L’OPINIONE / Dominella Quagliata: A Reggio Task force comunale o Armata Brancaleone?

di DOMINELLA QUAGLIATA – Premesso che la Task Force Covid-19 del Comune di Reggio Calabria, istituita nel mese di novembre 2020, è costituita da competenti e motivati professionisti e rappresentanti istituzionali, fa rabbia che a distanza di oltre un anno di riunioni e confronti il pregiato gruppo di cervelli, che opera a titolo volontario, non sia riuscito a concretizzare alcuna azione proposta, eccetto la discussa chiusura delle scuole.

Non sono di certo mancati i contributi: piano sulla comunicazione sociale (progetto “Comunicare (in) Sicurezza”); portale web d’informazione territoriale sulla gestione della pandemia; progetto “Io resto fuori” – sorveglianza attiva virologica di comunità anti-covid 19; proposta dell’”Associazione Genitori di Bambini e Adulti Disabili onlus “Protocollo Covid 19 per persone con disabilità; sistema premiante per facilitare comportamenti efficaci della popolazione; ecc.

Progressivamente la compagine designata dal Sindaco Falcomatà, e confermata dal Sindaco f.f. Brunetti, si è nei fatti snellita numericamente, perdendo rappresentanti necessari alla gestione territoriale della pandemia, come il dr. Costarella – direttore sanitario GOM; il dr. Giuffrida – direttore Dipartimento Prevenzione ASP RC e il dr. Zoccali – direttore sanitario f.f. ASP RC.
Come biasimarli? Professionisti che ogni giorno devono combattere in trincea contro un nemico impegnativo (Covid 19) e senza armi necessarie (personale e ausili sanitari) con quale coscienza e deontologia dovrebbero sottrarre tempo a tutto questo per riunioni dimostratesi improduttive e sterili, se non per un elevato scambio culturale?

Perché l’operazione task force non ha funzionato?

Da psicologa delle emergenze, componente della task force comunale, mi permetto di ipotizzarne le cause, già da me espresse nel GdL, ma inascoltate dai colleghi dello stesso gruppo e dai sindaci che si sono avvicendati. Innanzitutto si continua a “trattare” il fenomeno Covid 19 quale “emergenza”, con gli stati emotivi tipici della stessa. In realtà l’emergenza è caratterizzata da una circostanza imprevista che richiede azioni immediate di fronteggiamento dell’evento inaspettato e dunque qualitativamente migliorabili nel tempo, grazie ad un’accurata pianificazione.

Da troppo tempo il Covid 19 non costituisce emergenza, ma serio problema da gestire efficacemente. A tal proposito le riunioni di Task Force continuano ad essere convocate da un giorno all’altro, in assenza di pianificazione delle stesse, impedendo così la partecipazione a chi, come me, vuole e deve onorare i propri impegni professionali.

Manca la definizione condivisa e dichiarata di finalità, obiettivi, risultati attesi, metodologia, strumenti, definizione dei ruoli e soprattutto indicatori di monitoraggio e valutazione delle azioni del Gruppo di Lavoro. Nessuna organizzazione può esimersi, per essere efficace, dai suddetti criteri che costituiscono l’ABC dei processi organizzativi. Le riunioni di lavoro producono più frustrazione che crescita e produzione.

Le esigue determinazioni prodotte dalla task force, come la chiusura delle scuole, non sono supportate dall’esplicitazione delle finalità delle stesse (ad es. chiudere per un tempo preciso al fine di mettere in atto azioni di tracciamento e contenimento del virus). La comunicazione delle stesse, ai cittadini, appare come un’imposizione che confida nella buona sorte capace di mitigare l’andamento dei contagi e dei ricoveri. Ciò determina nella popolazione disorientamento e insicurezza, con esiti che vanno dal panico alla negazione e comunque non collaborazione attiva ed efficace.

Il paradigma bio-psico-sociale, definito dall’OMS già nel 1947 come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia” è costantemente ignorato, a favore del “biocentrismo” secondo il quale le azioni implementate devono tener conto esclusivamente del potenziale danno biologico, sottovalutando quelli psichici ed economico-sociali che diventano sempre più rilevanti nel post emergenza. In assenza di un approccio sistemico/olistico, ogni intervento mirato a prevenire e contenere i potenziali danni di una dimensione rischia di aggravare le condizioni delle altre due.
Sussistono ad oggi troppe criticità concettuali e procedurali che rendono quasi nulli gli sforzi messi in campo dalla Task Force Covid 19 comunale.

Credo ancora nella potenzialità di tale realtà “organizzata”? Certamente sì. Questa comunicazione pubblica ne è una prova. Avrei potuto dimettermi, giustificando la mia deresponsabilizzazione con l’attribuzione a terzi delle responsabilità dell’inefficacia dell’organizzazione di cui faccio parte. Non è nel mio stile, voglio non lasciare intentato qualunque intervento possa farmi sentire degna di essere una Cittadina reggina, contribuendo per come posso al bene comune.

Quanto fin qui esposto, come già precisato, è stato da me, ripetutamente, espresso in task force. Confido che il mio appello, ad oggi inascoltato, possa essere supportato dalle cittadine e i cittadini che non si rassegnano ad una città focalizzata sulle pseudo emergenze, che rimarranno per sempre tali in assenza di pianificazione e monitoraggio.

Andrà tutto bene? Solo se a ciascuno sarà consentito di poter offrire il proprio qualificato contributo, solo se ogni cittadina e ogni cittadino saranno messi nelle condizioni di sentirsi protagonisti, dunque responsabili, di ciò che oggi è il fronteggiamento di una pandemia e, spero presto, della crescita territoriale. Task Force o Armata Brancaleone? Le prossime scelte costituiranno la risposta a questo imbarazzate quesito. (dq)

[Dominella Quagliata è psicologa delle emergenze e componente della Task Force covid-19 del Comune di Reggio Calabria]

Aeroporto di Reggio, Chindemi (Task force): Da Sacal zero risposte su temi concreti

Salvatore Chindemi, coordinatore della task force comunale per l’Aeroporto di Reggio Calabria, ha commentato gli esiti della conferenza stampa tenuta da Sacal presso lo scalo reggino, alla presenza del deputato Francesco Cannizzaro e del presidente Giulio De Metrio.

«Abbiamo volutamente atteso qualche giorno – ha spiegato Chindemi – niente affatto stimolati dal desiderio di chiosare la conferenza stampa dell’amministratore di Sacal Giulio De Metrio e del deputato reggino Francesco Cannizzaro, ove erano state preannunciati avvenimenti epocali. Abbiamo visto e rivisto, più volte, il video dell’avvenimento, increduli che quelle affermazioni fossero state realmente pronunciate, intrise come sono di sgarbi istituzionali, mancanza grossolana di stile, arroganza mal celata, il tutto condito con la solita arroganza padronale».

«Si potrebbe, contemporaneamente – ha aggiunto – iniziare e finire il nostro commento utilizzando il famoso incipit Ciceroniano: quousque tandem abutere, De Metrio, patientia nostra? Ma, nel merito dei lavori da svolgere nello scalo reggino, ci limitiamo, asetticamente, a mutuare le considerazioni del sottosegretario Morelli, appartenente allo stesso partito che ha indicato il dottor De Metrio alla guida della Sacal, il quale, in modo netto ed incontrovertibile, ha, ripetutamente, affermato che ci troviamo di fronte ad uno scandaloso spreco di risorse pubbliche. Fatte salve, e siamo tutti d’accordo per quelle occorrenti, alla eliminazione delle, ormai celebri, restrizioni».

«In realtà più che una conferenza stampa, ai più – ha proseguito – è apparsa la commemorazione di un defunto (ahinoi, lo scalo). Per lunghi tratti dell’intrattenimento, mascherato maldestramente in conferenza, il massimo esponente della Sacal è apparso come un componente, cooptato, di un comitato elettorale, al quale, per premio, è stato concesso l’onere e l’onore di annunciare che il 21 Settembre, a qualche settimana dalla scadenza della tornata elettorale, illustrerà, in Regione Calabria, alcuni punti contenuti nel famosissimo piano industriale della Sacal, magari affiancato dallo stesso deputato conferenziere e dalla sua candidata capolista».

«Ed ancora – ha proseguito il coordinatore della task force – può qualcuno rammentare al presidente della Sacal che quando si reca presso lo scalo reggino, si trova in casa altrui e che al Sindaco metropolitano non occorre essere giornalista per stare in casa propria? E, a proposito di titoli abilitanti, l’on Cannizzaro per quale testata giornalistica scrive?».

«Ed infine – ha detto ancora Chindemi – poiché ci siamo soffermati fin troppo, l’ultima perla. Per entrare in Sacal, sentenzia il neo amministratore, occorre conquistare la fiducia, così come, entrando in metafora, in un matrimonio rispettabile lo sposo deve presentarsi alla famiglia della nubenda con modi garbati e recando doni preziosi. Peccato, Presidente, stazionando in metafora, che mentre l’aspirante sposo corteggiava, per mesi e con pazienza, la nubenda, proponendo l’acquisto di un ricco dono, all’altezza della famiglia di provenienza, due milioni di euro è la somma offerta dalla MetroCity per l’acquisto delle quote Sacal, la stessa si “donava” a destra e a manca! E quindi ci sarebbe da riflettere su quanto sviscerato anche nel corso dell’ultima riunione della task force comunale, sull’opportunità di avviare un percorso differente proponendo una gestione autonoma dell’aeroporto. Un tema che andrebbe affrontato in un dibattito pubblico, chiamando la città ad esprimersi in modo definitivo sull’opportunità di entrare in Sacal o generare un’alternativa da proporre ad Enac per gestione autonoma dello scalo».

«Ma, al di là degli aspetti di forma ciò che è sembrato probabilmente più evidente nelle dichiarazioni rese durante la conferenza stampa – ha evidenziato – è l’assoluta mancanza di risposte nei confronti degli interrogativi concreti che in questi mesi sono stati posti. Non si capisce perché il piano industriale non sia ancora stato reso pubblico. Non si capisce il motivo per cui Sacal tergiversa ancora sulla richiesta di acquisizione delle quote della Città Metropolitana di Reggio Calabria».

«Ma, soprattutto – ha chiosato Chindemi – non si capisce in che modo e se il presidente De Metrio e il deputato Cannizzaro abbiano pensato in qualche modo di aumentare l’offerta volativa per il nostro aeroporto. Perché, se dovessimo attendere la fine dei lavori annunciati, che tra progettazione, bandi, possibili ricorsi e intoppi di varia natura, potrebbero essere completati non prima di altri 5 o 6 anni, a quel punto potrebbero non essere più necessari in quanto lo scalo rischierebbe di essere chiuso da tempo. A meno che qualcuno non si stia pensando di trasformare l’aerostazione del Tito Minniti in un grande centro commerciale con parcheggio. A quel punto si, che i lavori annunciati, sarebbero realmente salvifici». (rrc)