Torna la tradizione: l’Affruntata a Sant’Onofrio

di PINO NANO – Rivedo oggi domenica di Pasqua la mia Affruntata da molto lontano, grazie alle immagini e al collegamento streaming degli amici di Melissandra che rilanciano in rete la magia di questo rito sacro che ha accompagnato tutta la mia infanzia.

Gesù e Maria che si incontrano sulla piazza principale del Paese, dopo l’annuncio che l’apostolo Giovanni dà a Maria, una vera e propria pièce teatrale che viene “giocata” ogni anno nel cuore della comunità e sotto gli occhi di migliaia di persone.

Non c’è solo la gente di Sant’Onofrio. Ci sono anche i paesi vicini, tutti quelli che il giorno di Pasqua hanno ancora voglia di immaginare cosa sia successo dopo la resurrezione di Gesù, e amano vederlo come se fosse un film interpretato questa volta da attori veri, che vestiti di stole bianche e blu, attraversano di corsa la piazza del paese per raggiungere Maria e darle il felice annuncio che Gesù è risorto.

Secondo quello che ci riporta poi il Vangelo, Maria fasciata dal suo velo nero per il lutto che vive non crede all’annuncio dell’apostolo Giovanni,né alla prima volta, né alla seconda. Giovanni quindi torna dalla madre di Dio per la terza volta finchè non la convince che suo figlio è davvero risorto, e ad anticipare l’arrivo della statua è il “mazziere” che nei fatti anticipa e guida la corsa della statua.

È a questo punto che la statua della Madonna si vede “ondeggiare” per la piazza principale, e Maria ancora incredula va incontro alla statua del Cristo Risorto. Momenti di pura esaltazione popolare, di commozione collettiva, questa statua che va su e giù per tre volte consecutive, racconta una Maria ancora incerta per la sorte del figlio, e quando finalmente la Madonna si rende conto che Gesù è tornato in vita allora come d’incanto “perde” il velo nero del lutto (che le viene tirato via da dietro) e finalmente ricompare con questo suo manto azzurro della festa, bellissimo, ricamato in oro, segno del trionfo della vita sulla morte.

Applausi a non finire. Soprattutto, applausi a scena aperta. Dal basso della piazza, dall’alto dei balconi, dalla stessa scalinata del vecchio circolo “Unione”, una commozione che si taglia a fette, la gente piange, ma lo fanno persino i ragazzi e i più giovani. Perché l’Affruntata è una processione che ti porti dentro nell’anima e nel corpo, che accompagna la tua vita fino alla morte e che nessuno, dico nessuno, potrà mai toglierti dal cuore e dalla mente.

Un’esplosione di emozioni diverse, contrastanti tra di loro, di solitudine, di malinconia, di amore viscerale per la terra natia, un oceano tempestoso di ricordi e di dettagli che sono il cuore vero della tua vita, come lo sono della vita degli altri, dei tuoi amici, dei tuoi compagni di gioco, dei tuoi vicini di casa, dei tuoi paesani che consideri ancora, pur mancando da Sant’Onofrio da 50 anni,  gli unici veri fratelli della tua esistenza.

Un vero e proprio bagno di folla e di pietà popolare anche quest’anno, dunque, a Sant’Onofrio, ma lo stesso a Vibo, a Pizzo, a Bagnara, Cinquefrondi, lo stesso sarà il giorno di Pasquetta a Dinami, insomma là dove si celebra la Pasqua rivivendo ancora una volta questi riti tra il sacro e il profano.

Così è stato, ancora ieri, a Sant’Onofrio, dove per fortuna sopravvive una delle processioni più belle di Calabria, una tradizione secolare, che ha attraversato mille bufere e mille lutti diversi.

Indimenticabile – ne sa qualcosa Nato Febbraro che fortemente l’aveva voluta – cosa sia stata la nostra Affrontata a Toronto vent’anni fa, quando le statue di Maria Giovanni e Gesù hanno attraversato con noi l’oceano per riportare la tradizione della Pasqua tra i nostri emigrati di College Street. E se oggi lui fosse ancora qui tra di noi – penso a Gianni Profiti, un dolore senza fine la sua scomparsa improvvisa e immatura – vi racconterebbe ancora con le lacrime agli occhi cosa sia stata questa manifestazione popolare tutta calabrese per la stessa città e la gente dell’Ontario, dove la corsa della statua di San Giovanni, con il mazziere in testa, ha commosso decine di giornalisti americani venuti apposta da ogni parte degli States per riprendere la nostra piccola processione italiana.

Cara Sant’Onofrio, meravigliosa processione della mia vita.

Spero che non muoia mai. Che si faccia sempre, per i secoli che verranno. Perché dentro questa processione c’è la vera anima dei nostri piccoli paesi di Calabria. C’è il nostro presente, e il nostro passato. C’è la nostra miseria, la nostra solitudine,la nostra rabbia, il nostro desiderio di riscatto, la nostra fede, la nostra speranza, ma soprattutto il nostro amore per tutti quelli che hanno vissuto e continuano a vivere attorno a noi.

Affruntata for ever, proprio così, e che Dio ci aiuti a conservarla bella come lo è sempre stata. (pn)