IL RECUPERO DEI RUDERI NELLE CAMPAGNE
UN’OPPORTUNITÀ DI LAVORO PER I GIOVANI

di SANTO STRATI – Quante sono le costruzioni rurali abbandonate in Calabria? Resti di archeologia agricolo-industriale, spesso testimonianza di vite consumate sui campi, reperti storici lasciati al degrado del tempo, senza alcun rispetto per il mantenimento delle tradizioni contadine che pur appartengono, a pieno titolo, alla storia di questa Terra. Perché non recuperarli, ristrutturarli e sviluppare intorno realtà di turismo agricolo-ambientale o percorsi di riscoperta di valori identitari delle campagne? L’idea sembra eccellente ed è venuta al consigliere regionale Marcello Anastasi (Io resto in Calabria) che, da docente di storia dell’arte, rivela una particolare sensibilità nei confronti della valorizzazione artistica di ogni aspetto di vita calabrese, tra archeologia, arte e società. Anastasi ha incrociato in Consiglio regionale l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo e gliene ha parlato di getto: perché – ha detto – non «trasformare quello che la natura e la storia di questa terra ci ha consegnato in opportunità di sviluppo in chiave produttiva ed economica nel rispetto dell’identità e delle tradizioni? In quest’ottica si pone l’idea di prevedere misure specifiche per finanziare la ristrutturazione e la valorizzazione degli edifici rurali e di interesse storico nell’ambito di una rete che possa sviluppare un nuovo turismo consapevole con il rilancio delle campagne e delle coltivazioni legate alle antiche tradizioni identitarie ancora forti e salde in Calabria».

Non esiste, a quanto sembra, un censimento delle costruzioni rurali, degli edifici adibiti alla trasformazione industriale dei prodotti della terra, abbandonati per le più svariate ragioni, eppure ancora ricchi di suggestione: basta farsi un giro per le campagne della Piana, per esempio, e scoprire manufatti cadenti che, però, mantengono una propria dignità edificativa, rivelando spesso tracce di vita passata di contadini, braccianti e operai. Ciminiere e opifici (per esempio l’ex fabbrica Gaslini di olio nell’area di Gioia Tauro) ma anche centinaia di case rurali di grandi dimensioni che il tempo inesorabilmente ha mandato in rovina.

Il recupero è sicuramente possibile, considerando che un’operazione di questo genere si traduce ovviamente in molte opportunità di lavoro per i nostri giovani: c’è preliminarmente da censire i manufatti, fare rilievi fotografici e topografici, quindi elaborare progetti di recupero e restauro e successivamente ristrutturare materialmente i manufatti, studiando, caso per caso, soluzioni per uno sfruttamento museale o agroturistico del bene recuperato.

«È un’iniziativa – dice Anastasi – che deve inserire il tema della valorizzazione identitaria dentro un progetto di fruttuose partnership tra Comuni, proprietari degli immobili coinvolti e rete dell’ospitalità (alberghi, agriturismi, ristoranti), per dare vita ad un circolo virtuoso. Un progetto che, oltre a far riemergere e promuovere le ricchezze che il nostro territorio vanta, abbia positive ricadute economiche e generi ricchezza per la nostra Calabria».

Com’è maturata quest’idea? «È nata – dice Anastasi – su impulso di tanti, soprattutto giovani, che – forti della ricchezza degli insediamenti archeologici e della bellezza della natura della nostra terra – progettano un futuro di ritorno all’agricoltura in chiave innovativa ma nel rispetto della tradizione. La Calabria ha una tradizione rurale. La campagna rappresenta la memoria storica dell’ossatura economica della regione, come testimoniano gli innumerevoli immobili disseminati sul territorio. Ovunque, nelle nostre campagne, sono presenti vecchi frantoi, mulini, palmenti, opifici in genere, a ricordare il passato lavorativo che caratterizzava la nostra regione. La campagna e gli antichi mestieri ad essa legati sono la nostra storia e la nostra storia è indissolubilmente intrecciata alla terra e ai suoi prodotti».

L’assessore Gallo, che si è, fino ad oggi, particolarmente distinto per un instancabile impegno dedicato alle politiche agricole e allo sviluppo agroalimentare, ha mostrato un notevole interesse per la proposta di Anastasi.  Sta valutando seriamente l’idea di associare la valorizzazione della tradizione rurale con opportunità di crescita e prospettive di occupazione per i giovani ed è probabile che molto presto riesca a tradurre la proposta in progetto esecutivo, con i relativi finanziamento, anche di origine europea,  che offrirebbero l’incentivo necessario sia per i Comuni che per i singoli proprietari dei beni, che ricadono quasi tutti in proprietà private.

Il ritorno alla terra è una realtà cui stiamo assistendo da diversi anni, ma la campagna non è più soltanto sudore e polvere e scarsi guadagni, ma ha allargato il campo dell’attenzione verso il green e la sostenibilità includendo sia discorsi turistico-gastronomico-ambientali sia applicazione delle nuove tecnologie nei sistemi di raccolta e produzione agricola. I giovani sono sempre più attratti dalla campagna: questa opportunità di recupero dei ruderi rurali rappresenterebbe un’ulteriore spinta e occasione per mettere a profitto competenze e capacità. Ci sono moltissimi laureati di architettura della facoltà reggina che non trovano lavoro nella regione e sono costretti ad andare via, ci sono centinaia di giovani ingegneri informatici, tecnici, geometri (e tante altre competenze) che potrebbero venire impiegati a tempo pieno e per lungo tempo, perché di sicuro non mancano i ruderi su cui lavorare nell’ambito di un progetto di recupero e restauro conservativo dei beni rurali in disuso sparsi in tutta la Calabria.

«Questi edifici storici – puntualizza Anastasi –,  molti dei quali oggi dimenticati ed abbandonati, sia per incuria che per mancanza di risorse economiche dei proprietari, rappresentano tanto la storia quanto il futuro, se solo si riuscisse a recuperarli e ristrutturarli, magari rimettendoli in funzione, ed ove possibile, adeguandoli alle nuove misure europee. Senza contare che nelle campagne ci sono diversi contadini centenari disponibilissimi a raccontare la storia della loro terra e lasciare una testimonianza straordinariamente vitale di un mondo che non c’è più, ma che non va dimenticato». (s)

ATTRAE I GIOVANI IL RITORNO ALLA TERRA
IN CRESCITA L’AGRICOLTURA IN CALABRIA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Se si dovesse definire l’agricoltura in Calabria, probabilmente la si dovrebbe indicare come il bene più prezioso della nostra terra. Il settore agricolo, infatti, è un vero e proprio orgoglio e un’eccellenza, capace di offrire prodotti unici che il mondo ci invidia – vedi, ad esempio, il Bergamotto di Reggio Calabria, le annone, le clementine e le arance – e che, finalmente, si sta allontanando dalla visione di ultima spiaggia per chi non ha un’istruzione, diventando, invece, motivo di investimento e di ritorno alla propria terra per tanti giovani che sono dovuti andare via.

Grazie a questa ‘emigrazione al contrario’, è avvenuto un piccolo miracolo: rispetto a cinque anni fa, è aumentato, nel 2020, di oltre il 6% il numero di giovani imprenditori insediati in agricoltura. È ciò che è emerso dal una analisi della Coldiretti sulla base delle iscrizioni al registro delle Imprese di Unioncamere relative al settembre 2020, che evidenziano un grande ritorno di interesse alla terra degli under 40 che abbandonano invece le altre attività produttive, dall’industria al commercio.

«Nelle campagne calabresi, si sta assistendo ad un progressivo svecchiamento dei titolari delle aziende agricole – ha sottolineato Francesco Cosentini, direttore di Coldiretti Calabria – che diventerà ancora più consistente con la pubblicazione della graduatoria definitiva del secondo bando di insediamento dei giovani in agricoltura che potrà vedere alla guida delle aziende agricole  altri giovani».

«È in atto – ha spiegato Coldiretti – un cambiamento epocale con il mestiere della terra, che non è più considerato l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo ma è, invece, la nuova strada del futuro per le giovani generazioni istruite».

«Questo fenomeno – ha commentato Cosentini – si può ulteriormente consolidare nei prossimi anni quando con la nuova programmazione comunitaria, orientata ad aumentare gli aiuti per l’insediamento, ci potrà essere un decisivo incremento dei giovani. Questo significherà proseguire nella rivitalizzazione delle aree interne e a mettere un sigillo significativo nel prossimo futuro nel garantire il ricambio generazionale e assicurare una spinta verso l’innovazione tecnologica e nuovi e moderni modelli di impresa agricola».

«La presenza dei giovani – ha riferito la Coldiretti – ha, di fatto, rivoluzionato il lavoro della terra; le imprese under 40 operano in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. La rinnovata attrattività della campagna per i giovani, si riflette nella convinzione comune che l’agricoltura sia diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo».

«La capacità di innovazione e di crescita multifunzionale – ha continuato la Coldiretti – porta le aziende agricole dei giovani ad avere una superficie superiore alla media, un fatturato più elevato e più occupati per azienda. E, se tra questi giovani guerrieri e innovatori, c’è chi ha scelto di raccogliere il testimone dai genitori, la vera novità rispetto al passato sono gli under 40 arrivati da altri settori o da diverse esperienze familiari che hanno deciso di scommettere sulla campagna con estro, passione, innovazione e professionalità, i cosiddetti agricoltori di prima generazione».

«Con questi giovani e le prospettive – ha confermato Cosentini – è necessario continuare ad investire sull’agricoltura che è un settore strategico per far ripartire la Calabria e occorre sostenere il sogno imprenditoriale di una parte importante delle giovani generazioni che, mai come adesso, vogliono impegnare il proprio futuro nelle campagne e perciò, vanno liberati dal peso della burocrazia che deve favorire il pieno utilizzo delle risorse comunitarie». (ams)