di MASSIMO MASTRUZZO – “Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o Banco ‘e Napule nun se ‘mpegna”. Questo antico detto è fra i più immediati e semplici da comprendere: mostra quanto siano vuote le promesse fatte con leggerezza o senza alcuna base.
Ma esiste anche un altro modo, molto più recente, per far comprendere quanto possano essere vuote e false le promesse fatte sulla pelle delle persone, sui loro diritti, sul loro futuro:
ascoltare le ripetute iniziative a favore dei venti milioni di cittadini che vivono nel Mezzogiorno senza che questi né abbiano mai verificato i benefici, tutt’al più né hanno sperimentato le ripetute sottrazioni di diritti.
L’ultima è quella relativa al fringe benefit, una iniziativa del Governo Meloni all’interno della Finanziaria.
Cos’è? Si tratta di uno dei temi centrali del Piano Casa, nato dal confronto del governo con Confindustria, studiato per favorire il trasferimento dei lavoratori, o per meglio dire un incentivo ad emigrare, a lasciare il Sud: questo Governo anziché incrementare le opportunità di occupazione nel Mezzogiorno, contribuisce incredibilmente con un bonus, fino 5000 euro, per convincere anche i più riluttanti a fare le valigie e andare al Nord.
Considerato che ormai al Nord vi è quasi la piena occupazione, invece che prodigarsi, in funzione di quanto previsto dall’art 3 della costituzione, per attrarre investimenti nelle aree meridionali, opzione alla quale evidentemente non crede nessuno, il governo ha pensato bene, di stracciare la carta costituzionale e incentivare i trasferimenti per andare incontro alle imprese del Nord.
La proposta, infatti, è stata fortemente voluta da Confindustria, e punta a incentivare la mobilità lavorativa e a facilitare il reperimento di manodopera, soprattutto per quelle aziende che non riescono a trovare personale nelle vicinanze. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha proposto questo strumento durante gli incontri con il Governo, portando avanti le istanze di numerose imprese.
Quanto sopra serve banalmente a dimostrare che una autostrada o una ferrovia è più utile costruirla in un territorio che ne è carente, non è una logica che appartiene ai governi italiani, eppure lo sviluppo di nuove infrastrutture, ma anche rinnovati piani di manutenzione di quelle esistenti, sono divenuti pilastri fondamentali delle strategie di ripartenza e di rilancio delle economie di tutti i paesi.
Non per il Sud Italia a quanto pare, nonostante si tratti del territorio nazionale dove le infrastrutture sono talmente carenti da far pervenire richiami in tal senso dalla Ue, con precise indicazioni di massicci investimenti necessari a ridurre quella disomogeneità territoriale così ampia da far assegnare all’Italia la fetta maggiore del Pnrr.
Il paradosso tutto italiano è che il governo davanti alla evidente sottrazione di diritti costituzionali, riesce a produrre delle iniziative sconcertanti perché controproducenti.
Il 18 dicembre è la Giornata internazionale dei migranti, quelli del Sud Italia, anche se non più con la valigia di cartone, esistono ancora, e festeggeranno la ricorrenza con l’ultimo regalo del governo, il fringe benefit. (mm)
[Massimo Mastruzzo è del Direttivo nazionale Met – Movimento Equità Territoriale]