A Santo Versace il Premio Speciale Cultura dell’Associazione Nazionale Sociologi

Prestigioso riconoscimento per Santo Versace che, con il libro Fratelli – Una Famiglia italiana, è stato premiato con il Premio Speciale Culturale “Giornata Associazione Nazionale Sociologi” del Libro 2023, giunto alla 16esima edizione.

«Scopo primario di questo evento letterario e culturale – dichiara Antonio Perluigi Polifrone, segretario nazionale Ans – è quello di creare un circuito di scambio primario tra autori, opera e lettori, al fine di fare emergere la forza e l’importanza del linguaggio scritto e della comunicazione attraverso la scrittura patrimonio dell’umanità, fenomeno sociale, strumento fondamentale nel trasferire la storia e l’esperienza; in un’epoca come quella che stiamo vivendo, dominata dalla cultura dell’immagine e dell’apparenza. Dall’altro canto con l’uso dei nei nuovi media, la forza della scrittura, in particolare attraverso i tablet e smartphone e con l’avvento dei social media ha recuperato terreno». 

La motivazione del riconoscimento all’autore che, «grazie all’impiego della scrittura, diffonde conoscenza e sapere, mettendo in moto riflessioni cercando di stimolare emozioni, con temi d’interesse dal punto di vista sociologico».

«Ringrazio il dottor Antonio Polifrone e tutta la commissione dell’Ans per avermi conferito il Premio Speciale Cultura per il mio libro “Fratelli – Una famiglia italiana”. Sono molto felice di questo riconoscimento– ha detto Versace –. Ho dedicato anima e corpo a questo progetto che affonda le radici nella mia famiglia».

«Negli anni – ha concluso – ho affrontato un lungo percorso che mi ha portato a realizzare questo libro interamente dedicato a mio fratello Gianni. Scriverlo è stato un atto di amore nei suoi confronti. Un ringraziamento speciale a mia moglie Francesca De Stefano, la cui presenza mi regala inesauribile energia». (rrm)

A Roma Santo Versace presenta il suo libro col ministro Urso

di PINO NANO – Stasera (5 dicembre) a Roma, al Libraccio di via Nazionale (ore 18) la presentazione ufficiale del libro di Santo Versace Fratelli, una famiglia italiana. Dialoga con  l’autore il il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

«Ho scritto questo libro – anticipa Santo Versace – per chiudere un’epoca, soprattutto la tragedia di Miami» (che lui ricostruisce in questo suo libro per la prima volta in pubblico senza nessuna mediazione.

«Avevo la gestione di tutto, tutto quello che non appariva lo gestivo io. Gianni gestiva dall’inizio della collezione alla sfilata e la comunicazione. Il resto era tutto compito mio. Quel giorno lui non doveva andare a Miami. Eravamo a Parigi, Elton John lo invitò in Costa Azzurra. Gianni aveva voglia di andare in America, non era previsto Miami, doveva tornare. A Miami avevamo una casa bellissima. Non era previsto Miami e non era prevista la sua fine. Lui mi diceva sempre “io sono più giovane di te, io sono immortale, quando non ci sarai più mi occuperò dei tuoi figli”».

Santo sulle prime non capisce, o forse fa finta di non capire, ma la realtà è terribile.

«Quando arrivò la notizia la mia risposta fu secca, Gianni non è morto, Gianni è immortale!». Poi di corsa in aereoporto per Miami.

«Io mi trovavo all’Hassler. A un certo punto, arrivò l’allora presidente della Camera della Moda, piangendo, che disse che Gianni Versace era morto. Io risposi: ‘Gianni è immortale’. Da lì partimmo per Ciampino e quando arrivammo a Miami volemmo vedere il corpo di Gianni. In quel momento ho preso coscienza del fatto che lui non c’era più veramente. Fui io a decidere per la cremazione. Dall’agosto 1997 all’ottobre 2021, tutti i fine settimana liberi andavo nella nostra casa sul Lago di Como e piangevo».

Santo arriva a Miami e si rende conto che Gianni se ne è andato davvero. «Una volta arrivati a Miami, sono voluto andare a vedere Gianni – prosegue –. Era notte, l’ospedale era chiuso ma abbiamo fatto il ‘diavolo a quattro’. Ci hanno aperto e abbiamo visto Gianni ed era finita, ho preso coscienza che non c’era più… Da quell’evento ci ho messo tantissimi anni a superarlo. Questo libro mi libera completamente anche dalla tragedia di Miami. Per quattro anni, quando non lavoravo, andavo ogni fine settimana al Lago di Como e dormivo nel suo letto, era come se cercassi di recuperarlo, di riprenderlo». Ma dopo la morte di Gianni, Santo Versace rincorre la verità ad ogni costo.

“«Alla fine noi abbiamo dimostrato in ogni angolo del mondo… che era tutto falso, qualunque situazione che è stata scritta su Gianni, abbiamo dimostrato tranquillamente che era totalmente falsa. Quell’uomo aveva già ucciso quattro persone lungo l’America, era un serial killer. L’FBI ci disse subito che cercava un personaggio celebre per restare nella storia, pensava a Tom Cruise, Madonna, Sylvester Stallone… un mitomane».

Ora nel suo libro Santo Versace racconta la saga meravigliosa dei Versace. «I rapporti tra fratelli non seguono regole precise. Piuttosto, seguono le onde della vita. Ci si unisce e ci si disunisce, ci si allontana e ci si riavvicina. Si naviga a vista. Calma piatta o mareggiate. Qualcuno che casca fuoribordo e qualcuno che lo riacciuffa. Si arriva in porto navigando en souplesse o si è costretti a scappare, inseguiti dagli squali. Se devo dire qual è stato e qual è tuttora l’aspetto più straordinario della mia vita, più ancora dei risultati ottenuti, mi ha entusiasmato la navigazione. Ho seguito il vento, ho seguito il vento della nostra famiglia. Ho imparato a vivere dai miei genitori, ho incoraggiato i progetti di Gianni e poi di Donatella, ho protetto il nostro patrimonio». 

Una saga che è anche una favola, una storia di successo, una pagina tutta italiana, che fa di Santo Versace uno dei punti di riferimento della moda nel mondo. 

Gianni e Santo, ma senza Santo Gianni si sentiva sempre più solo. Un lungo viaggio nel tempo, che inizia a Reggio Calabria e che lo porta a Milano e poi alla conquista del mondo intero. 

La storia di un uomo,questa di Santo Versace, che di vite ne ha vissute mille, “ha maneggiato il potere, la ricchezza, la fama, non ha avuto paura di rischiare, credere nei sogni e nelle passioni, è stato capace di pensare in grande e attraversare le avversità senza farsi spezzare”. E che soprattutto non è mai fuggito dal suo ruolo: quello del fratello maggiore. Ha saputo affiancare Gianni per tutta la vita e tradurre la sua arte in quell’azienda che i tre fratelli insieme hanno trasformato in mito. Ha tenuto dritto il timone anche nelle notti più buie, quando i dolori, e le difficoltà hanno travolto la famiglia, perché questa non è solo la storia di un uomo ma è anche quella di un cognome: “Versace”.

Il curriculum di Santo Versace è il classico curriculum da primo della classe, un numero uno in senso assoluto, un giovane imprenditore che scala la montagna della finanza internazionale con la stessa nonchalance con cui suo fratello diventa la star modiale della moda. Nato a Reggio Calabria il 2 gennaio 1945, incomincia a occuparsi degli affari di famiglia nel 1958, coltivando nel frattempo anche la passione per lo sport. Campione di basket nella Viola Reggio Calabria in serie B, da ragazzo ha anche fatto politica, esordisce nel Partito Socialista Italiano, diventa vicesegretario provinciale del partito, nel 1968 si laurea in Economia e Commercio all’Università di Messina e trova il suo primo impiego alla filiale di Reggio Calabria della Banca di Credito Italiano, per poi aprire uno studio di commercialista a Reggio Calabria. Nel 1976 si trasferisce poi definitivamente a Milano, dove inizia a lavorare a tempo pieno con il fratello Gianni nel campo della moda. Un anno dopo nasce ufficialmenmente la Gianni Versace SpA, di cui Santo è presidente dalla data di costituzione e fino al 2004, possedendo una quota del 30%. Negli anni ’90 trova anche il modo di lavorare in televisione per la Syndication Italia 7, partecipando come voce fuori campo alla trasmissione di seconda serata Le altre notti.Nel 1998 diventa azionista della Viola Basket di Reggio Calabria, società sportiva della sua città, e l’occasione è ideale per ritrovare i meglio della sua infanzia reggina tra amici e tifosi che lo considerano uno straordinario benefattore e mecenate dello sport.

Dal giugno 1998 all’ottobre 1999 diventa“Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana”, e poi presidente di Operation Smile Italia Onlus. Alle elezioni politiche del 2008 viene eletto alla Camera dei deputati nelle liste del Popolo della Libertà nella circoscrizione Calabria. Il 26 luglio 2011, durante l’iter di approvazione del disegno di legge volto a introdurre l’aggravante di omofobia nel codice penale italiano, esprime il suo voto contrario alla pregiudiziale di costituzionalità proposta da Rocco Buttiglione e sostenuta dalla maggioranza. Il 29 settembre dello stesso anno lascia il Popolo della Libertà con una lettera indirizzata al capogruppo alla camera Fabrizio Cicchitto e al Presidente della Camera Gianfranco Fini, aderendo al gruppo misto. Segno di una personalità forte, di uno spirito libero, e di un carattere eternamente ribelle ai soprusi o peggio ancora alle imposizioni delle lobbi della politica.

Ma prima di lasciare definitivamente Monteciotorio Santo Versace lascia un segno indelebile del suo percorso politico e della sua esperienza di parlamentare, dando il suo nome alla  famosa “Legge Reguzzoni-Versace”, che firma e propone insieme al deputato leghista Marco Reguzzoni, e che nei fatti disciplina l’etichettatura “Made in Italy” e introduce l’obbligo della tracciabilità delle lavorazioni tessili. Una vera e propria rivoluzione nel mondo dell’economia e dell’industria.

Il 9 marzo 2014 viene eletto per acclamazione Presidente dell’Assemblea Nazionale di Fare per Fermare il Declino, e dal 2015 al 2016 entra a far parte della direzione nazionale di Italia Unica, movimento politico dell’ex ministro Corrado Passera. Poi l’addio alla politica e il suo esordio come saggista e scrittore della storia di famiglia. Un cerchio che si richiude su se stesso, per ricominciare immediatamente dopo “da dove eravamo partiti”. Stasera alla libreria Libraccio tutto questo ed altro ancora. (pn)

La Calabria vince a Venezia con Francesca e Santo Versace

La Calabria raccoglie soddisfazioni alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, con il film “Saint Omer” distribuito in Italia da Minerva Picture, di cui è presidente Santo Versace.

Il film, del registra francese Alice Diop, ha infatti trionfato con due dei principali riconoscimenti attribuiti: il Leone d’argento – Gran premio della giuria e il Leone del Futuro – premio Venezia opera prima “Luigi De Laurentiis”.

Saint Omer, con un cast tutto al femminile, affronta il delicato tema dell’infanticidio, ispirandosi ad un fatto di cronaca che ha sconvolto l’opinione pubblica francese.

Gianluca Curti, Amministratore delegato di Minerva Pictures, ha così commentato il successo del film: «Da produttore sento di dire che questo è un film straordinariamente potente e raro per il significato profondo che dona agli spettatori. Al centro della narrazione lirica di Alice Diop c’è una riflessione importante sul mondo al femminile e sul significato ancestrale della vita e del concepimento, che vede la donna al centro dell’universo vita».

«Questo è per noi di Minerva – ha detto Versace – un importante passo verso il raggiungimento di altri traguardi, dei più prestigiosi riconoscimenti che ci sono nel cinema. Il cinema è sogno, e il nostro sogno, mio e di mia moglie Francesca De Stefano, che mi è sempre al fianco ed è il mio elisir di gioventù, è di ritrovarci tutti a Hollywood, alla notte degli Academy Awards e vincere l’Oscar».

Saint Omer racconta della giovane scrittrice Rama assiste al processo a Laurence Coly, una donna accusata di aver ucciso la figlia di quindici mesi, abbandonata all’arrivo dell’alta marea su una spiaggia nel nord della Francia. Ma mentre il processo va avanti, le parole dell’accusata e le deposizioni dei testimoni sconvolgeranno le certezze di Rama, e metteranno in discussione anche la nostra capacità di giudizio. (rrm)

«Legalità, sicurezza e lavoro»: l’intervista di Santo Versace a “La Verità”

Una pagina intera, una bella intervista a firma di Stefano Filippi su La Verità, il quotidiano di Maurizio Belpietro: Santo Versace, già deputato, fratello dello stilista Gianni, manager e imprenditore di successo, ama in modo sconfinato la sua Calabria. E non ci pensa proprio a nascondere la sua amarezza  pensando alle enormi potenzialità della sua terra.

“Cosa deve fare lo Stato?” – domanda il giornalista: «Semplicemente il suo dovere – risponde Santo Versace –, che è quello di garantire la sicurezza ai cittadini, dare tranquillità e creare le condizioni perché le persone possano lavorare nel rispetto delle leggi come un Paese civile. Se in Calabria ci fosse lo Stato di diritto ci sarebbe la piena occupazione. Lo Stato ha tutti gli strumenti per fare il suo dovere: perché non lo fa?». «Abbiamo le montagne più belle del mondo: il massiccio del Pollino, la Sila, le Serre, l’Aspromonte stupendo che sprofonda nei due mari. Dalla cima dell’Aspromonte vedi Ionio e Tirreno. Abbiamo 780 chilometri di coste e 15.000 chilometri quadrati di paesaggi meravigliosi. Abbiamo una storia antichissima, arricchita dalla tradizione della Magna Grecia, araba, bizantina, normanno-sveva».

“Lei è un ottimo promoter della sua terra” – incalza Filippi: «In Calabria si parlano 4 lingue: l’occitano, l’arberesh, il grecanico oltre naturalmente all’italiano. Sono moltissimi i calabresi di genio, è la terra di Pitagora, Tommaso Campanella, Bernardino Telesio, Corrado Alvaro, Gianni Amelio, Mimmo Calopresti che di recente ha fatto un film bellissimo, Aspromonte la terra degli ultimi, fino a Leopoldo Trieste, che lavorò con Fellini, Germi, Tornatore e con Francis Ford Coppola. Un diplomatico francese del 1800, Domenique Vivant Denon, durante una missione in Italia per conto di Napoleone definì la Calabria “la terra di ogni bene”». “Si fermi”.
«Glielo dico da calabrese al mille per cento: quest’estate ho passato le vacanze a Lazzaro, sulla costa ionica poco distante da Reggio, ed è stata forse la vacanza più bella in tutti i 76 anni della mia vita. Qui a Roma siamo 3 milioni e mezzo di persone tutte accalcate, la Calabria ha meno di 2 milioni di abitanti. Che ci manca per essere il posto più bello del mondo?».

Il giornalista chiede se i calabresi credono in se stessi: «Ma certamente! C’è un sistema universitario di altissima qualità. C’è una rete sociale e caritativa molto sviluppata, che trova nel presidente della Conferenza episcopale calabra, monsignor Vincenzo Bertolone, un animatore instancabile. Ci sono tante esperienze imprenditoriali che sono eccellenze a livello nazionale e internazionale». “A chi si riferisce?”: «penso, per esempio a Rubbettino Editore: i suoi libri sono capolavori. A Nuccio Caffo, che nella sua distilleria produce l’Amaro del Capo e altri liquori di qualità. Agli Amarelli, la famiglia che dal Cinquecento lavora la liquirizia. Al gruppo agricolo Goel. Ma anche alla Spi di Maierato, una fabbrica di serramenti che acquisisce stabilimenti abbandonati dagli stranieri e crea nuova occupazione».

“Ha mai investito in Calabria?” «Moltissimo. Da qualche tempo, insieme a un gruppo di persone molto qualificato tra cui Luca Meldolesi, Vittorio Coda e tanti altri, sto condividendo l’esperienza di Entopan, promossa da Francesco Cicione, che da molti anni lavora per costruire al Sud un ecosistema per l’innovazione sul modello dei grandi centri della Silicon Valley».

“Un’avanguardia tecnologica”: «Stiamo costruendo un network nazionale e internazionale che include i migliori centri di competenza e fondi di investimento, tra cui la Fondazione Bruno Kessler e il Fondo nazionale per l’innovazione, e stiamo facendo crescere molti giovani locali. Sorgerà un campus di 25.000 metri quadrati dove integrare ricerca, trasferimento tecnologico, formazione. Sa qual è l’aspetto straordinario di questo progetto?». Che per scelta tutto questo è stato fatto senza utilizzare nemmeno 1 euro di risorse pubbliche, perché questo gruppo di persone vuole dimostrare che nel Sud anche un’impresa privata può e deve dare un contributo fattivo alla costruzione del bene comune. Io ho investito sia in alcune start-up sia nella capogruppo. In altre parti d’Italia altre iniziative simili hanno avuto bisogno di molti più capitali: qui con meno soldi facciamo di più».

L’ex deputato («I principi per fare buona politica sono tre: competenza, la religione del bene comune e una profonda onestà»), indica dove poggiare la speranza di riscatto: sono i ragazzi e le ragazze che resistono nono stante tutto, rimanendo nella loro terra, nei tanti piccoli e bellissimi Comuni, inventandosi quotidianamente qualche cosa da fare per migliorare il presente. Grazie a loro la Calabria può farcela, e ce la farà». (rrm)

A Santo Versace il Premio Rotary “Toson d’Oro Vespasiano Gonzaga”

Prestigioso riconoscimento all’imprenditore reggino e già deputato forzista Santo Versace, che ha ricevuto il Premio nazionale Toson d’oro di Vespasiano Conzaga 2019, giunto alla sesta edizione.

La cerimonia di consegna si è svolta al Teatro all’Antica di Sabbioneta (MN), organizzato dal Rotary Club Casalmaggiore Viadana Sabbioneta in collaborazione con il Comune di Sabbioneta e il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, della Regione Lombardia e del Distretto Rotary 2050.

«Dopo Obama e dopo il premio ricevuto nel 2011 – ha dichiarato Santo Versace – non avevo più voluto ricevere riconoscimenti. Questo è stato uno strappo alla regola ed è stata una felice intuizione: non immaginavo di emozionarmi tanto».

«L’imprenditore reggino – scrive Giovanni Gardani su Oglioponews – è stato intervistato da Francesca Strozzi, dove ha ricordato il rapporto con i genitori e ha, poi, lanciato un vero e proprio inno all’Italia: “Siamo ripartiti dal Secondo Dopoguerra come popolo di contadini e analfabeti, ma appena abbiamo avuto l’occasione di fare e di mostrare la nostra intraprendenza e creatività, abbiamo dato vita al boom economico. Noi siamo figli del Rinascimento, non a caso, ma ora stiamo rinnegando la bellezza del lavoro manuale, che invece è alla base dell’arte, in tutte le sue forme”».

«Si diventa grandi con la fatica – prosegue Gardani –  lavorando 25 ore al giorno, 8 giorni la settimana e 33 giorni al mese, ha detto Versace. “Solo dopo ci siamo presi dei lussi. Di diritti oggi rischiamo di morire, disse Marchionne. Eppure i diritti nascono con il dovere. Invece siamo arrivati al punto di disprezzare il lavoro manuale e l’artigianalità: la strada è ritrovare tutto questo. Un tempo tutti sapevano ricamare o fare il taglia e cuci in casa, oggi no. Oggi chiediamo ai ragazzi prima di aspettare il diploma. Ebbene, per fare un paragone calcistico, non ci sarebbero stati Pelè o Maradona se questi non avessero toccato un pallone prima degli anni del diploma”». (rrc)

Il video della cerimonia di premiazione

Momento della premiazione di Santo Versace

Posted by Mario Fazzi on Sunday, 26 January 2020