Diritti e doveri dei calabresi: ecco perché è quasi impossibile raggiungere la normalità

di FRANCESCO RAO –L’era del commissariamento sanitario in Calabria, targato Zuccatelli si è concluso nella giornata del 16 novembre. Ma a quanto pare sarà il Prof. Eugenio Gaudio, già Rettore della Sapienza, ad avere il primato di una nomina fulminea e ugualmente fulminea rinuncia. Difatti, a meno di 24 ore dalla nomina in pectore, messa in atto dal Governo per far fronte all’emergenza sanitaria Calabrese  più che una questione di Stato il tutto somiglia sempre di più ad un romanzo: all’ora di pranzo, giunge una news che rimette in gioco tutto. Il Prof. Eugenio Gaudio rinuncia all’incarico (ufficialmente per motivi familiari). A breve, per trovare la soluzione dei problemi sanitari calabresi, dovremmo sperare di poter incontrare Teseo per chiedergli di lottare contro il Minotauro che da sempre affligge la nostra Calabria.

Con molta probabilità, noi Calabresi dobbiamo ancora saldare un conto salatissimo e perciò non meritiamo ancora la normalità. Da qualche anno rifletto su tale affermazione. Quando inizia ad esserci un barlume di luce, in pochissimo tempo si creano tutte le occasioni per ritrovarci  nuovamente nel baratro.  Sarà forse la responsabilità di quei legionari, di origine bruzia, che crocifissero Gesù a pesare sulla nostra sorte? Viene narrato che in Palestina era di stanza la decima legione Fretensis, voluta da Ottaviano, ed soldati provenivano proprio dalla zona dello Stretto.

Mitologia a parte, oggi, il peso della “Questione Calabria” è sempre maggiore ed è riposto sulle nostre deboli spalle. Veniamo  ciclicamente esposti agli onori dell’attenzione planetaria per fatti di criminalità, inefficienza, malaffare, corruzione, disoccupazione giovanile, povertà,  standard sanitari al di sotto degli indicatori minimi; viabilità e trasporti fatiscenti e tutto ciò continua ad essere per alcuni un fatto di esclusiva “convenienza” e per altri una circostanza poco “convincente” per continuare a restare in Calabria immaginando un futuro migliore. Inoltre, dall’Unità d’Italia in avanti, i peggiori funzionari dello Stato venivano mandati a Sud per essere puniti. Dite un po, alla fine mi sa che sia proprio vero doversi convincere che dobbiamo pagare colpe non commesse? Proprio nella forza della nostra estraneità ai fatti pregressi dobbiamo reagire con intelligenza, senza essere manipolati o strumentalizzati. Bisogna avere il coraggio di guarda avanti, seppur ogni male sociale viene puntualmente ricondotto all’incessante peso della corruzione, della malavita e dell’inefficienza ma non ci si vuole rendere conto che la madre dei problemi Calabresi è un fatto meramente culturale. Ma voglio aggiungere: non siamo i soli appestati. L’Italia ha conosciuto le brigate rosse, la mafia del brenta, la camorra, la sacra corona unita, la mafia. Dove la cultura ha reagito tali fenomeni sono stati in gran parte debellati ed in altri contenuti.  La Calabria, sin dal 2009 vive lo spettro della crisi sanitaria e tali circostanze, sono state tritate e ritritate dalla “convenienza” politica, spesso sottesa a guadagnarsi in modo subdolo l’attenzione, la simpatia ed i voti dei Calabresi per poi impegnarsi a mantenere inalterata la panoramica dei fatti che aveva consegnato loro lo scettro del potere. Cito un solo esempio: attendiamo l’Ospedale della Piana dal 2007 ed oggi, dopo 13 anni il caso sanità è un ferro rovente che nessuno vuole sfiorare.

Adesso, rivolgendomi a Massimo Giletti, giornalista di La7 e conduttore del programma “Non è l’arena”, apprezzando il suo impegno sociale e professionale, vorrei sottoporre la “Questione Calabria” con una visione dei fatti che non parte dagli effetti, ma si  concentra sulle cause. Mi sta bene vedere l’occhio dei media puntato sulla Calabria per rendere evidente ciò che la politica finge di non vedere. Mi da fastidio pensare che quel riflettore venga acceso per mera convenienza di ascolti, investimenti pubblicitari e per far passare un messaggio distorto: “adesso che ne abbiamo parlato,  il Governo ed il Parlamento sono coscienti dei problemi, state tutti calmi, presto si risolverà tutto” per assistere all’ennesimo capitolo del Gattopardo.

Questo copione, caro Massimo, lo abbiamo già visto, patito e sopportato. Abbiamo anche assistito ai vari scenari fallimentari, collezionati dai precedenti esecutivi, nazionali e regionali.  Abbiamo anche cercato di seguire ad occhi nudi i voli pindarici proposti dai vari politici, in occasioni di mirabolanti campagne elettorali,  dove gli unici provvedimenti sono stati: nomine di manager; soldi bruciati; Ospedali chiusi; riduzione  di servizi e incremento dell’indebitamento per sostenere i costi dei servizi sanitari erogati e non autorizzati da chi aveva il compito di rendere efficiente un sistema. A ciò si aggiungono due mali che hanno letteralmente straziato la Calabria ed i Calabresi: lo svilimento sociale e la diffusa rassegnazione. Per essere provocatorio farò due esempi:

  • in caso di necessità, se dovessi avere bisogno di un ricovero e il Servizio Sanitario non mi da risposte immediate, non sono io il responsabile per essermi rivolto al “colletto bianco” per ottenere un mio diritto. I responsabili della contiguità criminale per queste circostanze  saranno le Istituzioni che hanno negato i miei diritti;
  • Nel comprensorio della Piana di Gioia Tauro, per poter curare una carie bisogna mettere le mani in tasca e pagare il dentista – giustamente lavora in solvenza privata, non ha colpe –. Nella provincia più povera d’Europa, soprattutto gli anziani hanno il viso deformato perché non potendosi curare i denti, con il trascorrere del tempo li hanno persi tutti. Tutto ciò è normale?

Per restituire fiducia a questa terra occorrono programmazione, costanza e monitoraggio dei risultati. Chi sbaglia non potrà essere rimosso. Dovrà pagare. Non è possibile che un programma di risanamento elaborato da Tizio, venga poi messo da parte perché subentra Caio. Non è nemmeno possibile che il Procuratore Gratteri, per avere uomini e mezzi per la Procura di Catanzaro, debba ricorrere alla questua nei vari Ministeri. Non è nemmeno più accettabile che i nostri ragazzi, costretti a studiare con il sistema della didattica a Distanza, ancora oggi, abbiano strumenti e mezzi tecnologicamente obsoleti. Per sdradicare la criminalità, sarà sufficiente garantire i diritti ai Cittadini, conferendo dignità ad ogni Calabrese e sostenendo le famiglie per affrancarle dalla povertà educativa e dalla marginalità sociale.

In queste settimane e soprattutto a seguito dell’emergenza Covid-19, il nervo ed il dolore della nostra Calabria è diventato lancinante. Per correre ai ripari si ripete il copione utilizzato in passato “tentando” di correre ai ripari. Non va più bene questo modello. È superato e nel medio e lungo periodo crea più danni della bomba atomica. Oltretutto, proprio nei casi d’emergenza “tutto” è consentito, soprattutto alla criminalità organizzata che non perde tempo per trarre profitti ed affondare i suoi tentacoli.

Personalmente non mi piace urlare. Preferisco ragionare. Magari condividendo  le mie riflessioni con altre Persone. Investendo chi ha più voce, capacità e possibilità di me ripongo la mia fiducia affinché possano essere elaborati i metodi per affrontare i problemi.

Personalmente non sono più disposto ad accettare le varie sopraffazioni, propinate in uno scenario dove i Calabresi continuano ad essere paragonabili ad tela bucata di un vecchio ed inutile quadro destinato al macero dell’indifferenza. Mi sta anche bene che le reti televisive, sulla scorta delle nostre sventure, aumentino gli indici del loro ascolto vendendo pubblicità e incrementando i loro profitti.  Se il servizio d’informazione è uno strumento utile per risolvere il problema ben venga. Non accetto più l’idea che la mia terra e la sua gente venga usata per incassare soldi, esasperare gli animi  e facendo sprofondare negli abissi la reputazione e soprattutto le speranze.

Sino a quando si continuerà a parlare alla pancia delle Persone, utilizzando gli effetti e sottacendo le cause, il giro della giostra continuerà a non aver senso ed i problemi diverranno sempre più gravi. In tale situazione, i vari controllori, anziché svolgere il loro mandato per ottenere i risultati attesi, ripeteranno quanto avvenne ai tempi della Terza Guerra Punica, eseguendo ancora per una volta identico comando impartito dal senato romano ai suoi legionari e cioè arare la terra di Cartagine per poi cospargerla di  sale ed infine dichiarare maledetta quella terra perché divenuta infruttuosa. Questa volta, contrariamente al passato, bisognerà tenere in considerazione alcuni dati, forse mai considerati rilevanti per affrontare le criticità con lo sguardo al lungo periodo:

  • I problemi odierni sono la conseguenza di azioni pregresse, riconducibili a scelte praticate 15-20 anni addietro;
  • La Calabria ha uno dei più alti tassi di disoccupazione giovanile d’Italia;
  • La dispersione scolastica si attesta al 20,3% degli iscritti a scuola;
  • Alcuni territori della Calabria sono tra i più poveri d’Europa;
  • La piramide dell’età ormai è capovolta e la domanda di welfare per la Terza Età non è più un fatto rimandabile;
  • È in crescita la disoccupazione nella fascia d’età tra 50 e 65 anni (la maggior parte dei soggetti che perdono il lavoro in questa fase, rimarranno al margine per sempre);
  • L’indebitamento dei Comuni rischierà il default;
  • Nel 2030 ci sarà un cambio generazionale dove verrà perso l’attuale gettito economico-finanziario (le pensioni degli Anziani), divenuto in moltissimi segmenti familiari, l’unico mezzo di sussistenza.

È impensabile costruire il futuro della Calabria mettendo l’ennesima pezza sul buco. Bisognerà avviare una discontinuità con il passato, programmando ed attuando azioni concrete, con la consapevolezza che il lavoro reso potrà essere visibile nel medio periodo. Chiunque volesse condividere questa riflessione, farà un favore a se stesso. Il futuro dovrà avere gambe forti e non indifferenza. (fr)