Numerose e in costante aumento le prese di posizione e le iniziative firmate da amministratori locali e sindaci contro l’istituzione della zona rossa della Calabria.
«La rabbia di cittadini e commercianti, ormai esasperati, ha trovato la sponda dell’opposizione in Consiglio Comunale a Reggio che ha presentato un Odg con la richiesta di
impugnare il Dpcm. La maggioranza però ha bocciato la proposta, mantenendo la linea proposta dal Governo» – afferma Nino Minicuci, già candidato sindaco per il centrodestra, sottolineando l’amarezza per le decisioni assunte dalla maggioranza. «“Si tratta di un vero e proprio schiaffo sulla pelle dei reggini e delle loro sofferenze.
Reggio Calabria non merita assolutamente di essere inserita in zona rossa, i numeri parlano chiaro al pari di quelli di tutta la regione. Si tratta di una scelta politica
insensata e irresponsabile che ha trovato il favore dell’amministrazione Falcomatà, contraria a impugnare il Dpcm. Come accaduto nel corso degli ultimi sei anni –
sottolinea Minicuci – alle belle parole il sindaco e la giunta non fanno seguire i fatti, aumentando anche in questa occasione la distanza siderale che li separa dai cittadini e
le loro necessità».
Antonino Castorina, a nome della maggioranza di Palazzo San Giorgio afferma che «Il nostro obiettivo è che la Calabria esca al più presto dalla zona rossa e per farlo è necessario che la sanità calabrese, in tutte le sue articolazioni, comprese quelle commissariali, superi gli evidenti limiti che hanno causato la pessima classificazione da parte dell’istituto superiore di sanità e che stanno determinando questo lockdown temporaneo che ha conseguenze pesantissime sul piano sociale ed economico per la nostra comunità». I consiglieri di maggioranza, al termine del consiglio comunale straordinario convocato proprio sul tema dell’emergenza Covid, hanno approvatoun documento che appunto mira al superamento dell’attuale classificazione di “zona rossa” per la Regione Calabria.
«L’atteggiamento strumentale dell’opposizione è assolutamente censurabile – si legge ancora nella nota dei consiglieri di maggioranza – è grave che in un momento delicato come questo, in cui sarebbe auspicabile un atteggiamento responsabile, alcuni consiglieri provino a differenziarsi, per mere finalità politiche, perdendo di vista il ruolo di servizio che la politica dovrebbe tenere nei confronti della comunità. La minoranza quindi non solo ha respinto il documento unitario che avremmo voluto condividere, con grande spirito di apertura, ma si è prodigata in una contrapposizione sterile e strumentale che nei fatti fa perdere l’ennesima occasione per rendersi utile. Zero proposte, zero condivisione, una sterile contrapposizione che non produrrà alcune effetto concreto sulle sofferenze dei cittadini, delle imprese e dei lavoratori. Siamo convinti che il ruolo di una classe dirigente matura e responsabile debba essere quello di individuare soluzioni utili alla collettività. Il nostro obiettivo, in questo senso, è quindi quello di far uscire al più presto la Calabria dalla zona rossa, anche da domani se possibile. Ma per farlo la Regione deve colmare il grave e colpevole immobilismo di questi mesi: come mai non sono stati spesi gli 86 milioni di euro disponibili per l’adeguamento delle strutture sanitarie, che fine hanno fatto le 500 assunzioni che avrebbero dovuto arrivare in questi mesi, perché non sono stati aumentati i posti di terapia intensiva e subintensiva a circa 260, come era previsto? Oltre a dare queste risposte ai cittadini la Regione dovrebbe darsi immediatamente una mossa, affinché siano previste le azioni utili a recuperare il terreno perduto e far uscire la nostra regione dalla zona rossa. Allo stesso tempo chiediamo al governo di intervenire in maniera concreta, attraverso il decreto ristori bis, con indennizzi mirati a risarcire chi subirà gli effetti più pesanti di questo secondo lockdown».
Da Catanzaro, il presidente della Commissione comunale della Attività economiche Antonio Ursino ha detto che dopo «la scelta del Governo di chiudere la nostra regione a causa della presunta insufficiente tenuta del sistema sanitario rispetto alla seconda ondata di contagi covid. Al di là della ragionevolezza o meno di questa decisione politica, su cui personalità anche più titolate di me si sono già espresse, ritengo che non si possano in alcun modo sottovalutare gli effetti che un provvedimento del genere produrranno sul nostro già fragile tessuto economico e sociale. La chiusura delle attività commerciali, così come quelle di ristorazione, rappresenta una mannaia per i tanti piccoli imprenditori che tengono in vita l’indotto locale e che stavano iniziando a respirare dopo il primo drammatico lockdown. Speranze che, dopo i tanti investimenti sostenuti per mettersi in regola rispetto alle disposizioni anticovid e con una stagione turistica ancora in corso, sono destinate a spegnersi non potendo scorgere all’orizzonte delle possibilità di ripresa.
«La Calabria – ha detto Ursino – non merita di pagare lo scotto di una crisi che, alle nostre latitudini, vedrebbe centinaia di famiglie costrette a chiudere le attività per l’impossibilità di sostenerne i costi. Sperando che la zona rossa possa al più presto cambiare colore, e che sulle responsabilità di questa brutta storia si possa comunque fare luce, il Governo è chiamato a non perdere tempo, come purtroppo già successo nei mesi scorsi, nell’erogare gli aiuti alle imprese in difficoltà, velocizzando al massimo l’iter con procedure d’urgenza, anche attraverso il tramite degli enti locali. I cittadini e gli operatori sono stufi di subire solo restrizioni senza tempi certi sui ristori che rimangono l’unico appiglio possibile per non mandare a casa decine e decine di lavoratori e salvare il futuro delle nostre attività».
Secondo il Sindaco di Vibo Valentia Maria Limardo, «questo territorio non merita un isolamento che rischia di esserle fatale per la già risicata economia regionale. Non a caso, nelle prime ore della mattinata, ho convocato la mia giunta per discutere sull’attuale situazione e sui provvedimenti da assumere a tutela dei cittadini, nonché per manifestare vicinanza a tutte le categorie produttive colpite da questo ingiusto provvedimento. L’assise comunale ha deliberato, pertanto, di dare mandato al proprio ufficio legale per avviare le necessarie azioni legali finalizzate ad impugnare il provvedimento del Ministro della Salute Roberto Speranza, che istituisce la zona rossa in Calabria.
«I dati ufficiali – ha detto la Limardo – diramati dalla Regione Calabria, del resto, sconfessano l’incomprensibile scelta ministeriale, eccessivamente penalizzante per la nostra Regione. Si ricorda che attualmente, i posti di area medica occupati sono il 16%, quelli di terapia intensiva raggiungono invece il 6%. La soglia che dovrebbe far scattare la chiusura è del 30%. È dunque piuttosto arduo comprendere le ragioni che sorreggono l’ordinanza ministeriale. Alla luce dei dati ufficiali sopra riportati, senza trascurare di mettere al primo posto la salute, appare evidente che, il numero complessivo dei contagi e lo stato attuale del nostro servizio sanitario non giustificano il alcun modo la scelta del Ministero della Salute di inserire la Calabria nelle zone rosse del Paese. Auspichiamo, pertanto, una rivisitazione del provvedimento dopo un approfondimento dei giudici a cui verranno sottoposti i dati che riguardano la nostra terra, confidando nell’immediata revoca dello stesso».
Giacomo Francesco Saccomanno, capogruppo consiliare lega a Rosarno, stigmatizza la decisione del Governo: «Siamo “zona rossa” per le difficoltà sanitarie e per essere, molto probabilmente, una regione a guida centrodestra. Ma chiediamo a Conte e Speranza: cosa avete fatto da marzo ad oggi per intervenire sulla pandemia e sul problema sanitario? Nulla, ancora nulla e sempre nulla. Avete lasciato un Commissario incompetente e del tutto inutile per distruggere ulteriormente un comparto già in grande difficolta. Quindi, una grandissima ed unica responsabilità!
«Cosa fare oggi? Intanto reagire a tale aggressione del tutto inaudita. Vi sono problemi sulla sanità? La responsabilità è da addebitarsi unicamente al Governo per aver ripetutamente commissariato tale settore senza alcun risultato positivo. Quindi, i deficit di bilancio devono essere sopportati da Roma e non certamente dai calabresi. Chi ha aggravato le condizioni economiche della Calabria e peggiorato pesantemente il comparto sanità sono stati i commissari nominati dal Governo ed è questo, quindi, che deve sopportare le conseguenze. È possibile classificare la regione “zona rossa” con circa 200 positivi e con 2/3 decessi al giorno? Certamente no. Il problema è il sistema sanitario inadeguato. Ma anche qui la responsabilità ricade sul Governo per aver nominati soggetti completamente inadeguati.
«Quindi – ha dichiarato Saccomanno –, è indispensabile che la Regione assuma delle iniziative energiche e che, dinnanzi al bene comune, vi sia una rivolta di tutta la classe dirigente, senza se e senza ma e senza divisioni partitiche. Siamo stati umiliati ancora una volta. La Calabria deve assumere delle iniziative forti opponendosi sia agli indiscrimati commissariamenti che alla “zona rossa”. Come? Chiedendo per prima cosa che il problema venga gestito da calabresi che hanno tutte le professionalità per affrontare seriamente la problematica. Poi che vengano inviate in Calabria tutte le risorse necessarie per attuare un piano concreto di rilancio e per risanare il sistema sanitario. Se ciò non dovesse avvenire, realizzare tutte quelle misure di contrasto, compresa anche l’azione giudiziaria se necessario, per riprendersi quella autonomia di gestione e, principalmente, di dignità e libertà finora calpestate da un governo pessimo e che non ha idea di cosa sia una pianificazione seria, competente, adeguata, concreta e coraggiosa».
La candidata sindaca di Siderno Mariateresa Fragomeni, già assessore regionale al Bilancio nella Giunta Oliverio, chiede la revisione delle norme: «Senza voler minimamente sottovalutare la crisi sanitaria in atto – ha detto – e la gravità di questa seconda ondata (che ha colpito tutta l’Italia), ritengo indispensabile sottolineare quanto la chiusura della nostra regione sia una misura insostenibile per le piccole e medie imprese che operano sul territorio e che, anche in tempi pre-crisi, operavano con tutta una serie di handicap logistici e strutturali.
«Sono altre le soluzioni da adottare. Lo stiamo predicando da anni ormai. Se il problema è sostanzialmente quello della fragilità del nostro sistema sanitario, è su questo che bisogna agire, per potenziarlo e portarlo ad uno standard in linea con il livello nazionale, senza se e senza ma. Bisogna smetterla di nascondersi dietro l’ipocrisia dei numeri ed abbandonare la visione ragionieristica di questi anni. Una visione, oltretutto, palesemente fallimentare, dal momento che i continui tagli lineari operati in questi anni hanno solo ridotto l’offerta sanitaria globale, senza riuscire a generare alcun risparmio di spesa, anzi, si è verificato l’esatto contrario. Il commissariamento della Sanità, in Calabria, rappresenta uno dei più grossi fallimenti politici degli ultimi cinquant’anni. Il nostro sistema sanitario è inadeguato, oggi, esattamente come prima della pandemia, ed oggi, esattamente come prima del Covid, questa inadeguatezza, genera ancora più costi, sia economici che sociali. I calabresi non possono continuare a pagare il prezzo degli errori degli anni passati e di un totale fallimento del commissariamento della sanità. Quello alla salute è prima di tutto un diritto, che spetta a tutti i cittadini in modo uguale, non può essere graduato in base al luogo di residenza. È necessario utilizzare il MES per investimenti pubblici sulla sanità ed al contempo tornare ad un modello di sistema (e di finanziamento) nazionale, non più regionale. Infine, nel breve periodo, per evitare l’acuirsi di tensioni sociali già, peraltro, alte, tra i nostri concittadini, è opportuno un monitoraggio ed una revisione dello status della regione, da attuarsi già tra sette giorni, in modo da “derubricare” il livello da rosso ad arancione o giallo ed inoltre, misura non meno importante, è necessario che i ‘ristori’ arrivino subito, senza ritardi, così da non mettere ulteriormente a rischio il sistema Calabria». (rp)