di FRANCO BARTUCCI – La verità sulle Terme Luigiane nel rapporto acque termali del 40% contro il 12%: i consiglieri di minoranza del Consiglio comunale del Comune di Acquappesa, Mauro Avolio e Sandra Ricco, ritornano a prendere posizione contro la maggioranza che amministra il Comune di Acquappesa per i danni gravissimi che si stanno creando a livello amministrativo e giudiziario con la questione ancora irrisolta delle Terme Luigiane, «gestita in modo confuso, con inutile dispendio di energie e denaro, per effetto del prelevamento coatto dei beni comunali del compendio termale utilizzati dalla Società Sateca, con la motivazione di predisporre al più presto un bando di concorso europeo per l’individuazione di un sub concessionario, al quale affidare la gestione delle acque termali» con la predisposizione di un nuovo contratto per un periodo di quindici anni fino al 2036.
I due consiglieri, che rappresentano il gruppo consiliare “Cambiamenti”, che per soli undici voti nel 2019 hanno perso la competizione elettorale impedendo loro di assumere la direzione e gestione del Comune di Acquappesa, sono intervenuti con una loro dichiarazione sulla vicenda delle Terme Luigiane, contestando alla maggioranza i danni economici che sta creando, insieme ad un effetto immagine negativo e penalizzante aggravate anche dalla dichiarazione di dissesto finanziario del Comune, con la sua posizione intransigente, circa la conclusione della vicenda, la quale poteva evolversi in modo più serena e pacifica per una normale transizione.
«Sarebbe bastato – precisano i due consiglieri – rivedere l’accordo sottoscritto dalla precedente amministrazione comunale, presso la prefettura di Cosenza l’8 febbraio 2019, regolarmente approvato all’epoca dai due Consigli Comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese, e concordare la riscrittura del comma d) nei termini così indicati: “La Sateca può continuare a gestire i servizi termali fino al 30 dicembre 2021 e comunque in caso di impossibilità fino all’effettivo subentro del nuovo sub concessionario, che dovrà scaturire a seguito del bando di concorso europeo, come imposto dalla legge, a cui le due Amministrazioni Comunali, in accordo con la Regione Calabria, sono chiamati a provvedere nei tempi giusti”.
«Quale migliore occasione sarebbe stata seguire questa formula – hanno proseguito i due – per gestire la materia in perfetta serenità ed equilibrio nel predisporre il bando, cosiddetto europeo, per la ricerca del sub concessionario! Fermo restando che sarebbe stato opportuno rivedere il Regolamento di distribuzione delle acque termali, approvato dai consiglieri di maggioranza dei due Consigli comunali delle rispettive amministrazioni, come chiesto nel dibattimento privato e pubblico, sia dai consiglieri di minoranza che dal gruppo di lavoratori delle Terme; nonché della stessa Società Sateca, che lo ha impugnato presso le autorità giudiziarie della Procura della Repubblica di Paola. Un regolamento peraltro non sottoposto a dibattimento pubblico tra le comunità residenti, direttamente interessati per varie ragioni, nei due Comuni, ed ancora peggio senza sottoporlo ad approvazione da parte delle autorità regionali competenti essendo la Regione Calabria proprietaria delle acque termali. Un regolamento, che oggi contrasta con i contenuti dell’avviso pubblico emanato nei giorni scorsi dalle due Amministrazioni finalizzato a cercare delle manifestazioni d’interesse da parte d’imprese o società interessate ad acquisire il compendio termale comunale con il 40% l/s dell’acqua termale prevista per la funzionalità del vecchio stabilimento San Francesco».
Di tutto questo i due consiglieri Avolio e Ricco ne hanno fatto oggetto di interventi sia in Consiglio comunale, senza trovare attenzione da parte del Sindaco, come in vari interventi di comunicazione attraverso gli organi d’informazione, oltre ad informare puntualmente la Procura della Repubblica di Paola per competenza. «È stata, invece preferita un’azione unilaterale forzosa per venire in possesso dei beni comunali ubicati all’interno del compendio termale, motivandola come necessaria per la scrittura ed emanazione del bando, oltre al fatto che l’accordo raggiunto nel mese di febbraio 2019, presso la Prefettura di Cosenza, nella formulazione veniva considerato “aleatorio”, in quanto non veniva precisata alcuna data di conclusione effettiva del rapporto con la Sateca, la quale nel frattempo ha pure depositato presso la Procura della Repubblica di Paola varie denunce e ricorsi che andranno a rallentare tutti i percorsi mirati all’espletamento del concorso stesso».
Ritornando a parlare dell’avviso emanato per la ricerca di “Manifestazioni d’interesse” dimostra, dicono i due consiglieri di minoranza Avolio e Ricco, che «come tutte le operazioni coattive sino ad oggi compiute dalle due amministrazioni, giustificate come necessarie e propedeutiche alla pubblicazione del bando, hanno rappresentato solo un inutile dispendio di energie e denaro che pagheranno le due comunità. Ad oggi si è arrivati a spendere già circa 40.000 euro di incarichi legali, 16.000 euro di vigilanza espletata per un mese sul territorio del compendio termale, 4.500 euro di lavori di impianto di illuminazione, 5.900 euro per tappare una buca, solo per citare le più eclatanti. Come verranno valutati domani dalla Corte dei Conti, di fronte la pratica di dissesto finanziario già proclamato, tutte queste spese finora sostenute? E chi le pagherà secondo le normative di legge vigenti?». È il caso di essere molto prudenti e saggi nel gestire questa delicata ed importante materia per il bene delle due comunità e dello sviluppo del territorio e delle stesse Terme Luigiane.
In ultimo i due consiglieri Avolio e Ricco mettono a fuoco un dato importante e significativo sulla lettura del Regolamento di distribuzione delle acque che riconosce allo stabilimento Therme Novae il 12% l/s di risorse minerarie idrotermali; mentre nell’avviso esplorativo pubblico di ricerca di manifestazioni di interesse, pubblicato nei giorni scorsi con scadenza di presentazione delle domande entro il 14 giugno 2021, viene assegnato allo stabilimento San Francesco il 40% l/s di risorse minerarie idrotermali.
Ad occhio emerge chiaramente una disparità di trattamento che non rispetta l’equilibrio dei compiti e funzioni. Lo stabilimento “Therme Novae” ha 173 postazioni al suo interno per tutte le varie cure termali, che nel 2017 ha assicurato 443.366 cure; mentre lo stabilimento San Francesco è dotato di 102 postazioni con 44.000 cure prestate nello stesso anno di cui sopra. In questo differente trattamento vi è la soluzione del problema con una equazione di facile soluzione circa l’assegnazione dell’acqua nelle giuste proporzioni in rispetto della funzionalità dei due stabilimenti.
Intanto sulle due testate giornalistiche calabresi di oggi viene riportato un documento emanato dal circolo locale del Partito Democratico di Acquappesa e Guardia Piemontese, in cui si parla di una vertenza gestita male da inesperti, con una ricerca spasmodica del consenso elettorale che non coincide con la realtà. «Ci auguriamo – hanno scritto nella conclusione i responsabili del PD locale – che la stagione parta, che si arrivi ad una nuova gestione del compendio. Una forza progressiva non può accettare né consentire a nessuno sciocche e forzose illazioni sulla nostra linea e pensiero che in questa vicenda sono stati, e sempre saranno, quelli della tutela dell’interesse pubblico complessivamente inteso».
Mentre non è mancata la risposta dei due sindaci al duro attacco del consigliere regionale Pietro Molinaro, che definiscono il suo dire non corretto e giusto, preannunciando anche in questa occasione le vie legali, sostenuti dal comitato civico “Uniti per il territorio”. È spontaneo affermare: Povera Procura della Repubblica di Paola, che su questa questione, da quando è scoppiata si è vista invadere da diverse denunce e ricorsi presentati dalle parti senza che abbia finora espresso alcun intervento e giudizio di merito; mentre campeggia sulla balaustra dello stabilimento “Therme Novae”, dove i lavoratori stazionano in una forma di protesta “Riprendiamoci il lavoro”, uno striscione abbastanza chiaro “Non possiamo continuare a subire – La magistratura intervenga”. Fin qui i fatti del giorno mentre con il passare dei giorni appare pressante la necessità di fissare una data di apertura delle Terme Luigiane.
Dal canto suo, il consigliere regionale Molinaro, in una nota prende «atto con piacere dell’intervento del PD locale in merito alla vicenda delle Terme Luigiane. La pressione della cittadinanza, di qualsiasi parte politica, può contribuire a risolvere la situazione. Preminente è mettere al centro dell’attenzione le violazioni delle amministrazioni comunali, che sono culminate con la pericolosa chiusura dell’adduzione della sorgente termale verso lo stabilimento nuovo.
Sul piano politico generale, però, il PD dovrebbe ricordare che l’attuale situazione è anche figlia dei ritardi e delle scelte della Giunta Oliverio, che ha lasciato in eredità anche questa situazione confusa.
Quanto alla critica nei miei confronti, rispetto al richiamo alla decadenza della concessione nei confronti dei comuni, li invito a stare ai fatti. La decadenza della concessione riporterebbe la sorgente termale nella disponibilità della Regione Calabria e di nessun privato. Si tratterebbe di un atto necessitato dall’atteggiamento delle amministrazioni comunali». (fba)