Il Comune di Cortale, guidato dal sindaco Francesco Scalfaro, nei giorni scorsi ha sottoscritto il Patto di Limbadi, un documento in 14 punti che vuole essere per le amministrazioni un’opportunità di riflessione e di impegno per un aiuto concreto alle imprese che hanno deciso di denunciare il triste fenomeno del racket e dell’usura.
Il “Patto di Limbadi” vuole essere un simbolo di riferimento al comune dell’entroterra vibonese dove, su alcuni beni confiscati al clan Mancuso, è sorta per iniziativa dell’Associazione di volontariato San Benedetto Abate, con sede in Cetraro, l’Università della Ricerca della Memoria e dell’Impegno, dedicata a “Rossella Casini”, la giovane studentessa fiorentina barbaramente uccisa dalla ‘ndrangheta quarant’anni fa.
«La nostra amministrazione si è già costituita parte civile nel processo “Imponimento”, ha fatto proprie direttive per la trasparenza e la prevenzione della corruzione – ha affermato la vice sindaca Lina Leuci –. Ha sempre sostenuto le battaglie di Libera per la giustizia e la legalità, contro tutte le organizzazioni mafiose e ‘ndranghetiste. Il Patto di Limbadi è stata un’importante occasione per ribadire e mettere in sinergia le positive pratiche delle amministrazioni locali nonché momento di riflessione sulla condizione regionale, caratterizzata da molteplici fenomeni di arretratezza che la pongono sempre all’ultimo posto per qualità della vita e, ai primi posti, invece, per la corruzione, lo scioglimento delle amministrazioni, il dissesto finanziario di molti enti locali».
«La presenza di Don Luigi Ciotti e di Libera – ha concluso – rappresentano una speranza per la Calabria e per tutti i cittadini e le cittadine che vogliono impegnarsi affinché i principi della nostra Carta costituzionale vengano pienamente affermati e vissuti a partire dai Comuni che sono il primo presidio di democrazia».
Con la sottoscrizione del documento, l’amministrazione si impegna fra le altre cose a inserire nei propri programmi politici gli obiettivi del Patto; a costituirsi parte civile nei processi di ‘ndrangheta e, in particolare, in quelli che vedono imputati soggetti dediti all’usura e al racket; a semplificare le procedure di accesso alle white list già previste dalle normative vigenti per gli imprenditori che denunciano reati di mafia; a esonerare dal pagamento dei tributi locali chi rinuncia a ospitare le slot nei propri esercizi commerciali; a inserire nelle gare ad Avviso pubblico rivolte ad attività imprenditoriali e commerciali un aumento di punteggio a favore di quanti hanno denunciato alle autorità giudiziarie attività estorsive ed usuraie, oltre a esonerare dal pagamento dei tributi locali per un massimo di cinque anni, a partire dalla data della denuncia, imprenditori e operatori che hanno avviato azioni giudiziarie volte a liberarsi dal giogo dell’usura e dell’estorsione, realizzare campagne di sensibilizzazione e informazione sui propri territori coinvolgendo associazioni di categoria e altre iniziative di promozione del Patto e degli obiettivi che si prefigge. (rcz)