La Regione presenta progetto per ammodernare le Linee Taurensi col Recovery Fund

I Dipartimenti di Urbanistica e Lavori pubblici della Regione Calabria, in collaborazione con Ferrovie della Calabria, hanno presentato un piano da finanziare, attraverso il Recovery Fund, per ammodernare le vecchie Linee Taurensi.

«L’investimento – spiega una nota dei dipartimenti interessati – interessa l’area di Gioia Tauro, in particolare l’area del Parco archeologico dei Tauriani che ricomprende anche Gioia e Palmi, ambito territoriale in cui la valenza trasportistica dell’opera viene amplificata da quella turistico culturale».

«Il progetto – si legge ancora – si propone di valorizzare quest’area, ricca di zone naturalistiche, anche attraverso una maggiore fruizione di servizi al viaggiatore “smart”. Si prevede inoltre un incremento del livello di servizio del trasporto pubblico locale rivolto ai viaggiatori pendolari e agli studenti, con la realizzazione di una metropolitana leggera sull’attuale linea sospesa che va da Gioia a Palmi, consentendo tra l’altro un’immediata accessibilità all’ospedale di Palmi».

«Per l’inserimento nel progetto di altre linee sospese nel 2011, quale quella Gioia-Cinquefrondi – prosegue la nota – la loro rimessa in esercizio non risulterebbe invece sostenibile da un punto di vista economico e finanziario, rispetto ai criteri previsti dalle linee guida del Recovery fund. Ritenendo tale linea ugualmente strategica sotto l’aspetto trasportistico e turistico, sono allo studio altre soluzioni per l’individuazione di altre fonti di finanziamento».

«Regione e Fdc – ha sottolineato l’assessore Domenica Catalfamo – sono molto fiduciosi nel finanziamento dell’opera, ritenendo che il progetto possa contenere tutte le caratteristiche di ammissibilità previste dal piano Next Generation Eu, rispettando sia criteri di sostenibilità sanciti dalla tassonomia europea, ambientale ed economico-finanziaria, utili ad apportare un incremento di produttività ed una crescita del pil». (rcz)

Vertice dei presidenti delle Regioni del Sud uniti per equa distribuzione dei fondi del Recovery Plan

Calabria, Campania, Basilicata, Puglia, Molise, Abruzzo e Sicilia uniti per «avanzare proposte e richieste in materia di Recovery Plan». Lo ha annunciato il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, al termine del vertice con i presidenti Vincenzo De Luca (Campania), Vito Bardi (Basilicata), Michele Emiliano (Puglia), Donato Toma (Molise), Marco Marsilio (Abruzzo) e Nello Musumeci (Sicilia).

«C’è la necessità – ha spiegato – di suddividere in modo equo le quote relative agli interventi, tenendo in considerazione il fatto che le regioni del Mezzogiorno hanno urgenze che non rimangono all’interno dei loro confini, ma riguardano l’organizzazione dell’intero continente, dal momento che si tratta di progetti strategici che interessano l’Europa, come, ad esempio, il Ponte sullo Stretto».

Durante l’incontro, i presidenti delle Regioni meridionali hanno anche parlato del raddoppio della linea ferroviaria Reggio Calabria-Bari e dell’alta velocità Reggio Calabria-Salerno, «due progetti  ha commentato Spirlì – che, insieme, consentirebbero la libera circolazione, in chiave moderna, delle persone in Europa».Attenzione anche sul porto di Gioia Tauro, «che è stato – dice ancora il presidente calabrese – completamente dimenticato dal ministro Paola De Micheli, malgrado non sia lo scalo di un piccolo comune della Calabria, ma il porto più importante del Mediterraneo e tra i più strategici d’Europa».

«Le proposte della Calabria, unite a quelle degli altri presidenti – ha concluso Spirlì –, andranno a formare un pacchetto di richieste precise al Governo nazionale, il quale, troppo spesso, così come quelli che lo hanno preceduto, dimentica le regioni del Sud privilegiando, a volte, nessuno». (rcz)

Orlandino Greco (Idm): Il Sud rinasce se rinascono i partiti politici

Il segretario federale di Italia del MeridioneOrlandino Greco, ha dichiarato che «è, ormai, evidente il vulnus democratico nel quale versa la Calabria ed il Paese intero».

«Da tangentopoli ad oggi – ha aggiunto – lo svuotamento dei partiti novecenteschi, rispetto ai quali ne è rimasta soltanto una parvenza ideologica, ha comportato la nascita di quelli che i sociologi americani definiscono “Cartel Party”, ossia comitati elettorali che si riuniscono e favoriscono la partecipazione solo durante gli appuntamenti del voto, salvo poi concentrarsi sull’attività amministrativa ed istituzionale degli eletti».

«Un concetto di militanza diametralmente opposto – ha proseguito – rispetto a quanto conosciuto nelle vecchie scuole di partito, vere fucine di classi dirigenti consapevoli della loro mission e delle istanze da difendere. Gli effetti di questo nuovo modo di concepire l’impegno politico hanno segnato la storia della nostra Repubblica dagli anni ‘90 fino ai giorni nostri. Il primo di questi è stato la personalizzazione dello scontro politico e l’incarnazione dei partiti (e il destino) nella figura del leader, il quale intrattiene un rapporto diretto con gli elettori, quasi come se la collegialità nelle scelte, tipica dei partiti di massa, fosse suffragata dal consenso della cosiddetta società civile, rimuovendo lungaggini burocratiche e svilendo il ruolo della mediazione tra classi dirigenti. In questo contesto, allo svuotamento dei corpi intermedi ha fatto seguito un continuo assalto al Parlamento e al suo potere legislativo, in quanto percepito come causa ostativa dell’iniziativa politica dei leader (molto meglio definirli capi carismatici), non solo mediante tentativi di instaurare un sistema bipartitico, contrario ai precetti costituzionali della rappresentanza delle minoranze, ma anche attraverso leggi elettorali iper-maggioritarie che cooptano in sostanza la deputazione, vincolando il mandato elettorale dei parlamentari alla fedeltà verso il segretario del proprio partito (spesso coincidente, a differenza del passato, con la presenza del segretario stesso in Parlamento)».

«Venuto meno, dunque, – ha detto ancora Orlandino Greco – quell’alto senso delle Istituzioni tipico di chi, facendo militanza, magari amministrando la cosa pubblica, ha portato, nella continua mediaticità dello scontro politico, alla demonizzazione non solo degli avversari stessi ma anche del concetto di interesse in politica, come se ogni istanza proveniente dai partiti coincidesse con interessi propri o a beneficio di una cerchia ristretta di persone, a scapito del bene comune».

«È ormai giunta l’ora – ha evidenziato il segretario federale di Italia del Meridione – affinché si scongiurino guerre fratricide e si perda definitivamente il senso di comunità, di tracciare un bilancio della storia. Quella del Mezzogiorno è da sempre una storia fatta di comunità, solidarietà e responsabilità sociale, dimostrata anche nell’ultima emergenza pandemica. Una tenuta sociale che anche a queste latitudini rischia di venir meno perché la disperazione è tanta. Forte è il disagio sociale, frutto di una disoccupazione e di una migrazione ai massimi storici ed un ceto politico subalterno alle politiche centraliste delle segreterie romane».

«Urge, dunque – ha ribadito – un ritorno alla politica e ai luoghi della politica, capaci di selezionare la migliore classe dirigente ed esaltandone la militanza e la competenza fuori da ogni schema ideologico. Non è più tollerabile un impegno politico tutto incentrato al carrierismo e a chi la spari più grossa, non è concepibile che dopo le elezioni vi siano tribù, tifoserie e truppe cammellate che continuino ad incitare l’odio verso l’avversario politico, facendo venir meno non solo il rispetto verso la legittimità delle posizioni altrui ma fomentando un clima poco costruttivo in una normale dialettica tra maggioranza e minoranza che dovrebbe caratterizzare ogni consesso pubblico».

«Nel frattempo – ha detto ancora – una globalizzazione sempre più sregolata ha fatto sì che realmente le nicchie di potere assumessero rendite di posizione indipendenti dalla politica stessa, mentre i bisogni reali della gente rimanessero inascoltati o mal risolti da una classe politica ormai concentrata a parlare su se stessa e per se stessa.  Promesse roboanti, rinnovamento anagrafico magari senza nessuna esperienza, stravolgimento dell’esistente, tesi spesso non confermate dai fatti perché figlie di riflessioni non approfondite, il cosiddetto pensiero breve che viaggia alla velocità di un tweet, hanno determinato la fine dei partiti politici come laboratori di idee, quelli che soprattutto al Sud creavano coscienza civile e comunità sociali, radicati nella società come corpi intermedi tra le istanze dal basso e il potere legislativo, capaci di formulare programmi di lunga visione, attraverso concezioni ideali, politiche e studio».

«Mezzogiorno, sanità, scuola, welfare, sviluppo economico e perfino il Recovery Fund – ha detto – sono ormai merce di scambio per qualche manciata di voto in più nei sondaggi. Temi che, a causa della mala politica, rischiano di far sprofondare il Paese nel baratro se non affrontati nella giusta maniera. Tutto questo perché le scelte fatte non sono basate su convinzioni così solide da essere aperte al compromesso e al contributo di tutti, anche di chi la pensa diversamente ma in modo costruttivo».

«C’è bisogno – ha concluso – di una reale presa di coscienza da parte di tutti: un nuovo modello partecipato di democrazia, che guardi al futuro senza perdere di vista le buone prassi della mediazione e mai del compromesso, della concertazione e della selezione di classi dirigenti figlie di militanza, conoscenza e competenza. Un nuovo modello di partecipazione slegato da ciò che piace ai sondaggisti ma legato a ciò che serve al Paese, che non sia solo legata al momento elettorale ma che, al contrario, valorizzi il pluralismo delle vocazioni territoriali degli interessi delle comunità». (rrm)

Bevacqua (PD): Alla Calabria serve una stagione di realistico e serio rinnovamento

Il consigliere regionale del Partito DemocraticoDomenico Bevacqua, ha sottolineato che bisogna «inaugurare una stagione di realistico e serio rinnovamento, che tolga con immediatezza la Calabria dall’isolamento geopolitico in cui è stata cacciata».

«L’appello dei sindaci di più aree che punta a mettere la Calabria al centro delle iniziative politiche in vista del voto di aprile è apprezzabile, merita attenzione e soprattutto va tenuto nel debito conto, consapevoli che qualsiasi progettualità di sviluppo non possa prescindere dal contributo fattivo degli amministratori locali».

«Il centrosinistra, e il Pd che di quest’area è l’asse riformista di riferimento – ha commentato – è consapevole delle problematiche sanitarie, sociali ed economiche che affiggono la Calabria e non nutre dubbi sul fatto che, per uscire dalla cappa dell’emergenza, occorra unire, non disgregare e disperdere, le forze dei riformisti, del civismo e delle istanze più rappresentative della società». 

«Ed e proprio su questa base – ha proseguito – legata ad una robusta progettualità che chiederemo il consenso ai calabresi per sconfiggere il centrodestra, individuando un candidato alla Presidenza che conosce le complessità del territorio ed ha avuto significative esperienze istituzionali, per come, con chiarezza è emerso a larga maggioranza dalla discussione e dal confronto  tra le forze politiche e civiche presenti al tavolo della coalizione».

«La difficile condizione generale del Paese, che oggi fronteggia una inopportuna crisi politica – ha commentato Domenico Bevacqua – crea sconcerto nei cittadini alle prese con problemi di sussistenza e il rischio è che i populismi in salsa calabrese, che si muovono anteponendo ad ogni strategia riformista e agli interessi generali i loro obiettivi particolari e individualistici, approfittino di questa fase di confusione per conquistare facile  consenso e impedendo alla Calabria di liberarsi del peggiore centrodestra che nell’ultimo anno ha collezionato sconfitte e insuccessi».

«Non è con parole d’ordine vacue e generaliste – ha detto ancora il capogruppo Pd in Consiglio regionale – che si cambia la Regione, ma elaborando, in Calabria e con i calabresi, un’alternativa solida  al centrodestra che, facendo tesoro del passato, non punta all’uomo solo al comando, ma alla costruzione di una proposta di governo che va realizzata con il nuovo Presidente assieme alla  pluralità di uomini e donne che vogliano assumersi l’onere di  concorrere allo svecchiamento della Calabria e mettere a valore le sue enormi potenzialità per promuovere sviluppo e nuova occupazione”.

«Non si può, ragionevolmente – ha detto ancora Bevacqua – dare ascolto a pifferai che annunciano di voler fare tabula rasa di un passato che non di rado li ha visti protagonisti di azioni e performance a dir poco scriteriate e inconcludenti. L’obiettivo, al contrario è quello di inaugurare una stagione di realistico e serio rinnovamento, che tolga con immediatezza la Calabria dall’isolamento geopolitico in cui è stata cacciata e che rischia persino di farle perdere l’occasione storica del Recovery Fund. E, al contempo, consolidando relazioni proficue con le Istituzioni nazionali ed europee, aggregare le forze migliori e più dinamiche della Calabria e concentrarci su pochi ma ambiziosi progetti che le consentano di recuperare il ritardo di sviluppo». 

«È sul centrosinistra aperto alla società civile – ha concluso il presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale – che dobbiamo puntare se vogliamo evitare alla Regione altri fallimenti. Non ci sono scorciatoie. Questa volta: o vinciamo o noi o perde la Calabria».