di NICOLA FIORITA – La bimba senza nome, identificata con la fredda sigla Kr14f9, è il simbolo più drammatico e commovente dell’immane tragedia di Steccato di Cutro che pesa come un macigno sulla coscienza di tutta l’Europa. Chi pensa che il fenomeno migratorio sia affrontabile solo con la forza o con i blocchi navali dovrebbe inchinarsi davanti al corpo esamine di questa bambina a cui è stato negato il futuro, rubato i sogni della sua età e perfino la sua identità.
Mi permetterò di chiedere alle autorità competenti, al sindaco, alla Prefettura di Crotone e alla magistratura, il permesso di seppellire Kr14f9 nel cimitero di Catanzaro. E tenteremo anche di darle un nome: la chiameremo Angelita, come la bambina che i soldati alleati nel 1944 trovarono sulla spiaggia di Anzio, sola e in lacrime e con quattro conchiglie in mano, come recitava una famosa canzone a lei dedicata.
Angelita di Anzio è stata nell’immaginario collettivo il simbolo della libertà e della solidarietà umana anche in tempo di guerra, un tempo che purtroppo continuiamo a vivere anche oggi. Kr14f9 è il simbolo di cosa possano produrre la disumanità, il cinismo, l’interesse economico, il falso patriottismo.
In queste ore mi sento di dire solo questo, lasciando ad altri le valutazioni in politichese e le ricette, più o meno convincenti, per fermare barconi e scafisti e dire basta a queste stragi del mare. Il senso di umanità viene prima di tutto e la nostra Catanzaro lo ha dimostrato in occasione dello sbarco di questa estate a Lido, soccorrendo centinaia di ragazzi in fuga dall’inferno delle loro terre.
Siamo orgogliosi di questa Calabria bella e solidale che in queste ore ha mostrato, con lo straordinario lavoro dei soccorritori, dei volontari, dei sindaci e dei semplici cittadini, il suo volto più autentico. (rcz)