Immediate e più che giustificate le irritate reazioni di tutta la Calabria per l’infame titolo con cui il quotidiano inglese The Times ha commentato l’iniziativa del Presidente della Regione Roberto Occhiuto di far arrivare, a supporto della sanità calabrese, 497 medici cubani. In un tweet, il Presidente Occhiuto stigmatizza: «Per The Times la Calabria è l’hub della mafia. Un titolo (poi modificato) sconcertante, intriso di banali stereotipi, ad un articolo che racconta l’accordo con i medici cubani. La nostra Regione è stanca di questi luoghi comuni. Sono pronto a denunciare il giornale britannico».
Secondo il Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso si tratta di «Una rappresentazione culturalmente sgrammaticata, che rivela ottusità mentale e il deliberato intento diffamatorio di una regione italiana la cui stragrande maggioranza dei cittadini la mafia la subisce e la contrasta. L’azione di razionalizzazione che la Regione sta imprimendo in settori fondamentali come la sanità, evidentemente spaventa chi vorrebbe che niente cambiasse. Ma il rinnovamento, nella piena legalità, andrà avanti, nonostante si mettano in circolazione vecchi stereotipi e pregiudizi sulla Calabria che per The Times addirittura diventa, in relazione alla vicenda dei medici cubani, ‘l’hub della mafia’. Ma si può essere a tal punto grossolani e faziosi senza pagarne le conseguenze?» .
Finalmente la Calabria comincia a reagire contro gratuite e offensive campagne denigratorie dei mass media internazionali (ma anche italiani): la reputazione della Calabria va riportata ai massimi livelli, attraverso un processo di ricostruzione dell’immagine rispetto a come viene spesso presentata, nell’immaginario collettivo, la nostra terra. Occorre reagire, come stanno facendo i due presidenti, battendo i pugni e avviando una minuziosa attività di monitoraggio di tutto ciò che viene pubblicato o trasmesso nel mondo a proposito della Calabria. Una rassegna stampa per proteggere (e ricostruire) la reputazione di un a terra che non può più tollerare infamie e narrazioni di comodo che seminano discredito e offendono non solo tutti i calabresi, ma l’intero Paese. (rrm)