ARTIGIANATO CALABRESE, UN COMPARTO
CHE RESISTE CON TENACIA A DIFFICOLTÀ

di ANTONIETTA MARIA STRATI – È un comparto che resiste con tenacia alle difficoltà, senza tuttavia trovare pieno slancio, quello dell’artigianato in Calabria. Lo dicono i numeri dell’ultimo report dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Imprese Calabria, che analizza dinamiche occupazionali, demografiche e produttive delle micro e piccole imprese regionali.

Nei primi sei mesi dell’anno, la Calabria ha registrato un saldo positivo di +98 imprese artigiane, con 1.282 nuove iscrizioni e 1.184 cessazioni. Un dato che segna un lieve miglioramento rispetto al +67 del primo semestre 2024, ma che rimane inferiore rispetto al +125 del 2023 e lontano dal record post-pandemico di +251 registrato nel 2022. In termini relativi, il tasso di crescita si attesta allo 0,51%, posizionando la Calabria al quinto posto tra le regioni italiane per saldo artigiano in rapporto al numero di imprese esistenti.

Nonostante il segno più, il trend mostra un rallentamento rispetto alla crescita degli anni precedenti. Questo andamento suggerisce una resilienza diffusa, ma anche una crescente difficoltà nel sostenere nuove attività, specialmente in contesti locali dove il contesto economico e sociale continua a porre ostacoli strutturali.

Il settore delle costruzioni continua a trainare la crescita: +155 imprese nel semestre, beneficiando ancora, seppur in modo attenuato, dell’effetto Superbonus e degli incentivi edilizi. Seguono le attività di riparazione veicoli e installazione di impianti con +39, e il comparto del benessere (parrucchieri, estetisti) con +28. Positivi anche i dati sull’artigianato alimentare e sulle lavorazioni metalmeccaniche.

Di contro, segnano il passo i servizi alle imprese (-31), la manifattura tessile-abbigliamento (-9), le attività grafiche e di stampa (-3) e quelle connesse all’informazione e comunicazione (-3), a dimostrazione di come le difficoltà inflattive e l’instabilità dei consumi stiano frenando l’innovazione e la digitalizzazione del comparto artigiano.

Analizzando la dinamica delle iscrizioni, si osserva una flessione: da 1.303 nuove aperture nel primo semestre 2024 si scende a 1.282 nel 2025. Le cessazioni restano invece quasi invariate: 1.184 contro 1.236 dell’anno precedente. Questo significa che la crescita è dovuta più a una lieve contrazione delle chiusure che a un aumento delle nuove attività. Un segnale, questo, che lascia intravedere prudenza diffusa e difficoltà di accesso al mercato per le imprese nascenti.

Il report sottolinea il peso crescente dei costi di finanziamento e dell’inflazione sui conti delle imprese. L’accesso al credito bancario rimane critico per molte micro e piccole realtà, in particolare per quelle non strutturate. Il costo del denaro e la rigidità dell’offerta creditizia stanno limitando la possibilità di investire in tecnologia, formazione e innovazione, proprio in un momento in cui la transizione digitale e green richiederebbe maggiore slancio.

«Il dato positivo sul saldo delle imprese artigiane dimostra che il tessuto imprenditoriale calabrese è ancora vivo e determinato – afferma Salvatore Ascioti, presidente di Confartigianato Imprese Calabria – ma non possiamo accontentarci di una crescita modesta e faticosa».

«Il rallentamento degli ultimi anni – ha proseguito – impone una riflessione seria su come sostenere realmente chi fa impresa nei nostri territori. Servono strumenti di accesso al credito più agili, incentivi mirati e soprattutto una burocrazia più snella. Gli artigiani calabresi sono abituati a rimboccarsi le maniche e lavorare con passione, ma da soli non possono reggere l’urto dei rincari e delle incertezze».

«È importante – ha concluso il presidente Ascioti – definire una strategia regionale di lungo respiro che punti su formazione, digitalizzazione e filiere produttive locali. Dobbiamo scommettere sulla qualità e sulla capacità delle nostre imprese di fare sistema».

In conclusione, un’attenta disamina dei dati dell’Osservatorio Mpi ci permette di sottolineare quanto l’artigianato calabrese continui a rappresentare un presidio fondamentale di occupazione, competenze e identità economica. Ma la vitalità del settore è messa alla prova da condizioni di contesto ancora sfavorevoli: politica e istituzioni dovrebbero riconoscere il ruolo delle micro e piccole imprese, e creare le condizioni per una vera ripartenza, fondata su credito accessibile, investimenti strutturali e politiche pubbliche coerenti. (ams)

LA RESILIENZA DELLE IMPRESE COSENTINE
E INCOERENZA DEL MERCATO DEL LAVORO

di KLAUS ALGIERIIl tessuto imprenditoriale della provincia cosentina continua a mostrare una certa vivacità demografica, facendo registrare a fine 2024 un tasso di sviluppo annuale dello +0,52%, frutto del saldo positivo tra nuove iscrizioni e cancellazioni (non d’ufficio).

Tuttavia, nonostante il saldo positivo, si osserva una diminuzione dello stock di sedi di impresa pari al -4,6% rispetto al 2023, dovuto all’elevato numero di cancellazioni d’ufficio (ben 3.556). Leggermente inferiore (-3,5%) la riduzione dello stock delle Localizzazioni di impresa, che passano dalle 81.840 di fine 2023 alle 78.968 del 31/12/2024.

La contrazione dello stock, tuttavia, non corrisponde necessariamente ad una flessione del dinamismo imprenditoriale. L’analisi dimensionale, infatti, conferma la tendenza, in atto dal 2012, che vede le imprese cosentine strutturarsi in forme giuridiche più complesse, in particolare, le società di capitale che sono passate dal 17% del totale delle imprese cosentine nel 2012 al 30% del 2024. Nello stesso periodo le ditte individuali sono passate dal 64% all’attuale 56%. 

L’incremento del peso delle società di capitali trova parziale giustificazione nelle esigenze di un mercato, che nei periodi di crisi, penalizza gli operatori di piccolissime dimensioni spingendo le imprese più resilienti a dotarsi di formule organizzative più strutturate, in grado di reggere meglio le sfide competitive. 

L’analisi settoriale evidenzia una contrazione generalizzata degli stock per tutte le principali categorie produttive: Commercio (-6%), Agricoltura (-8,1%) Costruzioni (-4,7%) ed Attività Manifatturiere (-5,28%) sono i settori che hanno registrato le contrazioni maggiori degli stock sia in termini relativi che assoluti. In leggero incremento numerico solo le imprese operanti nelle Attività immobiliari e delle Professioni scientifiche e tecniche, e più in generale si osserva una tenuta delle imprese operanti nei diversi settori dei servizi.

Occupazione e mercato del lavoro mostrano segnali contraddittori

Le imprese cosentine nel 2024 (dati Excelsior) hanno “previsto” il 10,3% in più di lavoratori in entrata rispetto al 2023 (+0,1% la media nazionale). 

Anche la platea delle imprese che intendevano fare assunzioni è aumentata dal 59% del 2023 al 61% del 2024. Le professioni maggiormente richieste in provincia riguardano esercenti ed addetti alla ristorazione, addetti alle vendite e operai specializzati del settore edile. I settori che hanno previsto più entrate sono stati quelli di alloggio, ristorazione e servizi turistici, Commercio e comparto Costruzioni.

Tuttavia, secondo l’Istituto Guglielmo Tagliacarne, nei primi nove mesi 2024 il tasso di occupazione provinciale è rimasto sostanzialmente invariato mentre il tasso di disoccupazione è sceso dal 17,8 del 2023 al 14,9 del 2024.

I dati appena enunciati, apparentemente contraddittori, trovano una spiegazione dalla persistenza di un costante declino demografico della provincia, un trend crescente di emigrazione giovanile e ad un aumento della popolazione residente inattiva, in un contesto dove il tasso di occupazione è tra i più bassi in Italia.

Una opportunità da cogliere, per arginare l’emigrazione e la disoccupazione giovanile, potrebbe essere rappresentata dalla filiera Culturale e Creativa, che in Calabria, secondo l’ultimo Rapporto “Io sono Cultura” realizzato da Symbola, è in netta crescita almeno secondo i dati più aggiornati (2023 rispetto al 2022). 

In particolare, la Calabria è la regione con il più alto incremento sia in termini di valore aggiunto (+10,1%) sia in termini di numero di occupati (+6,8%) nella filiera del Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC), percentuali doppie rispetto alla media nazionale. Questi significativi incrementi, per la nostra regione, sono attribuibili più alle attività Core cultura che a quelle creative driven, e specificatamente dovuti all’aumento della produzione Audiovisiva e musicale, dell’Editoria e stampa nonché delle attività di produzione Software e videogiochi. (ka)

[Klaus Algieri è presidente della Camera di Commercio di Cosenza]