Sanità, Regione: L’emodinamica del ‘Pugliese Ciaccio’ non chiuderà

«L’emodinamica del ‘Pugliese Ciaccio’ non chiuderà, e insieme a quella del ‘Mater Domini’ continuerà ad assicurare a Catanzaro due strutture complesse di grande qualità». È quanto ha assicurato il Dipartimento Salute e Welfare della Regione Calabria.

«Circa un anno e mezzo fa – evidentemente qualcuno si è svegliato dopo mesi e mesi di assopimento – i Ministeri affiancanti – visto che la sanità in Calabria è commissariata da 15 anni, con governatori di ogni colore politico – hanno inviato alla Regione alcune prescrizioni – viene spiegato nella nota – e, tra queste, era indicata la necessità di un efficientamento delle strutture complesse, nonché di un ‘accorpamento nell’area Centro delle due emodinamiche dell’AOU Dulbecco…’».

«Fortunatamente tra qualche settimana – prosegue la nota – non saremo più sottoposti al commissariamento della sanità da parte del governo, e dunque potremo avere maggiori margini di manovra per una valutazione complessiva – che la Regione potrà fare in completa autonomia – delle strutture complesse presenti nel nostro territorio e della rete regionale delle emodinamiche, fermi restando i criteri di carattere generale fissati dalla legislazione nazionale».

«Se ci sarà una nuova emodinamica a Crotone – ha annunciato il Dipartimento – sarà aggiuntiva alle due già esistenti a Catanzaro. Per quanto riguarda la cardiochirurgia, invece, al momento la Calabria può disporre di tre strutture complesse di questo tipo. Una alla ‘Dulbecco’ di Catanzaro, una al Gom di Reggio Calabria, mentre una terza era accreditata presso la crinica privata S.Anna Hospital di Catanzaro».

«Quest’ultima struttura ha avuto problemi economici e gestionali, evidentemente non addebitabili alla Regione, e ha chiuso. Nei prossimi mesi – conclude la nota – si valuterà a quale realtà assegnare questo terzo accreditamento per la cardiochirurgia: la linea del governo regionale, che comunque non ha ancora preso alcuna decisione in merito, è quella di privilegiare una struttura pubblica piuttosto che una privata». (rcz)

Intesa tra Regione e Fai: Si riqualificherà del Casino Mollo nella Sila

Il Casino Mollo all’interno della Riserva naturale I Giganti della Sila sarà restaurato e valorizzato, grazie all’accordo siglato tra la Regione Calabria e il Fondo Ambiente Italiano.

La Regione, infatti, ha stanziato al Fai 1 milione e 600 euro –  fronte di un costo complessivo del progetto pari a circa due milioni e cinquecento euro – per realizzare i lavori e aprire integralmente al pubblico, entro la fine del 2027, il seicentesco casino di caccia, testimonianza di un’architettura e di un paesaggio rurale, donato al Fai nel 2016 da Giovanna, Beatrice e Maria Silvia Mollo.

Fonte del contributo è il Fondo per lo sviluppo e la coesione FSC – programmazione2021-2027 nella quale l’intervento è stato inserito da Regione Calabria grazie alla collaborazione e al confronto del FAI con il Dipartimento Economico e Attrattori Culturali, che ha portato alla firma della convenzione alla fine di dicembre 2024. Accordo che scaturisce anche in virtù del fatto che la Riservai Giganti della Sila – da quando affidata al FAI – ha moltiplicato il numero di visitatori, raggiungendo nel 2024 quota 40.000 e attestandosi come un polo di attrazione culturale di fondamentale importanza per il territorio.

Il progetto di restauro e riqualificazione funzionale del Casino Mollo consentirà a sempre più persone di far conoscere la Riserva Naturale, la sua storia e il suo territorio. Le fasi dell’articolato progetto prevedono il recupero dell’edificio e di tutti gli elementi di finitura originali, l’adeguamento degli impianti con fonti di energia rinnovabili, il miglioramento sismico delle strutture, l’allestimento di locali destinati all’accoglienza dei visitatori e l’elaborazione e realizzazione del racconto di valorizzazione.

Come ha spiegato il Presidente del Fai, Marco Magnifico, «l’importante contributo concesso ci permetterà di portare a termine un progetto di straordinario valore che contribuirà a valorizzare un territorio a me particolarmente caro, la Sila. Dopo l’indispensabile restauro, il Casino Mollo ospiterà un racconto sulla storia e le tradizioni silane, l’agricoltura e la pastorizia, e offrirà i necessari servizi ai sempre più numerosi visitatori dei Giganti della Sila. Sono grato al Presidente Occhiuto e all’assessore Varì per l’attenzione dimostrata e per la determinazione che ha condotto a raggiungere questo risultato».

«Il restauro e la valorizzazione del Casino Mollo, nel cuore del Parco Nazionale della Sila – ha spiegato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto – si inserisce nell’ambito delle iniziative strategiche dell’Accordo di coesione sottoscritto lo scorso anno tra la Regione Calabria e il governo Meloni».

«Questo intervento, all’interno di un polo di attrazione di fondamentale importanza come la Riserva Naturale I Giganti della Sila – ha aggiunto – costituisce, insieme ad altri progetti che abbiamo finanziato in altri territori, una straordinaria occasione per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e naturalistico. Un asset che la mia Giunta ritiene assolutamente strategico per lo sviluppo turistico ed economico della Calabria».

Unico nel suo genere, questo maestoso bosco secolare nel cuore della Calabria sopravvive intatto all’ombra dei suoi imponenti “patriarchi”, oltre 60 esemplari di pini larici e aceri montani piantati nel Seicento dai Baroni Mollo, proprietari del vicino Casino. Sfruttato nei secoli per l’estrazione di una resina infiammabile come la pece, con la Seconda Guerra Mondiale, i suoi terreni furono espropriati e reintegrati nel patrimonio dell’Ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali che, insieme alla famiglia Mollo, promosse l’istituzione dell’attuale Riserva Naturale Guidata Biogenetica allo scopo di studiare, conservare geneticamente e tutelare questo patrimonio storico-naturale di enorme valore. 

Il Casino Mollo, acquistato nel Seicento dalla famiglia dei Baroni Mollo, fu il fulcro di un’efficiente azienda latifondistica in cui si coltivavano grano e foraggio, si allevavano buoi e pecore e si produceva legname e pece estratta dai pini della Riserva, mentre nella vicina filanda si lavorava la seta. A seguito della Riforma agraria degli anni Cinquanta, la proprietà fu smembrata e l’edificio divenne la dimora di villeggiatura della famiglia Mollo. Nel 2016 le eredi della famiglia Mollo decisero di donarlo al FAI e il Parco Nazionale della Sila affidò la Riserva alla Fondazione in comodato d’uso.

Con il suo completo restauro, l’antico Casino Mollo – per il quale a luglio si celebrerà la conclusione di un primo lotto di lavori – diventerà un luogo di aggregazione culturale per il territorio, sede di un coinvolgente racconto dedicato alla storia di questo lembo di paesaggio rurale calabro, che si dipana dal Seicento a oggi, e la cui storia potrà essere conosciuta e apprezzata da sempre più persone. (rcs)

L’assessore Calabrese: Il 13 novembre insedieremo il tavolo del Lavoro

«Per il prossimo 13 novembre abbiamo convocato il Tavolo sul lavoro». È quanto ha annunciato l’assessore regionale al Lavoro e alla Formazione Professionale, Giovanni Calabrese, nel corso della presentazione del rendiconto sociale Inps per la Calabria nella sede dell’istituto previdenziale di Lamezia Terme.

«Ne faranno parte l’Inps, l’Inail, i rappresentanti sindacali, le Camere di commercio, le categorie datoriali – ha aggiunto –. Ci confronteremo su questa importante tematica, nello specifico sulle azioni da mettere in campo per il contrasto al precariato e per la lotta ai lavori atipici con l’utilizzo di fondamentali strumenti come la formazione e l’uso delle nuove tecnologie. Per invertire la rotta è necessario il lavoro di squadra». (rcz)

Rischio idrogeologico, Senese (Fenauil): Regione crei task force per non perdere i fondi europei

La segretaria generale di Fenauil CalabriaMaria Elena Senese, ha chiesto che la Regione crei una task force di tecnici per non perdere i fondi europei destinati alla mitigazione del rischio idrogeologico.

«L’Europa ha destinato all’Italia, per gli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico – ha ricordato – un finanziamento di circa 2,5 miliardi da qui al 2026. Stiamo parlando di fondi, gestiti dal ministero dell’Ambiente, che verranno resi disponibili in base ai progetti presentati dalle regioni che, a loro volta, dovranno destinarli pro-quota ai Comuni una volta individuate le priorità. E la nostra regione a che punto è?».
«Apprendiamo che ha appena avviato un master plan dei rischi della Calabria e, nelle prossime settimane ma con data da definirsi – ha continuato – si presenterà questo piano ai sindaci per determinarsi sulle attività che andranno messe in atto per mitigare il rischio da eventi avversi. Quindi capiamo bene che siamo in notevole ritardi visto che siamo in piena stagione invernale e si sono già verificati i primi eventi alluvionali. Anche perché gli interventi legati al dissesto richiedono non solo una pianificazione precisa e puntuale ma competenze specifiche. Parliamo di opere come vasche di laminazione, il dragaggio di fiumi o il contenimento dei cigli franosi».
«Se la regione volesse veramente accelerare i tempi ed intervenire prima che si verifichi l’ennesima catastrofe – ha spiegato – occorrerebbe istituire una task force di professionisti (ingegneri, geometri, geologi), figure che forse si fa fatica anche a recuperare per stipendi troppo bassi nel pubblico impiego, da mettere a disposizione degli enti locali al fine di sostenerli nella progettazione e realizzazione di interventi che hanno una natura determinante per la sicurezza delle persone e la tenuta del territorio.
La gran parte delle risorse accantonate dai Comuni per questi progetti, poi, finiscono per arricchire la contabilità delle gare deserte. Più di qualcuno segnala la concorrenza sleale del Superbonus al 110% che, negli ulti mi tre anni, ha spostato la domanda di opere sul residenziale-civile impegnando le poche aziende (e le poche competenze rimaste) in opere meno sofisticate da un punto di vista ambientale e sicuramente con minori rischi di contenzioso».
«Queste carenze, se ancora ve ne fosse bisogno – ha proseguito ancora – mettono in evidenza la disattenzione con la quale il legislatore ha normato il consumo di suolo. “Privilegiando le nuove opere sulla manutenzione di quelle vecchie, evitando di fare chiarezza anche sulla pletora di incentivi che riguardano le ristrutturazioni edilizie”, come segnala Stefano Ciafani, presidente di Legambiente».
«In questo delicato settore, infine, l’ultimo cortocircuito lo segnala Alessandro Trigila, ricercatore dell’Ispra a capo del dipartimento dei fenomeni franosi, che denuncia la difficoltà nel capire quanto (e come) le regioni comunicano al ministero dell’Ambiente le richieste di finanziamento per gli interventi contro il dissesto. Uno stato di arretratezza e grande superficialità che potrebbe riversare i suoi effetti nefasti sulla qualità della vita dei calabresi», ha concluso. (rcz)