UN’OSPITALITÀ INNOVATIVA E SOSTENIBILE
BORGHI STORICI: ECCO L’ALBERGO DIFFUSO

di FABRIZIA ROSETTA ARCURI – È utile sottolineare l’importanza degli alberghi diffusi come elementi chiave nella conservazione e nella promozione delle radici storiche e culturali dei borghi, offrendo esperienze autentiche che vanno al di là della semplice vacanza. Gli alberghi diffusi vanno oltre il concetto di semplice ospitalità, diventando autentici custodi dell’anima dei borghi storici. In netto contrasto con i “non luoghi” descritti da Marc Augé, questi luoghi incantati di ospitalità incarnano una connessione viva con la storia, la cultura e l’autenticità delle comunità che abbracciano.

Ogni pietra racchiude millenni di narrazioni e offrono una prospettiva unica, permettendo una comprensione intima della vita e delle tradizioni locali.
Attraverso il restauro degli edifici, diventano il cuore pulsante delle economie locali, coinvolgendo gli abitanti nella conservazione e nel passaggio delle tradizioni. Oltre ad essere luoghi di soggiorno, questi alberghi incarnano autenticamente la storia e la cultura locali, trasmettendo autenticità in ogni dettaglio architettonico, simboli di un’ospitalità innovativa e sostenibile. E le esperienze offerte nutrono la mente e l’anima, lasciando memorie indelebili in chi li visita.

L’albergo diffuso, in costante crescita nel settore turistico, si configura come una risposta alle crescenti esigenze di un turismo sempre più attento all’esperienza e alle peculiarità dei luoghi visitati. Si adatta a forme come il turismo slow, che valorizza la scoperta lenta e autentica, e propone un’accoglienza e un’ospitalità mirate a soddisfare queste nuove tendenze di viaggio, offrendo coinvolgenti immersioni nella cultura locale.

La sostenibilità è un pilastro fondamentale nel funzionamento degli alberghi diffusi, rappresentando un impegno tangibile verso la conservazione dell’ambiente e delle risorse locali. Queste strutture adottano pratiche eco-sostenibili, come l’uso di energie rinnovabili, materiali riciclati e riduzione degli sprechi. Inoltre, promuovono un turismo responsabile, incoraggiando i visitatori a interagire rispettosamente con l’ambiente circostante. Quest’approccio protegge l’ecosistema locale e offre agli ospiti la possibilità di vivere un’esperienza turistica unica, unendo la scoperta della storia e della cultura del luogo alla sensibilità ambientale. I viaggiatori diventano attori attivi di un turismo responsabile e consapevole, contribuendo alla conservazione della biodiversità e del patrimonio del territorio. In questo modo, la sostenibilità diventa non solo un valore aggiunto, ma una parte essenziale dell’identità e dell’attrattiva degli alberghi diffusi.

Questa evoluzione rappresenta un trend in costante ascesa nel settore dell’ospitalità, evidenziato dall’aumento della domanda verso piattaforme di alloggio alternative come Airbnb. Questo fenomeno indica un significativo cambiamento nelle preferenze dei viaggiatori riguardo al loro luogo di soggiorno.

La collaborazione sinergica tra enti pubblici e privati, sostenuta attivamente dalla partecipazione e dal coinvolgimento della comunità, costituisce il motore trainante per lo sviluppo delle strutture ricettive in generale.

I comuni, le associazioni locali e tutti gli attori del territorio fungono da promotori di queste iniziative. È cruciale diversificare le fonti di finanziamento: investimenti privati, fondi pubblici non solo per il turismo ma anche per sostenere l’imprenditoria locale e agevolazioni fiscali sono essenziali. L’impegno degli enti pubblici nel semplificare l’accesso a questi finanziamenti e nell’offrire agevolazioni fiscali è fondamentale per attrarre investimenti esterni e garantire la stabilità finanziaria e il successo dell’investimento. Inoltre, le amministrazioni possono agevolare la partecipazione a bandi sovvenzionati, offrendo consulenza per accedere ai fondi destinati allo sviluppo economico locale. Questa cooperazione non solo promuove lo sviluppo delle imprese locali, ma si integra profondamente con il tessuto sociale e culturale della comunità. L’attiva partecipazione e il coinvolgimento della comunità costituiscono pilastri essenziali per la solidità autentica degli alberghi diffusi, garantendo la loro continuità e l’integrazione nel contesto dell’intero territorio.

In Italia, da nord a sud, dai monti alle isole, emergono esempi di successo che valorizzano la bellezza e l’autenticità di luoghi unici. L’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi promuove questa forma di ospitalità unica, offrendo una scoperta autentica dei territori attraverso le voci dei suoi gestori. ‘Trulli Holiday’ nella suggestiva Valle d’Itria , in Puglia, offre l’opportunità unica di vivere in un trullo, mentre ‘Scicli Albergo Diffuso’, In provincia di Ragusa, richiama l’atmosfera di Montalbano. ‘Borgo Ospitale a Rotonda’, nel Parco Nazionale del Pollino, rappresenta un’immersione nelle bellezze naturali e culturali della zona. E ancora, in Calabria, solo per citarne alcuni che offrono esperienze autentiche e indimenticabili, immergendosi nei colori, nei profumi e nei gusti tipici di questa terra, troviamo il suggestivo ‘Borgo dei Greci’ a Buonvicino, ‘Eco Belmonte’ a Belmonte Calabro, la Casa Albergo ‘Il Nibbio’ a Morano Calabro, tutti in provincia di Cosenza, e ‘Il Miglio’ nel centro storico di Miglierina, Catanzaro.

La riapertura di porte e finestre nei borghi storici rappresenta la rinascita di comunità millenarie. Questi gesti vanno oltre la ristrutturazione degli edifici: risvegliano storie, tradizioni e memorie secolari, invitando a riscoprire un patrimonio culturale unico. È più di un atto fisico: simboleggia un legame col passato, offrendo nuove prospettive e infondendo nuova vitalità sociale sia per i residenti che per i visitatori. È una metafora visiva di un’imminente rinascita, trasmettendo un messaggio di speranza e rinnovamento ed è cruciale che la comunità, soprattutto le nuove generazioni, creda e valorizzi questo patrimonio. Gli alberghi diffusi non sono solo simboli di ospitalità innovativa, ma incarnano la speranza e la vitalità di una comunità che celebra la propria storia, permettendo a chiunque li visiti di connettersi con l’essenza di queste terre. In contrasto con i “non luoghi” descritti da Marc Augé, questi luoghi offrono una prospettiva unica: un’identità vera e profonda, plasmata dalla storia, cultura e autenticità della comunità che li abita. (fra)

NECESSARIO UN PIANO STRATEGICO PER
TUTELARE E CURARE IL MARE CALABRESE

di SALVATORE BARRESI –  Terminata l’estate, arrivato l’autunno, si possono fare i conti su come è andata la nostra vita in ambito ambientale rispetto alla sostenibilità, cioè sull’utilizzo responsabile delle risorse naturali. Il mare, per esempio, nella mia Calabria, quest’anno è stato trattato bene dall’uomo. Ognuno ha fatto la sua parte, le istituzioni, da una parte, gli imprenditori turistici, dall’altra e infine i cittadini, vacanzieri e residenti, hanno capito che il mare è il nostro unico futuro possibile. Non è strano dire che il mare può rigenerare la vita sulla terra di Calabria per garantire cibo buono, sano e naturale per tutti.

Il mare è l’unico capitale naturale in grado di garantire benessere e sostenibilità alla nostra vita presente e futura. Sicuramente non bastano le azioni istituzionali messe in campo a salvaguardia del mare calabrese, sono una parte che non devono rimanere “spot”, ma devono diventare sistema per proteggere la sua biodiversità. Il mare è la nostra risorsa più importante. Ora, ci sono tutti gli elementi per poter creare una nuova stagione per proteggere il mare calabrese, costruendo un’economia realmente a misura d’uomo, fatta di rispetto, innovazione, ricerca, energie rinnovabili, tutela, risparmio, recupero, rigenerazione e circolarità delle sue risorse. Ora, ci sono tutti gli attori pubblici e privati, consapevoli che il Mare non può più essere la discarca della Terra, e che prima di tutto dobbiamo imparare a conoscerlo e rispettarlo.

Sono fondamentali le esperienze affettive legate alla biodiversità nella nostra terra di Calabria, e lo è ancora di più la loro rilevanza per comprenderne il valore. Sono pienamente convinto che la biodiversità costituisce un valore per la vita umana. Ma, di che tipo di valore si tratta? Quali sono le ragioni per considerare la biodiversità degna di essere un destinatario della nostra cura e della nostra responsabilità? Dare valore al Mare, come fonte economica, significa innanzitutto esprimere l’esigenza di una presa di coscienza radicale che induca un intenso coinvolgimento morale e un netto posizionamento politico-culturale. I decisori politici non devono dimenticare che la sostenibilità ambientale è importante per una serie di motivi.

In primo luogo, è necessaria per garantire la sopravvivenza dell’umanità. Il pianeta sta affrontando una serie di sfide ambientali, come il cambiamento climatico, l’inquinamento e la perdita di biodiversità. La sostenibilità è la chiave per affrontare queste sfide e costruire un futuro sostenibile per tutti. In secondo luogo, la sostenibilità ambientale è importante per la crescita economica. Un ambiente sano è essenziale per la prosperità economica. L’inquinamento e il degrado ambientale possono danneggiare la salute umana, ridurre la produttività e aumentare i costi di produzione. In terzo luogo, la sostenibilità ambientale è importante per la giustizia sociale. Le comunità più vulnerabili sono spesso le più colpite dai problemi ambientali.

La sostenibilità ambientale può aiutare a ridurre le disuguaglianze e creare un futuro più equo per tutti. Noi non conosciamo il mare. Lui ci protegge ma noi non proteggiamo lui. È il vero motore del pianeta: la metà dell’ossigeno che respiriamo viene dal mare e viene prodotto dagli organismi marini che lo abitano. Malgrado la sua importanza, soprattutto in Calabria, rimane un ecosistema poco esplorato e conosciuto. Nessuno se ne occupa in modo sistematico, in pochi lo studiano e non esiste una reale consapevolezza diffusa dell’importanza della sua tutela come patrimonio comune e indivisibile dell’umanità tutta, presente e futura. Rappresenta un’assicurazione per la vita della nostra Regione e uno dei principali fattori di resilienza contro la crisi climatica.

È mia convinzione, da sociologo economista, che la conoscenza, la protezione e la conservazione della vita e della biodiversità marina calabrese è tra gli obiettivi principali da perseguire per salvaguardare il benessere umano. Una biodiversità che stiamo perdendo e che ancora oggi non conosciamo del tutto. Bisogna agire subito per proteggere questo fragile ecosistema. Le ricerche, i dati e gli studi ci indicano che il mare calabrese è una fonte di enorme ricchezza economica; l’economia del mare è centrale per uno sviluppo sostenibile e green della Regione più a Sud dell’Europa. Come tutte le altre filiere produttive, l’economia del mare, ha bisogno di innovazione,  ricerca, risparmio e recupero di materie prime, conservazione, tutela e rigenerazione degli habitat marini. È evidente la preoccupazione che gli effetti della crisi climatica e della distruzione degli habitat marini e costieri stanno determinando le migrazioni e in alcuni casi la scomparsa di alcune specie animali e un elevato livello di contaminazione di molti organismi che noi mangiamo, con effetti potenzialmente molto negativi sulla salute dell’uomo. Per assicurare il maggior rendimento possibile, sostenibile e diversificato della pesca e la conservazione della biodiversità marina è necessaria una programmazione e una regolazione dell’attività ittica con metodi non distruttivi e in accordo con i tempi biologici di ripristino delle riserve marine naturali. Dobbiamo consapevolizzare, inoltre, che il mare è un grande macrorganismo, un serbatoio di vita, un produttore di ambiente, ma le risorse del mare non sono infinite. Vanno preservate.

La politica, le istituzioni devono, con urgenza, elaborare una strategia sistemica e circolare che lo preservi e gli consenta di rigenerarsi nel tempo, perché le sue funzioni sono infinite. L’ho sentito dire, ed ha ragione il Presidente della Giunta Regionale della Calabria, Roberto Occhiuto, quando dice che “Tutti i problemi del mare calabrese vengono dalla terra”, e che il  mare non può essere la discarica dei nostri rifiuti, perché gli effetti dell’inquinamento e l’impatto dei rifiuti scaricati in mare hanno ripercussioni negative sullo stato di salute di tutto l’ecosistema naturale. C’è una tentativo, che dobbiamo portare a sistema, promuovere la conoscenza di tutte quelle buone pratiche che consentono di ridurre l’impatto ambientale delle attività dell’uomo a salvaguardia del mare, con una richiesta, forte, della  corretta applicazione di tecnologie già esistenti, dai depuratori degli scarichi fognari e industriali alla raccolta e riciclo della plastica. Tutti siamo parte di un unico sistema e per la vita del mare della Calabria, le istituzioni, attraverso interventi normativi e incentivi, devono promuovere un’economia sostenibile del mare, cioè elaborare strategie di sviluppo e tecnologie innovative avvalendosi delle caratteristiche e delle dinamiche di funzionamento degli organismi presenti in natura per contrastare il disequilibrio ambientale che le attività dell’uomo possono determinare.

La Calabria ha bisogno di un piano strategico che aiuta a definire e condividere la direzione delle istituzioni che prenderanno nei prossimi tre-cinque anni. Il piano dovrà includere la dichiarazione di visione, la mission e gli obiettivi della Regione Calabria, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria, le Province e i Comuni, oltre alle azioni necessarie per raggiungere questi obiettivi. Anche Papa Francesco, nel Messaggio del 2023 per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, ha evidenziato come il cambiamento climatico sta modificando la nostra vita, ed ha richiamato tutti ad alzare la voce per fermare l’ingiustizia verso i poveri e i nostri figli.

La cura e la tutela del mare è dunque la premessa per la transizione ecologica, è sotto gli occhi di tutti l’emergenza legata all’inquinamento. Il Papa è in assoluto oggi la persona più vicina ed attenta alle questioni ambientali, Dio ha reso l’uomo custode e non padrone del Creato. Il Papa suggerisce tre vie per trasformare gli stili di vita nelle nostre società e contribuire al fiume potente della giustizia e della pace: primo, serve cambiare i nostri cuori per una conversione ecologica, rinnovando il nostro rapporto con il creato affinché non venga più considerato come un oggetto da sfruttare, ma come un dono di Dio da custodire; secondo, occorre trasformare i propri stili di vita iniziando col pentirci dei nostri peccati ecologici, che danneggiano non solo il mondo naturale, anche i fratelli e le sorelle.

Sprecare di meno e riciclare i rifiuti; la terza via è quella del cambiamento delle politiche pubbliche che governano le nostre società e modellano la vita di oggi e di domani. (sb)

[Salvatore Barresi è sociologo ed economista]

PONTE, AMBIENTALISTI CONTROCORRENTE
IL PARERE FAVOREVOLE DI FAREAMBIENTE

di ROBERTO DI MARIAVincenzo Pepe, presidente di FareAmbiente ha di recente ribaltato tutti i luoghi comuni dell’ambientalismo “mainstream” a proposito del Ponte sullo Stretto. Nelle sue dichiarazioni, un aperto riconoscimento della sostenibilità ambientale del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria.

Pepe arriva a queste conclusioni superando il muro di preconcetti di molti suoi “colleghi” ambientalisti militanti, e prendendo atto dei risultati di studi scientifici e analisi molto approfondite. In particolare, uno studio (“Stretto di Messina e rispetto della transizione ecologica”) pubblicato dal Distretto Rotary 2110, Sicilia e Malta, redatto dagli ingegneri Mollica e Musca, nel quale sono evidenziati i benefici che la realizzazione del Ponte comporterebbe per l’ambiente.

È proprio da questo studio che scaturisce l’enorme riduzione di emissioni di CO2 che si registrerebbe dopo la realizzazione del Ponte. Un ridotto utilizzo del traghettamento da parte del gommato comporterebbe circa 140.000 ton. di CO2 e diverse centinaia di tonnellate di altri inquinanti (ossidi di azoto, di zolfo, particolato, etc.) in meno sullo Stretto.

Una riduzione del 90-95% rispetto alla situazione attuale. Ma questo è solo uno dei tanti aspetti che dovrebbero indurre gli ambientalisti a chiedere loro la costruzione del Ponte. Il progressivo trasferimento del trasporto merci da gomma a ferro è un obiettivo che l’Ue persegue da molti anni: entro il 2030 la quota su rotaia deve essere pari almeno al 30%.

Oggi, in Italia siamo al 13%, ma in Sicilia va peggio: percentuali da prefisso telefonico e treni merci sono praticamente scomparsi dall’isola. Il perché è presto detto: che senso ha trasferire le merci da un camion a un treno che non si sa quando parte e, tantomeno, quando arriverà a destinazione?

Tanto vale farle restare su gomma e scegliere due possibilità: la rete stradale ed il traghettamento a Messina o, più facilmente, il traghettamento Ro-Ro verso il continente, senza cambiare modalità. A dispetto del fatto che entrambe le soluzioni sono molto più impattanti sull’ambiente rispetto al trasporto su rotaia, che può essere rilanciato, in Sicilia, solo realizzando il collegamento stabile con il continente. I treni merci viaggerebbero senza “rottura di carico”, divenendo competitivi con le altre modalità di trasporto, permettendo un facile conseguimento degli obiettivi stabiliti dalla Ue ed evitando le pesanti sanzioni che si prevedono in caso di inadempienza. FareAmbiente lo ha capito.

Sono riflessioni banali ed è difficile credere che siano sfuggite perfino agli ambientalisti più appassionati, ma anti-Ponte sempre e comunque. I quali, peraltro, nelle loro tesi si spingono ad altre valutazioni, che con l’ambiente fanno semplicemente a pugni.
Consideriamo gli effetti che avrebbe il Ponte sulla mobilità delle persone.

Sappiamo che il Ponte comporterebbe l’arrivo dell’Alta Velocità in Sicilia, servendo altri 5 milioni di italiani e metterebbe il treno in condizione di competere con l’aereo, diventandone una validissima alternativa, consentendo di coprire il tragitto Catania-Roma in meno di quattro ore, da centro a centro. Con l’aereo, già oggi, ce ne vogliono quasi cinque, considerando i tempi necessari agli spostamenti centro-aerostazione, controlli, etc.

Meraviglia che i paladini della sostenibilità ambientale senza se e senza, nell’analisi costi-benefici, diano più peso agli aspetti economici che all’enorme riduzione dell’emissione di sostanze pericolose. Il trasporto aereo incide profondamente sul riscaldamento globale ed è per questa ragione che il trasferimento al treno di una quota consistente dei viaggiatori sulle medie distanze rappresenta uno degli obiettivi prioritari dell’Ue. Alcuni Paesi membri – in particolare in Francia – vietano tratte aeree fra città già collegate in Av ferroviaria.

Ma le considerazioni sull’impatto reale del Ponte sull’ambiente, non finiscono qui. Basta allargare lo sguardo al di là dei confini nazionali per rendersi conto che l’isola viene inserita in uno dei corridoio “Core” della rete Ten-T europea dei trasporti. La Sicilia, infatti, si trova al centro del Mediterraneo, un mare che dopo il raddoppio del canale di Suez viene solcato da un quarto del traffico containers dell’intero globo.

Una quantità enorme di merci, in maggioranza diretta dalla Cina all’Europa. Com’è noto, una parte consistente di queste merci sfiora le coste siciliane, attraversa lo Stretto di Gibilterra e viene sbarcata nei porti del Mare del Nord (Rotterdam-Amburgo-Anversa). Se soltanto un’aliquota significativa arrivasse in Europa attraverso un porto mediterraneo, i percorsi di queste navi si accorcerebbero di 5-6.000 km, con una riduzione nelle emissioni in ambiente molto rilevante.

Va rammentato, per la precisione, che il percorso via ferrovia da questi porti verso ipotetiche destinazioni nel centro dell’Europa sarebbe paragonabile, se non inferiore, a quello da intraprendere a partire dai porti del Northern range. La Sicilia, con la sua posizione geografica, è una candidata ideale anche per le sue enormi potenzialità portuali, attualmente inespresse. Il piano regolatore portuale di Augusta prevede – grazie a fondali profondi 22 metri -, quasi 10 km di banchine accessibili alle più grandi navi esistenti. Il doppio di Gioia Tauro, attualmente lo scalo più grande in territorio italiano.

In tal senso, sia Genova che Trieste sono fortemente penalizzate e i disperati e costosissimi interventi necessari per renderle appena più competitive non porteranno risultati concreti: è vero che la contestatissima nuova diga foranea di Genova – che secondo autorevoli esperti finirà per costare oltre 1,5 mld di euro – renderebbe la città ligure in grado di accogliere grandi portacontainers (cosa oggi impossibile), ma offrirebbe meno di un quinto dei banchinamenti che potrebbero essere presto disponibili ad Augusta a costi di gran lunga inferiori. Il PNRR italiano ha puntato tutto sui due porti del nord Italia ma i risultati saranno risibili. Nel silenzio assordante degli ambientalisti di casa nostra.

Per quali ragioni i nobili movimenti ambientalisti – FareAmbiente a parte – non hanno preso atto delle evidenze sopra accennate? Convenienze politiche, inerzia, abitudine o forse la comodità di avere un simbolo contro cui combattere, la cui imponenza fa presa sull’immaginario collettivo, risvegliando ancestrali quanto ingiustificati timori?
Inoltre, è comodo confondere l’impatto estetico, certamente importante, con quello ambientale ma è anche vero che il Golden Gate, il Rion Antirion e il viadotto di Millau sono tra le opere più fotografate al mondo. Manca l’onestà intellettuale, come ha dimostrato FareAmbiente. (rdm)

A2A presenta il primo Bilancio di Sostenibilità della Calabria

Pianeta, Persone, Prosperità sono le parole chiave che caratterizzano il Bilancio di Sostenibilità Territoriale in Calabria presentato a Catanzaro da A2A. Un documento, alla prima edizione, che rendiconta le prestazioni ambientali, economiche e sociali del Gruppo sul territorio calabrese nel 2021, nonché i suoi piani di attività per la transizione ecologica dei prossimi anni.

«Questo momento di restituzione dei risultati del 2021 agli stakeholders locali rappresenta un ulteriore passo nel percorso di collaborazione di A2A con la Regione Calabria, per fornire insieme un contributo concreto alla transizione energetica e all’economia circolare del territorio. – ha commentato il Presidente di A2A, Marco Patuano – Il Gruppo nel 2021 ha investito in infrastrutture e impianti 6 milioni di euro, distribuendo localmente oltre 20 milioni di valore economico. Vogliamo continuare in questa direzione mettendo a disposizione le nostre competenze per valorizzare le potenzialità di crescita della Calabria, contribuendo al contempo al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità del Paese».

Nel documento, viene evidenziato come «gli impianti idroelettrici di A2A in Calabria sono costituiti da diverse centrali poste sul versante ionico della regione e configurabili in aste: Sila, Albi Magisano e Satriano. Nel 2021 sono stati prodotti complessivamente 580 GWh di energia elettrica rinnovabile, permettendo così di evitare 247mila tonnellate di CO2» e che per la transizione energetica della regione,  «, risulta fondamentale il contributo della Centrale Termoelettrica di Scandale (Ergosud, partecipata al 50% da A2A), che utilizza il gas naturale per produrre energia: quest’anno ne sono stati prodotti 2.164 GWh, pari al 13,7% della produzione elettrica totale della Calabria».

«Sono stati investiti circa 400mila euro per migliorare l’impianto – viene evidenziato – studiando la possibilità di installare un sistema di auto-tuning sulle turbine a gas, che consentirà l’ottimizzazione automatica dei parametri di funzionamento con l’obiettivo di ridurre le emissioni e aumentare il rendimento. L’economia circolare è al centro delle politiche di A2A: a Crotone è stato recentemente acquisito un polo impiantistico per trattare rifiuti industriali, autorizzato a trattare circa 300.000 tonnellate all’anno. Tra gli asset presenti, un termovalorizzatore per il recupero energetico dai rifiuti industriali, un impianto di trattamento chimico-fisico per rifiuti liquidi, un impianto di inertizzazione e uno di recupero termico dei rifiuti sanitari. È previsto un revamping di tutti gli impianti per efficientamento ed adeguamento alle migliori tecnologie disponibili (BAT – Best Available Techniques)».

«Nel 2021 – si legge – A2A ha sostenuto lo sviluppo socioeconomico del territorio distribuendo circa 20 milioni di euro sotto forma di dividendi, imposte locali, ordini a fornitori, canoni e concessioni, sponsorizzazioni e liberalità e remunerazione dei dipendenti. Sono stati poi investiti oltre 6 milioni di euro in investimenti infrastrutturali e in attività di manutenzione degli impianti. Sono stati attivati 41 fornitori locali per un importo totale degli ordini pari a 6,2 milioni di euro: di questi, 4,6 milioni di euro sono stati fatturati a micro o piccole imprese con meno di 50 dipendenti.

«I dati non comprendono il polo di economia circolare di Crotone – viene spiegato – entrato nel Gruppo A2A a fine 2021 e la centrale di Scandale di Ergosud società non consolidata nel Bilancio Integrato. A conferma dell’impegno del Gruppo per la sostenibilità, l’offerta A2A per il segmento residenziale è composta al 100% da energia rinnovabile certificata. Lo scorso anno in Calabria sono stati distribuiti 28,8 GWh di energia verde. Da sempre attenta alla propria Comunità e ai giovani, il percorso formativo di educazione alla sostenibilità “Verso il 2050” che A2A porta avanti a livello nazionale con DeA Scuola ha coinvolto 76 docenti delle scuole della Calabria, tra i 1.886 totali che hanno partecipato in Italia. Inoltre, A2A ha proposto a tutte le scuole italiane il progetto “Energiascuola” dedicato all’efficienza e al risparmio energetico, a cui hanno partecipato circa 300 studenti della Calabria». (rcz=

Saverio Angelone (Cambiamo! RC): Sostenibilità ambientale fattore strategico per sviluppo

Saverio Anghelone, coordinatore di Cambiamo Reggio Calabria, ha ribadito come «la sostenibilità ambientale deve essere considerato un fattore strategico per lo sviluppo immediato del territorio».

«In questi giorni – ha spiegato Anghelone – sta prendendo forma il movimento politico, Coraggio Italia, fortemente voluto da Luigi Brugnaro, Giovanni Toti, Marco Marin e Gaetano Quagliariello. Uno dei punti essenziali della Carta dei Valori della nuova creatura politica è l’ambiente, diventato il terreno dei paradossi. Ci sono progressisti, paladini della tutela della natura che, però, rifiutano il diritto naturale. Conservatori che, invece, vorrebbero preservare tutto, fuorché l’ambiente. Serve una visione non ideologica con un approccio antropocentrico: l’ambiente è da tutelare non solo in quanto tale ma, anche e, soprattutto, in quanto la “casa” nella quale l’uomo vive e opera e patrimonio delle future generazioni».

«La politica ambientale – ha proseguito Anghelone – non va intesa come immobilismo, ma come promozione di attività antropiche che divengano a loro volta strumenti di valorizzazione e salvaguardia dell’ambiente dall’incuria e dall’abbandono. Il benessere ambientale implica la tutela e la valorizzazione non solo delle risorse naturali, ma anche del grande patrimonio culturale ed identitario che rende il nostro Paese unico per bellezza e attrattività turistica. In particolare, beni primari come ad esempio l’acqua, devono essere considerati un valore diffuso che va protetto promuovendo la solidarietà, garantendo a tutti la fruizione, recuperando infrastrutture obsolete e pericolose per la salute. L’acqua deve riprendere il suo valore come risorsa naturale, bene imprescindibile e caratterizzante il nostro Paese».

«Ci sono termini – ha concluso il Coordinatore e consigliere comunale di Reggio Calabria – che devono entrare nella nostra cultura politica. Rigenerazione urbana, ciclo dei rifiuti, differenziata, ciclo e depurazione delle acque devono obbligatoriamente essere parte di una politica di sostenibilità ambientale per l’intero territorio calabrese, costruendo uno sviluppo che non sia un ossimoro rispetto alla sostenibilità ambientale ma, sinergico, anzi che ne faccia un motivo di sviluppo, crescita, lavoro e sinergia tra settori». (rrc)