1908 Reggio e Messina: il terremoto più catastrofico della storia dell’umanità

di PASQUALE AMATO –  Le immagini parlano della tragedia che colpì la regione dello Stretto, con la perdita del 95%degli edifici e con essi di tutti quegli oggetti della memoria di vita di ciascuno; con quasi tutte le famiglie distrutte o mutilate di alcuni membri; con la moltitudine di orfani rimasti senza genitori; con tanti genitori privati dei figli; quindi distruzioni di case con tutti gli oggetti cari e perdita di affetti familiari.

Aiuti nel terremoto 1908

Nel contempo ci raccontano dell’enorme mobilitazione di solidarietà nazionale e internazionale che suscitò; dell’epopea delle città di legno in cui i superstiti vissero non tanto provvisoriamente complice la grande guerra che interruppe l’avvio della ricostruzione. Ci fanno infine intendere quanto fu dura la ricostruzione e quanta determinazione ancora una volta fu necessaria ai popoli dello Stretto di Scilla e Cariddi per risollevarsi e rinascere.

Rovine di Reggio dopo il terremoto del 1908

Emersero in quella fase storica personalità forti che in mezzo alle macerie non si persero d’animo e riuscirono ad immaginare la rinascita coadiuvate da personalità che accorsero da lontano e si legarono a noi collaborando per una splendida ricostruzione. A Reggio furono decisivi gli apporti del Ministro Giuseppe De Nava, dell’Assessore e poi grande Sindaco Giuseppe Valentino e dell’ing. Pietro De Nava autore del piano di ricostruzione; di personalità che pur venendo da lontano scelsero di porsi al nostro fianco come Umberto Zanotti Bianco e Don Luigi Orione ; di tecnici di grande valore che, sebbene inviati dallo Stato, si impegnarono prendendo a cuore la missione e lasciando un segno indelebile nella caratterizzazione liberty delle nuove città.

Se ci riuscirono allora i nostri antenati dopo una tragedia di quelle proporzioni, è inaccettabile che di fronte a problematiche molto meno gravi di quelle ci siano reggini e messinesi che dicono che “non si può”. Si può se si ama la propria comunità. E se si è animati dall’amore riesce tutto. (amp)

Il video:

 

1908: il ricordo del catastrofico terremoto. Un mini-racconto di Santo Gioffrè e…

Il medico-scrittore Santo Gioffrè ha affidato a Facebook un tenerissimo ricordo personale sul terremoto del 1908, che riproponiamo ai nostri lettori.

di SANTO GIOFFRÈ – “Nonna, nonna perché piangi?” Il pargoletto, seduto ai suoi piedi, stava appeso ad una delle pieghe del lungo saio della donna e guardava, con ansioso patema, l’altra madre che lo stava allevando. Ella, con gli occhi lucidi come solo pianti nascosti ad ogni insulsa curiosità causano, ricambiava donandogli carezze e forzati sorrisi che bastavano a saziare il cuore supplicante del bimbetto. L’anziana donna stava curva, con la testa poggiata alla pila di mattoni ormai sfarinati per l’esposizione secolare al sole ed alle intemperie e che ancora, a fatica, fornivano supporto ad una marcia porta e aspettava… Non sporgeva tutto il suo volto, oltre la porta che dava accesso alla macelleria di via Roma , ma solo per meta’. L’altra metà del suo viso, imprigionato dentro un fazzoletto che le fasciava la testa e finiva serrato da un nodo sotto il mento, lo teneva nascosto, come il suo immenso dolore. “Nonna, perché piangi?” Insisteva il pargoletto, aggrappato a Lei… La vecchia Signora era come assente, immersa tra mille ricordi dove solo lei poteva starci. Pensieri tristi che lei, per tutta la sua vita, portò custoditi dentro un forziere di lacrime amare. Solo quando vedeva la Statua della Madonna Nera varcare la porta della chiesa si ridestava e scoppiava in un pianto singhiozzante, ma non manifesto, sommesso e sottomesso alla sua mano che le tappava la bocca perché i drammi intimi non vanno, mai, resi pubblici. Allora, sollevava il nipotino, l’ultimo dei 10 che aveva cresciuto e lo abbracciava, tenendolo stretto al suo seno. Poi, si ritirava in una solitudine abissale, interrotta, solo, dalle carezze che il bambino le dava e che la chiamava, a volte, mamma, mamma… Mia nonna così ricordava( e io mi ricordo) ogni 28 dicembre, i due figli morti tra le sue braccia dopo che era riuscita a trarli dalle macerie della sua casa. Mia Nonna materna, Caterina, si era sposata a 14 anni.A 16 era già madre. Partorì 14 figli. I primi 2 figli le morirono sotto il terremoto del 1908. Quel ragazzino ero io. Era il 1963… (sg)

I numeri. Ricorda il gen. Emilio Errigo:

28 dicembre 1908
Ore 05.20:27
Terremoto magnitudo 7.2
Durata 37 secondi
Rase al suolo Messina e Reggio Calabria
Morirono più di 100.000 persone

Come dimenticare le strofe di Giovanni Pascoli dedicate alle città distrutte?

Questo mare è pieno di voci
e questo cielo è pieno di visioni.
È un luogo sacro questo.
Tra Scilla e Messina,
in fondo al mare…
è appiattita la morte…
quella cui segue l’oblìo.
Tale potenza nascosta
donde s’irradia
la rovina e lo stritolìo,
ha annullato qui
tanta storia,
tanta bellezza,
tanta grandezza.
Ma ne è rimasta
come l’orma nel cielo,
come l’eco nel mare.
Qui dove è quasi distrutta la storia,
resta la poesia 

Così su Twitter, il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà:

Sono passati 112 anni dal #terremoto dello Stretto. Un evento devastante che rase al suolo #ReggioCalabria e #Messina. Insieme a @comuni_anci, oggi ricordiamo quella tragedia. Siamo un popolo fiero, capace di rialzarsi nelle difficoltà. Allora come oggi.