Francesco Russo, referente di Italia del Meridione, ha ribadito che, «nel susseguirsi dei Dpcm, a cui si è aggiunto la divisione per fasce di colore, la categoria che ha subìto maggiori restrizioni è senza dubbio la ristorazione».
«E il nuovo anno – ha aggiunto – è iniziato con uno scenario ancora più drammatico, soprattutto per la nostra regione, riconfermata in fascia arancione e su cui aleggia lo spettro dell’Rt che seguirà misure e modalità più restrittive già dal prossimo 15 gennaio. Un governo sordo alle varie manifestazioni e prese di posizione delle diverse associazioni di categorie, che recriminano le grandi difficoltà in cui il settore è ormai piombato da inizio pandemia».
«I ristori, per chi è riuscito ad ottenerli – ha proseguito Russo – rappresentano la beffa al danno subìto sulle perdite di fatturato che per molti significa, come già successo, non avere più la forza e le capacità economiche di resistere e riaprire. L’asporto da solo, e a cui in molti hanno rinunciato perché le spese superano di gran lunga le entrate, non è certo la soluzione alla chiusura di una realtà imprenditoriale che ha un giro d’affari intorno agli 85 miliardi di euro, secondo le ultime stime della Fipe (Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi)».
«L’Italia del Meridione – ha detto ancora Russo – ha richiamato più volte l’attenzione sulla grave situazione che stanno vivendo i nostri ristoratori, come gli albergatori, ora la battaglia è ancora più sentita e forte visto che niente di tutto ciò che era stato promesso in termini di riapertura e ripartenza è avvenuto. In molti ancora attendo i bonus di novembre e dicembre, per non parlare della cassa integrazione dell’ultimo trimestre non pervenuta per nessuno. Molti dei lavoratori, per forza di cose, sono stati licenziati e in tanti hanno deciso di non riaprire avendo dato fondo a tutte le risorse proprie disponibili, anche perché non c’è mai stata la sospensione delle tasse o delle spese vive (luce, gas)».
«L’alternanza, poi – ha detto ancora – delle disposizioni a seconda delle colorazioni e le chiusure fine settimana e le “indiscrezioni” degli ultimi giorni, su un blocco delle consegne a domicilio e d’asporto per le 18, hanno aggravato la situazione. Non si comprende perché altri settori, come parrucchieri ed estetisti, non vengono considerati ad alto rischio come invece ristoranti e bar, nonostante le ingenti spese sostenute e non riconosciute per rispondere alle normative di sanificazione e prevenzione».
«I bonus, così come sono stati strutturati – ha concluso – non possono più rispondere alla crisi in atto nel settore, oggi è in gioco la sopravvivenza stessa, quello che si chiede non sono più forme di sostegno o peggio di finanza agevolata ma la garanzia e la certezza di poter riaprire, non giocando con le oscillazioni o i colori, non aspettando nuovi e continui Dpcm, in uno stato di emergenza continuamente posticipato a causa anche dei ritardi con cui le nostre regioni stanno rispondendo alle vaccinazioni. Il governo ha cancellato così gli imprenditori della ristorazione e delle ospitalità». (rrm)