Un prestigioso riconoscimento è stato assegnato al platano gigante di Curinga, che ha vinto, grazie a 50 mila preferenze, il primo premio Tree of the year 2020, e rappresenterà l’Italia nel contest nazionale.
Il platano, che vanta oltre mille anni di storia ed è completamente cavo, con una circonferenza di oltre 12 metri, ha partecipato, per il Sud-Italia, al Tree of the year Italy, concorso svolto in collaborazione con la Direzione Generale Economia Montana e Foreste del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e seleziona prevalentemente alberi già inseriti o in corso di inserimento nell’elenco degli Alberi Monumentali Italiani (Ami).
«L’ambiente è l’oro della Calabria – ha dichiarato l’assessore regionale all’Ambiente, Sergio De Caprio –. Ambiente vuol dire turismo, mare, montagna, vuol dire la bellezza degli alberi come questo, ma anche e soprattutto le energie rinnovabili. Sono energie che dobbiamo gestire e ridare all’azienda più importante che abbiamo: il popolo».
L’assessore, infatti, insieme al sindaco di Curinga, Vincenzo Serrao, dal consigliere regionale Flora Sculco e da diversi amministratori locali, ha visitato il platano.
«Quello di oggi è un gesto – ha sottolineato l’assessore – che vuole rappresentare un amore grande per i nostri territori, i nostri piccoli paesi e le nostre eccellenze. Incontrare quest’albero vuol dire incontrare una biodiversità che è una ricchezza, che è un’emozione che ci deve spingere a una sensibilità diversa».
«Una sensibilità – ha continuato De Caprio – che non è quella di accumulare, predare, prendere ed espropriare, ma è una sensibilità che ci deve portare a essere calabresi, italiani, gente che si batte per i diritti, che capisce che un albero è una vita, che le radici di questo albero sono anche le radici della nostra terra, della nostra civiltà, sono il dono di una sensibilità che ci appartiene, che ci distingue in tutto il mondo. E difendere questo albero, stargli accanto, vuol dire incontrare il nostro passato. Su questa sensibilità vogliamo costruire un futuro fatto di semplicità, di forza, di unità di fratellanza».
«Per valorizzare questi posti – ha concluso – dobbiamo prima di tutto capire che siamo una terra e una cultura importante, che siamo 404 comuni che si tengono per mano, che stiamo tutti da una stessa parte e la parte è una sola e semplice: il benessere e la dignità delle nostre famiglie, dei nostri figli. Sono la civiltà che vogliamo e sono il dono che ci hanno insegnato i nostri nonni». (rrm)