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Corte dei Conti sulla Città Unica, le motivazioni che hanno portato alla nascita dell'idea

Il grande tradimento sul disegno della Città Unica

di FRANCO BARTUCCILo dico fermamente e con chiarezza: “Non ci può essere una città unica senza l’inserimento di Montalto Uffugo”. Il disegno di legge regionale va ritirato e rifatto “ex novo”. Non accetto il silenzio totale del Presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, sulla definizione di questo disegno, che ha radici impiantate nella nascita dell’Università della Calabria.

Posso comprendere i consiglieri regionali che hanno lavorato su questo “aborto” di disegno, in quanto troppo giovani e poveri di memoria storica e conoscenza; ma non il Presidente Occhiuto che ha studiato laureandosi all’Università della Calabria, impegnandosi attivamente in quel periodo anche in funzione di una politica universitaria studentesca, in ambito dell’associazione di ispirazione cattolica- democristiana. Faccio questo intervento con tanta amarezza e delusione dopo aver saputo di quanto si è detto in occasione del recente incontro svoltosi a Cosenza nel salone della chiesa di Sant’Aniello su iniziativa dell’associazione “Io partecipiamo”. 

Il progetto della “Città Unica” nasce di fatto nell’estate del 1971 con la delibera assunta dal Comitato Tecnico Amministrativo, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta, la cui seduta si svolse nel salone di Palazzo dei Bruzi, che decideva di insediare le strutture della nascente cittadella universitaria sui territori dei Comuni di Rende e Montalto Uffugo e precisamente su un asse che partiva dalla Statale 107 fino ad incrociare il tracciato ferroviario della linea Cosenza/Paola/Sibari.

Fu una scelta ponderata rispetto a tre soluzioni prospettate e studiate a Nord di Cosenza (Piano Lago), la stessa Cosenza con il suo centro urbano, oppure a Sud di Cosenza. Fu scelta quest’ultima in quanto naturale proseguimento dello sviluppo urbano già in atto con i quartieri di Roges, Commenda, Quattromiglia, Settimo e Taverna di Montalto, che facevano intravedere già una ulteriore crescita e sviluppo di quell’area verso Nord facilmente collegabile alle potenzialità storiche dell’antica Sibari, “patrimonio” mi viene da pronunciare “dell’umanità”.

 Nasceva così l’idea della nuova “Grande Cosenza”, la nuova grande e unica città della “Media Valle del Crati”, arricchita di un sistema viario, autostradale e ferroviario che ne facilitavano il collegamento nella direzione dei quattro punti cardinali con l’arricchimento pure di una metropolitana di collegamento. Era un “Grande sogno” e molti lo definivano tale; tanto che Andreatta con Gregotti fissarono con il progetto ben noto, che rimane per i posteri a dimostrazione del “sogno possibile”, le linee di intervento, integrato al progetto residenziale Martenson, punto chiave di un disegno di una cittadella universitaria inserita nel contesto della grande nuova città, diremmo della “Media Valle del Crati”.

Situazioni avversi e accadimenti verificatisi nel corso di questi anni, causati da azioni politiche strumentali, come anche dal disinteresse della stessa collettività calabrese, ne hanno bloccato il cammino creando ferite insanabili diventate piaghe per il malessere della stessa collettività. Di ferite piaghe ne ho contato ben sette e questa che riguarda il disegno della città unica ne rappresenta l’ultima. Il disegno dell’uniCal non rimaneva ferma dove si trova oggi sulla collina denominata “Vermicelli”, ma scendeva a valle fino a raggiungere il fiume divisorio del confine tra Rende e Montalto per terminare con il tracciato ferroviario Cosenza/Paola/Sibari, dove nel progetto veniva prevista una stazione ferroviaria e vari altri servizi su una estensione di 50 ettari di terreno appartenenti al Comune di  Montalto Uffugo.

Per me questo disegno predisposto dalla Regione Calabria è la prova visibile del grande tradimento che viene perpetrato a danno dell’Università della Calabria ed è la piaga che emana l’odore più “male odorante” che impedisce il raggiungimento di quel progetto e mi auguro che ogni cittadino di questo territorio acquisisca il “valore” della propria coscienza, di saper pensare in “grande”, ed insorga nel bocciarlo prima di un referendum fantoccio, simbolo di una presa in giro che ci viene  proposto/imposto da una classe politica che non ha memoria e visione di sviluppo reale per come il disegno dell’Università era stato pensato dai padri fondatori.

Le sette piaghe che l’Università della Calabria ha accumulato negli anni l’hanno portata strutturalmente ad essere rachitica nella forma e negli spazi non essendo in grado di accogliere nel suo aspetto residenziale, come indicava la sua legge istitutiva ed il suo primo statuto, una comunità residente di almeno 8000 studenti e duemila tra docenti e non docenti.

Oggi nell’Università ci sono meno di 2.500 residenze destinate agli studenti; mentre sono scomparse le disponibilità di alloggi per docenti e non docenti. La sua offerta didattica per i corsi in lingua inglese e per la chiara fama che sta acquisendo a livello internazionale dal punto di vista formativo e scientifico ne fanno una Università di forte attrazione come è emerso dall’ultimo bando di ammissione per il nuovo anno accademico 2024/2025.

Il territorio di contrada Settimo di Rende con una estensione di circa 50 ettari inseriti nella definizione del progetto Gregotti la metterebbero nelle condizioni di accogliere più studenti con maggiori strutture residenziali; come strutture da impiegare ad accogliere domande di insediamenti imprenditoriali magari di alte tecnologie (creando più lavoro) e poi il complesso sportivo universitario in grado di partecipare ai grandi eventi sportivi nazionali ed internazionali, per non parlare della stazione ferroviaria, punto nevralgico di collegamento verso le quattro direzioni cardinali. Di fronte a tutto questo cosa fa questa classe politica su cui pesano al momento le responsabilità di governo della nostra Regione? Partoriscono un piccolo topolino che sguazza di qua e di là mettendo in subbuglio la società e spaccandola senza avere la capacità di dare il giusto senso al progetto che peraltro viene da “lontano” per come ho spiegato nella prima parte del servizio.

[Franco Bartucci è già responsabile Ufficio Stampa e pr UniCal]