Terme Luigiane, Occhiuto: Obiettivo è riavviare al più presto la stagione

L’obiettivo è quello di riavviare al più presto la stagione». È quanto ha dichiarato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, a margine del sopralluogo a Guardia Piemontese delle Terme Luigiane.

Entro fine mese l’assemblea dei soci di Sateca dovrà decidere se accettare l’offerta della Regione, formulata attraverso, Fincalabra, per l’acquisizione delle Terme Luigiane.

«Tutti i soggetti coinvolti – ha spiegato Occhiuto – stanno lavorando a questo progetto, sia l’azienda che gestisce le Terme, la Sateca, sia i Comuni che hanno concesso l’uso dell’acqua, sia la Regione, che si è resa disponibile a fare un fitto d’azienda con opzione per l’acquisto, cosa di cui deciderà la società nel corso della propria assemblea». 

«Le Terme sono importantissime – ha rimarcato – perché rappresentano un asset strategico per la Calabria: uno stabilimento termale di queste dimensioni non può rimanere chiuso». 

«Piuttosto – ha proseguito – l’obiettivo deve essere quello di gestire in maniera integrata tutte le Terme della Regione, facendo del termalismo un comparto chiave per lo sviluppo turistico, in un periodo nel quale oltretutto, dopo la pandemia, questi centri potranno avere un ruolo ancora più strategico rispetto al passato».

«Cè un’interlocuzione serrata tra la Regione, le amministrazioni comunali e la società che gestisce le Terme da diversi mesi — ha sottolineato il presidente Occhiuto – con l’obiettivo di riavviare la stagione termale.  La Regione ha posto la possibilità concreta di fare il fitto d’azienda ed è giusto che la società valuti nell’ambito dell’assemblea dei soci tale proposta». 

«Se la valuterà positivamente – ha aggiunto – saremo noi  a occuparci direttamente della gestione e dello sviluppo delle attività. È evidente che noi vogliamo aprire almeno una parte delle Terme Luigiane quest’estate». 

«E l’operazione che abbiamo messo in campo – ha concluso – nasce proprio con questo obiettivo. È importante che ciò avvenga.  Oggi ho fatto un sopralluogo anche per rendermi conto dello stato dell’arte generale delle Terme e dei lavori che eventualmente vanno realizzati». (rcs)

Terme Luigiane, Occhiuto: Regione disposta a fitto d’azienda per accelerare la trattativa

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha reso noto che «abbiamo manifestato a Sateca la nostra disponibilità a sottoscrivere, come proposto dalla società, un contratto di fitto di ramo d’azienda finalizzato all’acquisizione» delle Terme Luigiane.

Il Governatore, infatti, sta portando avanti la trattativa per l’acquisizione delle Terme Luigiane tramite Fincalabra, sottolineando che la Regione «è determinata ad andare avanti e ferma nella sua proposta d’acquisto, forte di una valutazione oggettiva predisposta da un advisor esterno. La stagione termale è ormai alle porte, e vogliamo accelerare affinché la trattativa si possa sbloccare nel più breve tempo possibile».

«Aspettiamo una risposta nelle prossime ore – ha concluso – per poter concretizzare la nostra volontà, e per tentare di arrivare pronti ai mesi di luglio ed agosto». (rcs)

Terme Luigiane, le precisazioni dei sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese

I sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, Francesco TripicchioVincenzo Rocchetti, tramite una nota stampa hanno voluto fare delle precisazioni in merito all’incontro avvenuto lo scorso 7 dicembre per la “mancata” riconsegna dei beni delle Terme Luigiane dopo la sentenza del Tar della Calabria per via delle “condizioni” poste.

I due primi cittadini, infatti, hanno ribadito che «non ci sono condizioni:le Amministrazioni comunali hanno convocato la SATECA per la riconsegna dei beni, lo hanno scritto ad inizio verbale e lo hanno ribadito a chiusura dello stesso. Le Amministrazioni comunali si sono limitate, unicamente – hanno spiegato – a precisare le condizioni d’uso del compendio e delle sorgenti alla stregua della sub-concessione esistente che il Tar Calabria ha ritenuto – fermo restando il diritto dei Comuni di proporre appello avverso tale sentenza, come sarà fatto – tuttora vigente sino alla “individuazione del nuovo sub-concessionario” ma precisando che “non potrebbe comunque che essere regolato dalle pattuizioni che avevano regolato il rapporto di sub-concessione tra le parti”».

«Così la sentenza – hanno proseguito –. E non v’è dubbio (sfidiamo, sul punto, i raffinati interpreti del diritto, sia pubblici che anonimi) che la sub-concessione regola lo svolgimento delle attività unicamente nel compendio. Non v’è incertezza, ancora, che: lo stabilimento “S. Francesco”, all’interno del compendio, risultasse vuoto ed inutilizzato al momento dell’apprensione: alle farneticazioni altrui rispondiamo con le riprese audio-video effettuate quel giorno anche, peraltro, dal personale della Questura di Cosenza»;

E ancora, «che i beni del compendio e delle sorgenti termali erano e sono (salvo gli interventi, tutti documentati, eseguiti nel frattempo dalle Amministrazioni comunali) in grave stato di abbandono ed in assenza di manutenzione che, per sub-concessione, gravava e grava su Sateca; che i lavori e gli interventi eseguiti dai Comuni avrebbero dovuto essere effettuati, negli anni, da Sateca, sempre in ossequio alla sub-concessione e che, quindi, come per ogni fattispecie di questo tipo, devono essere risarciti da chi non li ha eseguiti (Sateca) a chi li ha eseguiti in suo danno (i Comuni), tanto al pari di tutte le altre spese richieste».

«I cittadini – hanno spiegato Tripicchio e Rocchetti – e  ben comprendono che queste non sono ‘condizioni’ bensì precisazioni – peraltro già annunciate alla società a mezzo diffida inviata nei giorni antecedenti ma taciuta dalla stessa – perché, ove fossero state tali, nel verbale avrebbero scritto “si riconsegna a condizione che…”». 

«Nulla di tutto questo – hanno detto ancora – se non la volontà, ripetuta e manifestata, di riconsegnare i beni in data 7 dicembre 2021 e, immediatamente, ribadita con convocazione per il giorno 17 dicembre 2021 sempre per la riconsegna. La società, del resto, se avesse voluto – anche a tutela dei “250 lavoratori” (i quali, però, sono sempre, poco meno di 20 a ogni ‘incontro’) – avrebbe potuto riprendere i beni e contestare, nelle dovute sedi, le richieste dei Comuni ma nel frattempo riprendere le attività».

«Avrebbe potuto, appunto – si legge nella nota – ma non lo ha fatto perché, in verità, non ha alcuna voglia di rispettare la sub-concessione e pretende, esclusivamente, di esercitare l’attività al di fuori del compendio nel proprio stabilimento che con l’interesse pubblico termale non ha nulla a che fare».

«Le Amministrazioni comunali – che perseguono l’interesse della collettività e non quello dei sindaci – hanno sempre rispettato la legge e non intendono sottrarsi all’esecuzione di una sentenza (fermo restando il diritto di impugnazione) tanto da aver convocato la società per la riconsegna dei beni; le stesse, tuttavia, non intendono più tollerare l’esercizio di attività al di fuori del compendio ed in violazione della sub-concessione (ad effetti precari sino all’individuazione del nuovo sub-concessionario) perché la legge devono rispettarla tutti: Comuni, società e lavoratori».

«Per le medesime ragioni le Amministrazioni comunali ed i loro legali agiranno, in ogni sede, per l’accertamento e la punizione dei responsabili di tutte le fattispecie delittuose consumatesi in questa vicenda, da ultimo nella giornata di ieri» hanno concluso. (rrm)

La Sateca chiede ai sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese restituzione delle sorgenti delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI –   Anche i gruppi di opposizione “Cambiamenti” del Comune di Acquappesa e “Città del Sole” del Comune di Guardia Piemontese rivolgono un appello al nuovo Presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, affinché la cittadella termale riapra al più  presto possibile, perseguendo tutte le vie legittime portando al centro degli interessi regionali la questione delle Terme Luigiane.

Nel loro documento, inoltre, sostengono di avere  da sempre informato la Procura della Corte dei Conti e a maggior ragione «lo faremo ora – dicono –  con una relazione dettagliata affinché le colpe ricadano direttamente sui responsabili e non sui cittadini». Un documento con il quale chiedono ai due Sindaci di dimettersi per i danni creati alle due comunità.

«Abbiamo da sempre sostenuto  in tutte le sedi con azioni documentate, che la linea da perseguire era l’accordo sottoscritto in prefettura nel 2019, accordo recepito all’epoca da entrambi i consigli comunali, con la presa d’atto dello stesso Vincenzo Rocchetti per il comune di Guardia Piemontese e dall’attuale sindaco Francesco Tripicchio per il comune di Acquappesa, all’epoca dei fatti assessore. Allora ci chiediamo, come si fa a rinnegare la propria firma e la propria presa d’atto in seno all’organo più supremo qual è il consiglio comunale? Chi rinnega la propria firma e le proprie posizioni passate, è capace di rinnegare tutto». 

«Quindi ci troviamo – affermano i consiglieri di minoranza – di fronte a una politica inaffidabile, una politica che non può dare alcuna garanzia ai cittadini, se non quella di azioni deleterie e distruttive. Se si fosse mantenuto l’accordo o meglio se si fosse redatto il bando nei tempi utili, non saremmo giunti a un simile disastro economico e politico che lascerà segni indelebili su tutto il territorio.  Riteniamo che il problema oltre ad essere politico è soprattutto di competenze a cui si sono associate azioni irrazionali senza alcuna programmazione. Con la sentenza n. 0194972021 il Tar di Catanzaro condanna i comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa in quanto avrebbero adottato atti “illegittimi” impedendo al gestore l’esercizio dell’attività termale».

I due gruppi di minoranza dei due Comuni puntualizzano che i Giudici del Tar Calabria confermano le nostre posizioni politiche spiegando che «il termine finale dello svolgimento dell’attività Sateca non era il 31.12.2020, bensì fino all’individuazione del nuovo gestore mediante l’appalto pubblico».  

«Questo era anche esplicitato nell’accordo del 2019 ed allora – si chiedono – perché si è creato questo disastro? I due sindaci, nonostante questa sconfitta che coinvolge tutti i cittadini dei due comuni, nei giorni scorsi, in un comunicato stampa si dichiarano soddisfatti delle sentenze del Tar n. 1949/2021 sui ricorsi fatti dal precedente gestore, in quanto dichiarati inammissibili ed infondati 3 dei 4 ricorsi proposti dalla Sateca». 

«Anche qui – hanno aggiunto – ci soffermiamo sulla comprensione del testo, inammissibili ed infondati, significa che i giudici non sono entrati nel merito del ricorso, pertanto non ci spieghiamo tanta soddisfazione. Piuttosto dovreste ammettere, con grande umiltà, il vostro fallimento e dimettervi. Se la linea continuerà ad essere quella del passato, il nostro territorio non avrà più possibilità di redenzione, le conseguenze avranno ricadute non solo sui cittadini che dovranno pagare il danno delle azioni di due sindaci scellerati, ma anche sul territorio e sui piccoli imprenditori». 

Un documento che nella sua esposizione si rivolge e fa pure un appello alle due cittadinanze.

«Pertanto, ci rivolgiamo a tutti i cittadini affinché prendano atto che la condanna del Tar e delle scelte scellerate della maggioranza, oscurate dalle loro comunicazioni su Facebook, porteranno non pochi danni economici. Con estrema onestà possiamo osservare che la confusione regna sovrana ed evidenzia un’incapacità amministrativa e scarso senso di responsabilità istituzionale fino al punto di negare la realtà».

«In questa sede chiariamo la nostra posizione, il nostro unico fine è l’interesse pubblico, la tutela del territorio dal punto di vista turistico ed economico.  Il nostro obiettivo è che non vada persa una ricchezza di cui madre natura ci ha dotato, non possiamo lasciare in mano situazioni di estremo interesse collettivo a persone incompetenti. Né tantomeno possiamo permettere che i cittadini paghino le conseguenze di azioni illegittime.  Da questo punto di vista ci muoveremo con una relazione dettagliata alla Procura della corte dei conti, affinché le colpe ricadano direttamente sui responsabili». 

«Scelte inappropriate ed inopportune – puntualizzano nel loro documento i due gruppi di opposizione – possono pregiudicare il buon esito dell’iter per l’adozione in tempi brevi del bando che la cittadinanza aspetta ormai da troppo tempo. Capiamo anche la sofferenza dei consiglieri di maggioranza, che sono chiamati a ridosso di decisioni importanti senza conoscere i contenuti degli atti amministrativi su cui sono chiamati a votare. Il nostro giudizio su quanto è successo è negativo, le iniziative intraprese riguardanti le scelte della gestione del nostro territorio sono state assunte da singoli soggetti o giustificate come scelte dovute in quanto non si poteva procedere con il bando, scusante smentita dal Tar.  L’ incapacità politica si ripercuote su tutti, cittadini, imprese, liberi professionisti, istituzioni ed associazioni dei nostri comuni e pertanto chiediamo ai Sindaci, dopo questo disastro annunciato, di rimettere il mandato». 

Un appello finale è rivolto ai lavoratori delle Terme ed ai cittadini per un’adeguata presa di posizione: «Sensibilizziamo i lavoratori delle Terme che sono rimasti senza lavoro, i cittadini, le imprese, i liberi professionisti, le istituzioni e le associazioni a chiedere il conto ai due sindaci, come primo atto la richiesta delle dimissioni. Hanno messo alla gogna un territorio, hanno tolto il lavoro, hanno interrotto un servizio pubblico non attenendosi all’accordo della Prefettura del 2019. Cosa si aspetta per farsi sentire?». 

Un ultimo appello va alla politica regionale, al nuovo presidente della Regione Roberto Occhiuto, che ha preso a cuore la sanità ottenendo la nomina di commissario.

«A lui ci rivolgiamo, le Terme Luigiane devono trovare una soluzione, perché sono il volano non solo di questo territorio, ma di tutta la Calabria. Lo scorso anno l’inefficienza e l’incuranza della politica regionale associata a quella locale, ha portato all’interruzione di un servizio sanitario. “Invitiamo pertanto il Presidente della regione Calabria affinché le Terme riaprono al più  presto possibile, perseguendo tutte le vie legittime portando al centro degli interessi regionali la questione delle Terme Luigiane».

Intanto la Sateca ha inoltrato ai due sindaci, alla luce dei contenuti della sentenza del Tar Calabria, una lettera con la quale invita le due Amministrazioni comunali a dar corso, senza ritardo, al ripristino dello stato precedente la realizzazione dei suddetti atti illegittimi e pertanto a restituire la disponibilità delle sorgenti idrotermali e quei beni coattivamente appresi.

«Non è superfluo segnalare – si afferma nella lettera – che ogni eventuale omissione, rispetto a quanto disposto dal Tar Calabria – oltre ad integrare, in caso di mancata esecuzione dell’ordine dell’Autorità Giudiziaria, la fattispecie di cui all’art. 650 cp – comporterebbe l’incremento, ulteriormente ingiustificato e, a questo punto, certamente doloso, dei danni già realizzatisi, in pregiudizio della scrivente a Società, dei soggetti a vario titolo coinvolti, nonché del servizio pubblico illegittimamente impedito». (fb)

                                                                      

Terme Luigiane, il Tar dà ragione alla Sateca nel giudizio contro i Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese

di FRANCO BARTUCCIIl Tar Calabria, con sentenza 1949/21, pubblicata ieri, ha deciso sui ricorsi prodotti da Sateca avverso i Comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa e la Regione Calabria ed inerenti l’ormai notissima questione delle Terme Luigiane.

Il Tribunale Amministrativo, pur riconoscendo la legittimità della posizione dei Comuni, quali concessionari della risorsa termale e quindi degli atti conseguenti (regolamento di utilizzo delle acque ed avviso esplorativo per la ricerca di manifestazioni d’interesse), ha accolto il ricorso della Sateca avverso l’acquisizione coattiva dei beni e delle sorgenti, condividendo in pieno le argomentazioni esposte dagli avvocati Ivan Incardona ed Enzo Paolini per conto della Società sub concessionaria delle Terme Luigiane.

In particolare, il Tar ha valutato “elementi preponderanti che depongono nel senso della sussistenza del diritto della Sateca alla prosecuzione dell’attività fino all’effettivo subentro del nuovo sub-concessionario”, come sin dall’inizio la Sateca aveva rappresentato – invano – alle Amministrazioni Comunali.

Si tratta di quell’accordo raggiunto l’8 febbraio 2019 presso la Prefettura di Cosenza, sottoscritto sia dai due Sindaci di Aquappesa, Giorgio Maritato, e Guardia Piemontese, Vincenzo Rocchetti, nonché dai rappresentanti della Regione Calabria, della Sateca, da Federterme e del Sindacato di categoria Cisl di Cosenza, portato successivamente a ratifica dei Consigli delle due Amministrazioni comunali.

Il Tarha spiegato che, come era previsto inequivocabilmente negli accordi sottoscritti in Regione nel 2016 e in Prefettura nel 2019 – recepiti dai Consigli Comunali, ma definiti“inefficaci” dai Sindaci e dai legali dei Comuni – “il termine finale dello svolgimento dell’attività Sateca non è “comunque” il 31.12.2020, bensì, qualora le procedure di scelta del contraente dovessero eccedere detta data – circostanza poi verificatasi nel caso di specie – la ricorrente avrebbe potuto continuare a svolgere le proprie attività, rispondendo ciò a finalità anche di interesse pubblico, quali la prosecuzione della gestione del servizio pubblico; invero, si legge nello stesso Protocollo del 2016 che le finalità che ne hanno animato la sottoscrizione si rivengono non solo nel mantenimento dei livelli occupazionali, bensì anche nella continuità delle attività termali”.

A tale pattuizione, afferma il Tar, “deve essere attribuito un significato, che è appunto quello di garantire la prosecuzione dell’attività termale fino all’individuazione del nuovo sub-concessionario, ciò rispondendo non solo ad esigenze della società, ma anche all’interesse pubblico alla prosecuzione dello svolgimento dell’attività termale”.

Dunque, secondo il Tar, i Comuni “hanno comunque impedito alla società Sateca l’esercizio del diritto previsto dalla clausola dell’accordo del 2019, e relativa  prosecuzione dell’attività fino al subentro del nuovo sub-concessionario, che è riconosciuto proprio per l’eventuale periodo successivo al 31.12.2020, per il caso, verificatosi, di mancata conclusione delle procedure di selezione del nuovo sub-concessionario”.

Come ci si ricorderà, i due sindaci nel mese di febbraio dell’anno in corso adottarono un’azione di prelevamento unilaterale forzoso di alcune strutture comunali ubicate all’interno del compendio termale, come il vecchio stabilimento San Francesco con annesse le vasche di lavorazione dei fanghi ed alghe, l’area delle sorgenti, l’edificio adibito ad attività amministrative ed altro, con l’opposizione in presenza della dirigenza della Sateca e di un nutrito gruppo di lavoratori funzionali ai servizi termali, che di fatto hanno impedito alla stessa Società Sateca di dare corso ad una nuova stagione termale aggravata pure dalla deviazione dell’acqua sulfurea termale nel torrente “Bagni”.

La sentenza  del Tribunale Amministrativo Calabrese in conclusione così puntualizza: “sono senz’altro illegittimi gli atti di esercizio del potere di autotutela pubblicistica posti in essere dai Comuni ed in questa sede impugnati, poiché hanno impedito l’esercizio delle attività di Sateca, le quali certamente sono oggetto della previsione dell’accordo del 2019 anche oltre il 31.12.2020”.

«La stagione termale è saltata – dicono in una nota i legali della Sateca, avv. Paolini e Incardona – come il servizio pubblico interrotto e 250 dipendenti privi di lavoro. Emergono, dunque, le responsabilità di questo disastro: i sindaci avevano sostenuto che la restituzione dei beni, in particolare delle sorgenti, si sarebbe resa necessaria per redigere il bando. Ma anche su questo il Tar è impietosamente chiaro: “sotto questo profilo, in relazione a quanto dedotto dai Comuni al paragrafo 2 della memoria, vale peraltro evidenziare che proprio la circostanza per cui il diritto di svolgere l’attività della ricorrente fino al subentro del nuovo sub-concessionario non impedisce ai Comuni, peraltro nella loro stessa qualità di titolari della concessione, verificare lo stato di consistenza dei beni termali al fine di redigere il bando per l’individuazione del nuovo sub-concessionario. Insomma: nel caso di specie, i Comuni hanno agito unicamente ritenendo che la ricorrente non potesse più svolgere la propria attività per essere spirato il termine del 31.12.2020.- Detta circostanza è tuttavia smentita dagli atti di causa e dunque l’esercizio del potere di autotutela esecutiva non può che essere considerato illegittimo”».

«Ora – dicono sempre i due legali Paolini e Incardona – sarà necessario ritornare indietro, anche se i danni, enormi, si sono già prodotti e l’obbligo risarcitorio, imponente, ricadrà sulle amministrazioni responsabili».

Tutto questo, per di più, si inserisce nel quadro – totalmente fallimentare – della procedura annunciata dai Sindaci come risolutiva e che, se conclusa con un qualsiasi atto di affidamento, avrebbe, se non giustificato, quantomeno attenuato l’impatto devastante del pasticcio giuridico-amministrativo censurato dal Tar ed il disastro politico-sociale provocato dalle determinazioni di interrompere le attività impedendo a Sateca la prosecuzione».

La vicenda si è ulteriormente aggravata in questi giorni con la determina del Comune di Guardia Piemontese n. 418 del 4 novembre u.s. che mette nero su bianco sulla mancata presentazione di offerte entro i termini fissati, prima il 18 ottobre e  poi del 29 ottobre,  della lettera d’invito a quegli operatori economici che avevano manifestato il loro interesse nel partecipare alla gara di appalto per l’ottenimento del rapporto di sub concessione nella gestione del servizio termale utilizzando il vecchio stabilimento San Francesco con 40 litri di acqua sulfurea termale a secondo dopo averlo ristrutturato nell’arco di tre anni di lavoro. La gara, infatti, è andata deserta.

Nessuna delle sei imprese o società, tra le quali la stessa Sateca, che avevano presentato una dichiarazione di manifestazione d’interesse chiesta dai due Sindaci attraverso il ben noto avviso pubblico diramato nello scorso mese di maggio, con scadenza al 28 giugno, hanno presentato, una volta invitate con regolare lettera, a concorrere all’aggiudicazione dell’appalto di cui sopra,  che prevedeva, oltre all’attribuzione dell’acqua termale per una titolarità di sub concessione fino alla primavera del 2036, anche un finanziamento di Euro 650.000,00 più Iva per lavori di ristrutturazione del vecchio stabilimento comunale da ultimare entro un  tempo massimo di tre anni.

Come noto le sei imprese o società interessate a concorrere all’acquisizione della sub concessione del compendio termale ed in particolare dell’acqua sulfurea delle  Terme Luigiane erano, oltre alla Sateca, quattro imprese edili campane e una società torinese con esperienza nell’ impostazione e programmazione  di progetti di sviluppo, nessuna di queste con esperienza nel settore medico termale. 

Una vicenda gestita malissimo dalle due Amministrazioni comunali fin dal primo momento, a partire: dall’approvazione del regolamento di distribuzione dell’acqua termale, approvato nel mese di novembre 2020, che prevedeva una parcellizzazione della distribuzione dell’acqua termale per superare – era il concetto giustificativo  principale espresso dai due Sindaci – la fase ultraottantenne di gestione del servizio in regime di monopolio da parte della Sateca, senza avere contezza delle proprietà chimiche, fisiche e biologiche dell’acqua sulfurea termale di notevole difficoltà nel trasferimento di luoghi e posti distanti dalle sorgenti, nonché d’ingegneristica per la progettazione di detti impianti.

Dal rigetto dell’accordo sottoscritto l’8  febbraio 2019, presso la Prefettura di Cosenza,  ampiamente trattato dalla sentenza del Tar Calabria sopra chiarito; come dall’acquisizione forzosa unilaterale predisposta nel mese di febbraio 2021 dai due sindaci per gli edifici comunali ubicati nel compendio termale ed in particolare del vecchio stabilimento San Francesco, con annesse nella corte le vasche di lavorazione dei fanghi ed alghe, nonché dell’area delle sorgenti di proprietà della Regione Calabria anch’esso ampiamente chiarito nella sentenza del Tar Calabria; dalla decisione  assunta della deviazione dell’acqua delle sorgenti termali nell’adiacente torrente “Bagni” che ha interrotto il deflusso della stessa  nella condotta della Sateca, con il rischio di causare gravi danni all’impianto esistente necessario alla funzionalità dello stabilimento “Therme Novae e del Parco Acquatico “Acquaviva”.

Dalla predisposizione di un tariffario di retribuzione della fornitura dell’acqua termale non consone alla regolamentazione in essere predisposto dalla stessa Regione nel 2011 per tutti i centri termali calabresi; dalla predisposizione dell’avviso finalizzato alla ricerca di manifestazioni d’interesse per finire al risultato ottenuto  fallimentare che ha registrato un nulla di fatto finale come sottolineato in precedenza.

Una sentenza che chiama anche in causa l’atteggiamento distante e disinteressato della stessa Regione Calabria, attraverso sia la figura del presidente facente funzioni che dell’assessore alle attività produttive e del termalismo, che non si sono espressi in merito per un superamento dei contrasti sorti, lasciando ai due sindaci “carta bianca” nella gestione della materia, pur se sollecitati più volte con note scritte dal consigliere regionale Pietro Molinaro con apposite richieste di chiarimenti ed interventi finalizzati all’apertura e alla piena funzionalità delle Terme Luigiane per la stagione ormai saltata e chiusa nell’amarezza più totale sia dei lavoratori che degli innumerevoli curanti, ai quali è stato negato un diritto sacrosanto di avere le proprie cure sanitarie termali.

Tutto questo ha portato il Sindacato provinciale della Cisl cosentina, attraverso i segretari, Giuseppe Lavia e Gerardo Calabria, a prendere una dura posizione contro le due amministrazioni comunali e la stessa Regione, tramite un documento diramato agli organi d’informazione e pubblicato sabato 6 novembre, con il quale rivendicano le loro accuse e chiedono al nuovo Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, appena insediatosi, un suo interessamento urgente nel trovare delle soluzioni concrete a preparare la stagione termale 2022.

«È urgente – dicono – porre in essere tutte le iniziative utili a salvare le Terme Luigiane, sia nell’interesse del territorio e dei lavoratori, sia per garantire ai cittadini le prestazioni che la struttura può erogare, ricordando che le Terme Luigiane rappresentano un attrattore territoriale, una risorsa importante per il turismo e per lo sviluppo del territorio, nonché per la salute di  calabresi e non, che dopo tanti anni, la scorsa estate, ha chiuso i cancelli».

All’intervento del sindacato Cisl di Cosenza si sono accodati, con una loro analisi critica, anche i consiglieri di minoranza delle due amministrazioni comunali facenti parte dei gruppi di opposizione “Cambiamenti” e “Città del Sole”, che alla luce del risultato ottenuto con la manifestazione d’interesse andata deserta, chiedono le dimissioni dei  primi cittadini dei due Comuni. 

Alla luce della sentenza del Tar Calabria intanto i due Sindaci hanno dichiarato l’intenzione di proseguire la loro azione legale presso il Consiglio di Stato ed è per questo che i lavoratori delle Terme Luigiane chiedono con urgenza un intervento del Presidente Occhiuto di non tergiversare sulla questione per come è accaduto con il suo predecessore facente funzioni, non trascurando tra l’altro la sua funzione di Commissario alla Sanità calabrese e le Terme rientrano per le forme curative sanitarie in questo specifico settore. (fb)

Terme Luigiane, dura presa di posizione della Sateca contro l’assessore Orsomarso

di FRANCO BARTUCCI – «Abbiamo visto il video dell’intervento elettorale in piazza del Popolo a Paola – dice subito nella nota l’avv. Enzo Paolini –  nel corso del quale il candidato Fausto Orsomarso si è indotto a parlare anche del caso Terme Luigiane. Molti degli astanti ritenevano che il candidato, che sinora è stato il responsabile del settore Turismo e Lavoro della Regione, avrebbe colto l’occasione – pubblica e diretta – per rispondere alle domande che questa estate gli sono state rivolte in più occasioni mediante organi di stampa. Invece niente. Le domande, semplici e dirette, sono rimaste ancora una volta senza risposta. Anzi dobbiamo registrare, con una punta di pena per la nostra Regione, come un candidato alla carica di consigliere regionale si sia lasciato andare ad affermazioni gravi e diffamatorie se non addirittura calunniose che ci riserviamo di denunciare dinanzi al competente magistrato penale». 

«Ma ciò che ha detto il sig. Orsomarso, il suo comportamento – prosegue la nota – travalica l’aspetto privato e giudiziario tra una azienda privata e chi utilizza una tribuna elettorale per propalare menzogne, ed assume valenza pubblica proponendo nuove, stringenti, non eludibili valutazioni su un soggetto che si presenta come dirigente politico della intera regione. Il sig. Orsomarso ha detto (testuale) chele terme sono chiuse per responsabilità di una azienda che non ha voluto fare la stagione perché voleva pagare le tariffe di ottanta anni fa”. Suscita sincero sgomento che un candidato, che peraltro sinora ha avuto responsabilità di governo, commetta simili strafalcioni comunicativi».

«Lo sanno tutti – puntualizza l’avv. Enzo Paolini – che l’azienda Sateca aveva – ed ha – un accordo siglato dinanzi a Regione Calabria e Prefetto di Cosenza che prevedeva che avrebbe potuto e dovuto continuare ad erogare il servizio “fino al subentro del nuovo subconcessionario. Lo sanno tutti che la Sateca intendeva rispettarlo, ma che i Comuni hanno inteso rinnegare tali accordi e pretendere un nuovo canone. Lo sanno tutti che per pretendere un nuovo canone avrebbe dovuto svolgersi una gara pubblica. Quella che i Comuni non sono stati capaci di (o non hanno voluto) fare.  Lo sanno tutti che il canone non può stabilirlo il sindaco ma è determinato da atti pubblici, e nel caso da una delibera regionale vigente».

«Come può il candidato Orsomarso – si chiede e puntualizza il legale della Sateca – affermare simili castronerie dunque? C’è una sola spiegazione: che quello che lui ha sempre detto in questi mesi, che ha sbrodolato in interminabili video proposti in tutte le salse – e cioè che lui non sarebbe la controparte di nessuno e che avrebbe dovuto fungere solo da spettatore attento, quasi da arbitro – semplicemente non è vero. Nella piazza di Paola, probabilmente innervosito da ciò che non è contemplato nella sua cultura politica, – cioè la contestazione, il dissenso – ha perso la testa, anzi ha gettato la maschera, scoprendo la sua vera faccia».

«Quella di un soggetto interessato, eccome, ad impedire la gestione delle Terme alla azienda che aveva reso il compendio termale “felice, sorridente, illuminato” (sono sempre parole del confuso Orsomarso, che evidentemente non si rendeva conto di parlare sempre di Sateca, gestore da ottanta anni e quindi artefice del “felice sorridente, illuminato”) per consegnarla ai Comuni in dissesto, ovvero ad aziende di altri settori, edilizio o fognario».

Sono le cinque società, oltre la Sateca che hanno risposto all’avviso pubblico di ricerca di manifestazioni d’interesse, indetto dalle due amministrazioni comunali di Guardia Piemontese ed Acquappesa, per l’affidamento della sub concessione dell’acqua sulfurea delle Terme Luigiane nella gestione dei servizi per il vecchio stabilimento San Francesco di proprietà comunale.

«Non sappiamo, sinceramente, cosa preferire», scrive l’avv. Enzo Paolini per conto della Sateca. «Certo preferiremmo interlocutori più sinceri e meno faziosi, più corretti e più competenti. Noi siamo ottimisti ma ciò che annuncia la piazza di Paola fa venire i brividi. Anche perché dove il comiziante ha raggiunto l’acme dell’invettiva è quando si è indotto ad affermare che i dipendenti della Sateca sarebbero “stati sfruttati per una miseria”, e che gli stessi sarebbero “una vergogna per la dignità”. Ora, è ben vero che la rabbia isterica fa perdere di lucidità, ma anche nel pieno del nervosismo sarebbe auspicabile intanto un italiano basico, ma comunque la presenza di spirito di accorgersi del contesto. Invece, il candidato Orsomarso evidentemente colto da una trance rabbiosa non ha realizzato che i soggetti che sarebbero stati “sfruttati per una miseria”, quelli che sarebbero una “vergogna per la dignità” erano lì, davanti a lui, a dirgli, nell’unico modo che la democrazia consente alla gente comune, cioè con dissenso espresso civilmente ed in pubblico, che no, non sono mai stati sfruttati, che hanno sempre lavorato per una azienda modello e che non si ritenevano affatto una “vergogna per la dignità” ma, anzi, chiedevano – e chiedono – alla politica la stessa cosa che da anni gli assicura la Sateca e cioè rispetto per il loro lavoro e per le loro famiglie».

«Ma il mondo di Orsomarso – si avvia alla conclusione l’intervento dell’avv. Enzo Paolini – è evidentemente un altro. E’quello nel quale le aziende modello non esistono, non esiste chi rispetta il lavoro dei propri dipendenti, chi paga regolarmente, chi non ha vertenze giudiziarie, chi non ha avvisi di garanzia, chi si batte per i diritti dei lavoratori e da essi è sostenuto. Chi insomma, parla la stessa lingua, quella della correttezza e della legalità. Questi, nel perimetro politico di quel comiziante meritano di essere sbeffeggiati e considerati il male».

«Per quel comiziante è rassicurante un mondo dove occorre sempre chiedere al potente con il cappello in mano, dove i dipendenti devono, per forza, essere contro il datore di lavoro, perché se non lo sono, se c’è una azienda per bene, allora c’è qualcosa che non quadra, qualcosa che priva di potere il politico che ha bisogno del disagio, della sottomissione, per far valere il suo paternalistico intervento e far avere al dipendente ciò che gli spetta, facendolo cadere dall’alto. Insomma la solita storia: i diritti che si trasformano in favori».

«Questa – conclude la nota della Sateca – è la morale ultima della vicenda Terme Luigiane. Orsomarso ha il merito di averla disvelata in una piazza. La querela – che arriverà – non cambierà nulla, ma servirà per ricordare, in futuro, che quel giorno, nella piazza di Paola, si è capito cosa è la “vergogna per la dignità”». (fb)

Terme Luigiane: la Sateca replica alle dichiarazioni dell’assessore Orsomarso

di FRANCO BARTUCCI – Replica dei legali della Sateca alle dichiarazioni dell’assessore regionale Fausto Orsomarso sulla vicenda delle Terme Luigiane. Lo “scioglimento” del silenzio dell’assessore Orsomarso sulla vicenda delle Terme Luigiane, avvenuta nei giorni scorsi sulle colonne del  Quotidiano del Sud  – hanno scritto gli avvocati Incardona e Paolini –  non ha chiarito niente e non ha fornito alcuna risposta alle domande per le quali Sateca, lavoratori, curandi e opinione pubblica attendono risposte da mesi. Diciamolo chiaro e tondo, forse non se ne è reso conto ma ne ha fatto sorgere altre, alle quali ovviamente non sarà in grado di rispondere”.

“Noi le mettiamo lo stesso in fila – dicono –  perché sia sempre più evidente quanto il ruolo dell’assessore Orsomarso, o meglio il suo “non ruolo” sia stato determinante nello sfacelo che sta avvenendo di una fra le più grandi stazioni termali del meridione d’Italia: 1) perché dal 2016 i comuni non hanno fatto il bando cui erano tenuti? 2) perché hanno firmato e ratificato impegni in regione e prefettura e non li hanno rispettati? 3) Orsomarso non ritorna sulla solfa del “prezzo giusto” (evidentemente resosi conto della palese castroneria) ma dice che il prezzo chiesto dai comuni sarebbe il risultato di un “riferimento normativo “. Omette di dire quale sarebbe questa legge, non cita un numero un articolo, un comma, e soprattutto evita di rispondere alla semplice domanda: ma il prezzo di una subconcessione pubblica non va stabilito con gara pubblica? 4) L’assessore dice che la gara è stata rinviata per tanto tempo e ora non si possono fare più proroghe: ma chi l’ha rinviata? Quante volte? Perche’? Perché non vale la proroga firmata davanti al prefetto l’8 febbraio 2019? 5) Orsomarso dice, forse senza rendersi esattamente conto, che la regione può fare solo la parte di “spettatore attento”. Ma la regione non è proprietaria delle sorgenti? Non ha l’obbligo, secondo la legge 40/2009 e successivo regolamento attuativo, di vigilare sulla concessione e valorizzare la risorsa naturale? Orsomarso ritiene assolti questi obblighi precisi con la paternalistica – ma in realtà menefreghista – raccomandazione di “fare attenzione? 6) Orsomarso dice che il dirigente regionale avrebbe risposto alla domanda formalmente avanzata circa il pagamento del canone. E’ sicuro? Può citare una nota, un numero di protocollo una data di tale risposta? 7) Orsomarso comunque dice che i comuni avrebbero pagato il canone almeno nella quota fissa e avrebbero omesso quella variabile perché attendevano le informazioni sui bilanci di Sateca (alla quale non li avevano neanche chiesti come invece fecero invece nel dicembre 2019). Dunque conferma che erano morosi. Perché, quindi, la regione dovrebbe rimanere spettatrice di fronte ad un preciso obbligo normativo che comporta la decadenza? 8) che vuol dire che sarebbero cambiate le ”regole d’ingaggio dei comuni”? Non siamo né in guerra ne’ in una partita né in un gioco. Di quale ingaggio si parla dato che qui si tratta solo di rispettare, e di far rispettare, la legge? 9) In conclusione, invece di sostenere che la manifestazione d’interesse “realizzata “dai Comuni prevede la tutela dei lavoratori (frase che non vuol dire niente) non dovrebbe, lui che è assessore al lavoro, applicare adesso le norme che ci sono in difesa della cosiddetta parte debole senza attendere vaghe tutele che si dovrebbero realizzare in futuro?

A queste domande si aggiungono quelle fatte dal consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro che in maniera puntuale ha evidenziato tutte le negligenze dell’assessore che in questi mesi ha fatto solo lo “spettatore attento”. Risposte ai quesiti posti ad Orsomarso non ne arriveranno – concludono i due legali della Sateca Incardona e Paolini nel loro intervento – ma le sue autoelogiative affermazioni spiegano tutto: E’ assessore da un anno e mezzo a sua insaputa , non c’è altro da dire”.

A far discutere i lavoratori e non solo in questi giorni è la pubblicazione di una intervista del sindaco di Acquappesa, Francesco Tripicchio, nel giornale online  I calabresi, curata da Francesco Pellegrini, con la quale in 32 domande fa emergere un quadro così complesso e contraddittorio del suo pensiero sull’attuale situazione delle Terme Luigiane da mettere realmente paura e creare una condizione di forte pessimismo sulla immediata soluzione del problema.

Il sindaco Tripicchio con il suo dire appare non tanto come titolare supremo al momento della concessione  delle sorgenti termali (tre calde e una fredda), ma quasi da proprietario, dando spiegazioni che cozzano con le reali posizioni e disposizioni passate della Regione Calabria essendone proprietaria, con la quale non ha avviato preventivamente alcun accordo d’informazione ed approvazione,  come ad esempio sul regolamento di distribuzione delle acque sulfuree termali, nel quale si prevede una distribuzione delle stesse acque parcellizzata in percentuale differente tra lo stabilimento privato della Sateca (Therme Novae e Parco Acquatico) con quello comunale (San Francesco). Al primo viene riconosciuta una fornitura di 18/20 litri di acqua al secondo; mentre al secondo se ne attribuiscono 40 litri a secondo (come indicato dell’avviso di ricerca delle manifestazioni d’interesse) non tenendo conto che nella realtà, per sua stessa ammissione, fuoriescono dalle tre sorgenti di acqua calda solo 40 litri a secondo e 60 litri dall’unica sorgente di acqua fredda. Con questo quantitativo di acque calda e fredda disponibile non ci sono le condizioni in pratica per realizzare il piano concorrenziale tra più soggetti di gestione delle acque e superare così la situazione di monopolio detenuto in questi anni dalla Sateca, che utilizzando i due stabilimenti e tutta l’acqua disponibile, con apposite campagne di marketing, è riuscita nell’arco di otto mesi di attività (da maggio a dicembre) a garantire circa 500 mila prestazioni curative a 22/25 mila curanti, dei quali il 40% proveniente da altre regioni italiane e dall’estero.

Da proprietario e non concessionario, senza alcuna autorizzazione della stessa Regione, si è assunto la responsabilità insieme al sindaco di Guardia Piemontese di interrompere, in un periodo di chiusura degli stabilimenti termali, la funzionalità della condotta di collegamento agli stabilimenti della Sateca deviando l’acqua sulfurea nel torrente “Bagni”, creando dei presupposti di pesanti danni allo stesso impianto, per la quale azione la società proprietaria ha presentato regolare denuncia e adeguata comunicazione alla Regione; come di rallentamento per una possibile funzionalità delle Terme per una nuova stagione termale.

Altro argomento conflittuale trattato riguarda il “giusto canone” stabilito dai due sindaci senza tenere in considerazione che spetta alla Regione fissarne le tariffe come stabilito dalle stesse leggi regionale in materia, facendo riferimenti al contrario a un documento della Conferenza Stato-Regioni senza saper distinguere la differente valutazione tra acque minerali ed acque termali, che sono considerate, queste ultime, un bene pubblico da tutelare nell’erogazione di servizi socio-sanitari fuori dalle logiche delle speculazioni finanziarie. Non è corretto nell’intervista – dicono i lavoratori ed alcuni curanti –  giustificare il canone stabilito di 93 mila euro chiesto alla Sateca in funzione del fatto che buona parte di questo importo è legato alla copertura delle spese dovute per la manutenzione delle strade e dei consumi elettrici per l’illuminazione dell’area del compendio termale, se questi servizi fino all’interruzione del rapporto sono state a carico della società sub concessionaria. Tanto è vero che oltre alla deviazione dell’acqua nel torrente “Bagni” si è intervenuti ad oscurare l’area di accesso al compendio termale, dove sono ubicate strutture alberghiere e una sala cinematografica e una pizzeria di proprietà della stessa Sateca.

C’è poi la giustificazione della pubblicazione dell’avviso destinato alla ricerca di manifestazioni d’interesse per l’acquisizione della sub concessione nella gestione dello stabilimento San Francesco rispetto ad un regolare bando di gara, che si è concluso con la presentazione di sei domande, da parte di soggetti impegnati in lavori edilizi-stradali in Campania e di progettazione (Piemonte) insieme alla stessa Sateca, senza alcuna esperienza in materia di termalismo ed assistenza sanitaria. “Un avviso – dicono ancora i lavoratori con alcuni curanti – che ha mostrato tutta la sua fragilità”. Non può essere considerata legale e corretta la posizione del sindaco Tripicchio quando nell’intervista si appella all’istituto “dell’avvalimento”, che consente a chi ha presentato l’istanza d’interesse di individuare e proporre, dopo la ricezione della lettera d’invito, come soggetto esperto una società specifica di propria fiducia. “Io partecipo a una manifestazione d’interesse – dice il sindaco – poi nella fase successiva posso dire con chi faccio l’avvalimento”. Tutto questo è legale si chiedono i lavoratori?

Si era partiti con un bando pubblico europeo e si è arrivati a questo grande pasticcio, che a seguito del ricorso presentato dalla Sateca bisogna attendere la sentenza degli organi giudiziari per dare seguito a qualsiasi procedura amministrativa, finalizzata a cercare il sub concessionario delle Terme Luigiane. Addirittura nell’intervista il Sindaco Tripicchio afferma pure che non è da escludere che “ad offrire cure termali possano essere i Comuni stessi, magari in società con qualche privato, con benefici per la comunità”. Una posizione a dir poco stravolgente con il Comune di Acquappesa attualmente in “dissesto finanziario”; mentre per il Comune di Guardia Piemontese la comunità residente è chiamata ad eleggere tra un mese il nuovo sindaco ed il Consiglio comunale. (fb)

 

Acquappesa e Guardia Piemontese sono morosi nei pagamenti per concessione acqua termale delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – I due comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese sono morosi nel pagamento del canone spettante alla Regione Calabria sulla concessione dell’acqua termale delle Terme Luigiane e i legali  della Sateca chiedono il ritiro della concessione.

Lo aveva fatto notare nei giorni scorsi la stessa Sateca, attraverso i propri legali, con una lettera inviata al dirigente generale del Dipartimento Lavoro della Regione, Roberto Cosentino. Un canone da calcolare sulla base del fatturato prodotto dalla stessa Società per gli anni 2018-2019-2020, dati necessari per poter calcolare la componente variabile del canone dovuto alla Regione Calabria. 

Nella lettera i legali della Sateca, Enzo Paolini e Ivan Incardona, facevano notare la morosità dei due Comuni sul pagamento del canone dovuto alla Regione da almeno tre anni, sia nella componente variabile, sia nella quota fissa. 

«In tal modo – hanno scritto i due legali – i Comuni, da una parte, chiedono alla Sateca un canone pari alla metà del totale di quanto pagato dalle circa 550 terme italiane, e dall’altro, si guardano bene dal versare quanto dovuto. Tale atteggiamento mostra la chiara ‘disattenzione’ delle amministrazioni comunali sulla vicenda, ma anche la disattenzione del soggetto preposto alla verifica del pagamento, ossia la Regione».

Una lettera che ha prodotto, comunque, un sollecito da parte del dirigente regionale ai due Sindaci, di procedere al pagamento delle quote dei canoni dovuti per gli anni di cui sopra, spingendo gli stessi a chiedere alla Sateca il fatturato prodotto negli anni 2018-2019-2020 per adempiere al calcolo del canone di produzione da versare alla Regione Calabria.

«L’improvvisa richiesta formulata dai Comuni – dicono dalla dirigenza della Sateca – è sicuramente motivata dalla lettera dei  nostri legali, nella quale si chiedeva pure l’emanazione  provvedimenti di legge con riferimento alle varie inadempienze che ci sono state nel corso della vicenda tra cui, appunto la morosità dei Comuni con riferimento al canone concessorio».

La normativa regionale, infatti, prevede un canone composto da una quota fissa e da una componente variabile, quest’ultima da calcolarsi in percentuale sul fatturato prodotto dalla stazione termale. Inoltre, la stessa normativa prevede esplicitamente la sospensione/decadenza della concessione in caso di morosità trascorsi 240 giorni. 

«Nonostante ciò, la Regione Calabria – puntualizzano ancora i dirigenti della Sateca – come ormai siamo abituati a vedere in questa vicenda, continua a non fare nulla e un altro motivo di decadenza della concessione si aggiunge ai numerosi che la Sateca spa segnala e denuncia da mesi. Continua così, nella totale indifferenza di istituzioni e politici e soprattutto nel silenzio della Regione Calabria, proprietaria delle acque e garante del loro regolare sfruttamento (vanno ricordate le vane promesse fatte ai lavoratori dal presidente f.f. Nino Spirlì), l’amara vicenda delle Terme Luigiane, chiuse a causa dell’incapacità dei due comuni di intraprendere un qualsiasi percorso dopo la scadenza nel 2016 della subconcessione della Sateca e dopo che le amministrazioni comunali hanno disconosciuto senza motivo alcuno due accordi sottoscritti per garantire la continuità del servizio sino al subentro del nuovo sub-concessionario». 

I 250 lavoratori delle terme e le migliaia di persone che lavorano nell’indotto, i 22.000 curandi e 600 soci della società Sateca si chiedono oggi: perché la Regione Calabria, venendo meno ai suoi obblighi,  non prende alcun provvedimento per garantire la continuità del servizio pubblico? Perché si consente che un bene prezioso di proprietà regionale non produca nulla e sia versato in mare? Chi pagherà i danni che certamente si dovranno ripagare alla Corte dei Conti, alla società e al territorio? Chi è responsabile di questa scempio e perché? A chi giova tutto questo?

Non può essere dimenticato e trascurato che il Comune di Acquappesa è già in dissesto finanziario da qualche mese su dichiarazione della Corte dei Conti, che ha prodotto l’insediamento di un commissario.

La notizia è di oggi e riguarda la mediazione annunciata dal locale circolo del Partito Democratico per un  intervento sui due sindaci in modo da trovare il giusto canone rispetto alla proposta di 90.000,00 euro chiesto dai due primi cittadini per l’anno 2021, dimenticando che non spetta ai due comuni stabilire il canone, ma alla Regione Calabria, a norma della delibera della Giunta regionale n.183 del 26 aprile 2012, come notificato dal Consigliere regionale Pietro Molinaro, tramite apposita lettera, al presidente Spirlì e all’assessore Fausto Orsomarso. Ma quest’ultimo intervento, scaturito dalla lettera dei legali della Sateca, pone ed evidenzia una nuova situazione che deve trovare a breve una regolamentazione incanalata nella immediata apertura delle Terme Luigiane, pena grossi guai giudiziari per i due amministratori locali, per il presidente f.f. Spirlì e l’assessore alle attività produttive ed il termalismo.

Intanto è doveroso dire che la Sateca negli anni del fatturato richiesto ha versato puntualmente alle casse dei due Comuni un canone annuale di 44 mila euro, da cui le due amministrazioni dovranno individuare e versare alla Regione la quota dovuta. (fb)

                                                                                 

Terme Luigiane, la Sateca presenta proposta per apertura della stagione termale

di FRANCO BARTUCCI – Da più mesi, i lavoratori e gli innumerevoli curanti legati a queste terme per effetto della qualità delle cure, da 22mila a 25mila persone che si sono registrati annualmente prima della interruzione a seguito della pandemia Covid 19, si fanno molto preoccupati questa domanda a seguito del tergiversare dei rapporti dei due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese con la Società Sateca, sub concessionario, e la Regione Calabria

Il presidente della Giunta regionale f.f., Nino Spirlì, il 16 maggio aveva inoltrato ai due sindaci una diffida nel presentare entro il 21 maggio un “report” sullo stato delle Terme Luigiane, indicando le attività manutentive azionate nel periodo di interruzione e, soprattutto, un crono programma nel quale si dovevano evidenziare con chiarezza tempi e modalità delle attività di sfruttamento delle acque al fine di salvaguardare l’imminente stagione termale pena il decadimento della concessione.

A tutt’oggi, non si sa che fine abbia fatto questo importante documento che i due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese dovevano presentare alla Regione Calabria e al Presidente Spirlì, per una sua valutazione ed apertura di un tavolo di lavoro aperto alle parti interessate, mirato a definire una trattativa che avrebbe dovuto assicurare una continuità lavorativa ai 250 lavoratori delle Terme Luigiane e rasserenare tutta la famiglia dei curanti con l’apertura entro il 1° luglio della nuova stagione termale secondo il programma stabilito dal Governo Draghi.

I lavoratori, allo scadere dell’ultimatum, fanno i loro presìdi alla cittadella regionale ed il 26 maggio, in mancanza del famoso “Report”, la società Sateca presenta una sua proposta per l’apertura della stagione termale sempre che i due Comuni diano disposizione di riallacciamento delle acque termali, deviate e scaricate nel torrente Bagni, alla condotta dello stabilimento Terme Novae ed al parco termale “Acquaviva”, con l’impegno di riassumere il personale in organico ed iniziare la fase di preparazione per l’erogazione dei servizi termali.

La proposta  della Sateca viene inoltrata ai due Comuni, mentre i lavoratori, sotto la guida del sindacalista provinciale della Cisl, Gerardo Calabria, oltre ad altri due presìdi realizzati presso la Cittadella regionale finalizzati a sensibilizzare i politici calabresi e la stessa opinione pubblica verso questa particolare vertenza, continuano il loro stato di agitazione occupando anche lo stabilimento “Terme Novae”, in attesa del fatidico giorno risolutivo.

In che cosa consiste questa nuova proposta presentata dalla Sateca? In sintesi  nel confermare la disponibilità di apertura della nuova stagione termale, la società ha chiesto l’assegnazione in sub concessione, da parte dei due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, una disponibilità della risorsa idrotermale calda, nella quantità di almeno 40 litri al secondo e non 12 come indicato nel regolamento di distribuzione dell’acqua termale, approvato dai Consiglieri di maggioranza dei due Comuni, nelle sedute del 24 e 26 novembre 2020; come anche di una quantità maggiore o anche della totalità della risorsa in attesa dell’evoluzione del concorso destinato alla ricerca del nuovo sub concessionario.

Se in base all’avviso esplorativo pubblico per la ricerca di manifestazioni di interesse, pubblicato dalle due amministrazioni comunali che scadrà il prossimo 14 giugno,  per il vecchio stabilimento termale San Francesco, con 107 postazioni curative a fronte delle 170 organizzate all’interno dello stabilimento “Therme Novae”, viene stabilito un quantitativo di Acque Termali pari a 40 litri a secondo, è più che giusta la quantità d’acqua idrotermale calda e fredda pari a 40 litri al secondo chiesta dalla Sateca per la gestione del proprio stabilimento termale. Altrimenti emergerebbe chiaramente un livello di trattamento non equo, in base alle proprie potenzialità.  

La proposta presentata dalla Sateca prevede la stipula di un nuovo accordo che preveda un rapporto di sub concessione con durata fino al 29 aprile 2036, come prevede il decreto dirigenziale regionale n. 16199 del 18 dicembre 2019, con la previsione della possibilità di proroga nel termine ventennale, di cui al comma 7 dell’art.9 della Legge Regionale n. 40/2009.

La proposta presentata dalla Sateca prevede  pure la stipula di un nuovo accordo che stabilisca un rapporto di sub concessione con durata fino al 29 aprile 2036, come prevede il decreto dirigenziale regionale n. 16199 del 18 dicembre 2019, con la previsione della possibilità di proroga nel termine ventennale, di cui al comma 7 dell’art.9 della Legge Regionale n. 40/2009.

Con tale offerta, la Sateca prevede pure un corrispettivo finanziario  da erogare ai due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, per detta assegnazione, pari a Euro 30.000,00 annuo, da pagare entro il mese di giugno di ciascun anno solare. Con tale proposta la Società Sateca si è impegnata a mantenere gli attuali livelli occupazionali afferenti le strutture termali di proprietà della stessa, per l’intera durata dell’assegnazione della suddetta quantità di risorsa idrotermale.

Alla luce di tale proposta, fermo restando la presentazione del famoso “Report”, ci sarà la possibilità di un confronto serrato tra le parti per addivenire all’accordo atteso dai lavoratori e dagli innumerevoli curanti ai quali non può essere negato il diritto di fare le loro cure termali? Presidente Spirlì qui varrà la sua capacità di giudice e di decisionista per come meglio risolvere il problema, ricordando che la proprietà delle acque termali appartiene alla Regione Calabria e non può disperdere questo bene. (fb)

Interrotta trattativa per definizione iter di restituzione volontaria dei beni delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – L’incontro fra i sindaci dei Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, e l’azienda Sateca S.p.a., gestore delle Terme Luigiane, programmato per ieri, giovedì 21 gennaio, al fine di concludere il concordato iter di restituzione volontaria dei beni del compendio termale e procedere alla definizione dell’accordo per il prosieguo dell’attività, da parte della società termale, non è giunto a conclusione.

Un’attività lavorativa che la Sateca, per evitare soluzioni di continuità e perdita di posti di lavoro, si sarebbe fatta carico fino all’effettivo subentro del nuovo soggetto gestore.

«I sindaci, però, mutando la linea di ragionevolezza sin qui tenuta – spiega la Sateca in un comunicato stampa – ed espressa ripetutamente nei precedenti accordi siglati dinanzi al Prefetto di Cosenza, secondo cui la gestione temporanea chiesta a Sateca avrebbe dovuto proseguire fino alla definitiva conclusione della procedura di selezione e subentro del nuovo soggetto gestore, nella fase contrattuale e di confronto di stamani, si sono presentati imponendo per la stesura dell’accordo una data ultimativa fissata inderogabilmente al 30 novembre 2021, indipendentemente dall’effettivo subentro del nuovo concessionario».

«Ad una simile pretesa la Sateca – si puntualizza nel comunicato – non ha potuto aderire, rilevando che, con una tale formulazione, qualora alla scadenza del 30 novembre 2021 non dovesse essersi conclusa l’articolata procedura di individuazione e subentro del nuovo gestore, l’attività termale si interromperebbe automaticamente, con gravissime ripercussioni sulla certezza dei posti di lavoro e con drammatici effetti sulla sopravvivenza stessa dell’azienda e dell’indotto di tutto il territorio».

«Stando così le cose – prosegue la nota della Sateca – siamo costretti a rinunciare a siglare importanti accordi con diversi tour operator, e bloccare la programmazione della stagione 2021. Al contrario, mantenendo la formulazione in precedenza condivisa tra i Comuni e Sateca, nell’ambito degli accordi siglati in Prefettura – ordinariamente utilizzata in qualunque cambio di gestione di servizi in concessione, appunto per evitare soluzioni di continuità e garantire i livelli occupazionali – si sarebbe potuto assicurare il servizio termale, garantendo e rispettando i diritti e gli interessi di tutte le parti in causa, in primo luogo i lavoratori».

La Sateca manterrà, comunque, fede all’impegno di restituzione volontariamente assunto, riconsegnando anche lo stabilimento San Francesco.

«A questo punto – conclude la nota –  l’azienda, prendendo atto della irragionevole ed irremovibile  pretesa dei sindaci dei Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, i quali dovranno assumersi la responsabilità dei gravissimi pregiudizi che ciò comporta in termini sociali ed economici, non può che auspicare l’immediato intervento del soggetto titolare delle acque termali,  cioè la Regione Calabria, sinora apparsa silente ed indifferente». (rcs)