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Università Mediterranea di Reggio Calabria

Vent’anni fa alla Mediterranea di Reggio si parlava già di ingegneria biomedica

È una magnifica notizia , l’accordo tra Unical e Università Magna Graecia di Catanzaro per una laurea in comune in medicina e bioingegneria. Ma per amor di verità occorre dire che a Reggio ci avevano già pensato all’incirca vent’anni fa, costretti poi a rinunciare per le classiche gelosie del Mezzogiorno, che oggi, grazie al cielo sono quasi del tutto sfumate. I tre Atenei calabresi viaggiano uniti e costituiscono un Polo universitario di grande rilievo che va ben oltre il Mezzogiorno e sforna, in continuazione, eccellenze che il mondo ci invidia (e spesso, astutamente, ci sottrae).

Correvano i primi anni del terzo millennio, circa 20 anni fa, e a Reggio, in attesa di inaugurare i corsi di ingegneria biomedica presso l’Università Mediterranea, su idea della costituenda Fondazione Mediterranea, venne organizzata una innovativa partnership tra gli Ospedali Riuniti e la Facoltà di Ingegneria con l’istituzione di un master di secondo livello in bioingegneria. Ma torniamo all’istituenda laurea in bioingegneria. Il rettore Bianchi era d’accordissimo, il preside Morabito ultra d’accordo, il direttore amministrativo anche.

L’allora presidente del Consiglio Regionale, Fedele, dette un finanziamento di cinquantamila euro. I contatti con il Politecnico di Milano, coordinati dal prof. Montevecchi socio fondatore della Fondazione Mediterranea, andavano a gonfie vele. Poi Napoli, che a Ingegneria faceva il bello ed il cattivo tempo, si mise di traverso. Non se ne fece nulla e due anni di preparativi si volatilizzarono, come anche il contributo regionale, che venne utilizzato per non si sa per cosa.

«Oggi si apprende – afferma il presidente della Fondazione Mediterranea Enzo Vitale – che le idee reggine sono state concretizzare dall’asse CZ-CS. Si è un po’ stanchi, non si ha più l’entusiasmo di venti anni fa, non si trovano invero nemmeno i possibili partner di un tempo. Ma non si deve mollare e occorre continuare a costruire, anche coscienti che altri se ne avvantaggeranno. (rrc)