L’AREA DELLO STRETTO, SOSPIRI SUL PONTE
IN CALABRIA QUESTO È IL MOMENTO GIUSTO

di SANTO STRATI – Il momento è questo, non si sprechi l’opportunità dei fondi europei e si metta finalmente mano al Ponte sullo Stretto. I calabresi sono stufi di sentir parlare di nuovi studi di fattibilità, di alternative suggestive (e irrealizzabili, come il tunnel) ma amerebbero vedere finalmente un’opera grandiosa che non creerebbe soltanto il collegamento stabile tra le due sponde, ma diventerebbe un’icona inconfondibile di un’area che richiede solo di essere valorizzata. Qualcuno obietterà questa presa di posizione a favore del Ponte, ma invitiamo a leggere il supplemento odierno a calabria.live dedicato al ponte, con gli autorevolissimi pareri di docenti universitari, ingegneri e progettisti. Da cui si può largamente desumere che il rischio sismico è oggi affrontabile con le nuove e innovative tecniche di costruzione su cui gli italiani  primeggiano nel mondo. E che si può costruire nel rispetto dell’ambiente, senza deturpare il paesaggio e sconvolgere l’ecosistema.

È u problema di volontà politica: lo abbiamo scritto tante volte, ma se prima ci poteva essere l’alibi della mancanza di fondi, oggi va sottolineato che i quattrini che l’Unione Europea ci mette a disposizione vanno spesi a fronte di progetti e di programmi di sviluppo. Abbiamo apprezzato la presa di posizione della presidente Jole Santelli a fronte del goffo tentativo di contrabbandare l’idea del tunnel come nuovo diversivo per prendere in giro i calabresi: il progetto è pronto, vanno solo adeguate alcune tecniche che dal 2011 (anno in cui il progetto esecutivo ha visto la luce) a oggi sono evidentemente superate da innovazione e ricerca. La storia del tunnel (se ne parlò la prima volta nel 1870, figuratevi) serve solo a deviare l’argomento e a prendere ulteriore tempo. Nè i calabresi né i siciliani sono disposti a sopportare tattiche dilatorie che non conducono ad alcuna parte. Sul tunnel basterebbe la dichiarazione del presidente degli ingegneri italiani Armando Zambrano che boccia l’ipotesi sottomarina a causa delle correnti e del rischio sismico che uno scavo al di sotto del fondo marino corre rispetto a un ponte sospeso.

Basterebbe pensare a come cambierebbe radicalmente l’area dello Stretto, con la creazione, intorno al Ponte, di parchi tematici naturali, e della fortissima attrazione che l’opera andrebbe a esercitare su milioni di turisti. Verrebbero da tutto il mondo solo per vedere il Ponte (oltre, naturalmente, già che ci sono, i magnifici Bronzi di Riace). Non si sottovaluti questa opportunità di attrazione: il Ponte sarebbe uno spettacolo destinato a diventare parte integrante del paesaggio. Il tunnel – largamente sconsigliato –– ci costringerebbe al buio: ma chi rinuncerebbe al meraviglioso spettacolo dello Stretto, là dove s’incontrano le correnti e convive il mito di Scilla e Cariddi? Chiunque scende in macchina in Calabria, fino allo Stretto, rimane già a bocca aperta di fronte a un paesaggio di sogno, figuriamoci se ci fosse il Ponte…

La cecità (ma forse più la stupidità) di una classe politica inetta ha fino ad oggi bloccato qualsiasi iniziativa e nessuno prova a immaginare cosa significherebbe in termini di occupazione e lavoro quest’impresa colossale. WeBuild, che è il nuovo nome di Impregilo, sono anni che aspetta di mettere mano al più straordinario manufatto architettonico e ingegneristico del mondo (non per niente ha chiesto una pena ultramilionaria in caso di totale cancellazione del progetto). Ci sarebbe lavoro e tornerebbe ad attivarsi l’economia reale. I disfattisti abbiano la pazienza di leggere quanto affermano i professionisti ai quali calabria.live ha chiesto di raccontare, con competenza e rigore, luci e ombre del progetto e, forse, cambieranno idea. È uno studio dedicato ai nostri governanti, ma destinato a fare chiarezza e a suscitare interesse e attenzione anche e soprattutto fra i giovani che non vogliono lasciare la propria terra. Il Ponte, lo ripetiamo, è occasione di crescita e sviluppo, e di stimolo anche all’industria culturale, quella che, con più facilità, potrebbe portare nuova occupazione e offrire maggiori opportunità di lavoro.

Serve allora uno sforzo comune di Sicilia e Calabria, dei due governatori, di tutti i consiglieri regionali, di tutti i parlamentari delle due sponde che mettano insieme impegno e volontà politica per raggiungere il risultato, costringendo il Governo a prendere una posizione netta e chiara, puntando sul Mezzogiorno e al suo futuro. Se non cresce il Sud, lo dice spesso il premier Conte, non cresce l’Italia. I fondi ci sono, il progetto è già esecutivo, si tratta solo di cominciare. E i nostri figli, siamo sicuri, ci diranno grazie. (s)

lo speciale si può richiedere gratuitamente a: calabria.live.news@gmail.com

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