La sottosegretaria Nesci: Con Resto al Sud, 37 mila occupati

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha reso noto che con Resto al Sud, norma introdotta dal Movimento 5 Stelle – e certificato dall’ultimo rapporto di Invitalia – ha creato ben 37.000 nuovi posti di lavoro, un risultato che ci incoraggia a proseguire lungo questa strada».

«Grazie alla norma Resto al Sud – ha spiegato –  diamo ai cittadini del Mezzogiorno la possibilità di avviare nuove attività imprenditoriali con un finanziamento di 50.000 euro, suddiviso per metà in contributo a fondo perduto e per il restante 50% in finanziamento bancario garantito dal Fondo per le Pmi con interessi a carico di Invitalia».

« Solo nel mese di settembre – ha proseguito – grazie a questa misura sono stati finanziati oltre 440 progetti, portando il totale delle iniziative a ben 10.000. Sono numeri concreti, che riguardano la vita di tante famiglie del Mezzogiorno non più costrette ad abbandonare il proprio territorio. Favorire lo sviluppo delle zone più svantaggiate è una nostra priorità ed è interesse del Paese: se riparte il Sud, riparte l’Italia».

«Come M5S – ha concluso – continueremo a lavorare per rafforzare sempre di più le misure a sostegno del tessuto sociale e produttivo del Sud: dopo anni di ingiustizie ora è il momento di riaffermare l’equità territoriale». (rrm)

IL PROGETTO INNOVATIVO DI DE MASI PER FAR CRESCERE LA CALABRIA

7 luglio – Si può investire e innovare in una regione oppressa da mille problemi e legata a logiche di sottosviluppo e precarietà? La risposta, data ieri dall’imprenditore Nino De masi in un incontro aperto a Gioia Tauro, è certamente positiva. Secondo De Masi “restare al Sud si può, anzi si deve”, malgrado le intimidazioni, le minacce, e l’assoluta mancanza di credito alle aziende. Cosa che si staglia bene con la figura di imprenditore De Masi, costretto da anni a “subire” la scorta dell’esercito per proteggere la sua azienda e la sua persona, da sempre in lotta contro il malaffare e la ‘ndrangheta.
De Masi ha illustrato il suo progetto alla presenza del prefetto di Reggio Michele Di Bari, del questore Grassi, del colonnello dei carabinieri Battaglia e del tenente colonnello Carrieri, di imprenditori come Pippo Callipo, Saverio Greco, Mimmo Luppino, sindacalisti, i deputati cinquestelle Dalila Nesci, Anna Laura Orrico e il senatore pentastellato Auddino. Ma di rappresentanti della Regione nemmeno l’ombra.


È un personaggio scomodo De Masi, che non le manda a dire, e che crede nello sviluppo possibile, ma basato su cose concrete. E così rilancia la sua sfida all’indifferenza, o peggio alla trascuratezza dei politici locali, all’insegna dell’innovazione: «La mia – detto – è la storia di un pezzo del Sud che ha dimostrato la sua capacità di esistere e di lavorare anche in contesti difficili».
L’idea di De Masi è di creare prima di tutto una public company in grado di autoproteggersi dalla criminalità »perché è più difficile toccare un’azienda che è di tutti»: un’impresa etica che offra le opportunità che i giovani calabresi vanno cercando e che nessuno offre loro.
Un esempio concreto: il bioforno (capace di cuocere una pizza senza contaminazioni di fumi e ceneri di combustione) – un brevetto di De Masi che sta suscitando interesse in ogni parte del mondo – l’ha inventato un giovane ingegnere di San Giovanni in Fiore, Mario Iaquinta. L’opportunità di mettere a profitto la sua competenza gliel’ha data De Masi.
Ci sono tantissime risorse giovani sprecate: laureati che vengono “risucchiati” dal sistema produttivo del Nord o dell’Europa, o del mondo: gli altri sanno riconoscere e valorizzare le capacità dei nostri giovani, in Calabria un giovane che voglia aprire un’attività basata sulle sue competenze (nuove tecnologie, informatica, design, ecc) si scontra con le porte sbarrate di un sistema creditizio che dà soldi solo a chi li ha già. E quando li dà non si accorge di aver fatto morire in culla le idee e l’impresa.
L’idea di Nino De Masi si basa sulla sua infelice esperienza nella lotta contro l’usura bancaria e le ingerenze criminali nel sistema produttivo: bisogna creare dal basso una public company che faccia partecipe degli utili aziendali i suoi lavoratori, a qualsiasi livello. Ci sono molte idee di innovazioni, prodotti che da Gioia Tauro possono partire a conquistare grandi opportunità di mercato.
«Voglio creare – ha detto De Masi – un incubatore tecnologico che dia la possibilità ai giovani laureati calabresi di realizzare i progetti innovativi che hanno in mente. Voglio cioè creare un sistema di formazione che possa consentire ai giovani calabresi di formarsi, specializzarsi e trovare lavoro».
Un progetto è fatto anche di numeri. De Masi punta a triplicare i dipendenti nel giro di 4 anni, passando da 40 assunti a 152, con un fatturato previsto nel 2019 di 6 milioni a 26 milioni nel 2022. La formula sta in un “made in Calabria” che l’imprenditore ama pensare come un serbatoio di eccellenze, sia dal punto di vista progettuale che di quello realizzativo. La sinergia con le Università è fondamentale, ma servirà un cambiamento di mentalità. Imprenditori coraggiosi e lungimiranti in Calabria ce ne sono, il futuro, la crescita e lo sviluppo di questa terra dipende anche da loro. (rrm)

IN CALABRIA OLTRE 600 FUTURI GIOVANI IMPRENDITORI CON “RESTO AL SUD”

2 luglio – Il road show di Invitalia e Anci (Associazione deiComuni Italiani) per il programma “Resto al Sud” che si è tenuto questa mattina a Palazzo Alvaro, presso la sede della Città Metropolitana, ha rivelato un dato estremamente interessante: sono già 602 le domande presentate a Invitalia per Resto al Sud, l’incentivo dedicato ai giovani aspiranti imprenditori del Mezzogiorno, partito il 15 gennaio scorso. Di queste 114 sono state già approvate e prevedono 7,2 milioni di euro di investimenti e la creazione di 385 nuovi posti di lavoro sul territorio regionale. A livello nazionale “Resto al Sud”, in poco meno di 6 mesi, registra più di 10.300 domande in lavorazione sulla piattaforma dedicata di Invitalia. Di queste 3.341 sono già perfezionate, per un totale di investimenti previsti di oltre 220 milioni di euro. Tutte le domande presentate sono state valutate o sono in corso di valutazione e, oltre 750, hanno avuto la comunicazione di esito positivo e possono quindi accedere al finanziamento bancario, che va da 50.000 fino a un massimo di 200.000 euro.
In particolare, delle 114 domande già approvate in Calabria, 17 sono i progetti che verranno realizzati in provincia di Reggio Calabria: tra questi c’è quello di Paolo Bellomo, che punta a realizzare un’impresa di servizi per la fornitura di pasti di cucina vegetariana e vegana confezionati in porzioni singole e doppie, destinati a market, negozi di frutta e verdura, singoli avventori. Gli altri progetti approvati sono: 14 in provincia di Catanzaro, 59 in provincia di Cosenza, 14 in provincia di Crotone e 10 in provincia di Vibo Valentia.

«La Città ha dimostrato il suo grande interesse per il programma Resto al Sud – ha dichiarato il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà – è evidente che si tratta di una grande opportunità, soprattutto per i nostri giovani, che dimostrano di avere grandi capacità soprattuto per ciò che riguarda l’innovazione. Reggio è una città ricca di risorse, sia dal punto di vista professionale che per ciò che attiene il patrimonio storico, culturale ed ambientale, soprattutto in prospettiva turistica e commerciale. Dobbiamo quindi saper valorizzare gli strumenti che promuovono l’autoimprenditorialità, sostenendo la capacità di innovare e fare impresa sfruttando le peculiarità del nostro territorio. Credo sia questa la strada giusta e noi, da istituzioni, insieme ai cittadini, la stiamo percorrendo con convinzione».
L’evidenza positiva di questo dato è stata fatta notare dall’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri (originario di Melito Porto Salvo e brillantemente a capo della struttura da diversi anni). «La Calabria con oltre 600 domande presentate, circa il 18% del totale, è la Regione più attiva dopo la Campania. – ha detto Arcuri – La cosa interessante è che la maggior parte dei proponenti calabresi è nella fascia d’età 30-35 anni e il 59% di essi è altamente scolarizzato: questo ci fa ben sperare in termini di cervelli che decidono di rimanere a casa piuttosto che andarsene. “Resto al Sud” è dunque una risposta concreta alla domanda di occupazione che viene dal Mezzogiorno». Il programma Resto al Sud offre sostegno ai giovani under 36 per avviare attività imprenditoriali di produzione di beni, fornitura di servizi e turismo sul territorio delle 8 Regioni del Mezzogiorno. (rrc)