Ognuno degli 11 capitoli del libro si apre con un esergo che risulta illuminante ai fini dell’identificazione di luoghi e personaggi. La prefazione, della stessa autrice, ci fa accostare piano a un tema ostico, ma di grande attualità e di particolare interesse sociale: si parla di malattia di Alzheimer quasi con uno stile fluido che tende a rendere più gradevole l’approccio all’argomento; qui qualche pillola di sapore linguistico-letterario che rivelerà la sua importanza solo nel prosieguo della storia, pochi accenni all’attualità, con dati e notizie quasi di cronaca, e alcuni rarissimi affondi in campi che sembrano spaventare chi scrive, per la vastità della tematica ma soprattutto per l’oscurità in cui appaiono stagnare le più recenti indagini medico-scientifiche.
Un tema sociale, dunque, all’interno del meccanismo narrativo, che giustifica pienamente la definizione dell’Editore di romanzo-saggio.
L’Alzheimer ha ormai 46 milioni di ammalati nel mondo: cancellazione penosa e definitiva del ricordo. Ma, in assenza della mente che risulta essere quasi un naturale bacino di raccolta delle nostre percezioni e sensazioni, dei nostri ricordi, ecco in grande risalto il cuore, scrigno della nostra vita interiore, il cuore che batte, nonostante …il cuore in allarme… titolo del romanzo-saggio.
A conclusione della prefazione, la malattia, di fatto, abbandona immediatamente la scena che viene subito occupata dai tanti personaggi del romanzo e dal dinamismo della vicenda di due famiglie amiche che migrano dalla Calabria verso la grande Milano: essa resterà sempre sottotraccia, emergendo solo talvolta e solo a fatica, dunque in filigrana.
Già nel primo capitolo Virginia Rossi Castellani ci colpisce col girovagare spasmodico e delirante della sua mente tra le ombre del passato e, accanto a lei, si delinea a stento la figura della giovane badante albanese, Jolina, che tornerà in grande risalto solo a conclusione della narrazione: poi, nei capitoli successivi e fino al cap. IX, si dipanerà una storia quasi banale per il fatto di adombrare le vicende di una qualsiasi famiglia borghese degli anni 60/70,in una Milano infuocata da movimenti ribellistici e, talvolta, da veri eventi catastrofici… che s’insinuano drammaticamente anche dentro le pareti di casa.
La storia, in cui non mancano colpi di scena ed eventi tragici, è guidata con occhio vigile e attento della voce narrante e direi quasi immortalata da chi ama la terminologia semplice e calda del lessico familiare.
Virginia donna, moglie, madre, nonna, si muove con accortezza tra gli umori difficili della sua tribù, finché il dramma della malattia del marito Alberto non irromperà ad alterare e a cancellare un equilibrio costruito a fatica negli anni, ma del tutto precario e solo di facciata: cosicché, a quel punto, in assenza di terapie e di spiragli e rimedi di carattere medico-scientifico, solo l’amicizia storica e solidissima tra i due protagonisti maschili, Alberto e Vincenzo, che passa attraverso l’attenta custodia di Virginia, riuscirà a riportare un’armonia nell’angusto spazio di una stanza in cui ora sono ridotti i personaggi e a modificare, finalmente, una lunga vicenda matrimoniale, irta di difficoltà e di incomprensioni.
Nasce perciò , quasi per miracolo, una nuova storia d’amore… È il momento in cui, forse, nella grande difficoltà, l’Uomo riesce a superare se stesso, secondo un pensiero di Pascal (fr.434), citato dall’autrice nell’incipit… L’homme passe infiniment l’homme…
Il libro lascia spazio a molti interrogativi, talvolta senza una risposta chiara: da ciò deriva il suo grande interesse per il fatto di suscitare l’impulso a un’analisi profonda di se stessi e un forte desiderio di introspezione.
Quali gli interrogativi di fondo?
- Sembra quasi inevitabile che qualcosa della vita dell’autrice compaia tra le righe del racconto, senza che il romanzo possa essere considerato autobiografico… Era il grande problema di Italo Calvino che parlava di un rapporto nevrotico con l’autobiografia…
2) Nord e Sud sono le coordinate del romanzo : anni ‘60/70 …da Bagnara Calabra a Milano e viceversa; una geografia della Calabria romantica, come la definiva Corrado Alvaro (1930).
Lo spazio della narrazione diventa l’Italia intera che i due amici e poi anche la protagonista femminile, Virginia, attraversano nei loro lunghi viaggi, in treno o, più spesso, a bordo di un’auto primordiale…inseguendo progetti per il futuro e sogni di ogni genere, covando nostalgie e rimpianti… Quelle coordinate non sono solo geografiche, ma acquistano, poco alla volta, lo spessore di antiche frontiere storiche e di logiche geopolitiche che si raccontano ancora e che i protagonisti, ma soprattutto Virginia, vogliono superare, in cerca di un nuovo orizzonte.
Nord e Sud: simbolo di una diversità che affonda nei secoli e che non cessa di evidenziare una storia di contrasti che furono e che sono, nonostante gli sforzi di chi, a partire dai grandi protagonisti del nostro Risorgimento, ci ha voluti disperatamente uniti…
Essi, statisti illuminati ma prima meticolosi burocrati, nelle loro carte, forse immaginavano che una nuova idea di Stato, più attento e generoso nei confronti dei suoi cittadini, finalmente non più sudditi, facesse sì che che l’anima greca (il Sud) si sposasse spontaneamente all’intelligenza romana (il Nord): come suggerisce Albert Camus nei suoi Taccuini… e che il tempo divorasse le tracce di una diversità su cui ci si interroga ancora…
Quel processo, in realtà, si sarebbe rivelato molto più complesso e lontano dalla loro visione… e resta ancora come impantanato nelle sacche di un’estenuante, cattiva politica…
3) Virginia, nel romanzo, è protagonista, dentro e fuori le mura della sua casa, donna prima di essere figlia, moglie, madre e nonna, domina, perciò signora della casa e di tanto altro… non molla mai, spera a testa bassa, come diceva il poeta Charles Péguy, anche quando disperare è la tentazione, mentre, lentamente, tra le sue mani, il concetto laico di speranza da mero presentimento o lucido presagio, muta più cristianamente in aspettativa serena di un futuro migliore.
Ci chiediamo quanto sia una Penelope attendista e quanto invece una donna moderna e libera che fugge da vecchie regole e becere imposizioni.
Virginia, curiosa e determinata a conquistare spazi nuovi, si muove, prima, su e giù peri viali della grande Milano anni ’60… ma poi, ormai votata alla difficile condizione del marito, nello spazio sempre più angusto di una stanza che diventa un mondo… potremmo chiamarlo la sua tenda, la tenda dell’incontro e dell’amicizia nell’Antico Testamento, ohel mo… in antico ebraico, dove lei stabilisce quasi una tregua dal dolore …lo guarda da lontano ma sempre lucidamente… senza anestetizzarsi, ma essendosi già fatta attraversare dal dolore e quindi averne provato tutto il peso.
Lì, quasi in disparte rispetto alle figure dei due amici storici, consente a Vincenzo, amico del cuore di suo marito, di agire su un uomo segnato dalla malattia e di ricomporlo nella favola della loro adolescenza…così tutti e tre, insieme, riusciranno a dominare la paura e l’angoscia che si sciolgono ancora nella piccola felicità dei ricordi.
È il cuore, dunque, ancora e sempre in allarme… (Lab Donne Gioia Tauro)
IL CUORE IN ALLARME
di Emma Luppino Manes
Rubbettino Editore, ISBN 9788849862065