LE INCOMPIUTE DI CALABRIA TRA SPRECHI
E NEGLIGENZE: I LAVORI NON RIPARTONO

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Che il Recovery Fund sia un’occasione imperdibile per la Calabria, per ridurre le distanze con il resto del Paese, a livello di mobilità, è un dato di fatto. Che ci siano tante, troppe opere incompiute, fondamentali per il collegamento e lo sviluppo del territorio, ne è un altro ancora.

Probabilmente, si dovrebbero utilizzare tutti i soldi del Recovery per poter sistemare tutte le infrastrutture della Calabria ma, tuttavia, ce ne sono alcune, come denunciato dalla Fillea Cgil Calabria, che «rappresentano paradigmaticamente il quadro delle tante incompiute in Calabria»: si tratta del Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria, la Sibari Sila, la Trasversale delle Serre, l’aviosuperficie di Scalea, la diga sul fiume Melito.

Queste cinque incompiute, infatti, non figurano tra le 130 opere del Decreto Semplificazione, «e non ci saranno altre occasioni per sbloccarle» ha dichiarato Simone Celebre, segretario generale della Fillea Cgil all’Agi.

La mappatura della Fillea Cgil parte, quindi, dal palazzo di giustizia di Reggio, opera appaltata nel lontano 2005 per 50 milioni e costellata di ritardi e contenziosi, con la rescissione del contratto per l’impresa inizialmente appaltatrice e altre vicissitudini per quella subentrante.

«Continua – ha detto Celebre all’Agi – a rimanere incompiuta dopo 15 anni dall’inizio dei lavori e gli operai licenziati o in stato di disoccupazione, senza considerare inoltre che sicuramente si dovrà pagare un ulteriore contenzioso all’impresa aggiudicataria. Anche la ditta che ha vinto l’appalto dei parcheggi del palazzo di giustizia, per un valore di 20 milioni di euro a base d’asta, dopo l’inizio dei lavori, si è fermata. Nel 2018 sorgono delle criticità di tipo strutturale e si fa riferimento alla stazione appaltante che tarda a rispondere. La ditta l’ultima diffida l’ha fatta il 28 agosto 2020 e successivamente ha avviato la risoluzione del contratto».

Per quanto riguarda la Sibari-Sila, invece, «doveva essere – ha spiegato Celebre – un’arteria strategica per collegare l’area della Sibaritide, sullo Ionio, alla Sila. L’avvio dei lavori risale al 2010 per un importo pari a 28 milioni di euro. Dopo il ritrovamento del cobalto nelle gallerie sono servite altre risorse per un totale di 48 milioni e tutto questo riguarda solo il primo lotto, mai consegnato. Quello che pesa sono i notevoli contenziosi ed i ritardi nella consegna».

La Scalea-Cosenza, «finanziata per 2.1 milioni di euro del Por/Fesr e e contributo privato di 3 milioni con sistema del project financing, per una concessione di 25 anni – ha spiegato Celebre – viene costruita sul letto del fiume Lao dichiarato ad elevata pericolosità idraulica dall’Autorità di bacino, e costruita non solo nel letto del fiume Lao, ma anche in un’area molto vicino alla zona di protezione speciale della riserva statale Valle del fiume Lao interessata anche da fenomeni di erosione» e doveva già essere fruibile nel 2017. Invece, «a oggi – ha spiegato ancora Celebre – l’opera rimane incompiuta e piena di problemi che sembrano irrisolvibili».

Ma per il segretario Celebre, «la madre di tutte le opere fantasma» è la diga sul fiume Melito, nel Comune di Gimigliano: «Un’opera avviata negli anni ’80 dalla Cassa del Mezzogiorno, ma poi abbandonata a causa di contenziosi e beghe burocratiche. Un vero spreco di oltre 180 milioni di euro per quella che potrebbe essere una delle più grandi dighe italiane. La diga sul fiume Melito, infatti, potrebbe essere un’infrastruttura fondamentale per lo sviluppo e l’occupazione della nostra regione, risolvendo anche gli annosi problemi potabili delle città di Catanzaro e Lamezia Terme e di tanti comuni del Catanzarese».

«Ritengo – ha sostenuto Celebre – oggi sia prioritario avviare il completamento dell’opera, valutando concretamente la possibilità di inserire la diga sul Melito tra le opere strategiche europee così da accedere alle opportunità di finanziamento previste dal Recovery Fund e dal Next generation Eu».

Infine, a chiudere questo ‘viaggio’ tra le incompiute, c’è la Trasversale delle Serre, la «strada di grande collegamento tra lo Jonio e il Tirreno, tra il Catanzarese e il Vibonese» che è considerata «una delle delle incompiute più scandalose d’Europa».

Celebre, infatti, ha ricordato che sono stati investiti 500 milioni di euro per la Trasversale delle Serre, che è «forse il simbolo di quel coacervo di patologie che rallentano il completamento delle opere pubbliche, dall’eccesso di burocrazia ai ritrovamenti archeologici, dalle minacce ai cantieri alle cave abusive e le morti bianche, e che pongono seri problemi di legalità. Se si completasse si darebbe un segnale forte a questa parte del Mezzogiorno, e un segnale di fiducia ai cittadini nello Stato».

Anche il consigliere regionale del Gruppo Misto, Francesco Pitaro, in merito alla Trasversale delle Serre, ha dichiarato che «sarebbe necessario che, su una delle incompiute più scandalose d’Europa, fondamentale per valorizzare l’imponente patrimonio naturalistico, storico e culturale nel centro-meridionale della Calabria, si facesse  il punto con tutti i soggetti che sull’argomento hanno voce in capitolo, anche a seguito di alcuni segnali poco incoraggianti».

Pitaro, poi, ha sottolineato che «resta preoccupante che nessuna Istituzione abbia finora assicurato che il Recovery plan non discriminerà la Calabria» e che dal Recovery «la Calabria si aspetta che siano colmate le storiche lacune infrastrutturali e rimosso il divario di cittadinanza con il resto del Paese».

«Ma per farlo – ha aggiunto – è fondamentale, come ha ribadito il segretario della Cisl regionale Tonino Russo, che nella ripartizione dei fondi del Recovery sia contemplato il principio dell’addizionalità delle risorse al cui rispetto la Commissione europea ha richiamato l’Italia già nel 2019, sottolineando che le risorse europee devono aggiungersi a quelle nazionali perché si possa conseguire un effettivo riequilibrio territoriale». (ams)