La Rete 26 febbraio non dimentica la Strage di Cutro: «Verità, giustizia e basta morti in mare»

«Il grido dell’anno scorso è quello di quest’anno: mai più morti in mare, mai più morti alle frontiere». È quanto ha dichiarato Manuelita Scigliano, portavoce della Rete 26 febbraio, a conclusione delle iniziative organizzate a un anno della Strage di Cutro.

Quella organizzata dalla Rete 26 Febbraio – che comprende oltre 450 Associazioni di tutta Italia – «non era solo un momento di commemorazione – ha sottolineato Scigliano – ma un impegno ben preciso per portare avanti e diffondere le loro istanze e richieste sia per pretendere che si facciano riflessioni più serie e lungimiranti su gestioni dei flussi migratori».

«Verità, giustizia e basta morti in mare» sono, infatti, le parole urlate dai sopravvissuti e dai familiari delle vittime del naufragio di Cutro, che hanno partecipato dal 24 al 26 febbraio alle manifestazioni organizzate dalla Rete 26 febbraio nella ricorrenza dell’anniversario di quella strage.

La Rete, infatti, ha reso possibile far arrivare a Crotone 12 superstiti e 34 familiari delle vittime del naufragio di Steccato di Cutro. Sono arrivati da Germania, Francia, Stati Uniti, Finlandia, da altre città d’Italia e della Calabria.  Sono stati propri loro i protagonisti delle tre giornate perché la Rete 26 febbraio – in ognuna delle iniziative organizzate – ha lasciato loro la parola per raccontare le storie e permettere di ribadire le richieste e denunciare, ad un anno dalla tragedia, le mancate promesse dal governo italiano, sull’impegno per i ricongiungimenti con i familiari. Oltre all’esposto collettivo presentato lo scorso anno e tuttora pendente presso il Tribunale di Crotone per chiedere di fare luce sulla morte di 94 persone e altri dispersi a Steccato di Cutro e sulle responsabilità nel mancato soccorso, i familiari hanno manifestato la volontà di intentare anche una causa civile risarcitoria contro lo Stato italiano, per quanto accaduto il 26 febbraio scorso. 

Sono state giornate intense iniziate con la partita amichevole promossa da ResQ servita per lanciare attraverso lo sport il messaggio di solidarietà ed integrazione e sostenere la causa della Ong che si occupa di soccorrere le barche dei migranti nel Mediterraneo. In campo anche alcuni familiari delle vittime del naufragio.

«La presenza di navi di soccorso delle Ong è un falso problema. Il 2023 è stato un anno record di sbarchi, ma è angosciante per il numero di vittime, 2.500, e per quello delle persone riportate in Libia, 15.000. In tutto questo le navi di soccorso hanno salvato circa il 6% delle persone arrivate in Italia», ha detto Luciano Scalettari, presidente di ResQ. Alla partita ha preso parte anche il sindaco di Verona, Damiano Tommasi e l’ex capitano del Crotone Calcio Antonio Galardo.

Di forte impatto emotivo la mostra fotografica I sogni attraversano il mare del fotoreporter Giuseppe Pipita curata dal Crotonese che con 94 immagini, tante quante le vittime del naufragio, ha ricordato quanto accaduto in quei drammatici giorni. Una esposizione anche apprezzata dai superstiti e dai parenti delle vittime che hanno rivisto in quelle fotografie il dramma vissuto, ma anche la grande solidarietà mostrata dalla società civile. Una donna ha ritrovato in una immagine i guantini del fratellino deceduto a Steccato: la foto – ha detto – era l’unica cosa rimasta del fratellino. 

Potente la rappresentazione teatrale curata da un gruppo di attori afgani rifugiati in Italia e realizzata dal Théâtre de Mahoor, una compagnia di donne e uomini di origine afghana, che vivono a Parigi, diretti dal regista scappato dall’Afghanistan Rahguzar Nazir. Una pièce silenziosa, che racconta la situazione attuale in Afganistan dove alle donne è impedito studiare, è impedito affermarsi. Per questo si scappa da quei Paesi governati da regimi autoritari e fondamentalisti, da guerre o alla ricerca di migliori condizioni di vita. Per questo si rischia la vita per mare perché non ci sono alternative: meglio affrontare i pericoli di un viaggio in mare che morire ogni giorno.

«I talebani uccidono i nostri giovani, ci portano via le donne, bruciano i libri chiudono le scuole e le università e tu non hai diritto di respirare», ha detto una delle attrici leggendo una lettera alla fine della commedia. Donne che, però, come ha letto l’attrice, si rialzano. 

Donne forti come quelle che domenica 25 febbraio erano in prima fila alla marcia per ricordare l’anniversario del naufragio svolta nonostante un uragano di vento e pioggia battente. Una manifestazione simbolicamente potente svolta nonostante il maltempo a ribadire la determinazione nella battaglia per i diritti umani, per i corridoi umanitari, per i ricongiungimenti. Il dibattito svolto nel museo Pitagora ha sottolineato ancora una volta le richieste di superstiti e familiari delle vittime della strage di Steccato di Cutro: il diritto a potersi ricongiungere con i propri familiari e verità su quanto accaduto il 26 febbraio 2023 per chiarire i ritardi dei soccorsi, ma anche la denuncia delle attuali condizioni dei sopravvissuti nei campi per migranti in Germania. 

Nel corso del dibattito l’ammiraglio Vittorio Alessandro, ex portavoce della Guardia costiera ha affermato: «Noi dobbiamo gridare, rivendicare il diritto di sapere quello che è successo perché non succeda ancora. Si vedeva che c’erano persone a bordo della barca e che le condizioni del mare sarebbero molto peggiorate e che la barca non sarebbe mai arrivata in porto. C’erano infatti tutte le condizioni affinché si intervenisse subito e adesso la magistratura deve dare delle risposte e spero che l’inchiesta non si fermi solo ai livelli più bassi».

Duro l’intervento di Orlando Amodeo, primo dirigente della polizia di Stato in pensione, che ha parlato del naufragio di Cutro «come di una Strage di Stato» ed ha ricordato che nel corso della sua carriera era intervenuto in soccorsi alle navi con mare forza 7: «Quando un ministro dell’interno dice che non si può uscire con mare forza 4 quel ministro mente».

Lidia Vicchio di Asgi ha ribadito l’assenza delle istituzioni prima, durante e dopo il naufragio, nonché delle gravi ripercussioni del cosiddetto decreto Cutro sui diritti delle e dei cittadini stranieri alle frontiere e sul territorio italiano; inoltre ha ricordato l’esposto presentato un anno fa per accertare le effettive responsabilità di chi aveva l’obbligo di intervenire e soccorrere. Silvia Di Meo di Mem.Med ha sottolineato la centralità della lotta per verità e giustizia di famiglie e sopravvissuti che, da Cutro ad altre zone di confine, denunciano ogni giorno la violenza del regime di frontiera, che si estende anche ai Cpr. Ha ricordato che le responsabilità di queste stragi non ricadono solo sul governo Meloni ma anche sui precedenti, complici dello sterminio che va avanti da anni, anche grazie agli accordi stretti dall’Ue e dall’Italia con i Paesi terzi.

Il clou delle iniziative inserite nel programma della Rete 26 febbraio è stata la veglia sulla spiaggia di Steccato di Cutro alle 4 del mattino di lunedì 26 febbraio 2024. Una manifestazione aperta a tutti e promossa da Crotonenews.com che ha coinvolto emotivamente le centinaia di persone che hanno partecipato. Tra loro anche alcuni dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime che hanno avuto la forza di tornare in quel luogo.

«Ho rivissuto le stesse emozioni di quel giorno, quando la barca è affondata ed è stato molto difficile», ha raccontato Samir, diciottenne afghano che si è salvato aggrappandosi ad un pezzo di legno.

«I soccorsi sono arrivati tardi – ha ricordato – avevamo visto una luce e pensavamo fossero i soccorsi invece quando siamo giunti sulla spiaggia non c’era nessuno». 

La tre giorni di iniziative si è conclusa dando ancora voce ai superstiti ed ai familiari delle vittime. Zahra Barati, che ha perso suo fratello la notte del naufragio, Gulaza Jamshidi che ha perso dei membri della sua famiglia, Lailuma Nudrat che invece ha perso la mamma in quella tremenda notte hanno ribadito la loro delusione nei confronti del governo Meloni che, in merito alla questione del ricongiungimento familiare, «non ha mantenuto le promesse che ci aveva fatto. Ci aveva promesso di far venire i nostri familiari in Europa e questa promessa non è stata mantenuta». L’ex ambasciatore della Repubblica islamica dell’Afghanistan, Khaled Ahmad Zekriya, che ha partecipato alla tre giorni di commemorazione organizzata dalla Rete, ha dichiarato le sue preoccupazioni nei confronti dei superstiti afghani in Germania, spiegando che «le loro condizioni di vita nei campi di accoglienza sono brutte. Mi hanno riferito che loro sono lì da un anno ma solo tre mesi fa il governo tedesco ha scoperto che loro sono sopravvissuti al naufragio».

Waffo Sohdeyo, cittadino del Camerun, ha descritto quello che accade nel Mediterraneo e alle frontiere, la frequenza di stragi e di morti che non fanno rumore e di cui non si sa nulla. È stato, inoltre, evidenziato che tra le vittime della strage, se la maggioranza proveniva dall’Afghanistan, altri arrivavano da Pakistan, Iran, Somalia, Tunisia, Palestina, Turchia ed è stato rappresentato che molti familiari non hanno potuto partecipare alla commemorazione per le politiche di frontiera e impossibilitati ad ottenere un visto, come ad esempio i familiari dalla Tunisia o per il genocidio attualmente in corso a Gaza. 

«Come Rete 26 febbraio – ha detto ancora Scigliano siamo felici della riuscita di queste giornate e non possiamo che ringraziare quelli che hanno collaborato dandoci una mano ed il supporto reale. Ma non possiamo non ringraziare sopravvissuti e familiari delle vittime del naufragio che sono tornati qui a distanza di un anno e che hanno espresso parole di gratitudine ed affetto nei nostri confronti».

«Crediamo nella potenza e nella forza della Rete 26 febbraio – ha concluso – che è fatta di organizzazioni diversissime, piccole associazioni e grandi Ong, che hanno modelli organizzativi diversi, sensibilità diverse, ma che hanno compreso come la condivisione dei valori sia una forza immensa».

R«ingraziamo tutte e tutti coloro che hanno contribuito, in diversi modi – si legge in una nota – a queste giornate. In particolare la cooperativa Terre Joniche e l’Ostello S. Chiara che hanno ospitato familiari e sopravvissuti, l’instancabile mediatrice e gli altri che hanno aiutato nella traduzione, gli artisti, i fotografi che ci hanno accompagnato in questo viaggio, CrotoneNews e il Crotonese e gli altri giornalisti, i videomakers, l’ass. Sabir, il progetto Mare Rosso, il Museo Pitagora per l’ospitalità, le associazioni crotonesi, il Crotone Calcio, l’Associazione Mahoor.  Non ce ne vogliano gli altri, ma è difficile citare tutti, perché siete stati davvero tante e tanti.  Un grazie agli studenti e alle studentesse che hanno partecipato agli eventi ed in particolare ai ragazzi e alle ragazze dell’Istituto di Istruzione Superiore  “Giovanna De Nobili” di Catanzaro per averci restituito la speranza che un altro mondo è possibile». (rkr) 

La Rete 26 febbraio non dimentica la Strage di Cutro: Al via la tre giorni tra Crotone e Steccato

È una tre giorni dedicata al ricordo della strage di Cutro, quella organizzata dalla Rete 26 febbraio, composta da più di 400 Associazioni e attivisti, a Crotone e Steccato di Cutro dal 24 al 26 febbraio.

«L’umanità che la Rete porterà in piazza – viene ribadito – è quella che ancora esiste e resiste, che sa di essere dalla parte giusta della storia e lo rivendica con la forza della dignità di chi, pur in mezzo a tanto dolore, sarà in piazza quei giorni anche per dire grazie alla comunità di Crotone, alla comunità Calabrese e italiana che tanto si è stretta intorno a loro e che continuerà a farlo».

L’intento dei vari momenti, e della manifestazione centrale prevista per domenica 25 alle 15, «non è solo quello di commemorare quanto è avvenuto e continua ad avvenire quotidianamente sulle nostre coste, nei nostri mari, sulle nostre montagne, ai confini della fortezza Europa – viene spiegato – ma di gridare forte e chiaro quanto ingiuste e inumane siano le politiche nazionali ed europee che affrontano i fenomeni migratori solo in un’ottica securitaria e criminalizzante».

«Di fronte alla barbara enunciazione dei numeri – continua la nota – la Rete 26 febbraio porterà in piazza il ricordo di Ali, di neanche un anno, naufragato nel mare della nostra indifferenza, lo sguardo di Torpekai, giornalista e donna libera e indipendente che sperava di trovare qui quella terra di diritti a lei negati, la voce di Sultan che qualche momento prima di morire assiderato a pochi metri dalle nostre spiagge gridava al papà la gioia di vedere l’Italia».

«Il programma, gli eventi – viene spiegato – che insieme ai familiari e ai superstiti sono stati immaginati e realizzati sono ispirati e guidati da richieste e rivendicazioni chiare: corridoi umanitari; politiche migratorie lungimiranti e rispettose dei diritti umani universali, della dignità di tutti e in particolare di chi fugge da conflitti, catastrofi umanitarie, persecuzioni; politiche di accoglienza strutturate e non emergenziali; cessazione di ogni forma di criminalizzazione dei migranti e della solidarietà. I valori che animano la mobilitazione sono quelli ispirati dalla nostra Costituzione, che ci obbliga al rispetto dei diritti e della dignità per tutte e tutti, senza alcuna distinzione di genere, lingua, nazionalità, religione, opinioni politiche, orientamento sessuale, condizioni personali e sociali». (rkr)

 

 

Strage di migranti a Cutro, un anno dopo tre giorni di iniziative per non dimenticare

La Rete 26 febbraio, nata dopo la tragedia del mare avvenuta nelle acque di Cutro un anno fa, organizza una tre giorni di iniziative per non dimenticare quanto successo.

«Un anno dopo la Strage di Steccato di Cutro – è scritto in un comunicato – alcuni tra i superstiti e i familiari dei naufraghi, morti annegati davanti alle coste del mare crotonese torneranno nella città pitagorica, e noi siamo pronti ad accoglierli e a unirci al loro dolore e alle loro rivendicazioni. Per fare ciò abbiamo organizzato una tre giorni di iniziative “Mai più morti in mare” per coinvolgere anche le scuole e raccontare le loro storie ai più giovani».

Sabato 24 febbraio si inizia alle ore 10:30 con una partita di calcio, a cura di ResQ allo stadio Ezio Scida di Crotone; alle 16 inaugurazione mostra fotografica di Giuseppe Pipita, a cura de Il Crotonese al Museo Pitagora di Crotone e, alle 18, segue il concerto con il supporto della Comunità afgana in Italia.

Domenica 25 febbraio la giornata inizia alle 14 con la manifestazione “Per non dimenticare” attraverso le strade del centro cittadino di Crotone. Alle 17.30 incontro pubblico con la partecipazione dei familiari delle vittime e i superstiti del naufragio.

Lunedì 26 febbraio, giorno del naufragio, alle 4 si terrà una veglia sulla spiaggia di Steccato di Cutro, a cura della redazione di Crotonenews; alle 9 conferenza stampa dei familiari delle vittime e dei superstiti al Museo Pitagora. Inoltre, nella stessa giornata, i familiari e i superstiti faranno incontri testimonianza in alcune scuole di Crotone e all’Università della Calabria. (rkr)

Dalla Calabria tutte e tutti insieme per costruire l’Italia dei diritti umani

di MANUELITA SCIGLIANO – Quella di domenica è stata una bellissima giornata di partecipazione e mobilitazione.Tanti amici e aderenti da tutt’Italia si sono uniti al grido di una Calabria che non si rassegna, che non è indifferente, che ha dimostrato di essere terra di accoglienza, terra di sofferenza, ma anche di riscatto.

Noi eravamo lì dov’era giusto che fossimo, di fianco ai nostri amici migranti, di fianco ai familiari delle vittime del naufragio, di fianco ai superstiti. Abbiamo lasciato loro la parola, perché siamo stanchi di vedere gente parlare di e per i migranti.
Eravamo tutti vicini e uniti. Noi, quelli che in tredici giorni sono stati sempre presenti al loro fianco, ora dopo ora, minuto dopo minuto, lacrima dopo lacrima.
Noi della Rete 26 febbraio siamo quelli che conoscono queste storie nome per nome. Abbiamo pianto e continueremo a farlo ancora per molto tempo, tenendo sempre bene impresso nei nostri occhi e nelle nostre orecchie ciò che abbiamo visto e ascoltato in queste lunghe e faticose due settimane dal naufragio. Perché nostro compito è anche quello di farci sempre testimoni di questa strage, nei confronti di chi se ne dimenticherà presto.
Non siamo stati in silenzio durante la manifestazione, come ci era stato chiesto. Perché dopo tredici giorni di cordoglio era giunto il momento dello sdegno. Perché siamo stanchi di farci rappresentare da istituzioni e da politici indegni e inumani, che parlano di migrazioni in termini di numeri, mentre noi parliamo di Ahmed, di Zahara, di Fatima e di tante e tanti altri.
Vogliamo anche ringraziare i giornalisti presenti, che dall’inizio hanno dato voce al dolore dei familiari delle vittime. Un plauso all’iniziativa di Bruno Palermo, della testata online, CrotoneNews che, durante il corteo, ha indossato e fatto indossare ad altri inviati il tesserino di Torpekai Amarkhel, giornalista afghana morta nel naufragio. L’immagine che vedete in allegato rappresenta il momento più bello e commovente della manifestazione. Quando la folla si è raccolta attorno alla preghiera islamica di alcuni familiari.
La Rete 26 febbraio deve rappresentare un punto di svolta nella presa di coscienza collettiva non solo sulle politiche migratorie ma anche sul ruolo che la società civile e i singoli cittadini possono e devono avere. Noi siamo quelli sempre presenti, noi siamo quelli che operano quotidianamente. Non siamo, invece, abituati alle passerelle perché siamo quelli sporchi di fango, di sale, di lacrime e sangue. E auspichiamo che tanti vogliano dare battaglia insieme a noi, da ora in avanti, perché questo orrendo stato di cose non si cambia dividendoci e restando da soli.
In pochi giorni la rete ha raggiunto più di 400 adesioni di enti e quasi 200 adesioni da parte di singoli e singole attivisti e attiviste. Da oggi inizia il nostro cammino insieme. Da oggi deve partire la rinascita di un’Italia migliore, dei diritti umani. Un passo alla volta, una persona alla volta. (ms)
[Manuelita Scigliano è portavoce della Rete 26 febbraio]

Domani a Cutro la manifestazione nazionale per «fermare la strage subito»

L’appuntamento è per domani, alle 14.30, su quella spiaggia in cui hanno perso la vita 72 persone a Steccato di Cutro.

L’obiettivo è uno solo: «fermare la strage». Un appello che è anche lo slogan a cui ha aderito tutta Italia.

«La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile – si legge in una nota della Rete 26 febbraio, a cui hanno aderito 295 realtà –. È solo l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e si potevano evitare».

«Le persone che partono dalla Turchia, dalla Libia o dalla Tunisia – si legge – sono obbligate a farlo rischiando la vita a causa dell’assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo. I governi hanno concentrato i loro sforzi solo sull’obiettivo di impedire le partenze, obbligando chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rivolgersi ai trafficanti.

Se le persone morte nel mare davanti a Cutro avessero potuto chiedere e ottenere un visto umanitario non avrebbero rischiato la vita».

«Se ci fosse stato un programma di ricerca e salvataggio europeo o italiano – quel terribile naufragio si sarebbe potuto evitare.

Sulle responsabilità delle autorità competenti indagherà la magistratura.Ma chi ha responsabilità politiche, in primo luogo il governo, non può ribaltare la realtà e scaricare sulle vittime il peso di una strage che ha visto la perdita di 70 esseri umani che si potevano e si dovevano salvare».

«È arrivato il momento – viene evidenziato – di dire basta e di fermare le stragi. Chiediamo un’indagine seria che faccia chiarezza su quanto è successo. Chiediamo di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi di frontiera. Chiediamo di realizzare immediatamente un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo, e sollecitiamo il governo italiano a chiedere agli altri Stati membri di implementare questo programma».

«Chiediamo di attivare i visti umanitari previsti dal Regolamento Europeo dei Visti, consentendo così alle persone in fuga da guerre e violenze l’attraversamento delle frontiere europee in sicurezza e legalità».

«Chiediamo – continua la Rete 26 febbraio – di attivare ogni via d’accesso complementare, a partire dai reinsediamenti, dai corridoi e da altre forme di sponsorship e di ampliare i canali regolari di ingresso, senza usare questi strumenti per giustificare politiche di chiusura e respingimenti delegati a governi non Ue. Chiediamo di fermare ogni iniziativa e programma di esternalizzazione delle frontiere e di promuovere accordi bilaterali condizionati dal rispetto dei diritti umani e non dal controllo dei flussi migratori».

«È il momento di dire basta ad ogni forma di strumentalizzazione politica e di fermare le stragi – viene evidenziato dalla Rete –. Lo faremo andando sulla spiaggia di Cutro per esprimere la nostra indignazione e la solidarietà con le vittime e le loro famiglie con una marcia silenziosa».

«La manifestazione di Cutro – conclude la nota – è il primo importante appuntamento nazionale di un percorso di iniziative e mobilitazioni che le reti che la promuovono intendono organizzare affinché queste politiche “invertano rotta”.  A chi non potrà essere a Steccato di Cutro chiediamo di mobilitarsi online scattandosi una foto con la fascia bianca al braccio e pubblicarla sui social con l’hashtag #fermarelastrage».

Le adesioni

I parlamentari e consiglieri regionali calabresi del M5S hanno annunciato la propria adesione all’iniziativa della Rete del 26 febbraio.

«La Calabria – hanno detto – è terra di accoglienza così come dimostrato dai crotonesi e dai calabresi che in questi giorni hanno offerto sostegno e ospitalità ai migranti sopravvissuti ed ai loro parenti nonché grande partecipazione per la insopportabile perdita di uomini, donne e bambini in cerca, semplicemente, di un futuro migliore».

«È assolutamente necessario – hanno proseguito – fare chiarezza su quanto accaduto e comprendere appieno i meccanismi perversi che hanno impedito il salvataggio dell’imbarcazione spezzatasi di fronte le coste calabresi».

«Il rispetto verso la memoria di chi non c’è più – prosegue la nota – e dei loro cari che oggi piangono, l’idea stessa che abbiamo di Paese civile e solidale, cristallizzata dalla nostra Carta costituzionale, impongono la ricerca di verità e giustizia».

«Saremo a Cutro – hanno concluso i pentastellati –per ricordarlo a chi ha responsabilità nel merito e per esprimere al contempo vicinanza e ringraziamento ai cittadini, alle associazioni ed alle istituzioni locali che hanno mostrato il volto migliore della nostra terra in un avvenimento così drammatico».

«Per queste ragioni – hanno concluso – gli esponenti pentastellati – invitiamo a nostra volta a partecipare all’evento tutti i calabresi augurandoci di non dover assistere mai più ad una tragedia simile».

Ci saranno anche Libera Calabria e il Gruppo Abele, alla manifestazione nazionale

«Saremo a Cutro – hanno dichiarato nella nota Libera e Gruppo Abele – insieme alle tante associazioni per  chiedere verità e giustizia per quanto accaduto sulle coste calabresi. Per fermare le deportazioni  indotte chiamate “migrazioni” non basta stabilire accordi economici con Paesi di provenienza il più  delle volte complici o addirittura agenti della logica di sfruttamento occidentale».

«Occorre ripartire  dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti umani” – viene evidenziato – occorre ripartire dal valore inviolabile della  persona, dal suo diritto a una vita dignitosa, libera e anche liberamente nomade: nomadismo del  sentirsi ovunque a casa su una Terra dove abbiamo davvero imparato tutti a sentirci e ad agire  come passeggeri di un’unica barca che procede verso il bene comune, a cominciare da quello di  chi, ancora naufrago, chiede di essere riconosciuto e accolto come persona».

Presente anche Legambiente, con una fascia bianca al braccio. L’associazione tornerà a ribadire la sua indignazione per l’ennesima strage di migranti che si è consumata sulle coste italiane e ad esprimere la sua vicinanza alle famiglie delle vittime, perché quanto accaduto è qualcosa di vergognoso. Ogni Paese industrializzato è responsabile di queste migrazioni causate sempre più da tensioni e conflitti per l’accaparramento di materie prime o risorse energetiche dalla crisi climatica che rende invivibili le terre di queste persone.

«Non si può rimanere indifferenti di fronte a quanto sta accadendo sulle coste italiane, né continuare a perpetuare politiche disumane che alimentano tragedie che non vorremmo vedere più nel mar Mediterraneo, come nel resto del mondo»,hanno commentato il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e la presidente di Legambiente Calabria Anna Parretta.

«Occorre fermare questa emorragia di umanità – hanno concluso – e dare l’esempio affinché tragedie simili non accadano più. Per questo insieme alle tante associazioni e ai rappresentati della società civile che sabato manifesteranno a Cutro, chiediamo in particolare un’indagine seria per fare chiarezza su quanto è accaduto garantendo verità e giustizia».

Cgil Calabria parteciperà alla manifestazione.

«Un momento di commemorazione ma anche di riflessione per ragionare, a partire dalla tragedia accaduta, sulle politiche dell’immigrazione e non solo – si legge in una nota –. Sarà una marcia silenziosa per esprimere il nostro cordoglio e la nostra indignazione, ma anche l’inizio di un percorso per tenere i riflettori accesi sui migranti, a partire dalle discutibili dichiarazioni di esponenti del governo». (rrm)

Rete 26 Febbraio: Sabato sulla spiaggia di Cutro la manifestazione per «fermare la strage»

Fermare la strage, subito! è lo slogan con cui si svolgerà a manifestazione nazionale prevista per sabato 11 marzo, alle 14.30, sulla spiaggia di Cutro e organizzata dalla Rete 26 febbraio.

«La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile – viene evidenziato nella nota –. È solo l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e si potevano evitare.  Le persone che partono dalla Turchia, dalla Libia o dalla Tunisia sono obbligate a farlo rischiando la vita a causa dell’assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo. I governi hanno concentrato i loro sforzi solo sull’obiettivo di impedire le partenze, obbligando chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rivolgersi ai trafficanti».
«Se le persone morte nel mare davanti a Cutro – continua la nota – avessero potuto chiedere e ottenere un visto umanitario non avrebbero rischiato la vita. Se ci fosse stato un programma di ricerca e salvataggio europeo o italiano, quel terribile naufragio si sarebbe potuto evitare. Sulle responsabilità delle autorità competenti indagherà la magistratura.  Ma chi ha responsabilità politiche, in primo luogo il governo, non può ribaltare la realtà e scaricare sulle vittime il peso di una strage che ha visto la perdita di 70 esseri umani che si potevano e si dovevano salvare».
«È arrivato il momento – viene ribadito – di dire basta e di fermare le stragi. Chiediamo un’indagine seria che faccia chiarezza su quanto è successo. Chiediamo di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi di frontiera. Chiediamo di realizzare immediatamente un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo, e sollecitiamo il governo italiano a chiedere agli altri Stati membri di implementare questo programma. Chiediamo di attivare i visti umanitari previsti dal Regolamento Europeo dei Visti, consentendo così alle persone in fuga da guerre e violenze l’attraversamento delle frontiere europee in sicurezza e legalità».
«Chiediamo – continua la Rete 26 febbraio – di attivare ogni via d’accesso complementare, a partire dai reinsediamenti, dai corridoi e da altre forme di sponsorship e di ampliare i canali regolari di ingresso, senza usare questi strumenti per giustificare politiche di chiusura e respingimenti delegati a governi non Ue. Chiediamo di fermare ogni iniziativa e programma di esternalizzazione delle frontiere e di promuovere accordi bilaterali condizionati dal rispetto dei diritti umani e non dal controllo dei flussi migratori».
«È il momento di dire basta ad ogni forma di strumentalizzazione politica e di fermare le stragi – viene evidenziato dalla Rete –. Lo faremo andando sulla spiaggia di Cutro il prossimo 11 marzo alle 14.30 per esprimere la nostra indignazione e la solidarietà con le vittime e le loro famiglie con una marcia silenziosa».

«La manifestazione di Cutro – conclude la nota – è il primo importante appuntamento nazionale di un percorso di iniziative e mobilitazioni che le reti che la promuovono intendono organizzare affinché queste politiche “invertano rotta”.  A chi non potrà essere a Steccato di Cutro chiediamo di mobilitarsi online scattandosi una foto con la fascia bianca al braccio e pubblicarla sui social con l’hashtag #fermarelastrage». (rrm)

La Rete 26 febbraio – La Calabria per i diritti umani: Urge politica europea di soccorso

La Rete 26 febbraio – La Calabria per i diritti Umani, chiede non solo giustizia per i familiari delle vittime e i superstiti del naufragio di Steccato di Cutro, ma anche una politica comune europea di soccorso, accoglienza e asilo.

«Davanti alle 64 bare temporaneamente ospitate all’interno del PalaMilone di Crotone – si legge in una nota – l’unico messaggio doveroso da rivolgere al governo Italiano e all’Europa tutta è questo: la Calabria e tutto il sud Italia, non possono e non vogliono più essere il cimitero d’Europa.  Oltre al dolore, enorme, registriamo anche l’assurdo rimpallo di responsabilità tra autorità competenti, su chi poteva e doveva dare il segnale di soccorso nella notte di domenica e anche il vuoto istituzionale nel dare risposte immediate e concrete alle istanze dei familiari».

«In questi giorni il clima al Palazzetto dello Sport pitagorico è drammatico – viene evidenziato –. Stiamo assistendo inermi allo strazio di file di parenti disperati, costretti a dover riconoscere i volti dei loro cari. Su molte delle bare c’è solo un codice, neanche un nome su cui piangere.   Per questo, come enti del terzo settore, sindacati, associazioni, comitati, ong, scuole, libere cittadine e cittadini chiediamo a gran voce che le autorità inquirenti facciano presto chiarezza e giustizia. Continuiamo a garantire supporto ai familiari e ai superstiti, e pretendiamo finalmente una politica comune europea di soccorso, accoglienza e asilo congiunta ed effettiva tra tutti i Paesi. E che non ci siano più disparità nell’accoglienza dei profughi, da qualsiasi parte del mondo e guerra scappino». 

«Noi continueremo a presidiare il PalaMilone – conclude la nota – e chiamiamo una grande mobilitazione con un calendario di iniziative sui territori e con un appuntamento nazionale a Crotone. Si inizia da questo sabato 4 marzo, con presidi in diverse città d’Italia e, in Calabria, davanti alla Prefettura di Crotone alle ore 15, in previsione di una grande manifestazione nazionale che sarà comunicata nei prossimi giorni». (rkr)