Nel vecchio Palazzo Sgrò di Roccaforte del Greco nascerà un ostello della gioventù e un punto informativo turististico.
L’iniziativa è nata dalla volontà dell’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Domenico Penna che, in quanto proprietario del Palazzo, ha optato per la ristrutturazione per realizzare una struttura di supporto alle attività produttive comunali che «può ben rappresentare un’ipotesi concreta di sviluppo dell’auto imprenditorialità giovanile e per politiche attive del lavoro».
Un progetto che si cercherà di realizzare intercettando i fondi del Patto territoriale dello Stretto, a seguito delle residue risorse finanziarie ai sensi del dl legge 30 aprile 2019, da utilizzare per favorire la «crescita economica e la risoluzione di specifiche situazioni di crisi».
Intanto, al responsabile all’area tecnica è stato chiesto di predisporre lo studio di fattibilità dell’intervento di recupero dell’immobile. (rrc)
Oggi pomeriggio, a Roccaforte del Greco, alle 16.00, all’ex scuola, il convegno L’identità culturale greco calabra e il suo idioma tra abbandono e riscoperta.
L’evento è stato organizzato da alcuni giovani della Parrocchia di Roccaforte con l’obiettivo di di perseguire ad analisi interdisciplinare la realtà culturale greca della Calabria meridionale e la sua lingua all’interno di un orizzonte nel quale storia, antropologia culturale, etnologia cunfluiscono in sintesi al fine di evidenziare la genesi, l’evoluzione, la decadenza e l’importanza culturale del recupero di un patrimonio inestimabile.
Intervengono il prof. Domenico Minuto, l’antropologa Patrizia Giancotti, il prof. Salvino Nucera, la bio-antropologa Rosalba Petrilli e la dott. in Civiltà Letteraria Vincenza Stelitano.
Inoltre, nella sala del convegno sarà ospitata una mostra artigianale di oggetti della tradizione agro-pastorale a cura di Giuseppe Manganaro e di strumenti della tradizione musicale calabra a cura del liutaio Bruno Marzano. (rrc)
24 ottobre – È un evento storico non solo per Reggio, ma per tutta la Calabria: finalmente l’acqua del Menta risolverà i problemi idrici della popolazione reggina. Quattro manifestazioni in programma il prossimo 28 ottobre per celebrare l’evento che consentirà di chiudere i pozzi salmastri di Reggio (l’acqua non era potabile) e offrire un adeguato rifornimento idrico di acqua pulita e priva di residui salini. L’operazione di riapertura dei lavori intorno alla diga del Menta è costata alla Regione 25 milioni di euro: soldi ben spesi se i risultati annunciati saranno confermati e il problema “sete” per la Città di Reggio diventerà un pallido ricordo.
Quattro – si diceva – gli eventi in programma: alle 11, presso l’impianto di potabilizzazione in località Armo di Gallina, la benedizione degli impianti da parte dell’Arcivescovo Metropolita Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, con l’avvio della fornitura idrica ed una conferenza stampa con Giuseppe Falcomatà, Sindaco di Reggio, Luigi Incarnato, Commissario liquidatore della Sorical, e Mario Oliverio, Presidente della Regione Calabria.
Alle 16, il secondo evento presso la rotonda di via Reggio Campi, all’incrocio con via Emilio Cuzzocrea, di fronte la Chiesa di San Paolo. “Insieme a bere l’acqua del Menta”, è il titolo dell’evento in cui si prevede la riattivazione della fonte “Tre Fontane – San Paolo” alimentata dall’acqua della Diga del Menta.
Alle 17:30, nella sala consiliare Piero Battaglia di Palazzo San Giorgio il convegno “Dalla Diga del Menta al sistema idrico integrato dell’acqua a Reggio Calabria’ con Giuseppe Falcomatà, Luigi Incarnato, Domenico Pallaria (Direttore Generale Regione Calabria), Paolo Brunetti ( Consigliere comunale), Domenico Penna (Sindaco di Roccaforte del Greco), Domenico Creazzo (Presidente f.f. del Parco dell’Aspromonte), e Mario Oliverio.
Alle 19, infine, l’ultimo appuntamento della giornata al Teatro Cilea di Reggio Calabria con un concerto di orchestra e coro dello stesso Teatro diretto dal Maestro Pasquale Faucitano. (rrc)
22 settembre – L’immagine di copertina, una foto del 1948 di Tino Petrelli, di come funzionava la scuola nei comuni aspromontani nell’immediato dopoguerra rivela, in controluce, la voglia di studiare, ad ogni costo, dei bambini di una Calabria della Repubblica
L’episodio di Roccaforte del Greco, il piccolo comune aspromontano (550 abitanti) della Città Metropolitana di Reggio non fa che rendere attuale quella logora immagine, triste e decisamente disarmante. La scuola negata ai bambini (costretti a fare 50 km per frequentare le lezioni, dopo la chiusura del plesso primario, è un episodio che deve fare riflettere. Il sindaco di Roccaforte Domenico Penna ha scritto alla Presidenza del Consiglio, al ministro dell’Istruzione, al sindaco di Reggio: «Il diritto allo studio per ogni cittadino, sancito dalla Costituzione Italiana – ha scritto Penna – non viene più riconosciuto ai bambini di questo piccolo paese di montagna. Bambini anche in tenera età saranno costretti a percorrere circa 50 chilometri su strade con precaria manutenzione e soggette nel periodo invernale a frane e smottamenti, per poter frequentare le lezioni».
Negli anni passati, data l’appartenenza del Comune all’area della minoranza linguistica grecanica, era stata garantita una pluriclasse primaria anche in deroga alle normative nazionali. «È normale – si chiede il sindaco Penna – far aumentare l’isolamento e la marginalità di questo piccolo centro, alla cui comunità è riconosciuta la peculiarità di minoranza linguistica contribuendo a spopolarlo con pregiudizio per la propria identità linguistica e culturale?».
La dirigente scolastica della scuola “chiusa” si è detta pronta a istituire nuovamente una pluriclasse, ma attende disposizioni con un’assunzione di responsabilità dall’ufficio scolastico regionale: «Mi hanno lasciato sola» – si è sfogata Concetta Sinicropi che dirige l’Istituto comprensivo “Megali”. (rrc)
Sul problema dei dimensionamenti scolastici, pubblichiamo un intervento del prof. Guido Leone, Già Dirigente tecnico USR Calabria e memoria storica della scuola in Calabria.
«Roccaforte del Greco, Canolo, Careri, non saranno gli ultimi casi. – scrive il prof. Leone – La nuova politica scolastica sembra in effetti ritenere che le scuole dei piccoli centri aspromontani e preaspromontani siano dei rami secchi da tagliare, che contraddice peraltro le tanto insistite politiche della famiglia. Fino ai dodici anni il diritto alla scuola nel luogo dove si abita dovrebbe essere un diritto inalienabile. Fra l’altro la politica europea che tende a ripopolare le zone di montagna e i paesini dell’entroterra cozza contro questa preoccupazione tutta economica di chiudere ciò che a occhi miopi risulta non produttivo. Sto parlando della Calabria montana dove si stanno chiudendo o ridimensionando anno dopo anno le scuole con l’argomento che a servirsene sono in pochi. Gli ultimi casi quelli di Roccaforte del Greco, Canolo e Careri. Ma è tutto l’entroterra collinare e aspro montano che negli ultimi anni ha subito un lento ma continuo processo di spopolamento con il venir meno dei servizi primari nei tanti paesini del territorio reggino. Senza considerare che almeno il 40% della popolazione scolastica della nostra provincia che non risiede sulla costa non gode pienamente dell’offerta formativa per via della mancanza di mezzi che consentano loro di poter essere presenti nelle ore pomeridiana per le attività scolastiche. Questa ossessione del risparmio che si esercita sui più deboli, sui più piccoli, a me pare insensata. Mi auguro che i prossimi tavoli interistituzionali che saranno attivati per il nuovo dimensionamento operino con una visione innovativa prevedendo plessi polivalenti in grado di seguire il processo formativo dalle scuole dell’infanzia alla media di primo grado. Innovazione significa ripensare la scuola non più come singolo edificio ma come il nodo di una rete di formazione che si estende non solo alla singola comunità,ma ad aree intercomunali al cui bacino d’utenza vanno forniti servizi in termini di qualità:dalla struttura,ai trasporti,alle mense,ai laboratori,nell’arco del tempo scuola.
Ma per una gestione consortile agli stessi comuni servono creatività e coraggio È indispensabile un progetto integrato d’area del territorio per realizzare azioni comuni tra le diverse istituzioni sulla base di una regia organica rivolta a sostenere l’innovazione nei processi formativi e nelle strategie d’accoglienza agli studenti.
Quanto detto significa che il sistema educativo deve essere costruito a livello culturale – educativo, ma anche a livello politico e organizzativo.
A livello politico l’ente locale deve ancor più rappresentare il promotore del raccordo tra le risorse educative presenti nel territorio rivestendo il ruolo di promotore nella costruzione del sistema educativo integrato.
Bisogna passare dal Pof della singola scuola alla elaborazione di un Piano dell’offerta formativa territoriale come proposta educativa di un territorioe nello spirito di una istituzione scolasticaintesa come comunità educativa permanente.
Certo, mi rendo conto che il panorama che si intravede all’orizzonte dal punto di vista economico imporrà dei sacrifici e delle scelte, ma proprio per questo occorre prepararsi a fronteggiare tali ristrettezze lavorando insieme enti locali e amministrazione nella individuazione delle scelte. (Guido Leone)
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