di SANTO STRATI – Scrive Il Sole 24 Ore: «Non si è mai sentito parlare tanto di Calabria come quest’anno». Se lo dice l’autorevole quotidiano degli industriali italiani c’è da crederci. E, in realtà, è proprio vero: la Calabria, finalmente, è protagonista delle pagine dei giornali e dei servizi televisivi non per delitti di mafia o arresti eccellenti, bensì per le sue spettacolari bellezze, le sue caratteristiche che la prefigurano come California d’Europa, i suoi incantevoli paesaggi e, soprattutto, la sua gente. La gente di Calabria accogliente, vitale, generosa e premurosa col forestiero come se fosse un parente lontano cui non si deve far mancare nulla.
Cos’è successo? È un miracolo? Bé, non esageriamo, anche se questa – ricordiamolo – è terra di santi e mistiche e dovunque si vada c’è uno straordinario senso di fede che in molti ci invidiano. La verità è un’altra: sono gli effetti mediatici della campagna “involontaria” della presidente Jole (non ci crediamo nemmeno un po’ che non volesse attrarre l’attenzione con le sue prese di posizione contro il Governo nell’emergenza covid) e della anti-campagna di Klaus Davi che ha fatto arrabbiare il governatore del Veneto Zaia. Davi è un istrionico negromante della comunicazione: trasforma l’acqua in vino, l’acqua in (finto) oro e conosce bene il suo mestiere, tanto da essersi persino inventato da solo il termine che lo contraddistingue nelle sue continue apparizioni televisive e mediatiche: massmediologo. Che significa? È uno che capisce di mass media e, da questo punto di vista, non ha competitor in autorevolezza e ingegno. Vorremmo solo ricordare che San Luca è stato per anni un luogo senza amministrazione comunale, perché non c’erano candidati, non si presentava mai nessuno alle elezioni. Davi, lo scorso anno, con uno dei suoi soliti colpi di teatro ha portato il caso di San Luca alla ribalta delle cronache nazionali semplicemente mettendoci la faccia: ha messo in gioco la sua persona e ha gridato ai quattro venti che si candidava a sindaco del piccolo comune aspromontano noto più per i suoi trascorsi mafiosi che per aver dato i natali al nostro grande Corrado Alvaro. Klaus Davi si è di innamorato San Luca e della calabria e ora, provocatoriamente (ma con molta serietà), ha lanciato la sua candidatura a sindaco di Reggio. Non per fare il primo cittadino (anche se – crediamo – sarebbe molto più in gamba di tanti politici che cercheranno di lusingare gli elettori di Reggio e della sua MetroCity), ma per far emergere le tante contraddizioni di una città che ha moltissime risorse e non le sa sfruttare né utilizzare. E siatene certi che riuscirà a montare il brand Reggio senza far cacciare un centesimo alle istituzioni. La Calabria dovrebbe fargli un monumento…
Dicevamo del ritorno d’immagine che le tante finte polemiche hanno provato. Il Sole 24 Ore ha scritto, con un bellissimo e obiettivo servizio di Sara Magro, più di quanto qualsiasi campagna pubblicitaria (costosissima) avrebbe potuto raccontare. «La regione – si legge sul quotidiano – ha molto da offrire soprattutto quest’anno: tre parchi nazionali (Sila, Aspromonte e Pollino), 14 litorali Bandiere Blu e sei borghi Bandiere Arancioni, una rete di sentieri, tra cui il nuovo Cammino Basiliano che collega nord e sud per 1040 km in 44 tappe tra monasteri, masserie e una natura integra». Qualcuno obietterà, ma sono le cose che calabria.live – questo giornale – ripete dal primo giorno; grazie, ma volete mettere leggere su un quotidiano autorevole come il Sole questa che è musica per le orecchie del viaggiatore in cerca di novità?
L’analisi della Magro è acuta e da apprezzare: «Mentre altre regioni del Sud, più forti nella comunicazione e nell’ospitalità, godevano di un boom turistico internazionale e ricco, la Calabria restava nell’ombra, a parte le località di moda sul mare. Poche strutture, e una reputazione non proprio impeccabile. Intanto, nel 2016, dopo cinquant’anni, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria è stata dichiarata finita, facilitando il collegamento con il resto d’Italia: 443 km tra filari di oleandri in fiore, e senza pedaggio. È come se la regione si fosse improvvisamente liberata di un oblio che non meritava, presentandosi ancora vergine a conquistare l’amore di viaggiatori curiosi. È una terra da scoprire, ideale per una vacanza on the road, con strade statali e provinciali interne che portano a luoghi al limite dell’esotico: mari e monti, campagna e colline».
La giornalista si vede che ha girato e annotato, al contrario di tanti blogger che scrivono di libri che non hanno letto o leggeranno mai, di posti che non conoscono e di località di vacanza che non saprebbero nemmeno individuare su una cartina geografica (anche se oggi c’è Google Maps). Siamo particolarmente felici di leggere il racconto una Calabria che ci appartiene e – speriamo – sappia attrarre l’interesse del viaggiatore: «Partiamo dalla costa – scrive Sara Magro sul Sole – . Ottocento km divisi tra due mari, completamente diversi: a ovest il Tirreno, rocce e acque blu, vista sulle Eolie; a est lo Ionio, litorali di sabbia e acque color smeraldo. Di qui Tropea e Capo Vaticano, con gli hotel chic e la mondanità; di lì, Riace, Soverato, Isola di Capo Rizzuto, dove l’Art Praia Resort, con ristorante stellato, è la prova di un turismo di lusso possibile. Poi, una sfilata di villaggi, ognuno con il suo perché: Diamante, con più di 300 murales; Cetraro Marina per il mercato del pesce e la vista sulle Eolie; l’Isola di Dino, nei cui fondali si nuota tra stelle e cavallucci marini; Scolacium, con il Parco Archeologico che dal 7 al 28 agosto ospita il festival di danza, musica e arte “Armonie d’arte”. Dalla costa mondana, si raggiungono velocemente i paesaggi arcaici della Sila, ultimo tratto di Appennino, Parco Nazionale dal 1997. Si viaggia tra una distesa di colline, dove pascolano capre e pecore: “Senza esagerare, non si incontra nessuno per chilometri, a parte qualche capra e qualche gregge”, dice Carla Pacelli, proprietaria con la famiglia dell’azienda agricola Tenute Pacelli, a Malvito, che produce vino biologico e offre ospitalità. “La natura è generosa e intatta, solitaria e meditativa. Si incontrano borghi minuscoli ma di grande personalità, come Carfizzi, un paese di 560 abitanti dove si parla albanese; Guardia Piemontese con le terme; Zagaris, circondato dai boschi, dove si respira l’aria più pulita d’Europa”. Secondo uno studio finanziato dall’Unione Europea, in località Trivolo, a 1800 metri, l’inquinamento è vicino allo zero, meno del Polo Nord. Al concorso di bellezza vince invece San Nicola Arcella, arroccato su una collina che guarda verso il mare. “In inverno è il deserto dei Tartari, ma tra luglio e settembre lo scrittore cosentino Michele D’Ignazio apre la sua locanda culturale Il Vicolo, e ogni sera prepara un aperitivo suggestivo: cuscini sparsi sui gradini della piazza, candele accese, cibi e vini di piccoli produttori dei dintorni, dalle olive al famoso cedro della Riviera”.
«La Sila è anche un luogo di innovazione agricola e femminile. “Ci sono storie affascinanti”, racconta Carla, perlustratrice esperta delle eccellenze gastronomiche locali. “La biologa Maria Procopio ha aperto il piccolo caseificio Santanna, dove sperimenta nuove stagionature con il latte delicato e poco grasso delle sue capre Saanen. Marianna Costanzo alleva quaglie e galline, coltiva frutti di bosco, gelsi e ortaggi dai semi antichi, tra cui qualità rare di pomodori“. Nel suo agriturismo – Le delizie di Marianna – si fa la spesa e si pranza: cucina super genuina, tutto fatto in casa”. Invece, Francesca e Cristina Cofone, dopo la laurea, hanno scelto di portare avanti l’azienda di famiglia ad Acri, seguendo valori antichi ma attualissimi: conversione all’agricoltura sostenibile, allevamento di mucche e altri animali allo stato semi-brado, puntando sul loro benessere, produzione di cacio cavallo, mozzarella e altri formaggi a latte crudo».
Scusate la lunga citazione, ma ci ha affascinato e così pensiamo capiterà a migliaia di lettori. Non c’è bisogno di una comunicazione “emozionale” come dice la presidente Jole Santelli che ha affidato – con strascico di polemiche – a Gabriele Muccino il compito di esprimerla in pochi minuti di un corto-film, basta osservare, guardare, riferire. Qualche settimana fa il TG5 ha dedicato un fantastico servizio a Tropea, altri ne verranno dai tanti media che finalmente si sono dimenticati della Calabria cruenta di Anime nere (del nostro magnifico Gioacchino Criaco) e stanno scoprendo angoli di paradiso in una regione dove anche geneticamente il covid è tenuto a distanza.
I migliori testimonial, non dimentichiamolo, sono i forestieri che scoprono per la prima volta la nostra terra, ma non sono da meno i cosiddetti turisti di ritorno, i calabresi e i figli dei figli di calabresi, che vengono a conoscere i luoghi d’origine di genitori e nonni. Sembra persino inutile ribadire che restano incantati. E allora alimentiamo questo trend di comunicazione: la regione offra buoni benzina, organizzi tour gratuiti di vigne e cantine, di siti archeologici e musei. Non basterà il tempo ai nostri ospiti, meglio così, avranno voglia e desiderio di ritornare, possibilmente con affetti, amici, familiari. È questa la Calabria che vogliamo, quella che ci appartiene, e che ci rende orgogliosi della nostra calabresità. (s)