IL RAPPORTO ECOMAFIE DI LEGAMBIENTE FOTOGRAFA UNA SITUAZIONE PREOCCUPANTE PER LA REGIONE;
REATI AMBIENTALI, LA CALABRIA SECONDA PER IL CICLO NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI

REATI AMBIENTALI, LA CALABRIA
SECONDA PER IL CICLO NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Quarta nella classifica generale delle illegalità ambientali, seconda nel ciclo dei rifiuti e settima nel ciclo di cemento. È il quadro desolante della Calabria emerso dal Rapporto Ecomafia 2025, presentato nei giorni scorsi a Roma da Legambiente.

«La situazione più preoccupante è legata al ciclo di gestione dei rifiuti, nel quale, nella nostra regione, si è verificata una grave impennata di reati che portano la Calabria dal terzo ad un poco onorevole secondo posto e costituiscono una minaccia per l’ambiente, per la salute dei cittadini e per l’economia», ha detto Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, snocciolando dei dati preoccupanti per la nostra regione.

I numeri calabresi, infatti, raccontano che la Calabria è stabile al quarto posto nella classifica complessiva (7,9% del totale nazionale). Ma, tuttavia, incrementa il numero di reati (3.215) e più che raddoppia il dato sugli arresti (41).

Tra le filiere illegali in particolare, la Calabria spicca nel ciclo dei rifiuti collocandosi al secondo posto con ben 1.137 reati, 1287 persone denunciate, 39 persone arrestate e 446 sequestri.

Nella classifica provinciale dei reati, che costituiscono le fattispecie più gravi, tra le prime venti posizioni si collocano ben 4 delle 5 province calabresi: con Catanzaro al secondo posto (319 reati), Reggio Calabria all’ottavo (239 reati), Crotone al tredicesimo e Cosenza al quindicesimo posto. Classifica a parte per quanto riguarda, invece, gli illeciti amministrativi nella stessa filiera dei rifiuti, che sono 400, mentre le sanzioni amministrative sono state 422.

Nel ciclo illegale del cemento la Calabria è invece settima nella classifica nazionale con 869 reati, 829 persone denunciate e 134 sequestri. A livello provinciale Cosenza segna il maggior numero di reati raggiungendo il quarto posto, Reggio Calabria è nona e Catanzaro sedicesima. Sono 1725 invece complessivamente gli illeciti amministrativi e 1759 le sanzioni amministrative.

Inoltre la Calabria è settima per reati contro gli animali (6,1% del totale): tra le prime venti posizioni si colloca Reggio Calabria al diciassettesimo posto con 143 reati.  Considerando anche gli illeciti amministrativi, Reggio Calabria raggiunge il nono posto mentre Cosenza è dodicesima.

Guardando i dati nazionali, invece, dal rapporto dedicato al trentennaledella scomparsa del Capitano di Fregata Natale De Grazia, morto tra il 12 e il 13 dicembre del 1995 mentre indagava sugli affondamenti sospetti nel Mediterraneo di navi con il loro carico di rifiutiè emerso come in Italia il 42,6% dei reati ambientali si concentra nelle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia). Il maggior numero di reati si riscontra, a livello nazionale, nella filiera del cemento (dall’abusivismo edilizio alla cave illegali fino ai reati connessi agli appalti per opere pubbliche) con 13.621 illeciti accertati nel 2024, +4,7% rispetto al 2023, pari al 33,6% del totale. Seguiti dai reati nel ciclo dei rifiuti ben 11.166, +19,9%, e quelli contro gli animali con 7.222 illeciti penali (+9,7%).

Da segnalare l’impennata dei reati contro il patrimonio culturale (dalla ricettazione ai reati in danno del paesaggio, dagli scavi clandestini alle contraffazioni di opere): sono 2.956, + 23,4% rispetto al 2023. Per quanto riguarda le filiere illecite nel settore agroalimentare, a fronte di una leggera diminuzione dei controlli (-2,7%) si registra un aumento del numero di reati e illeciti amministrativi (+2,9%), nonché degli arresti (+11,3%).  A completare il quadro dell’illegalità ambientale del 2024 è la crescita degli illeciti amministrativi, 69.949 (+9,4%), equivalenti a circa 191,6 illeciti al giorno, 7,9 ogni ora. Per quanto riguarda i clan, dal 1995 al 2024 salgono a 389 quelli censiti da Legambiente.

Per quanto riguarda i delitti più gravi, previsti dal titolo VI-bis del Codice penale, nel 2024 al primo posto abbiamo l’inquinamento ambientale con 299 illeciti contestati, quelli complessivi sono stati 971, con un +61,3% rispetto al 2023 e 1.707 persone denunciate (+18,9%). Numeri che insieme all’aumento dei controlli su questa tipologia di reati (1.812 nel 2024, +28,7%) dimostrano l’efficacia della legge 68 del 2015, che a maggio 2025 ha celebrato il decennale. In particolare, da giugno 2015 a dicembre 2024 grazie a questa fondamentale riforma sono stati accertati 6.979 illeciti, con 12.510 persone denunciate, 556 arresti e 1.996 sequestri.

Per la presidente Parretta «la situazione più preoccupante è legata al ciclo di gestione dei rifiuti, nel quale, nella nostra regione, si è verificata una grave impennata di reati che portano la Calabria dal terzo ad un poco onorevole secondo posto e costituiscono una minaccia per l’ambiente, per la salute dei cittadini e per l’economia».

«La Calabria deve rendere concreto un cambiamento – ha evidenziato – che coinvolge tutti gli attori della società calabrese, cittadini, imprese ed istituzioni, per realizzare sul territorio sviluppo sostenibile ed un’economia sana e circolare. È necessario l’impegno di tutti per non dover più vedere la nostra bella regione ai vertici delle classifiche dell’illegalità. È un tributo etico ed un dovere morale che dobbiamo anche alla memoria di chi, come il capitano di Fregata Natale de Grazia, ha dato la propria vita per rivelare la verità e ristabilire la giustizia sul traffico di rifiuti tossici e radioattivi e sulle navi a perdere nel Mediterraneo».

«Noi, come piaceva dire al Capitano Natale De Grazia, odiamo le cose storte e siamo convinti che serve una forte rottura culturale su tutto il territorio regionale», ha dichiarato Daniele Cartisano, presidente circolo Legambiente Reggio Calabria-Città dello Stretto che aggiunge: «Non possiamo più tollerare questa forma strisciante di accettazione sociale che rende questi reati meno scandalosi di quanto dovrebbero essere».

«La denuncia, la mobilitazione civica, l’educazione alla legalità – ha sottolineato – devono diventare strumenti quotidiani di resistenza. Ogni reato ambientale, ogni abuso edilizio, ogni atto di crudeltà verso gli animali rappresenta un’offesa non solo alla legge, ma alla dignità stessa del territorio e di chi lo abita. Restare indifferenti significa esserne complici».

«Nella lotta alla criminalità ambientale – ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – l’Italia deve accelerare il passo e può farlo con l’approvazione di una riforma fondamentale molto attesa, ossia il recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente entro il 21 maggio 2026. In questa legislatura si parla tanto di semplificazioni, poco di contrappesi in grado di fermare i furbi o i criminali che fanno concorrenza sleale alle imprese serie».

«Per contrastare gli ecocriminali e la loro vera e propria arroganza, servono interventi decisi: ai risultati positivi prodotti fino ad ora dalla legge 68 n. 2015 sugli ecoreati, bisogna far seguire nuovi strumenti per contrastare anche le agromafie, a cominciare dal mercato in crescita dei pesticidi illegali, e l’abusivismo edilizio, altra piaga del paese, rafforzando il sistema dei controlli ambientali, in modo omogeno su tutto il territorio nazionale», ha commentato Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente. (ams)