La reputazione della Calabria, si può tutelare?

Riscatto reputazionale della Calabria”, lo chiamava fieramente così la compianta Jole Santelli, nella sua cavalcata elettorale che le valse la sedia di Presidente della Regione, oggi occupata da Roberto Occhiuto, che in una linea di continuità riconosce l’importanza strategica della reputazione.

All’insediarsi, avvenuto ieri della Giunta Regionale dei Calabresi nel mondo il Presidente Occhiuto ha chiesto al Prof. Mauro Alvisi, con nomina tecnica, di aprire di fatto i lavori della giunta, dopo i saluti di rito, con un intervento dal titolo “La tutela reputazionale della Calabria”.

di MAURO ALVISI – Si può tutelare solo un valore riconosciuto, misurato, certificato. Per troppo tempo si è raccontata una narrazione distorsiva e lesiva di questa straordinaria e antichissima terra. Tanto da farne un clichè disforico, di luoghi comuni tendenti al vilipendio del popolo calabrese in Italia e nel mondo.

Si scopre che la Calabria è dotata di un “portafoglio reputazionale” ben più largo e positivo: per scoprirlo dobbiamo utilizzare la performetrica (misurazione scientifica delle performance), strumento analitico che si serve di 15 indicatori chiave delle prestazioni di un territorio – con cinque grandi filoni di analisi. Uno interno, che racchiude i residenti di quel territorio, e un altro esterno, composto dai Calabresi che vivono in altre parti d’Italia e soprattutto all’estero (sono diversi milioni) dai turisti periodici, dagli stranieri che visitano per la prima volta e dai molti che vi ritornano. Poi ci sono le istituzioni, dunque scuole, governo di un territorio, partiti e magistratura, infine i mass media.

La Calabria, in tal senso, è un territorio interessante, oserei definirlo angel and devil con netti contrasti tra alcune note e meno note minacce allo sviluppo e alcune straordinarie opportunità da cogliere».

Si parte, of course, dai lati positivi: «Una delle chiavi angeliche è l’accoglienza, un rito tipicamente meridionale ma caro in maniera particolare ai calabresi. Qui c’è grande capacità di accogliere e cogliere le persone, che poi ritornano molto volentieri. Se ciò non accade, non è certamente per questo tipo di performance….

La Calabria non è solo mare, ma anche tanto altro a gente ne è pienamente consapevole, ma a volte chi è esterno alla realtà concepisce meglio questo concetto. L’identità del territorio conta molto e andrebbe studiata certamente meglio. Il focus si sposta, dunque, sulle sfaccettature che influiscono negativamente sulla reputazione della nostra regione: La Calabria è ultima in Italia per alcuni indicatori quali, ad esempio, le infrastrutture. Sarebbe più semplice ovviare ai problemi collegando la viabilità interna, senza abbandonare il progetto cardinale del ponte sullo Stretto.

Per non parlare, poi, del fuoco amico, cioè tutti i conterranei che purtroppo cadono nel gossip facile del discredito della terra d’origine, diffondendo leggende lesive sulla Calabria. I media, in particolare, internazionali, nazionali e perfino locali drammatizzano spesso morbosamente e in modo eccessivo sui problemi locali».

Una buona Reputazione, però, non la si ottiene con una operazione di facciata, di make up, non è da confondere con una comunicazione pubblicitaria o una campagna media: la reputazione è frutto di un comportamento pianificato, misurazione della differenza tra ciò che si afferma e ciò che effettivamente si fa. Inoltre è ormai indelebile e non si risolve con foto o video promozionali. La Calabria è terra ricca di eccellenze, ma la comunicazione le livella verso il basso. Per cambiare reputazione ci vuole diversa consapevolezza e, soprattutto, spirito di squadra.

Parentesi di colore sulle recenti elezioni regionali: non è un caso se negli ultimi anni la curva di percezione vede la Calabria tra le 5 regioni più interessanti d’Italia. Numeri alla mano, dal 15 luglio a fine agosto si è assistito a un notevole incremento in questa regione. Anche durante la Pandemia, che sembra scongiurata, la Calabria si è presentata al mondo quale territorio esente dal Covid, elemento che ha influito parecchio nella scelta turistica successiva.

Le dinamiche economiche che seguono alla pandemia, pur in presenza di un sanguinoso conflitto europeo, sono molto interessanti e, a detta degli esperti, rafforzeranno ulteriormente il connubio tra turismo, gastronomia locale, beni culturali, università e scuole che scalano le classifiche nazionali e internazionali dell’eccellenza, la forza di una rarefatta ma incisiva produzione industriale e terziaria e il nuovo vigore effervescente delle tradizioni e dell’artigianato locale: secondo studi recenti, le grandi metropoli sarebbero state quelle destinate a crescere demograficamente nei prossimi trent’anni, ma dopo il Covid non è già più così. Torneremo fortemente a riscoprire la vita del borgo, con la ri-esplosione di arti e mestieri tipici. È la vittoria dei tanti meravigliosi borghi calabresi che si affacciano sullo Ionio, sul tirreno, si inerpicano tra la maestosa Sila, l’imponente massiccio del Pollino e il fascino devastante dell’Aspromonte, che si può esaltare da un buon collegamento in rete.

In tal senso diventa fondamentale la digitalizzazione, forse la sfida principale a cui il territorio si trova di fronte, che consentirebbe riduzione dei costi e maggiore efficienza. La tutela reputazionale della Calabria coincide con la salvaguardia dell’identità dell’essere calabresi. Si innesta nella tutela più ampia della Magna Grecia, nella valorizzazione di un Meridione che deve sapersi fare baricentro della rinascita dell’intero Mediterraneo. E se riparte il Mediterraneo con le antiche autostrade dell’acqua, per le mete atlantiche, riparte il continente europeo e l’intero occidente. Faccio sempre un esempio pratico ai miei allievi: il lancio di una freccia con l’arco. La legge della forza cinetica stabilisce che più si andrà indietro col braccio e più la freccia, una volta rilasciata, andrà in fondo. La tecnologia può aiutare ulteriormente la Calabria a trattenerla ben salda in mano per accrescere il proprio bagaglio, ma è la sua immensa storia e la tutela delle tradizioni a caricare l’arco in vista di un futuro entusiasmante. Un nuovo “Rinascimento” si può pensare per la Calabria. Ma lo smart working, inteso come lavoro chiuso in una stanza con un pc, non è sufficiente: per rifarci alla metafora della freccia sarebbe come lavorare da remoto con un arco virtuale.

Questa terra è anche una gran terra della scienza, che insegna la necessaria capacità progettativa, non solo realizzativa. Michelangelo e Raffaello, per menzionare alcuni grandi artisti del nostro passato, lavoravano in bottega per diminuire ogni giorno ciò che si duplica più velocemente in natura: l’errore. Se quest’ultimo non viene corretto, si moltiplica.

La Calabria deve aprirsi alla narrazione dei calabresi nel mondo, le loro esperienze sono di gran lunga contaminanti e, dunque, trasmissibili: questa terra non ha ancora portato a termine il lancio della freccia, avrà un grande futuro proprio perché ha vissuto un altrettanto grande passato.

La mission della Consulta che si insedia oggi è larga come la foglia e stretta come la via (come recitava il refrain di fine fiaba), dunque la tutela è un gioco di difesa e presidio ma anche di ripartenze (per usare il gergo calcistico), diventa fondamentale certificare di godere di una buona reputazione e poi rilanciare le eccellenze calabresi agli occhi del mondo intero: La reputazione si può definire come il ponte tra emergenza di un territorio e le sue eccellenze. L’obiettivo è far sì che l’emergenza curata e trasformata diventi eccellenza e che quest’ultima non si riduca mai ad emergenza. In Calabria ci sono tutti i presupposti. (ma)

Le intollerabile infamie del Times di Londra: sbotta la Calabria!

Immediate e più che giustificate le irritate reazioni di tutta la Calabria per l’infame titolo con cui il quotidiano inglese The Times ha commentato l’iniziativa del Presidente della Regione Roberto Occhiuto di far arrivare, a supporto della sanità calabrese, 497 medici cubani. In un tweet, il Presidente Occhiuto stigmatizza: «Per The Times la Calabria è l’hub della mafia. Un titolo (poi modificato) sconcertante, intriso di banali stereotipi, ad un articolo che racconta l’accordo con i medici cubani. La nostra Regione è stanca di questi luoghi comuni. Sono pronto a denunciare il giornale britannico».

Secondo il Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso si tratta di «Una rappresentazione culturalmente sgrammaticata, che rivela ottusità mentale e il deliberato intento diffamatorio di una regione italiana la cui stragrande maggioranza dei cittadini  la mafia la subisce e la contrasta. L’azione di razionalizzazione che la Regione sta imprimendo in settori fondamentali come la sanità, evidentemente  spaventa chi vorrebbe che niente cambiasse. Ma il rinnovamento, nella piena legalità, andrà avanti, nonostante si mettano in circolazione vecchi stereotipi e pregiudizi  sulla Calabria che per The Times addirittura diventa, in relazione alla vicenda dei medici cubani, ‘l’hub della mafia’. Ma si può essere  a tal punto grossolani e faziosi senza pagarne le conseguenze?» .

Finalmente la Calabria comincia a reagire contro gratuite e offensive campagne denigratorie dei mass media internazionali (ma anche italiani): la reputazione della Calabria va riportata ai massimi livelli, attraverso un processo di ricostruzione dell’immagine rispetto a come viene spesso presentata, nell’immaginario collettivo, la nostra terra. Occorre reagire, come stanno facendo i due presidenti, battendo i pugni e avviando una minuziosa attività di monitoraggio di tutto ciò che viene pubblicato o trasmesso nel mondo a proposito della Calabria. Una rassegna stampa per proteggere (e ricostruire) la reputazione di un a terra che non può più tollerare infamie e narrazioni di comodo che seminano discredito e offendono non solo tutti i calabresi, ma l’intero Paese.  (rrm)