CONTRO L’AUTONOMIA CHE PIACE AL NORD
IL MEZZOGIORNO DEVE URLARE IL SUO NO

di MASSIMO MASTRUZZOSono diverse le aree del Mezzogiorno d’Italia che sono già sull’orlo del punto di non ritorno, praticamente a rischio concreto di desertificazione umana. Una condizione che con l’autonomia differenziata diverrà irreversibile.

Prendiamo ad esempio la provincia di Vibo Valentia, un territorio che ha vissuto dolorosi disastri idrogeologici: nel 2006 ci furono quelli che sconvolsero Longobardi, Vibo Marina, Bivona e Portosalvo. Nel 2010 toccò a Maierato. E poi Drapia, Vazzano, la zona delle Serre, e nel febbraio 2022 a San Calogero dove l’incubo di un paese risucchiato da una frana (che aveva già colpito quella zona nel 2018) ha rischiato di concretizzarsi a causa di uno smottamento che ha fatto scivolare a valle parte dell’arteria di collegamento alla Statale 18, causando di fatto non solo un danno milionario, ma una consequenziale sottrazione di diritti causati dagli effetti negativi che la frana ha avuto sulla mobilità quotidianità, oltre che sulla sicurezza, dei cittadini di San Calogero che si sono ritrovati con la via per la Statale 18 sbarrata.

Statale 18 e territorio comunale di San Calogero che sono già saliti sulla ribalta della cronaca per la vicenda della discarica fornace, discarica che che confina con le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, sulla statale 18 appunto, che dalla vicina Piana di Gioia Tauro porta verso Vibo Valentia, al bivio per la frazione Calimera, ritenuta tra le più pericolose d’Europa in quanto contiene oltre 130mila tonnellate di rifiuti provenienti da centrali termoelettriche a carbone, oggetto prima del processo “Poison”, (con la magistratura che non è riuscita a consegnare alla giustizia i 14 imputati ritenuti responsabili di “avvelenamento colposo” in quanto il reato è andato prescritto), e successivamente teatro della triste vicenda che ha visto l’omicidio di Soumaila Sacko, di 29 anni, maliano, bracciante agricolo ed attivista dell’Unione sindacale di base, ucciso nel giugno del 2018  mentre si trovava nell’ex fornace per recuperare lamiere da utilizzare nella tendopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria) allo scopo di adattarle a coperture di alcune baracche che ospitavano migranti.

Quale legame tra gli eventi del territorio del Vibonese, del territorio comunale di San Calogero con l’autonomia differenziata?

I numeri, la realtà dei numeri prodotti dall’agenzia per la Coesione che ripartisce i mille e passa miliardi di spesa pubblica tra le Regioni. La spesa media pro capite del Nord-ovest è pari a 19.291 €, nel Nord-est 17.754 €, al centro 20.365 €, al sud 13.756 € e nelle isole 15.004 € (dati 2019). Facendo qualche conto, nel Mezzogiorno arrivano quasi 5.000 € all’anno in meno rispetto al Centro-nord, che per i 20 milioni di abitanti fanno 100 miliardi all’anno in meno, più della metà di tutto il PNRR.

E la disomogeneità territoriale istituzionalizzata non è finita, con i dati dell’indice di correlazione tra spesa pubblica e Pil regionale si arriva all’assurdo risultato che la spesa per le politiche sociali sia maggiore nelle regioni più ricche. Da notare che rispetto a una iniziativa che rischia di trasformare i diritti dei cittadini in beni disponibili a seconda del reddito, prevedendo il riparto delle risorse in base alla capacità fiscale territoriale nell’ambito di sistemi regionali autonomi, per la scuola come per la sanità, l’ambiente, la sicurezza, i beni culturali, la ricerca, le infrastrutture, nessuno ne parla, nè le istituzioni, né la stragrande maggior parte dei media e nemmeno molte realtà della società civile, che pure ne sono a conoscenza. Così come una sorta di inspiegabile consegna del silenzio, avvolge la mancata applicazione dei LEP, che a prescindere dell’autonomia differenziata, e previsti per legge dal 2009, attendono ancora di essere applicati. La mancata applicazione causa al sud una mancata assegnazione che si traduce in una perdita di 61 miliardi di euro ogni anno. Ogni anno dal 2009.

I LEP, infatti, sono i Livelli Essenziali delle Prestazioni, soldi, che lo stato dovrebbe destinare nella stessa quota di spesa pubblica pro capite in tutte le regioni d’Italia.

Per ogni cittadino ci dovrebbe quindi essere una quota X che viene destinata dalla ripartizione della spesa pubblica (e questa X dovrebbe essere uguale per tutti, in ogni parte d’Italia). Perché non sono ancora stati applicati, e perché la ministra Gelmini vorrebbe che l’autonomia differenziata venisse applicata prima dei LEP? 

Questo lo sa bene Giorgetti.

Nel 2009, quando i leghisti andarono al governo con Berlusconi, fecero passare la legge, nota come legge Calderoli, sul federalismo fiscale, convinti che il “Sud fannullone” derubasse il Nord, “Roma ladrona”, etc…

Analizzando i dati si scoprì che non era così, anzi, le regioni del Nord, nella redistribuzione, ricevevano, e contano a ricevere, molti più soldi pro capite.

Nello specifico fu proprio Giorgetti a scoprirlo, perché dal 2013 al 2018 nel ruolo di presidente della commissione per il Federalismo Fiscale, chiese e ricevette i dati sulla redistribuzione dei fondi dal ministero dell’Economia, ma una volta visionati insabbiò tutto (i dati fornitigli ufficialmente non risultano infatti agli atti), chiedendo anche di fare una seduta segreta come in antimafia, la cosa risulta dagli atti, dando come motivazione che: “i dati sarebbero potuti essere scioccanti”.

E in effetti i dati erano scioccanti, aveva scoperto, analizzando la spesa storica, che ogni anno al Sud arrivano miliardi in meno per la spesa pubblica.

Queste informazioni avvolte da un misterioso silenzio (avete presente il dito nascosto dietro la schiena perché sporco di marmellata?) sono la prova che dietro all’autonomia differenziata c’è del losco, come si suol c’è del marcio in Danimarca, dove la Danimarca altri non sono che le segrete stanze dove si fanno riunioni tra la ministra Mariastella Gelmini e i presidenti delle Regioni del Nord, lontano dagli occhi indiscreti dei presidenti delle Regioni del Sud Italia. Roberto Occhiuto (Calabria), Michele Emiliano (Puglia), Vincenzo De Luca (Campania) messi alla porta in nome delle esigenze economiche del Nord Italia.

Chi volta lo sguardo altrove, chi si arrende senza lottare di fronte a questa incostituzionale iniziativa di sottrazione di diritti, sarà colpevolmente complice, e nascondere il dito dietro la schiena non sarà sufficiente.

Il Movimento per l’Equità Territoriale il 17 dicembre 2021 ha presentato presso la Corte di Cassazione una Proposta di Legge di iniziativa popolare per l’abolizione del terzo comma dell’articolo 116, ovvero la cancellazione dell’autonomia differenziata dalla Carta Costituzionale. (mm)

[Massimo Mastruzzo è della segreteria nazionale M24A-Et – Movimento per l’Equità Territoriale]