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Tutti i casi che agitano il governo di Giorgia Meloni

di GREGORIO CORIGLIANO – Non c’è due senza tre, si diceva una volta. E se andassimo oltre? Non c’è tre senza quattro od anche non c’è quattro senza cinque? Chi dovrebbe accorgersene fa finta di niente, purtroppo. E per quanto tempo ancora. Proviamo a ricordarlo a noi stessi e quindi agli altri. Quello che scoppia per primo è il caso Santanchè. Indagata, la ministra del turismo, a Milano, dallo scorso autunno con le accuse di bancarotta e di falso in bilancio, nell’ambito della gestione di alcune sue società, che evidentemente, coinvolgono altre persone, per sua stessa ammissione. Prima grana giudiziaria del governo Meloni.

Si passa poi al caso Del Mastro, il sottosegretario alla giustizia, per il quale il Gip di Roma ha chiesto, com’è abbondantemente noto, l’imputazione coatta perché accusato di rivelazione di segreti d’ufficio nel caso Cospito. Il terzo caso, quello c.d. Larussa. Sappiamo tutti che c’è un’indagine contro il figlio ventenne di Ignazio Larussa, presidente del Senato. Ignazio Apache Larussa è stato accusato da una sua coetanea, compagna di scuola, di violenza sessuale. Il padre, da buon genitore, senza riflettere molto, salvo poi pentirsene, ha difeso il figlio, “assolvendolo”! Tre casi che, in altri tempi, avrebbero fatto pensare alle dimissioni dagli incarichi istituzionali e di governo degli interessati.

Non solo perché quando si hanno responsabilità come le loro si debba essere come “la moglie di Cesare”, com’è giusto che sia, ma anche per dar loro, si diceva un tempo, la possibilità di difendersi. Anche perché, ogni giorno che passa, si aggiungono altri particolari che non favoriscono coloro i quali hanno “problemi” con la giustizia. Si è fatto l’esempio del ministro Piccioni che vide coinvolto negli anni 50, il proprio figlio, nello storico delitto di Wilma Montesi. Solo i più giovani non hanno memoria di quel fatto di cronaca, che col delitto Fenaroli, occupò per lungo tempo le cronache dei giornali. E poi? Poi c’è da tener conto che in questi ultimi mesi ci sono una serie di iniziative che non aiutano maggioranza e governo. Dodici condoni che potrebbero diventare tredici. La modifica del codice degli appalti che elimina il sistema dei controlli, l’eliminazione del monitoraggio della Corte dei Conti, l’innalzamento del tetto del contante, lo stop alle intercettazioni telefoniche anche per gravi reati.

Insomma non tutto va per il verso giusto, come dovrebbe, anche se si ha la stragrande maggioranza in Parlamento, anche per esclusiva colpa di quel Pd, che Elly Schlein, sta tentando di rilanciare. E’ ancora presto per vederne i frutti. E che dire del ministro Sangiuliano che al premio Strega è rimasto vittima di sue dichiarazioni, come lo stesso sottosegretario alla cultura, Sgarbi,noto per la sua effervescenza e simpatia, che si è reso responsabile, al Maxxi, di discorsi sessisti e ingiustificati? E perché Mattarella ha invitato il governo a combattere le zone grigie della complicità con la stessa fermezza con cui si contrasta l’illegalità?

Ed il tentativo di Nordio di cancellare il concorso esterno in associazione mafiosa, bloccato dalla presidente del Consiglio, almeno fino ad ora? E la guerra guerreggiata con i magistrati? Non si può delegittimare la magistratura, addirittura da parte del governo. Bisogna aspettare le elezioni europee oppure far passare il caldo atroce di queste giornate di luglio per avere un sussulto di impegno? I sondaggi non dicono, almeno fini ad oggi, granchè, anche perché siamo alle prese con l’acquisto di nuovi condizionatori e alla ricerca, come diceva il grande Vittorio Zucconi, del lato fresco del cuscino. E comunque, padre Cristoforo docet. «Giorno verrà…»! (gc)