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VERSO IL FERENDUM DELLA CITTÀ UNICA / Sergio Dragone: Perché voterei no

Pioggia di ricorsi al Tar per la Città Unica

di FRANCO BARTUCCIIl disegno di legge della città unica non piace a molti che gravitano nell’area interessata. “Città unica, pioggia di ricorsi al Tar”, è il titolo dato da un noto quotidiano calabrese per quanto sta succedendo in questi giorni sulla questione della fusione dei Comuni di Rende, Castrolibero e Cosenza, il cui disegno di legge della Regione Calabria,  è stato approvato nello scorso mese di luglio,  prevedendo appunto una fantomatica fusione in “città unica”.

Tale provvedimento ha prodotto l’indizione di un referendum consultivo, da parte del presidente della giunta Regionale Roberto Occhiuto, tra le tre comunità dei territori comunali in questione per il prossimo 1° dicembre (coincidente con il 53° anniversario di approvazione del primo Statuto dell’Università della Calabria tramite un Decreto del Presidente della Repubblica, firmato dal Ministro della Pubblica Istruzione Riccardo Misasi, (DPR n° 1329).

Diciamo che il disegno di legge ha prodotto, come chiarisce il titolo del giornale sopra riportato, la costituzione di vari comitati pro e contro, ma soprattutto dei ricorsi al Tar avverso l’indizione del referendum, come dello stesso testo legislativo, da parte dei Sindaci di Cosenza, Castrolibero e Luzzi, nonché dell’Associazione rendese “Comitato spontaneo per il no”. Il Tar Calabria, alla luce della prima udienza svoltasi lo scorso 16 ottobre, ha fissato la prossima udienza per il 6 novembre 2024.

Insomma si è creata una situazione a dir poco campale per gli effetti di contrapposizione delle parti pro e contro con motivazioni poco illuminanti circa il futuro di questa nuova città nella media Valle del Crati, con analisi e linguaggi che ci fanno pensare agli effetti biblici della “Torre di Babele”, trattandosi di pensieri legati ad un passato e a concetti che guardano a forme di non condivisione, ma di difesa del proprio orticello.

Poi c’è il metodo d’imposizione costitutivo di un progetto basato su un “piano di fattibilità” debole e povero di contenuti e memorie storiche, economiche, sociali e culturali, nonché di scarsa conoscenza del territorio stesso, che portano i fautori del no ad azioni di rifiuto in quanto anticostituzionale e poco garante del diritto di democrazia che spetta ai cittadini dei territori comunali coinvolti.

In parole povere è un disegno di legge che crea la sua prima vittima nell’Università della Calabria togliendole il diritto di crescere e svilupparsi nelle dimensioni e nei contenuti previsti dalla sua legge istitutiva del 1968, che porta il nome di Aldo Moro, quale presidente del Consiglio; poi del suo Statuto approvato, come sopra riportato, con un Dpr del Presidente della Repubblica 1° dicembre 1971 n° 1329, a firma del Ministro della Pubblica Istruzione Riccardo Misasi; nonché degli elaborati progettuali del concorso internazionale appartenenti agli architetti: Vittorio Gregotti (nelle strutture dipartimentali e scientifiche – Cubi e asse ponte) e Tarquinio Martensson (nelle strutture residenziali – campus centro residenziale).

Un progetto futuristico, le cui strutture, su decisione e delibera del Comitato Tecnico Amministrativo, con presidente il Rettore Beniamino Andreatta, adottata precisamente il 31 luglio 1971, su studio e proposta di un’apposita commissione presieduta dal dott. ing. Roberto Guiducci, componente dello stesso organo amministrativo in rappresentanza del Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica, erano da collocarsi a Nord di Cosenza sui territori dei Comuni di Rende e Montalto Uffugo,  su un asse di 3.400 metri lineari (ne sono stati appena realizzati 1,240 metri lineari) legato nell’area Sud alla Statale 107 (Crotone, Cosenza, Paola); mentre nell’area Nord, all’asse ferroviario Cosenza, Paola, Sibari con incrocio in località Settimo di Montalto Uffugo.

Il tutto avendo a valle l’autostrada Salerno Reggio Calabria, con lo svincolo di Cosenza Nord a due passi che incrocia la Statale 107. Mentre, sempre a Nord, è in progettazione ad opera dell’Anas un nuovo svincolo autostradale proprio in località Settimo di Montalto Uffugo, dove è pure prevista la nuova stazione ferroviaria, quale incrocio dell’asse direzionale dell’Università della Calabria, nella cui zona su 50 ettari di terreno appartenenti al Comune di Montalto Uffugo sono previste strutture importanti del progetto Gregotti, quali il parco tecnologico e il villaggio dello sport.

Il disegno di legge regionale sulla “città unica”, avendo a nord quale confine del comune di Rende il fiume Settimo (punto di riferimento visivo il ponte ferroviario dell’asse Sibari/Paola che scavalca la statale 19 incrociando subito dopo l’asse ferroviario Cosenza/Paola), scarica e abbandona in altra area urbana (Montalto Uffugo) opere importati del progetto dell’Università come sopra riportato. Un’area urbana occupata fino ad oggi da circa 5000 abitanti residenti e che denuda ed impoverisce il “piano di fattibilità” redatto da valenti professionisti, per come dichiarato dalle autorità regionali.

Eppure il Rettore Beniamino Andreatta ed il Comitato Tecnico Amministrativo dell’Università della Calabria, a seguito dell’estensione del progetto dell’Università (3.400 ml e ne sono stati realizzati appena 1.240 metri lineari), lanciarono la richiesta pubblica, per darne valore di riferimento e sviluppo nazionale ed internazionale, di creare un’area urbana più ampia ed unica che comprendesse i comuni di Rende, Montalto e Cosenza, auspicando la nascita della “Grande Cosenza” nella media valle del Crati.

Una nuova città a dimensione europea, punto di riferimento e richiamo nell’area del Mediterraneo, con valori ed impostazioni di servizi necessari a darle un aspetto metropolitano paragonabile alla mega città metropolitana di Londra. A questo disegno della “Grande Cosenza” si frappone oggi in modo molto più riduttivo il disegno della “Città unica”, proposta dalla Regione Calabria. Ma ne potremo parlare facendo un raffronto nel prossimo servizio. (fb)